Relatione della morte, et esequie del serenissimo principe Carlo - Versione critica/All'illustrissimo, il S. Diego di Guzman di Silva

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All'illustrissimo, il S. Diego di Guzman di Silva

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Relatione della morte, et esequie del serenissimo principe Carlo - Versione critica Epigramma


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A L L' I L L U S T R I S S I M O

Signore, il S. Diego di Guzman di Silva, Eletto

Ambasciatore del Sereniss. Re Catolico

appresso la Illustrissima Signoria

di Venetia.


A L F O N S O   U L L O A.


SS
I legge nelle scritture Sante, et Divine, (Illustriss. Sig.) che anticamente si facevano sepolture nobili, et pompose a gli huomini di buona vita, et veri amici et servi di Dio, per riputatione loro. Ilche fu osservato dal Popolo Hebreo inviolabilmente anco da' Gentili: come consta per la Sepoltura di Giacob, nel libro della Generatione: del Capitano Abner, nel secondo libro de' Re: del Padre, della Madre de' Maccabei, nel secondo loro libro: della Sepoltura di Giesu Christo in tutti gli Evangelisti. Et ancora che siamo certi, che questo serve poco all'anima uscita dal corpo, laquale come quella ch'è immortale, et in un certo modo quasi divina non ha bisogno di humane pompe: nondimeno si costuma ciò hoggidì lodevolmente,

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perche la sepoltura et pompose esequie da buon esempio a quelli, che vengono dopo noi, accioche con virtuosa emulatione si accendano anco essi in desiderio d'imitargli, et mediante le loro virtuose operationi sieno degni d'un tanto honore. Et per questo quelli, che rimangono fanno quell'ultimo honore con una pompa modesta al padre, al fratello, al parente, all'amico, al figliuolo, al prossimo, et a quel corpo, che molte volte fu habitatione dello Spirito santo, et dello stesso Giesu Christo per la santa communione, almeno il giorno di Pasqua essendo in vita ricevuto. Et quelli, che vanamente ciò biasimano spetialmente gli infernali Heretici non sanno quel, che si dicono, ne intendono l'honore, che Dio fa a' corpi di suoi fedeli, poiche cosi poco lo stimano. leggendosi che Giuseppe figliuolo di Giacob lasciò alla morte sua, che il suo corpo fosse portato a sepellire nella fossa di Chanaam, dove erano stati sepolti i suoi maggiori. Et se alcuni di loro con malignità mi ricercassero a che effetto serve questo, io gli risponderò, che quel santo Patriarca intendeva et voleva con questo mezo farci intendere, che si deve fare altro honore nell'ultimo a' servi di Dio, di quel che non si deve a quelli de gli infedeli. Et se fossero vietate da Dio le spese, che modestamente si fanno nella sepoltura, esequie del Christiano morto, Giesu Christo nostro Salvatore, et maestro non ci havrebbe dato lo esempio del suo medesimo corpo: ne havrebbe sopportato, che si fossero spesi tanti danari in Mirra, et Aloe per ungere il suo sacratissimo corpo, [p. 3r modifica]

che doveva ben presto ritornare in vita. Lequali tutte cose essendo state considerate dalla Maestà Catolica del Re Don Filippo nostro Signore (si come gia fece nella morte dell'Invittiss. Imperatore Carlo Quinto suo padre quando solennemente egli celebrò le sue Esequie in Brusselas: come nel libro della sua vita io dico) con pietoso et religioso animo, et con maturo conſiglio deliberò, che al suo Unigenito Figliuolo et Serenissimo Principe Carlo nostro signore, di gloriosa memoria, gli ultimi honori con funerale pompa si facessero, poiche al sommo Iddio era piaciuto di orbarlo di quello, chiamandolo a se ne' suoi piu floridi, et verdi anni, per farlo godere la su di altri Regni, et di piu sublimi Stati di quelli, che qua giu l'aspettavano a che sono uani, et transitori. Ilche fu tosto mandato in esecutione nel modo, che la Illust. Sig. V. intenderà leggendo la presente opera: nella quale si contengono le ſolennissime Esequie, che a quel Signor et Christianissimo Principe ſi fecero, con la cui morte tutti i Regni di Spagna hanno ricevuti una crudelissima, et horrenda percossa. Mi è parso dedicarla a Vostra Sig. Illustriss. perche le sia protettore spetialmente havendola io tradotta dalla nostra lingua Spagnuola, nella quale ha per difensor l'Illustrissimo, et Reverendissimo Cardinale Spinosa. Et anco per manifestarli l'animo mio pronto a farli ogni servitio che possa, quando con la gratia di Dio, et con la felice venuta di V. S. questi Illustrissimi Signori Venetiani, da quali è aspettata con molto desiderio, mi renderanno la [p. 3v modifica]

libertà V. S. adunque per la bontà sua si degnerà di raccogliere con allegro volto questo mio picciol sevitio, et di conservarmi nella sua buona gratia, che mi sarà sommo favore. et li bacio le mani.

In Venetia il XV. di Marzo. M D LXIX.