Poesie (Porta)/53 - ALL'EX CAPPUCCINO COSTANTINO LONGARETTI CHE, VILLEGIANDO DA TOMMASO BUSSI SUL LAGO D'ORTA, MANDÒ AL PORTA UN CESTO DI DRESSI

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53 - ALL'EX CAPPUCCINO COSTANTINO LONGARETTI CHE, VILLEGIANDO DA TOMMASO BUSSI SUL LAGO D'ORTA, MANDÒ AL PORTA UN CESTO DI DRESSI

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Carlo Porta - Poesie (XIX secolo)
53 - ALL'EX CAPPUCCINO COSTANTINO LONGARETTI CHE, VILLEGIANDO DA TOMMASO BUSSI SUL LAGO D'ORTA, MANDÒ AL PORTA UN CESTO DI DRESSI
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ALL’EX CAPPUCCINO COSTANTINO LONGARETTI
CHE, VILLEGIANDO DA TOMMASO BUSSI
SUL LAGO D’ORTA,
MANDÒ AL PORTA UN CESTO DI DRESSI

Grazie, grazie, o Reverendo,
de’ tuoi merli, de’ tuoi tordi,
ma più ancor perché comprendo
ch’io non sfuggo a’ tuoi ricordi:

ché, sebben da me discosto5
vivi i dì, grati e felici,
il tuo cuor sta saldo al posto,
vòlto sempre ai primi amici.

Quanto ai tordi, quanto ai merli
eran pingui, freschi, sani10
che una gioia era il vederli,
il parparli colle mani;

ma la gioia la più intensa
quella fu de’ convitati
allorquando sulla mensa15
caldi caldi fur poggiati.

Volti in candide indumenta
con lardosa maestà
sedean sopra una polenta
come i turchi sui sophà20

e l’olezzo che d’intorno
svolazzava a’ commensali
non aveva invidia un corno
de’ profumi orientali.

Ti ricordi sulla scena25
d’aver visto come ratte
ad un cenno, a un fischio appena
son le tele a noi sottratte?

Tal disparve in un istante
quel trionfo agli occhi nostri30
né rimaseci d’inante
fuor che un monte d’ossa e rostri;

ma allor quando poi da’ ceffi
la contenta comitiva
tolse i baffi ed i sberleffi35
scoppiò fuori in questi evviva:

Viva il bravo ex Francescano
che non è più de’ balordi
se ci dona a larga mano
buoni merli e buoni tordi!40

Gli risani il ciel pietoso
quei polmoni semi offesi,
onde schivo di riposo
prema i monti più scoscesi

e s’inoltri in quei recessi,45
ove astuto il cacciatore
alli tordi, ai merli, ai dressi
tende il laccio ingannatore,

onde possa... Ma qui taccio,
ché non vuò che il mio Tommaso50
creda ascoso un altro laccio
sotto quel ch’io parlo a caso.

E Tommaso, quell’Angelico
mio dottor del venerdì,
che me pasce ognor famelico,55
con ragion può dir così,

ma a te sagra reverenza
della razza questuaria
starà a carco di coscienza
l’induzione temeraria,60

né alcun papa al caso fora
di levarti gli interdetti,
se a piantar de’ becchi ancora
in mia casa ti permetti;

ma poiché dagli incidenti65
fu Tommaso tratto in scena
vi si fermi, e s’accontenti
che rivolga a lui la vena,

onde s’abbia quel tributo
d’amor vero e giusta stima,70
quell’abbraccio e quel saluto
con cui termino la rima.