Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/928

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[p. 272 modifica] e signoreggia le storie nostre, alle quali per la maggior vicinanza de’ tempi ha potuto pervenire, e perch’ella signoreggiò effettivamente in tempi piú vicini a noi. Anzi si può dire che quanto ci ha di grande e di bello rispetto all’antichità nelle storie, e generalmente in qualunque memoria nostra, tutto appartiene all’ultima epoca dell’antichità, della quale i greci e i romani furono effettivamente gli ultimi popoli. Ὦ Ἕλληνες ἀεὶ παῖδες ἐοτὲ ec. Platone, in persona di quel sacerdote egiziano (10 aprile 1821). Vedi p. 2331.


*    Spegnere, parola tutta propria oggi degl’italiani, non pare che possa derivare da altro che da σβεννύειν [p. 273 modifica]mutato, oltre la desinenza, il β in p, mutazione ordinaria per esser due lettere dello stesso organo, cioè labiali, e il doppio ν in gn, questo pure ordinario e ordinarissimo presso gli spagnuoli che da annus fanno año ec. ec. Se dunque spegnere deriva dalla detta parola greca, è necessario supporre ch’ella fosse usitata nell’antico latino, (sia che le dette mutazioni o vogliamo diversità di lettere esistessero già nello stesso latino, sia che vi fossero introdotte, nel passare questa parola dal latino in italiano), tanto piú che l’uso del detto verbo spegnere è limitato, (cred’io) alla sola Italia. Il Forcellini non ha niente di simile nelle parole comincianti per exb, exp, exsb, exsp, sb, sp. Parimente il Ducange, che ho ricercato accuratamente (10 aprile 1821).


*    La lingua sascrita, quell’antichissima lingua indiana, che, quantunque diversamente alterata e corrotta e distinta in moltissimi dialetti, vive ancora e si parla in tutto l’Indostan