Poesie (Campanella, 1938)/Poesie postume/III. I Canti del carcere/19. Sonetto III in lode del medesimo

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19. Sonetto III in lode del medesimo

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19. Sonetto III in lode del medesimo
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Sonetto III
in lode del medesimo alludendo alle sue arme
fatto nel tempo della sua confronta

Qual feroce leon, ch’in piú catene
insidie umane, ma non forza stringe,
e, per dar gusto, muro forte cinge,
all’uom e alla fortuna con sue pene:
se stuol di can plebbei, latrando, viene
per noiarlo, a difesa non s’accinge,
ma col ruggito e fiero aspetto spinge
la vil canaglia che valor non tiene;
tal fu Dionigi in mezzo a tanti ebbrei
congiurati all’estrema sua ruina,
come contra Sanson gli filistei.
L’arme ponziane veggendo, indovina,
chi vince a scacchi, il fin de’ versi miei:
dama fece il leon la sua pedina.