Periodi istorici e topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale/Introduzione

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Introduzione

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Periodi istorici

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INTRODUZIONE.



L’Anaunia presa per l’intiero corso del torrente Noce, anticamente detto Nauno, sino alla Rocchetta, comprende le Valli di Non, e Sole, in tedesco dette Nons, e Sulzberg, che da immemorabile tempo formano un solo corpo politico. Ella incomincia due leghe tedesche, ossia dodici miglia italiane all’incirca sopra Trento, al di cui Distretto appartiene, nella Contea del Tirolo, ed alla destra dell’Adige.

I suoi confini sono a mezzogiorno la Rocchetta, passo angusto, per cui si cala in Mezzolombardo, e Mezzotedesco. A sera le Alpi Retiche, dove da Pejo di Val di Sole per la Sforzella, ed indi monte Gaggia, o Gabbia, quando le nevi lo permettono, che è solo nel gran caldo dell’estate, si passa in Valtellina; e da Vermiglio per il monte Tonale, fra vaste praterie, indi per un’incomoda strada si discende a Ponte di Legno, Villaggio di Val Camonica nella Repubblica Italiana. Tra sera, e settentrione la stretta, quasi impraticabile Valle di Martello per Val Venosta. A settentrione confina colla Valle di Ulten per monti alpestri, e colla giurisdizione di Tisens per le Palade, in tedesco Gampen, Selva lunga, e ripiena di alberi, che principia sopra Senale, estremo Villaggio di Val di Non, per cui tiene l’angusta, e disastrosa strada, che conduce a Merano. A mattina col tratto Attesino, dove si passa per la via della Mendola, monte alto, e alpestre, che porge una strada assai rapida fra scogli, e rupi fino al dazio, ed indi dopo breve cammino si passa nell’amena giurisdizione di Caldaro.

Le carte geografiche, nelle quali stanno delineate queste Valli, sono dell’Anaunia antica di Giuseppe Reschio negli Annali Sabionesi Tom. II. pag. 358; del Barone Giuseppe di Sperges 1 Tyrolis Pars meridionalis, pubblicata in Innsbruck l’anno 1762; il Foglio XII. dell’Atlante Tirolese del celebre Contadino 2 Pietro Anich stampato in venti fogli in Vienna l’anno 1774. La più comune poi è quella del Dottor Francesco Manfroni [p. iv modifica]di Caldès appellata anche questa Tyrolis Pars meridionalis. Secondo la carta di Pietro Anich da oriente ad occidente, cioè dalla Mendola a Tonale, sono miglia 35; e da mezzogiorno a settentrione, cioè dalla Rocchetta alle Palade, miglia 25 italiane.


Costituzione del Paese.


L’Anaunia è paese montuoso, dove s’alzano monti sopra monti; la veduta in molti punti è gradevole, largamente stendendosi colla prospettiva di villaggi, e castella; ma molto incomodo è il viaggiarla, a motivo della frequenza, e profondità delle Valli. L’aria generalmente è salubre: ma più o meno, secondo l’altezza de’ Villaggi, soverchiamente sottile; onde la pleurisia è l’infermità più frequente. Lo sproporzionato numero delle montagne, secondo l’osservazione di Antonio Federico Büsching Introduzione alla cognizione dell'Europa §. 19, porta, che la situazione di questo paese non debba contarsi tra le migliori. L’inverno d’ordinario è lungo, e nel fine di Dicembre, e nel mese di Gennajo il freddo è grande in modo, che anche ne’ luoghi più miti il termometro di Reaumur giunge al punto glaciale. Cade gran quantità di neve, che negli alti monti vi resta fin quasi al solstizio estivo, e in varj siti il ghiaccio mai non si squaglia, lo che porta l’uso, che questi siti quì s’appellino Vetrette, quasi il ghiaccio si converta in vetro. L’estate vi si gode della frescura, il maggior calore non sorpassando i gradi 25; ma spesso è stravagante, soggetta a fieri temporali, o a grandi siccità, cagione di mancanza di grani, come è avvenuto più volte: l’anno 1778 non cadè pioggia di sorte alcuna dalli 28 di Giugno sino li 3 Settembre, e l’anno 1800 fu quasi consimile. L’autunno d’ordinario è placido, se non sopraggiungono brine, che lo disturbino, come l’anno 1740, in cui vi fu ghiaccio alla metà di Settembre. Alla fine però di Ottobre il freddo si spiega, e s’incominciano a riscaldar le stufe. Secondo la calcolazione del Quadrio Dissertazione II. §. IV. della Valtellina, l’Anaunia è posta ai gradi 46 m. 9 di latitudine, e secondo l’ osservazione fattasi nell’equinozio di primavera l’anno 1803 in Revò fu ritrovata di gradi 46 minuti 5.

Moltissimi sono i rivi ed i torrenti, che al liquefarsi le nevi precipitano dalle montagne, e poi si asciugano. Gli stabili naturali condotti d’ acqua per uso de’ Villaggi, che per lo più restano in eminenze, nella Val di Non sono pochi: ma più frequenti nella Val di Sole, stando ivi in buona parte le abitazioni situate nel piano.

Il fiume, e torrente, che riceve nel suo seno tutte le acque di queste Valli, è il Noce, come accennai, anticamente detto Nauno, e che avrà dato l’antico nome 3 a questi popoli, nel Trionfo di Augusto [p. v modifica]Augusto 4 appellati Naunes, Genaunes. Ha due sorgenti, la maggiore è quella del monte Tonale poco distante da Vermiglio, e l’altra nelle Vetrette di Pejo. I due rami furiosamente calando si uniscono alle Fucine sotto Ossana, ove formato il fiume nel suo intero scorre per mezzo la Valle di Sole, ed entrando nella Valle di Non passa qualche tratto fra impraticabili scogli, indi si dilata nella pianura cangiando il letto nelle sue escrescenze; rientra fra nuovi scogli sotto Tassullo, da’ quali sortendo nelle pianure delle ischie di Denno, si divide in più rami, e riunitosi per la terza volta fra scogli sotto la Rocchetta esce dall’Anaunia, e passa per il suolo di Mezzolombardo, e Mezzotedesco a scaricarsi vicino a S. Michele nell’Adige. Grandi sono i danni, che nelle inondazioni arreca questo fiume, e torrente sopra tutto nella Valle di Sole, dove non solo rovina le campagne, ma rovescia ponti, atterra, o ingombra mulini, e minaccia, ed anche abbatte Villaggi; così li 29 Agosto 1757, e li 17 Settembre 1772, senza parlare de’ danni gravissimi alla campagna di Mezzotedesco, e Mezzolombardo, che sono fuori del nostro Distretto.

La pesca è libera, ma tenue, e ristretta fra l’Aprile, ed il Novembre. I pesci sono squisiti; i più notabili la trota, e il temolo: vi sono anche de’ barbi l’estate per quel tratto del fiume, che tiene dall’Adige sino alle fauci del torrente Novella, che nel Noce si scarica. Come nel rimanente de’ Paesi, così quì pure vario è il prodotto della campagna, ed anche più che altrove per la varietà delle sue situazioni. Generalmente essendo il terreno frigido ricerca molto concime; e restando in gran parte sul pendio, richiede molta fatica per rimettere la terra, che mossa dalle pioggie ricala al basso; onde chi più usa di queste industrie, più raccoglie. L’Agricoltura però in queste terre fiorì sempre, come quella, da cui dipende la sussistenza, e che rende particolarmente necessaria la mediocrità del Paese. I prodotti sono il frumento, che al più porta cinque sementi. Il doppio moltiplica altro frumento, che si semina in Marzo, e si raccoglie in Agosto, ma questo riesce solo ne’ luoghi più freddi, dove non venga diseccato dal Sole estivo. La segale pure è di due qualità, che al più produce sette sementi; orzo, granturco, avena, fave, fagiuoli, veccia, piselli di varie spezie, lenti, miglio, panico, e in altri luoghi la spelta, e li ceci. Raccolta la segale, e da molti anche dopo il frumento, si semina formentone nero, e rape, e quando questi due prodotti riescono bene, l’anno si conta per buono; perchè si fa qualche esito di frumento fuori delle Valli, e colla segale si provvede del vino. [p. vi modifica]

Giovanni Pirro Pincio de Vitis Trident. Pontif. Lib. V. pag. 39 a tergo stampato l’anno 1546 reca un passo dell’Anaunia, che gli antichi la chiamavano un granajo della Città di Trento. Ma ciò non potrebbe asserirsi de’ nostri tempi, in cui sono più gli anni, ne’ quali generalmente manca di grani, di quei, che ne abbia d’avanzo. L’accrescimento del popolo, e la dilatazione delle viti, e de’ gelsi nella campagna ne sono la cagione, ond’è, che da pochi anni si è messa in alcuni luoghi in uso la seminazione delle patate con buon successo.

Antichissima è la coltura delle viti usata da’ Reti popolatori, per quanto si può sapere, di queste Valli. Questo prodotto però non è generale, ma riserbato a certe pievi meridionali, dove pure la coltura è dispendiosa per il concime, col quale conviene riscaldare la frigida terra. Altrove, o la vite non resiste al freddo, o l’uva non matura.

Si principia a coltivarvi del tabacco, che riesce buono, quando è invecchiato. Si raccoglie del canape, e in Val di Sole molto lino. Fra gli alberi fruttiferi i più comuni sono le mele, ossia pomi di varie spezie, come pure pere, così d’estate, che d’inverno, dove crescono le viti.

I prati non sono proporzionati alla campagna, motivo della mancanza di acqua per innaffiarli, e manca a questi popoli la cognizione di fare de’ Prati artifiziali, che in tanti altri Paesi riesce assai utile. Ne’ migliori siti si segano tre volte all’anno, negli altri due, e nel monte una volta.

Molti, e vasti sono i monti con prati, che rendono fieno ottimo per il bestiame bovino, con malghe, nelle quali si alberga il bestiame, e con selve di varie spezie di alberi, cioè quercie, faggi, frassini, larici, pini, abeti, picce, ossia pezzi, olmi, tigli, ed in qualche sito il timo, o cirmo; ma di dispendiosa tradotta per molti villaggi. Alcune Pievi non pertanto fanno non indifferente traffico di pali, ed altro legname per le viti, con molta fatica conducendolo per la Mendola, e per la Rocchetta nel tratto Attesino. Ne’ luoghi più alti generano camozzi, e ne’ più bassi cervi, orsi, tassi, lupi di due sorta, martore; in Pejo anche marmotte: alle falde lepri, diminuite però dalla moltitudine delle volpi, e dall’avidità de’ cacciatori. Vi sono volatili di primo rango, cedroni, cotorni, francolini, galli, e galline selvatiche. Nelle montagne più basse pernici, beccaccie, gardene, tordi, merli, ed altri uccellami piccoli nella campagna. Ne’ monti più alpestri crescono vegetabili aromatici, la genziana, da cui si estrae l’acquavite, carlina, manuchristi, gariofilata odorosa, testicolo di cane, bacchera aromatica, e in qualche luogo l’azzaro; l’imperatoria, l’antora, valeriana silvestre: fra le venefiche l’acconito napello, ed altre cinque spezie d’acconiti, e la cicuta. In alcuni monti vi si raccoglie della trementina di larice, dell’olio, ossia balsamo d’abete, e in molti luoghi caldi, ed argillosi ritrovansi delle vipere.

Nella Valle di Non assai meschino è il regno de’ fossili. Se ne scavano delle pietre alla Mendola, ma tenere, e poco resistenti all’intemperie; più consistenti sono a Salter, e a Tavon pieve di San Zeno: a Tres pieve di Tajo son le migliori, ma marmorizzate rendono un verde oscuro, [p. vii modifica] che appena si può chiamare marmo. Sta un’abbondante miniera di bianchissima marmorina ne’ monti della pieve di Arsio, che meriterebbe miglior destino. Nella pieve di Dambel sopra il Villaggio una miniera di pietre da falce, abbandonata atteso il poco lucro; e in Proves pieve di Revò una miniera di stucco. Nella Val di Sole poi da una miniera di Comasine si scava del ferro in pietra, e nel forno si cola.

L’opportunità de’ monti porta un gran profitto alle Valli, che è quello del bestiame, di cui, oltre il proprio uso, notabilmente ne avanza da vendere a’ confinanti Italiani, e per tal fine fra l’anno si tengono diversi mercati. Il cavallo riesce picciolo; più bello il mulo, e l’asino: il bestiame bovino moltiplica assai bene; come pure la pecora, ma più di tutto la capra. Un considerabile vantaggio ne viene dalle Api, il di cui frutto oltre il consumo nel paese, in una non mediocre quantità di barili se ne spedisce al di fuori.

Ma il principale fondo di commercio cogli esteri si è quello della seta, che riesce a perfezione, atta a qualunque manifattura: si spedisce in Amburgo, in Londra, e altrove, e per essa entrano molte migliaja di fiorini. Non è però universale; perchè in luoghi troppo frigidi l’impianto de’ gelsi non ha buona riuscita, e nella pieve di Malè si è tentato senza profitto. Questo albero segue un clima comune a quello della vite. Quando siasi qui introdotta l’impiantagione de’ gelsi, e per conseguenza i bachi della seta, non è facile il determinarlo. Certo è, che il Pincio scrittore Mantovano, che pubblicò la sua opera nel 1546, quantunque faccia menzione de’ prodotti della Val di Non, di questo non ne parla. Non doveva forse in allora essere di gran rimarco neppure nel distretto Trentino. La prefazione, che si premette al Concilio di Trento ove si descrive la Città, porta veramente, che vi si trovavano degli edilizi di Seta; 5 ma l’edizione di Paolo Manuzio, che tiene l’Autore, dell’anno 1566, dedicata al Cardinale Moreno Legato del Concilio, mette Ædificia silicea, che sarebbe tutto diverso dalla seta. Fu il lusso, introdotto negli ultimi secoli, e l’apertura del commercio, che rese preziosa, e ricercata questa merce, e però diede anche qui la spinta alla piantagione di gelsi, alla coltura de’ bachi, e alla fabbrica della seta.

A tutto questo si aggiunge, come cosa di molta importanza per utile del paese, che un gran numero della gente di lavoro avvicinandosi l’inverno si spargono per l’Italia esercitandovi varj meccanici mestieri, e quelli della Valle di Sole l’arte, e il traffico di rami, finchè ritornano in primavera a travagliare nelle loro terre, risparmiando in tal modo il vitto per il tempo della loro assenza, e recando del danajo, frutto delle loro fatiche: senza parlare di tanti che nell’autunno, e nella primavera travagliano nel tratto Attesino. E molte anche delle persone di studio, oltre il [p. viii modifica]Principato, passano principalmente nella Germania mettendo la loro opera in lucrosi, ed onorevoli impieghi.

In tutta l’Anaunia però, eccetto le arti più usuali, e volgari, non ci sono fabbriche, nè scuole pubbliche per le scienze . Onde conviene procacciarsi d’altronde molte cose necessarie fatte a mano, e spedire altronde i figliuoli per motivo de’ studj: cose, che portano grandi spese. La popolazione ammonta a circa quaranta mila persone. L’Idioma, eccettuati tre villaggi, è per tutto l’italiano, ma tronco, e corrotto nella sua pronunzia. Come la sua prima6 popolazione, da quanto si ha fondamento di credere, fu de’ Toscani condotti da Reto, e di poi una grande aggiunta alla medesima vi si fece de’ Galli Cisalpini fuggiti nelle montagne, quando i Romani si spinsero di quà del Po; e si fecero Signori della Gallia Transpadana, può essere che questo misto di nuova gente abbia corrotto la primiera pronunzia Toscana. Ora però, che ne’ fori si è introdotto l’uso di scrivere non più in latino, come prima, ma in italiano, e per i ragazzi in diversi luoghi di fresco si sono erette le scuole normali, il difetto si va correggendo.

Per altro le persone sono robuste, e di mediocre statura; aperto è il talento, che le rende alquanto proclivi alle liti: laboriosi sono questi popoli, rispettano la religione, e li suoi ministri, e sono ubbidienti al Principe.

La Religione è la sola Cristiana Cattolica, la quale, dopo la conversione de’ medesimi dal gentilesimo, non andò mai soggetta a cangiamento. Il pregiudizio di sonare le campane puramente per allontanare le tempeste non è privativo di questi popoli, ma anche de’ circonvicini; ma quello di non contraere matrimonj nel mese di Maggio si osserva da’ nostri rustici Italiani, ma non già dai Tedeschi. Benedetto XIV., che fiorì nel secolo passato, essendo Arcivescovo di Bologna riconobbe per superstiziosa7 questa osservanza, onde conviene credere, che li nostri rustici l’abbiano portata dall’Italia, o conservata essendo gentili; mentre gli antichi Romani evitavano d’ammogliarsi nel corso di questo mese,8 che essi riguardavano come sinistro, onde abbiamo le traccie di quest’antica superstizione. Appartenne sempre nell’Ecclesiastico al Vescovato di Trento, e nelle Valli vi sono li Parrochi unitamente anche Decani foranei, o rurali, de’ quali non è sempre l’istesso il numero. Per il governo politico, civile, e criminale il Principe [p. ix modifica] Vescovo di Trento vi tenne un suo giudice con titolo di Assessore, che risiedeva in Cles, e vi ebbe pure un Massaro per l’economico camerale della così appellata Giurisdizione Assessoria di Cles. Dall’Assessore in seconda instanza si poteva aggravare al Consiglio di Trento, e da questo importando il merito della lite fiorini mille, s’appellava a Supremi Dicasterj dell’Impero Germanico. Vi erano poi de’ Vicarj per le cause minori. Nelle cause criminali sembra stravagante, che non vi sia stata alcuna revisione, e se il Principe non usava clemenza, le sentenze passavano in giudicato, e si eseguivano, abbenchè talvolta si trattasse della vita, dell’onore, della libertà, e delle sostanze delle persone.9 Delle Giurisdizioni Austriache, che vi sono sparse, se ne farà la descrizione nella Topografia. Il paese va diviso in tre quartieri denominati uno il quartiere di mezzo, un altro di là dell’acqua, e il terzo della Valle di Sole. Ciascuno di questi quartieri avea il suo Sindaco eletto dalle rispettive Pievi: e v’era un Capitano delle Valli nominato dal Principe.

Il Magistrato patrio veniva composto dal Capitano delle Valli, dall’Assessore, e dai tre Sindaci de’ nominati quartieri coll’intervento de’ Sindaci particolari delle Pievi: avea l’ispezione economica delle Valli, e decretava intorno a ciò, che permettevano i Privilegi delle medesime; vi assisteva pure il Massaro eletto dal Principe, che rappresentava il Fisco, ed amministrava le rendite camerali della mensa Principesca.

La contribuzione per la difesa del paese, in cui concorreva col Principato di Trento, assieme col feudo Vescovile di Rabbi ( non compreso l’ Austriaco, ) era di Fanti 181, che in ragione di fiorini 54 per cadauno formavano l’importo della Steura dominicale, e glebale, in tutto fiorini 9773 carantani 53, che si pagava in due termini a San Giorgio e Sant’Andrea allo Steuraro del Principato da spedirsi alla cassa provinciale del Tirolo.

Il peso, le misure, il corso delle monete erano tutte cose sul piede Trentino, la misura poi del vino era più picciola di otto boccali della Trentina.

Il Codice Giudiziario, lo Statuto di Trento, e le leggi Romane erano li fonti per decidere le cause civili, e criminali. 10 Per [p. x modifica]il politico , ed economico , oltre gli editti del Principe vi era una raccolta sotto il nome di Privilegi delle Valli , che veniva da ciascun Principe confermata. Il regolamento de’ ponti veniva retto da scomparti inseriti ne’ Privilegi. Le Comunità hanno tutte le loro carte di Regola per l’ economico particolare. Scrittori , che abbiano ragionato delle cose di queste Valli , se ne ritrovano ben pochi. Esse restano fuori della strada militare , onde non furono grande oggetto di osservazione. Oltre qualche Lapida Romana , c’ è la celebre lettera di San Vigilio a San Giovanni Grisostomo. Si può annoverare anche Bartolommeo di Trento 11 nel secolo decimoterzo , tempo , in cui si accoglievano anche le tradizioni popolari. Nel 1546 Gian Pirro Pincio Mantovano pubblicò la già sopra accennata sua Opera de Vitis Tridentinorum Pontificum , dove scrive di varj fatti relativi all’ Anaunia , ne’ quali , come autore contemporaneo , merita fede. Giuseppe Reschio l’ anno 1754 principiò a pubblicare in latino i suoi Annali della Chiesa di Bressanone , ed incidentemente da diligente filologo ha raccolto molte notizie , fatti istorici , e documenti rapporto alle nostre Valli : viene però tacciato di poca critica. Ultimamente il Padre Benedetto Bonelli Francescano Riformato nelle sue Notizie istorico-critiche di Trento stampate in tre Tomi nell’ anno 1762 pubblicò diversi documenti , per mezzo de’ quali si può schiarire la stato delle Valli ne’ Secoli di mezzo , ed illustrare le antiche Famiglie.

Del resto non è possibile dare un’ istoria continuata di cotanto ristrette Valli per la mancanza de’ materiali , come tentò indarno Roschmanno nella seconda parte dell’ Istoria del Tirolo , onde l’ abbiamo divisa in Periodi , e niuno si meraviglierà , quando Struvio medesimo nella sua grande opera dell’Istoria Germanica ha preso questo metodo , ed a noi sia fatto lecito seguire questo celebre Scrittore.

  1. Oltre le vaste sue cognizioni, fornito d’incomparabile onestà, dall’Augusta Maria Teresa fu creato Barone, Consigliere Aulico, e Referendario intimo al Dipartimento d’Italia. Morì in Vienna l’anno 1791 nell’età di anni 65. Era nato in Innsbruck, ove dagli Stati Tirolesi gli fu eretto un Mausoleo.
  2. Nell’appendice all’Efemeridi Astronomiche di Vienna dell’anno 1766 si ritrova la Vita, ed Elogio di questo Contadino.
  3. Ad hanc Vallem refer Anonium Ptolemæi: Musæum Veronense pag. XCI. Il CLUVERIO Italia antiqua Lib. I. Cap. XV. §. 7. scrive: "Anonium sive Anaunium supra Tridentum vulgo nunc vocatur Non, & Nan: unde etiam Vallis, .... In tyrologiis, & Vallis, & oppidum vocatur Anaunia. Et quum esset in Latio clarissimum Anagnia, ad huius vocabuli formam aliis postea Anonium sive Anaunia, dicta est plurali numero Anagni; ut est in Vita divi Sisinnii; & apud Paulum Diaconum rerum Longob. Lib. III. Cap. 9. ubi barbaro sui saeculi more vocabulo Anagnis obliquo casu, tamquam indeclinabili usus est." Edizione di Bunone lodata dal Conringio Wolfenbüttel 1659.
  4. Questo trofeo verrà in seguito riferito.
  5. Il Vescovo Udalrico de Liechtenstein l’anno 1499 concesse il privilegio a un Maestro di venire a Trento, e fabbricare Velluto, ed altre cose di Seta. Notizie Trentine Vol. III. pag. 169.
  6. Se avanti i Reti fossero quivi stazionati altri popoli, sembra assai incerto, nè gli Scrittori Romani non ne fanno veruna menzione. Il Padre Gregorio di Valcamonica in un’Opera Curiosi Trattenimenti de’ Populi Camuni, Venezia in quarto 1698 pag. 179 pretende, che questi Paesi fossero popolati avanti la venuta de’ Reti, ma i suoi motivi non convincono. Con maggiore solidità ragiona Cassiano Roschmanno Fatti del Tirolo in tedesco cap. 2. §. 2. ove s’ingegna di dimostrare, che le genti Celtiche, ossia Galli, fossero li primi popolatori del Tirolo meridionale ma rispetto all’Anaunia resterà sempre incerto, se avanti la venuta de’ Reti vi penetrasscro altri popoli, oppure fossero disabitate selve.
  7. Istituzioni Canoniche T. I. Nro. LXXX. ad finem.
  8. Dizionario universale dei Costumi Tom. 3. pag. 88.
  9. Questo metodo conviene ora nominarlo l’antico, dacchè il Principato passò sotto gli Augusti Auspizj di Francesco II., come si dirà a suo luogo.
  10. Il Barone di Hormayr, Segretario attuale della Imp. Reg. Cancelleria di Stato, pubblicò in Tedesco ( Vienna 1803 ) un’Opera che illustra molto la Storia Tirolese degli oscuri Secoli di mezzo; Opera, che conviene riguardarla come la prima nel Tirolo uscita in questo genere. Nella seconda Parte, che contiene li Documenti, riporta egli al Num. CLIII. una Donazione di Ulrico Conte di Ulten a Gerardo Vescovo di Trento di tutti i suoi allodj nel Vescovato: "Actum Tridenti 5 Januarius 1231." E come si legge alla Pag. 365. di detta Opera, il Notajo clausula il Documento colla Legge che si ritrova nelle Pandette di Giustiniano. Da ciò veniamo a comprendere, che queste in Trento si usarono 80 anni circa dopo la morte di Irnerio, che le aveva spiegate nella Università di Bologna.
  11. Si può vedere Tartarotti de Origine Eccl. Trident. pag. 8.