Poesie (Mamiani)/Idillj/Note
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NOTE.
Pag. 164. — (1). Si accenna il subbietto di alcuni romanzi e poemi usciti in luce in quel giro di tempo, come le Memorie del Diavolo, Le sette corde della lira, La caduta d’un Angiolo, un poema del Gautier, un altro del Mischevitch.
Pag. 167. — (2). L’autore concepiva questa poesia mentre era chiuso nel secondo ponte del vascello l’Italiano in Venezia.
Pag. 172. — (3). Ad alcuni animi timorati à parso che io voglia negare con questi versi la legittima potestà del pontefice nelle cose pertinenti alla religione. Ora io mi fo debito di dichiarare, che in tal passo non ò inteso di ferire se non gli abusi enormi di essa podestà, la quale à troppe volte voluto attribuire alla voce dell’uomo la infallibilità di quella di Dio, e à minacciato di chiudere o promesso di aprire il cielo con iscomuniche e indulgenze per cagioni affatto mondane. Io non è dunque errato a chiamare felici i tempi patriarcali, quando a niuno toccava in premio il Paradiso per aver sozze le mani della strage degli Albigesi; nè si ringraziava solennemente il Signore con inni e processioni per lo sterminio degli Ugonotti; nè presumendosi di parlare e di giudicare in nome di Dio, tenevasi ginocchione con la corda al collo il vecchio e venerabile Galileo per fargli abjurar l’eresia del moto della Terra dintorno al Sole. I tempi sono mutati, la Dio mercè, ma sussistono ancora deplorabili errori, e falsi istituti, e funesto mescolamento di potere e d’autorità, contro il quale s’infiammerebbe tuttavia l’eloquenza sdegnosa e magnanima di Dante Alighieri e di frate Savonarola. E ad essi pure si gettò accusa di eresia, di temerità e d’irriverenza ; ma i secoli gli anno vendicati. saro, Pag. 180. — (4). Così è denominato un picciolo monte accosto a Pe- detto in antico Monte Accio.
Pag. 186. — (5). Picciol villaggio posto nelle montagne di Siena tra l’Arbia e l’Ombrone.
Pag. 214. — (6). Villa prediletta dei duchi di Ferrara.
Pag. 219. — (7). Il Cimiterio di Monmartre in Parigi ove era uso l'autore di recarsi molto spesso a meditare ed a leggere.
Pag. 221. — (8). L’autore avea già consumati dieci anni d’esilio.
Pag. 224. — (9).Ammiro assai la nazione francese, e della sua liberale ospitalità vivrà meco una eterna e riconoscente memoria. De’ Francesi poi ammiro in singolar modo la plebe, i cui pochi vizj debbono tutti imputarsi alle superiori classi che gl’instillavano, e le cui molte e grandi virtù può ella attribuire a sè stessa con verità e con giustizia. Ma la plebe non sa di diplomazia; e questa io mantengo fermissimamente e con in mano le storie che in Francia à proceduto con islealtà ed egoismo quanto presso qualunque altro popolo, o non molto meno. Del diritto delle genti si pratica qualche cosa oggi presso tutti i governi; ma della carità delle genti non à ancora principio, e l’interesse è il Dio degli stati. Perchè poi il credere diversamente à nociuto sopramodo alla miserissima Italia e può nocerle per lo innanzi altrettanto, la indignazione d’Ausonio è giusta e doverosa, ed error farebbe chi ne traesse argomento per accusarlo di sconoscenza e di disistima inverso la Francia.
Pag. 247. — (10). Sogliono i Trasteverini ne’ loro improvvisi introduarre i nomi di molti fiori, con ciascuno de’ quali fanno rimare uno o due versi; e i ternarj o quadernarj che se ne formano, sono domandati stornelli, sconciatura di ritornelli.
Pag. 251. — (11). Rispetto a parecchi passi del presente Idillio, ove sono accennati, oltre ai fatti politici, molti costumi ed usanze dell’età degli Svevi, e rispetto all’indole generosa che abbiamo attribuita a Manfredi, leggi la storia di questo re scritta dal cavaliere Giuseppe De Cesare, e pubblicata nel 1838 in Napoli. Qui basterà menzionare che Manfredi sposò in seconde nozze Elena Comnena, figliuola del principe di Tessaglia, giovinetta di diciassette anni e bellissima della persona, e in cui trovò egli amore e fede mirabile in tutti i funesti casi della sua vita.
Pag. 255. — (12). Il color verde piacea singolarmente a Manfredi.
Pag. 263. — (13). Vedi le prime IX Avventure de’ Niebelunghi, o le note appostevi dalla traduttrice francese Moreau de la Meltière.
Pag. 280. — (14). L’autore à udito in Parigi raccontare da F. Lamennais un caso poco differente da quello che porge materia all’Idillio.