Poesie (Campanella, 1938)/Poesie postume/III. I Canti del carcere/8. Sonetto contro il medesimo

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8. Sonetto contro il medesimo

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8. Sonetto contro il medesimo
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Sonetto contro il medesimo

Mentre l’albergo mio non vede esangue
e gli spirti poggiar tremanti al cielo,
l’empio mostro, che, sotto a finto zelo,
la sua grandezza cerca nel mio sangue,
di rabbia scoppia, si spaventa e langue;
muta sembiante il suo volpino pelo;
va a torno, informa, accusa e cangia stelo,
come aggirato vien dal perfido angue.
Dio par che dorma, e ’l suo bianco campione
da falsi testimoni oppresso giaccia,
che vendono il suo mal per devozione.
Deh, Signor forte, in me volgi tua faccia,
da’ autoritá piú espressa al mio sermone,
ond’i ministri di Satán disfaccia.