Poesie (Campanella, 1938)/Poesie postume/III. I Canti del carcere/25. Sonetto alla signora donna Ippolita Cavaniglia

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25. Sonetto alla signora donna Ippolita Cavaniglia

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25. Sonetto alla signora donna Ippolita Cavaniglia
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Sonetto alla signora donna Ippolita Cavaniglia

Per conquistar d’Ausonia il piú bel regno,
e poi adornarlo, Alfonso ne traspianta
da Valenza la ricca e nobil pianta,
cui Ferdinando die’ loco piú degno.
Qui tai frutti apportò, ch’umano ingegno,
qual sovra gli altri meglio scrive o canta,
di poter raccontarli non si vanta.
Che farò io, che poca virtú tegno?
Ippolita, germoglio piú gentile
de’ Cavanigli rami, tu mi dona
di Petrarca o Maron l’invitto stile,
o pur del Sannazzaro, che l’intuona
tant’altamente, ch’il mio verso umile
sol le tue grazie in me tante risuona.