Poesie (Campanella, 1915)/Scelta di alcune poesie di Settimontano Squilla/1. Il Proemio

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1. Il Proemio

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I

Proemio

Io, che nacqui dal Senno e di Sofia 1,
sagace amante del ben, vero e bello,
il mondo vaneggiante a sé rubello
richiamo al latte della madre mia.
Essa mi nutre, al suo marito pia;
e mi trasfonde seco, agile e snello 2,
dentro ogni tutto, ed antico e novello,
perché conoscitor e fabbro io sia.
Se tutto il mondo è come casa nostra 3,
fuggite, amici, le seconde scuole 4,
ch’un dito, un grano ed un detal ve ’l mostra 5.
Se avanzano le cose le parole 6,
doglia, superbia e l’ignoranza vostra
stemprate al fuoco ch’io rubbai dal Sole 7.

1. «Senno» è l’intelletto eterno. «Sofia», la sapienza creata, diffusa in ogni ente, che, impregnata dall’intelletto divino, partorisce i veri sapienti, ma da sé, i sofisti, e rubelli a se stessi, in quanto creati da Dio.

2. Dal divino Senno aiutato, il savio penetra, con esso lui, quasi volando, tutte le cose fatte e future.

3. Questo verso contiene tutta la loica e tutti sillogismi, che dalla parte al tutto ci guidano a sapere.

4. «Scuole seconde» sono quelle che non da Dio nella Natura imparano, ma da’ libri degli uomini, parlanti come opinanti di [p. 8 modifica]proprio capriccio, e non come testimonianti di quello che imparerò nella scuola di Dio.

5. Col dito replicato si fa il palmo, dal palmo il braccio, dal braccio la canna, ed ogni numero crescente. Col grano replicato, i pesi; col detale riempito, le misure. E questo è il modo di loicare piú noto in matematica.

6. Le parole non arrivano a dir l’essenza delle cose; né tutte le cose note hanno la lor propria voce, e Lignote nulla: talché la deficienza, l’equivocazioni e sinonimitá fan doglia a’ savi, che veggono non potersi sapere; superbia a’sofisti, che mettono il saper nelle parole; ignoranza a tutti.

7. Prometeo rubbò il fuoco, e fu però carcerato nel Caucaso, perché facea...