Prospetto biografico delle donne italiane/Prospetto biografico/Secoli XIV e XV
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SECOLI XIV, e XV.
Stavasi al finire del XIII secolo nella incertezza non solo, ma nella ignoranza di sicure letterarie leggi, quando all’apparire del fortunato XIV secolo tre genii quasi contemporanei, Dante, Petrarca, Boccaccio, sparsero sulla sconfortata Italia il loro splendore: splendore che sulle altre nazioni dell’Europa rifulgendo ancora, all’entusiasmo ognuno guidò del sapere. Gli Scaligeri, gli Estensi, i Visconti, Roberto Re di Napoli, i Gonzaghi, i Feltreschi, i Carraresi, i Caminesi, i Malatesti favorirono questa generale tendenza, nè all’invito sordo si rese il sesso men forte, chè più di una donna alzò la timida voce in Parnaso, e più altre l’avrebbero forse osato se per le guerre civili, che agitavano allora l’Italia tutta, ogni madre, ogni sorella, ogni sposa temuto perpetuamente non avessero per la vita dei cari loro.
Fu allora però che esempio ai futuri di ancora non conosciuto elogio diede Giovanni Boccaccio, le donne lodando della antichità: esempio ne’ susseguenti secoli a profusione imitato, ma non bastante ad eccitarle allo studio delle scienze e delle lettere, allorchè delle scienze e delle lettere abbandonato si fosse il buon sentiero.
Giunse frattanto il secolo XV, che secondo ogni ragionevole apparenza doveva accrescere ognora più l’onor delle lettere; ma il gusto delle opere greche e latine surse gigante, e la platonica, l’aristotelica filosofia, le opere di Plutarco, di Strabono, le istorie d’Erodoto e di Tucidide, le traduzioni di Orazio, di Quintiliano, di Varrone, di Catone, di Columella, le ricerche de’ codici, ed i commentarj, furono gradito pascolo alla mente ed al cuore dei dotti di quella età.
A rinvenire per ogni dove i tesori dell’antichità si adoperarono, dietro l’esempio del Petrarca, Ciriaco d’Ancona, il Guarino, il Filelfo, Pomponio Leto, Paolo II Papa, con molti seguaci co’ quali fecero causa comune, dalla magnificenza di Lorenzo de’ Medici protetti, Pietro de’ Pazzi, il Gaddi, il Poggio Fiorentino, insigni scopritori di libri, e tanti altri cui lungo sarebbe il rammemorare. Conseguenza di questo studio essere doveva quello della storia, che fu illustrata dal Decembrio, dal Vergerio, dall’Accolti, dal Panormita, e dal Crinito, che non soli ai posteri la tramandarono. Il Poliziano, il Pulci, il Tibaldeo, il Bojardo, i due Strozzi furono distinti fra molti altri nella italiana Poesia; ed il Cimbriaco, il Virunnio, il Losco, il Basinio, il Campano fra i latini poeti furono celebri.
Tanto lume di dottrina brillò agli occhi del men forte sesso, gli animi accesi furono d’utilissima emulazione, e la lingua greca e la latina divennero gradito pascolo e familiare per modo, che il perorare estemporaneo fu dalla natura a non poche donne accordato. Le teologiche e filosofiche scienze non restarono dalla eloquenza disgiunte, e spesso abbellite e dimostrate furono con la sublime forza di un nitido verseggiare. Alcuni poemi ed un’infinità di poesie scritte in più lingue, e le orazioni e le epistole e le dispute che di quella età a noi restano, provano ad evidenza che non fu il secolo XV un secolo deficiente d’originalité d’esprit.
Anche a quest’epoca la munificenza degli Italiani Principi e la protezione accordata da essi alle scienze, ebbero gran parte, senza dubbio, all’incremento, che sul cessare di esso secolo si riconobbe evidentissimo, e le principesche famiglie gara ebbero fra di loro onorificentissima nell’erigere utili istituzioni da uomini dottissimi dirette, e nel salvare que’ preziosi codici che il tempo roditore avrebbe guasti o sperduti, preparando per modo tale aurea culla al XVI secolo, al luminoso secolo di Leone.
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