Piccoli eroi/L'eroe della montagna

Da Wikisource.
L’eroe della montagna

../Partenza di Angiolina ../Sciopero allo stabilimento Guerini IncludiIntestazione 8 aprile 2018 75% Da definire

Partenza di Angiolina Sciopero allo stabilimento Guerini
[p. 230 modifica]

L’EROE DELLA MONTAGNA.

La mancanza di Angiolina era tanto sentita da tutta la famiglia Morandi, che pareva fosse partita, assieme alla fanciulla, anche una buona dose d’allegria.

Elisa era di cattivo umore, perchè non aveva più l’aiuto dell’amica, per metterle in assetto la camera, per rammendarle i vestiti, e per tante altre cose, che Angiolina faceva colla massima indifferenza, e a lei davano noia. Giannina cercava di aiutare un po’ più Maria, correva ad eseguire le sue commissioni, preparava la tavola, e faceva il possibile per rendersi utile, ma era tanto piccina, che le sue deboli forze non bastavano a far tutto.

Anche i Guerini venivano più di rado, perchè avevano degli ospiti coi quali dovevano andare tutto il giorno in giro pei dintorni. Però veniva un po’ più spesso il professore Damiati che si [p. 231 modifica] trovava sempre bene in casa Morandi. Per far piacere a Maria, dava lezione a Carlo, ed agli altri ragazzi utili suggerimenti, e spiegava loro tutte le cose che non riuscivano a comprendere.

Egli incoraggiava Maria a leggere i suoi racconti, che erano il divertimento di tutta la brigata, e avevano servito a quietare la vanagloria di Carlo, che prendendo a modello quelli eroi, diceva di contentarsi di eroismi più modesti. Giannina e Mario, i quali si annoiavano senza Angiolina, avevano pregato Maria di leggere l’eroe della montagna, come aveva promesso da tanto tempo; ed essa vedendo che la conversazione languiva, prese il suo manoscritto e incominciò la lettura.


La famiglia di Nando Verres, viveva in una casupola ai piedi delle Alpi, ed era felice. Nando, forte come una quercia, conosceva tutti i passi difficili delle montagne circostanti, ed era molto ricercato come guida dai viaggiatori, che volevano avventurarsi sulle cime aguzze di quelle alture, sempre coperte di neve.

Nella buona stagione, non restava mai [p. 232 modifica] in casa, anzi le persone che lo volevano, dovevano impegnarlo qualche settimana prima per poterlo avere, e non si muoveva se non lo pagavano bene.

Egli avea bisogno di guadagnar molto, poichè avea la moglie e una nidiata di bimbi da mantenere; il maggiore dei quali, che si chiamava Nando come il padre, aveva appena quattordici anni.

Il montanaro era partito con un signore inglese una mattina all’alba, per una gita che dovea durare tre giorni, ma quando fu il terzo giorno, la moglie cominciò ad essere inquieta non vedendolo ritornare; essa ogni tanto usciva dal suo casolare per contemplare il cielo grigio, e le montagne che erano tutte coperte da una nebbia fitta, e nel vedere quel cattivo tempo, si sentiva stringere il cuore, perchè temeva qualche sventura.

Nei primi anni di matrimonio, quando il suo uomo era sulla montagna, stava sempre inquieta; poi quando lo vide tutte [p. 233 modifica] le volte ritornare con un bel gruzzolo di quattrini, non ci pensò più; ma diceva sempre che non avrebbe voluto che i suoi figliuoli facessero quel mestiere dove c’erano troppi pericoli; però il figlio maggiore avea voluto spesso seguire il padre nelle gite alpestri e difficili, innamorato anch’egli delle alte cime, e dell’aria frizzante della montagna che gli dava appetito e gli rinvigoriva i muscoli.

Madama Verres, come la chiamavano nel villaggio, continuava dunque a guardare il cielo e i monti coll’ansia nel cuore.

Nella notte aveva sentito la bufera rumoreggiare nelle gole delle montagne, la pioggia cadere lenta e senza tregua, ed avea un triste presentimento, come non aveva avuto mai.

Passò due giorni in quell’inquietudine, quando si presentò a lei un messo venuto dalla città vicina a chiedere notizie del signore inglese partito con suo marito, per la montagna. [p. 234 modifica]

— C’è la madre di quel signore nella massima inquietudine; — disse, — si parla di un tempo orribile, di una compagnia che si è perduta sulla montagna, e mi ha mandato a vedere se ne sapete qualche cosa.

— Nulla, nulla, muoio anch’io dall’incertezza, dalla paura di qualche disgrazia, — disse la povera donna.

— Bisognerà far delle ricerche, — disse il montanaro, — la signora inglese promette una ricompensa a chi le porterà notizie del figlio; ma nessuno si vuol arrischiare a salir la montagna con questo tempo.

— Andrò io, — disse Nando, il ragazzo di quattordici anni.

— Sei pazzo? — gli disse la madre.

— Sono forte, conosco la montagna e la strada che è avvezzo a seguire il babbo, e sono certo di trovarne le tracce.

— E se avvenisse qualche disgrazia, che cosa faccio io? [p. 235 modifica]

— Ti prometto di ritornare, e di portarti notizie di babbo.

Prese una bisaccia di tela, con alcuni viveri, si munì di un bastone ferrato, e di corde, si fece seguire dal suo cane che non lo abbandonava mai, e s’avviò sulla montagna senza ascoltare le preghiere della mamma che temeva di perderlo.

Salì il sentiero lubrico del monte pieno di speranza, seguendo la via che soleva tenere suo padre. Camminò, avanti avanti, sempre salendo per ore intere, ora in mezzo alla fitta nebbia, ora sotto ad una pioggia che gli arrivava alle ossa; sempre cercando intorno a sè le tracce del passaggio del padre; nella notte si ricoverò in un rifugio, e quello fu il primo posto dove trovò segni del passaggio di persone viventi: in terra vide dei resti di viveri, poi la paglia coll’impronta di due persone, che dovevano aver dormito la notte, ed una di quelle impronte era proprio della [p. 236 modifica] lunghezza di suo padre. Dovevano certo esser passati di là per salire sulla cima del monte.

All’alba si rimise in cammino, sempre seguito dal cane, osservando tutto ciò che potesse indicargli il passaggio di qualche persona.

Il sentiero era scomparso sotto ai mucchi di neve caduta; egli col bastone ferrato ruppe quella neve, ma inutilmente; e avanti, avanti sulla montagna che si faceva più erta e pericolosa; si sentiva gelare, e pur dovea continuare il suo cammino. Ad un certo punto vide il cane inquieto, far dei moti strani, e scorse le traccie d’una valanga, che dovea esser caduta di recente.

— Cerca, cerca, — disse al cane.

E il cane obbediente cominciò a raspare colle zampe, finchè si fermò guardando e dimenando la coda; infatti sentì sotto la neve qualche cosa di molle, divenne pallido e cominciò a tremare; non [p. 237 modifica] avrebbe potuto continuare il suo lavoro senza l’aiuto del cane, che a furia di zampe cercava di rompere la neve gelata.

Quando si potè scoprire qualche cosa, non ci fu più dubbio: erano esseri umani quelli che erano sepolti in mezzo alla neve. Allora Nando si mise con maggior lena a disseppellire quella massa nera che si faceva più distinta, la quale prese forma di un gruppo di braccia e di gambe che non si capiva che cosa fosse; ma quando fu del tutto scoperta, Nando riconobbe il padre raggomitolato assieme all’inglese, che avevano trovato tutt’e due la stessa morte orribile.

Solo, in quella solitudine, con que’ due cadaveri davanti agli occhi, si sentì stringere il cuore, e pensò alla sua mamma; ma il freddo incalzava, e non c’era tempo da riflettere; lasciò il cane a guardia dei cadaveri, vide in distanza degli abeti, vi andò correndo, ne strappò dei rami, e fece una specie di slitta, dove adagiò [p. 238 modifica] i due cadaveri, e discese la montagna trascinandoseli dietro con una corda; il sentiero era sdrucciolevole, avea le mani intirizzite, si sentiva mancare; ma era coraggioso e volea resistere fino alla fine.

Era notte quando giunse al villaggio, e non avea coraggio di presentarsi alla mamma.

Ma essa, che stava continuamente alle vedette, gli andò incontro, e quando vide il corpo del marito steso sui rami d’abete, cadde svenuta nelle braccia del figlio.

La poveretta rimase parecchi giorni quasi inebetita, non potendo persuadersi che il suo uomo fosse morto, e non sapendo come campare tutti quei figliuoli. Quando vennero nuovi forestieri a cercare della guida Nando Verres, si presentò loro il figlio e disse:

— Eccomi.

— Come, vuoi tu andare così giovane, e dopo l’esempio di tuo padre? — gli disse la madre. [p. 239 modifica]

Egli mostrò i fratellini e disse:

— Bisogna che pensi a te e a loro; non temere, mamma, ti prometto che non mi esporrò ai pericoli inutilmente, — e sì dicendo partì e in poco tempo divenne degno successore di suo padre.

Ma sebbene egli sia ora una delle guide più rinomate delle Alpi, la signora Verres, quando parte, ha sempre le lagrime agli occhi, e trema sempre temendo di non rivederlo più.