Per la storia della cultura italiana in Rumania/III. Per la fortuna del Teatro Alfieriano in Rumania/1. Introduzione

Da Wikisource.
1. Introduzione

../../III. Per la fortuna del Teatro Alfieriano in Rumania ../2. Le origini del teatro rumeno e le prime rappresentazioni delle tragedie alfieriane a Bucarest IncludiIntestazione 10 novembre 2018 100% Da definire

III. Per la fortuna del Teatro Alfieriano in Rumania III. Per la fortuna del Teatro Alfieriano in Rumania - 2. Le origini del teatro rumeno e le prime rappresentazioni delle tragedie alfieriane a Bucarest
[p. 291 modifica]

1. Introduzione.

Emilio Bertana, trattando (nel ventesimo capitolo della sua poderosa monografia su Vittorio Alfieri)1 della fortuna che le tragedie del grande astigiano ebbero in Italia; dopo aver osservato, che, „se l’Alfieri non fondò proprio una vera scuola.... è però certo” che l’influenza delle sue tragedie „si rese largamente manifesta nell’abbondantissima produzione tragica dei primi decenni dell’ottocento”; aggiunge che, „non soltanto in Italia essa si fece sentire”, ma „s’estese alquanto anche di là dalle Alpi”.

Dalla citazione che il Bertana fa a questo punto del Dejob2, appar chiaro come egli intenda alludere in particolar modo agli imitatori, che il nostro grande autore tragico ebbe persino in Francia, dove, sia perchè autore del Misogallo, sia per la famosa polemica sulle pretese imitazioni dai tragici francesi, l’Alfieri non ebbe mai troppo ospitali accoglienze. Dalla Bibliografia alfieriana del Mazzatinti3, rilevo che, se ci è stato qualche [p. 292 modifica] studioso, come per esempio il Teza4, che si è occupato della fortuna dell’Alfieri in Oriente; per quanto riguarda la Rumania, queste mie noterelle son pur le prime, a proporsi di far conoscere in Italia l’eco, che, fin sulle rive del Danubio latino, trovò la fama e la gloria d’un poeta, il quale potrà ben non suscitar più in noi gli entusiasmi, ehe suscitò ne’ suoi contemporanei, ma avrà sempre il merito grandissimo d’aver mirato alto nell’arte e d’aver contribuito validamente alla creazione di quelle „sublimi età”, che han saputo far dell’Italia serva a derisa d’un tempo, la grande nazione, che, forte di suoi diritti, combatte oggi con tanto sereno eroismo a difesa de’ suoi ideali, e ch’egli, „in pravi secoli nato”, andava pur profetando.

Nè solo agl’italiani. Le pagine che seguono (e soprattutto quelle che riguardano le rappresentazioni, che delle tragedie dell'Alfieri si fecero in Rumania); se pur riusciranno a dimostrare qualcosa, che trascenda i limiti della pura e semplice curiosità erudita; questo qualcosa sarà che i greci che si battermi da eroi là sulle mura di Missolungi e di Navarrino, e i rumeni che meravigliarono il mondo col loro assalto alle trincee di Plewna, erano quei medesimi greci e rumeni, che il 1820-21 avevano applaudito freneticamente, al teatro della Fontana Rossa di Bucarest, l’Oreste e il Filippo, recitati in greco da una compagnia di patrioti dilettanti: e più tardi, dalle scene di un altro teatro, avevano strappato l’applauso ad una moltitudine non ancora perfettamente cosciente di sè e delle sue aspirazioni, recitando in rumeno, con tutta l’anima, con tutto l’ardore, con tutto l’entusiasmo di una giovinezza votata ai più santi ideali, e gli occhi fissi in un lontano miraggio di libertà e di patria, la Virginia e il Saul dell’Alfieri.

Incominceremo dunque coll’informare i lettori di queste pagine intorno alle rappresentazioni, che, in diversi periodi di [p. 293 modifica]tempo, ebbero luogo in Rumania delle tragedie alfieriane, accennando al successo che ottennero e alla loro importanza sì politica che letteraria; tratteremo in seguito dei traduttori, delle traduzioni, delle lodi e delle critiche che riscossero nei giornali letterarii e teatrali del tempo; e concluderemo con una breve rassegna de’ varii giudizii, che, a proposito di questa o quella rappresentazione, si dettero in Rumania da’ letterati più in vista intorno al valore poetico e civile dell’arte alfieriana.

Note

  1. Torino, Loescher, 2-a ed., 1904, p. 585.
  2. Ch. Déjob, Études sur la tragédie, Paris, Colin, 1897, pp. 277 sgg
  3. G. Mazzatinti, Bibliografia alfieriana in Rivista d’Italia, ottobre 1903, p. 706. Par strano che in codesta Bibliografia, tutt’altro che completa, non si trovi fatto neppure un cenno delle traduzioni, non dico greche e rumene che sarebbe pretendere un po’ troppo, ma neppure francesi e tedesche, che delle Opere del nostro (specie della Vita e di singole tragedie) pur si fecero a più riprese in Europa. Sarebbe desiderabile che qualche studioso colmasse questa lacuna, dandoci anche per l’Alfieri una Bibliografia, di cui poterci interamente fidare, come ha fatto recentemente, per il Goldoni, A. Della Torre.
  4. Emilio Teza, Del „Saul” alfieriano tradotto in armeno dal padre Arsenio Bagratuni, in Atti e Memorie della reale Accademia di Padova, vol. XI. Il povero prof. Renier, in una delle sue care lettere m’informava dell’esistenza di altre traduzioni armene dell’Alfieri, una delle quali possedeva egli stesso. Le altre debbono trovarsi nella biblioteca mechitarita dell’isola di S. Lazzaro.