Questioni urgenti (d'Azeglio)/3

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III.


Un’altra osservazione. Vi sono molte forme di Repubblica: vi sono le antiche, quelle del medio evo, e le moderne. Quali di queste vorrebbero?

Gettiamo uno sguardo di volo a tutte.

Ben inteso che accettiamo per base l’idea cristiana degli uomini perfettamente eguali tra loro; e ben inteso [p. 15 modifica]altresì che la brevità di questo scritto renda indulgente il lettore per cenni che devono necessariamente riuscire incompleti.

In Atene votavano nel Ceramico 20 mila cittadini liberi. Il resto erano schiavi. A Sparta v’erano gl’Iloti pei lavori servili. Nei Comizi del Foro Romano la proporzione era all’incirca la medesima. In queste repubbliche, dunque, due quinti de’ loro abitatori disponevano arbitrariamente degli altri tre quinti. L’eguaglianza lasciava qualchecosa a desiderare. Non è questa dunque la forma che cerchiamo.

Nelle repubbliche del medio evo, in Firenze, per esempio, la Signoria coll’assistenza di Consigli più o meno numerosi, secondo l’epoche, disponeva liberamente degli uomini del contado. Le sue città ubbidivano a Palazzo Vecchio d’allora, precisamente come sino all’anno scorso hanno ubbidito a Pitti.

Dunque neppur questa è la Repubblica che vogliamo.

Prendiamo le moderne.

Abbiamo le Spagnuole dell’America Meridionale, quella degli Stati Uniti, la Svizzera, e San Marino.

Lo stato normale delle Spagnuole è la guerra civile: ognuno lo sa, ed è inutile parlarne.

Agli Stati Uniti, invece d’esservi un principe ed un governo irresponsabile come in Austria, ovvero un’oligarchia come era nella Repubblica di Venezia, è irresponsabile la plebe. Essa sa benissimo che può quel che vuole. Nessuna legge sta contro di lei; e quelli che governano, non hanno altro pensiero che d’indovinare le voglie e i capricci per non perdere l’impiego.

L’assolutismo della democrazia è colà arrivato alle sue ultime conseguenze, ed ha spaventato il mondo coll’esempio [p. 16 modifica]di uno Stato cristiano che proclama di diritto divino la schiavitù.

Nè il re di Napoli, nè il duca di Modena ebber mai tanto coraggio. E quanti Mortara neri vedendosi strappare i figli non in nome della fede, ma dell’avarizia, avrebbero ragione d’invidiare il Mortara bianco!

E quanti benedirebbero Iddio d’appartenere non a Repubblicani, ma all’Imperator di Russia, ed alla sua aristocrazia!

Gli Stati repugnanti alla schiavitù non osarono rifiutare la restituzione degli schiavi fuggitivi ai loro padroni, e si fecero così complici di costoro. La tragedia d’Harper’s Ferry1 ha mostrato a quali eccessi può giungere una moltitudine quando si sente veramente e pienamente irresponsabile.

Sarebbe questa la Repubblica che vorremmo regalare all’Italia? —

Rimane la Repubblica Svizzera. Durante la campagna del 59, tutti sanno come ebbe cura di mantenersi e nello spirito e nella lettera della sua neutralità. Il Governo federale non previde Magenta e Solferino, come neppure lo previdero i Principi Italiani. Essa come loro pagarono la loro imprevidenza, e oramai non occorre dirne altro.

Rimarrebbe ora a sapersi quale delle libertà repubblicane erano venuti a difendere que’ loro cittadini che abbiamo fatti prigioni e rimandati in Svizzera alle case loro. Rimarrebbe a sapersi se il loro Governo non può o non vuole impedire queste loro escursioni tanto poco degne [p. 17 modifica]d’uomini liberi. E in un caso come nell’altro vorremmo dire d’avere finalmente trovata la Repubblica che ci vuole per l’Italia?

S’avrà finalmente ad esaminare se si dovesse fare dell’Italia un Gran San Marino?

Bisogna poi persuadersi, che qualunque fosse il nome o la forma apparente di questa Repubblica, non si potrebbe mai, coi nostri costumi, scostarsi in sostanza dalle forme che già abbiamo. Nessuno supporrà che si possano aver comizii e votazioni dirette come gli antichi, applicabili soltanto quando lo Stato sta tutto in una città. Si dovrà dunque avere una o due Camere, Elettori e Deputati come ora. La differenza starà nell’avere un Capo elettivo invece di un Capo ereditario, un Capo responsabile invece d’uno irresponsabile, un Capo estraneo invece di uno partecipe al potere legislativo.

Dicono che i re e le dinastie costano: temo però che costino di più le sovranità elettive. Vediamo Roma: ogni nuovo Papa deve naturalmente mostrarsi grato a chi l’ha aiutato a divenirlo. Egli, inoltre, ha intorno sempre un nuvolo d’amici, di servi, di clienti, di beneaffetti d’antica data, che hanno con lui sopportato il mal tempo, ed è naturale che vogliano godersi il buono. Di qui quelle regolari spogliazioni, quel regolare tramenío d’uffizi, d’impieghi ec. che distingue ogni nuovo regno, e del quale rimane il documento in ogni nuova pagina del libro d’oro dell’aristocrazia romana.

Ed a Roma almeno ciò non accade se non ad ogni nuovo regno, il quale può durare diecine d’anni. Ma agli Stati Uniti, ed in altri governi elettivi, ad ogni quattro o cinque anni siamo da capo!

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Credono che costi più la trasmissione del potere in un principato ereditario?

Ma lasciamo stare il costo, che in verità mi vergogno di trattare del potere esecutivo come d’una merce: sto alla sola differenza possibile in oggi fra la forma costituzionale e la repubblicana, e domando ai sensati e buoni Italiani, se per questa differenza, per avere un principato elettivo, e nominarlo Repubblica, metteva conto di cercar di dividere la nazione, e distruggere l’unità di quell’impulso potente che ci spinge verso l’indipendenza?

Se conveniva infliggere a quell’Italia che aveva innamorato il mondo colla intemerata bellezza della sua rigenerazione, le miserie, i rischi, e le vergogne di una guerra civile?

Note

  1. John Brown ebbe torto di ricorrere alla violenza: ma l’accanimento de’ suoi avversari, considerato il motivo che lo produceva, non fu torto minore.