Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/516

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[p. 37 modifica] quei luoghi, spettacoli, incontri ec., nel ripensare a quei racconti, favole, letture, sogni ec., nel risentire quelle cantilene udite nella fanciullezza o nella prima gioventú ec.). In maniera che, se non fossimo stati fanciulli, tali quali siamo ora, saremmo privi della massima parte di quelle poche sensazioni indefinite che ci restano, giacché non le proviamo se non rispetto e in virtú della fanciullezza.

     E osservate che anche i sogni piacevoli nell'età nostra, sebbene ci dilettano assai piú del reale, tuttavia non ci rappresentano piú quel bello e quel piacevole indefinito come nell’età prima spessissimo (16 gennaio 1821).


*    Oltre la compassione si può notare come indipendente affatto dall’amor proprio un altro moto naturale, che sebbene somiglia alla compassione non perciò è la stessa cosa. Ed è quella certa sensibilissima pena che noi proviamo nel vedere, per esempio, un fanciullo fare una cosa la quale noi sappiamo che gli farà male; un uomo che si esponga a un manifesto pericolo; una persona vicina a cadere in qualche precipizio senz’avvedersene.