Poesie (Eminescu)/IV. Dall'Estero

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IV. Dall’Estero

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Mihai Eminescu - Poesie (1927)
Traduzione dal rumeno di Ramiro Ortiz (1927)
IV. Dall’Estero
III. Sogni svaniti V. Alla Bucovina
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IV.

DALL’ESTERO.


Quando ogni cosa qui torna lieta, quando tutti qui s’estasiano,
   quando tutti hanno allegria e giorni senza nubi,
un’anima sola geme, e, piena di rimpianto, si slancia
   alle dolci piagge della Patria, ai campi suoi ridenti.

5E quell’anima che geme di dolore,
   e quello spirito che canta intorpidito,
è l’anima mia triste che non ha carezze,
   è il mio spirito che arde di rimpianto sconfinato.

Vorrei veder adesso la nativa mia valletta
   10bagnata nel cristallo del ruscelletto argenteo
veder ciò che sì forte amavo un tempo
   la tenebrìa del bosco, poetico labirinto;

salutar solo una volta le capanne della valle
   dormenti con espressioni di pace; cari aspetti sereni
15che spiravano in segreto piaceri più naturali,
   sogni misteriosi, poetici susurri.

Vorrei avere una casa, silenziosa, piccolina,
   nella valle nativa che tra i fiori ondeggia,
vorrei guardar come una volta la montagna che s’erge
   20e nasconde la fronte tra le nebbie e le nuvole.

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Vorrei ancora una volta poter mirar la pianura in fiore,
   che gli anni miei fanciulli e candidi tessè,
che ascoltò un giorno il balbettar mio infantile,
   che vide i giuochi miei di fanciullo e le mie folli corse.

25Il susurro armonioso del ruscello che geme,
   l’inno che il coro degli augelli intona,
la canzone delle fronde che stormiscono in cadenza
   destaron nel mio petto il germe d’un gentil rimpianto.

Sì, sì, sarei felice, se fossi ancora una volta
   30là, nella mia patria cara, nel paese dove son nato,
se potessi benedire colla mente infiammata
   i sogni della giovinezza, i sogni dell’ideale.

Persin la Morte, che terror fra gli umani diffonde
   attraverso le vene che vibran de’ gelidi suoi brividi,
35persin la Morte lì m’addormenterebbe in dolce calma,
   e tra sogni di felicità me n’andrei verso le nubi.