Poesie (Monti)/Prefazione

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Alfonso Bertoldi

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Dedica Prosopopea di Pericle (1891)
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PREFAZIONE





Delle poesie liriche ed epiche di Vincenzo Monti scegliere, con larghezza di criteri e d’intendimenti, le migliori e queste corredar di varianti e illustrare e commentare coll’assidua cura di ordinatamente raccogliere ed esporre que’ fatti, quelle ragioni, quelle date, che potessero gittar luce su l’origine, l’occasione, la pubblicazione di questo o quel componimento, e col fermo proposito d’affrontare e di sciogliere tutte quelle difficoltà di qualunque genere, che fossero per impedire, e non solo a scolari, la piena sicura ed esatta intelligenza del testo: ecco quel che volli fare in quest’opera, conforto e distrazion della mente da grave e durevol sciagura. È vecchia sentenza dell’Alfieri (Vita, IV, 1) che «il sommo diletto dai poeti non si può mai estrarre, finché si combatte coll’intenderli»: eppure del Monti, che fu principe della poesia italiana di tutta un’età (e che età!), non s’hanno commenti che insufficientissimi, specie per la parte storica, alle scuole e agli studiosi: alcuni anche affatto indegni di questi e di quelle. Come e perché ciò sia non è qui il luogo e l’occasion di discorrere: per gl’intelligenti non è necessario; per gli altri, non giova. Importa piuttosto dire in che modo e per mezzo di quali fatiche l’idea esposta fu recata in atto.

Anzi tutto la scelta, c’ha il triplice fine di dar componimenti e per la materia importanti e per la forma il piú possibile svariati e per l’arte sempre eccellenti, [p. vi modifica]condussi su le Scelte poesie di V. M. a cura di Giosuè Carducci (Livorno, Vigo, 1885); e il testo di tale edizione quasi in tutto seguii, anche nella disposizion cronologica, dopo d’averlo assiduamente ed utilmente confrontato con quello delle edizioni prime e d’altre piú vicine a noi. Né solo posi pazientissime cure perché la lezione del testo riuscisse corretta; ma volli anche fosse accompagnata e adornata delle varianti: parecchie delle quali derivai dall’edizione carducciana citata (la prima e l’unica finora che rechi varianti); parecchie altre, da ricerche mie fatte su questa o quella stampa rara. Le indicazioni delle varie fonti onde si derivarono, curai fossero sempre esattissime e chiarissime; e però in un’avvertenza, ch’è varia al variar de’ componimenti, posi la nota delle edizioni onde esse varianti furono tolte e i segni abbreviati con i quali le indicai. Ora chi pensi di quanta utilità sia, non solo per gli studiosi dell’arte, ma anche per quelli piú modesti della lingua e dello stile, esaminare le varie forme che nella significazion del proprio pensiero usò un grande artista, e come, il piú delle volte, dall’improprietà e sciattezza della prima espressione salisse alla perfezione agognata dell’ultima, intenderà qual profitto possan cavare le nostre scuole da questa ampia mèsse di studi che ho posto loro innanzi apparecchiata. Tanto piú che, per l’una parte, il Monti, autor felicissimo, ebbe sempre naturale, elegante, spesso anche mirabile la correzione; e che, per l’altra, le molte varianti onde s’adorna questa mia edizione, se non sono forse (e dico forse, perché non ho ragione per poterne, con fondamento, dubitare) tutte quelle che si sarebber potute raccogliere dalle numerose e sparse stampe montiane, sono certo la massima parte e le piú importanti.

Per le illustrazioni seguii il metodo da me già usato per le Odi del Parini, ch’ebbe l’approvazione di tutti gl’intendenti e che mi par sempre l’unico per preparare il lettore a penetrar compiutamente nell’idea d’uno scrittore classico, massime se poeta. Esporre in breve il senso [p. vii modifica]della poesia (scrivo cosí, perché di poesia qui si tratta) dire dell’anno della composizione e della pubblicazione, de’ fatti che le diedero origine, del personaggio cui fu dedicata, del metro nel quale fu scritta, è uno spiegarla piú che per metà, un porre il lettore in quella tranquilla appunto perché sapiente disposizion d’animo che gli è necessaria per conoscere, e quindi anche intendere e gustare, nelle sue ragioni prime ed intime l’opera d’arte. Tutto questo feci nel caso presente in note d’introduzione, piú o meno ampie, secondo il bisogno; e, se si pensi che di ciò in altri commentatori non c’era nemmeno l’ombra, apparirà manifesto quanti libri dovessi consultare, quante ricerche fare per poter raggiungere in modo degno l’ideale prefissomi. Di quelli è una tavola in principio subito del volume, quantunque, com’è facile vedere, non completa, perché altre parecchie opere, citate nel commento una volta sola, non potevano esser messe fra quelle che, per venir citate piú volte, tornava conveniente indicare abbreviate; di queste s’accorgerà il lettore al solo sfogliar delle pagine. Basti qui dire che alcune di esse ricerche, che correggono errori detti e ripetuti, son nuove affatto e non si trovano in alcun libro; come quelle, p. es., che riguardano Anna Malaspina e le sue figlie.

Degli accenni storici tutti diedi, a’ propri luoghi, intera spiegazione, servendomi, ben s’intende, molte volte delle note del Monti o di Giovanni Antonio Maggi, ch’egli fece co’ suggerimenti e l’approvazione di lui; moltissime altre, di studi miei per correggere o, piú spesso, per completare dove mancava od era errato: ciò che fino ad oggi non aveva fatto alcuno. Ma per conservare la dovuta sobrietà ed uguaglianza fra le varie parti del lavoro, dalle note del Monti e del Maggi (indico, sia detto una volta per sempre, con un Mt. quelle del primo, con un Mg. quelle del secondo) tolsi «il troppo e il vano», vale a dire tutto quello che ha natura polemica e, se mi sia lecito dir, personale, o ch’è divagazione, sia pur anche erudita, fuori del tema. Cosí feci per le molte allusioni mitologiche e per [p. viii modifica]tutto quel che, in genere, riguarda le illustrazioni, indicando sempre quel d’altri e aggiungendo ove non erano (con quanta fatica giudichi chi di simili lavori s’intende) copiose e precise citazioni dalle fonti classiche.

Quel che feci pel commento vero e proprio, ch’è a dir filologico, si può dividere in due parti: spiegazione de’ passi piú o meno difficili per il senso e nota delle fonti di concetto e di stile. Il Monti è poeta, se altri mai, limpidissimo e però non abbisogna, per quel che riguarda l’espression del pensiero, di molte e molto ragionate spiegazioni. Per questo il commento venne ad essere, secondo i casi, parco ed ampio; ma d’una parsimonia che non è povertà, e d’un’ampiezza che non sembrerà a chi l’esamini profusione. Così nessun uso speciale di lingua o di stile lasciai senza spiegazione, confortata il piú delle volte anche di esempi; così dichiarai sempre a lettera il testo ove mi parve opportuno, usando sovente, nel periodo, le frasi di altri poeti per renderne famigliari i detti al lettore. Ma quel che maggiormente importa, non lasciai insoluta la ben che minima difficoltà per quel che riguarda l’interpretazione esatta di luoghi piú o meno difficili. Per un esempio, tutti i commentatori, anche quelli d’antologie (tranne uno solo, che dubita della sua stessa spiegazione, ma ch’è lodevole per averla tentata) sfuggono bellamente, con un comodo silenzio, di spiegare che sia o che simboleggi il triangolo della Ragione del verso 61 della canzone Per il congresso d’Udine. Questa, ch’era una difficoltà, è stata, credo giustamente, sciolta per primo da me. Così potrei dire d’altre; ma le vedrà il lettore.

Per segnare le fonti di concetto e di stile mi valsi delle note dell’autore stesso, originali od approvate; ma ben piú mi valsi di ricerche lunghe, amorose, pazienti fatte da me su classici antichi e moderni, com’era stretto dovere di commentator coscienzioso, trattandosi d’un autore così intimamente classico qual è il Monti. Se non che anche per questo mi tenni ne’ giusti limiti, notando solo quelle fra le imitazioni che m’apparvero evidenti e non [p. ix modifica]quelle anche che avevano aspetto d’essere piú o meno ipotetiche.

A completar l’opera, la prima di tal genere che raccolga metodicamente e sinteticamente tutto ciò che di buono e di osservabile s’è scritto intorno alle poesie scelte in libri, opuscoli e giornali, posi in fine due indici, l’uno per materia, l’altro per citazioni classiche e bibliche, i quali, riassumendo in modo assai complesso quel che di piú importante racchiudono le note, potranno servire di non piccolo aiuto alla memoria de’ discenti e, in genere, delle persone studiose.




A. B.