Poesie (Campanella, 1938)/Scelta di alcune poesie di Settimontano Squilla/9. Contra il proprio amore scoprimento stupendo

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9. Contra il proprio amore scoprimento stupendo

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9. Contra il proprio amore scoprimento stupendo
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Contra il proprio amore scoprimento stupendo

Credulo il proprio amor fe’ l’unm pensare
non aver gli elementi, né le stelle,
benché fusser di noi piú forti e belle,
senso ed amor, ma sol per noi girare.
Poi tutte genti barbare ed ignare,
fuor che la nostra, e Dio non mirar quelle.
Poi il restringemmo a que’ di nostre celle.
Sé solo alfin ognun venne ad amare.
E, per non travagliarsi, il saper schiva;
poi, visto il mondo a’ suo’ voti diverso,
nega la providenza o che Dio viva.
Qui stima senno l’astuzie; e perverso,
per dominar, fa nuovi dèi. Poi arriva
a predicarsi autor dell’universo.

Qui mostra il sonetto presente, che dal proprio amore è venuto che gli uomini hanno fatto onorare e stimarsi, come dèi, cioè Giove, Ercole; e che primamente ci fa pensare che ’l cielo e le stelle non hanno senso e che sono nostri servi; cosa riprovata da lui in libro De sensu rerum e in Metafisica. E che Dio disse a Moisé che son fatti in ministerio nostro, come quando nostri servi servono anche a’ nostri cavalli e cani, e però non sono inferiori ad essi. Dopo questo, fece che ogni nazione pensa che l’altre sien barbare e dannate all’inferno, e noi soli salvi; e non vede il cieco amore che Dio è Dio di tutti. E ’n ciò son condannati assai gli ebrei, che negan la salute a’ gentili, cosí detti quasi gentaglia e volgo. Poi ci fa pensare che soli noi monaci ci salviamo, ed ogni cittá tratta da barbara l’altre vicine; ed a torto ed a dritto cerca di dominarle. Da questo mancamento d’amor comune viene che niuno ama se non se stesso, e, per farsi troppe carezze, lascia la fatica dello studio nella vera sapienza; e, vedendo le cose, a rispetto suo, andare a caso, quia «ignorantia facit [p. 20 modifica] casum», si pensa che non ci sia Dio che provvede al tutto, a cui rispetto non ci è caso, quia «nihil praeter eius intentionem aut voluntatem». Laonde viene a stimar per Dio suo la propria astuzia macchiavellescamente, e, quando può, si fa adorar per Dio, credendo che non ci sia il Dio vero, ed ogni cosa indrizza al proprio utile e fa idolatrar la gente.