Relazione delli scavi fatti in Luni nell'autunno 1858 e 59/Scavi in Luni nel 1858

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Scavi in Luni nel 1858

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SCAVI IN LUNI

NELL’AUTUNNO 1858


Ne’ primi del Novembre 1858 furono riprese le escavazioni, lasciate l’autunno precedente, da quella camera lastricata di marmo; e se la sorte ci fu avara in questo scavo nello scoprimento di altre importanti iscrizioni, la quantità però, e la qualità degli oggetti trovati, compensò in qualche modo quel nostro desiderio; e come lo andamento dei lavori eseguiti non ci presenta cosa di considerazione speciale, questi tralasciando, ho preferito descrivere per separate materie, quelli oggetti medesimi.


IN ORO


Un’anello con corniola nel gastone; vi è inciso un cavallo marino, sopra un cornucopio, sotto un delfino.

(Bella incisione). [p. 6 modifica] Una sottile lamina, lavorata a guisa di foglia, è lunga 12 Cent.


IN ARGENTO


Anello con tre pietre dì cristallo di roccia, senza veruna incisione.

Picciola sfinge, di lavoro alquanto semplice.

Due anelli di filone liscio.


IN PIETRE DURE


Una corniola giallognola sù la quale sta incisa una vasca sopra una colonnetta; nel mezzo a quella, due spighe di grano, dai lati due branche o semplici cornucopj, e sopra a questi, due uccellini in atto di beccare le spighe.

Altra corniola, più grande, avente in’inciso Roma galeata sedente sul clipeo, tiene a traverso l’asta; dietro, una colonna sormontata da un vaso, innanzi un trofeo militare.

In diaspro sanguigno, Pallade con’elmo e morione, ha nella destra mano un fiore, poggia sul fianco la sinistra, a suoi piedi un timone.

Altra in diaspro giallo, presenta un leggiadro cavallo che pascola; incisione assai pregevole.

Altra in nicolo, un leone, che maestoso e grave sta per muovere il passo; sono ammirabili in questa i velli del leone per la finezza del lavoro.

Topazzo di bel colore, senza incisione, come lo sono [p. 7 modifica]due ametiste, a forma di cuore l’una, l’altra rotonda, infilate sul rame con altra grana di corniola.


IN BRONZO


Una graziosa statuetta che rappresenta la Fortuna Nemesi. Preziosa si rende questa figurina pei diversi emblemi dei quali va adorna, non che per la rara conservazione in tutte le sue parti. Ha il petto ignudo, traversato da una fascia, la lunga sua veste, che le scende sino ai piedi, si vede annodata sotto l’ascella sinistra; bipartita ha la chioma inannellata, in fronte il serto regale sormontato dal moggio, tiene con la destra il timone, e con la sinistra una doppia cornucopia, sù la quale scorgonsi due teste e alcuni frutti; una corona radiata le sovrasta. Greco-Romano apparisce lo stile di questa bella statuetta, alta 16 cent, compresovi il moggio.

Due piccole maschere sceniche.

Una medaglietta con sua attaccaglia, avente in basso rilievo un serpe.

Il braccio sinistro di una statuetta sorreggente un serpente.

Piccola stadera, lunga 24 cent.; porta da due lati li stigmi o note alla romana, conserva tuttora e lo anello onde sospendevasi, e quello con suo uncino da pesare. In sua origine esser doveva dorata, scorgendosene ancora le traccie.

Due cucchiai per sacrifici, uno più grande dell’altro; diverse fibule di lavoro differente, delle quali servivansi li antichi per allacciare le vestimenta, e annodare cingoli. [p. 8 modifica]Tre cassettine o porta odori, due tondi, quadrato il terzo: è da supporsi che questi servissero a racchiudere balsami odorosi, avendo ciascuno diversi buchi per la esalazione.

Due anelli con gastone quadrilungo, con semplice ornato. Due altri con nodo nel mezzo; veggionsi tutto di consimili nodi nelli moderni lavori, e volgarmente son detti, nodi gordiani Altro colle lettere N I scolpite sul gastone; altro con ape; molti altri senza lavoro, e decisamente lisci.

Quattro chiavi per scrigno o cofanetto, lavorate diversamente; una di queste, alquanto bella nel suo manico, pende tuttora da una intrecciata catenella.

Una picciola mezza luna.

Sei marchi o sigilli. Uno porta scolpite le lettere I.B. contornate da globuli; altro quadrato con L.V. sotto croce, il tutto entro una collana; altro tondo con N. B. in collana; altro più grande e quadrato, con croce nel mezzo, dalle parti due L.; altro tondo con M; altro finalmente quadrato colle lettere I.V.

Quattro borchie per decorazione di porta o frontone.

Una patera da sacrifizio; tintinnabulo grande, e due altri più piccoli, tre ami da pesca; vari stiletti, o punteruoli per incidere; 6 bottoni, diverse fibbie, due belle foglie, una grappa di ottima conservazione, e molte lamine e cornicette, alcune lavorate finamente.


IN FERRO


Un compasso di forma schiacciata, lungo 20 cent., assai corroso per la ruggine. [p. 9 modifica]Scure da percuotere la vittima nei sacrifizj; una lama di coltello pure per sacrifici.


IN PIOMBO


Piede di cavallo del peso di 13 kil.; due vasetti o piccole anfore coi suoi manici, e con foro; suppongo fossero pesi antichi.


IN MARMO


Cippo alto 50 cent. a forma di Clepsydra; vi si legge attorno la seguente inscrizione

M. HONORIUS ML. PHILODA.

L V. S. L. M.


Questa inscrizione onoraria è compresa in due linee.

Una figura maschile sdraiata; è nuda sino a mezzo il corpo; con la destra sorregge un manto che le scende ai piedi. Questa bella figurina, lunga 30 cent., è acefala, e mutilata dell’avvambraccio destro; bello n’è il panneggiamento, e degne di encomio le parti del nudo.

Magnifico fregio, lungo 42 cent., alto 7; presenta un contorno di grappoli e foglie.

Tre capitellini, uno dei quali, il più piccolo, si rende assai rimarchevole per leggiadra e variata scultura; passa nel mezzo delle sue volute un ben’inteso festone; ha soli 10 cent, di quadrato. [p. 10 modifica]Altri 4 Capitelli di ordini differenti, moltissime lastre, basi, e piccioli piedestalli.

IN TERRA COTTA


Un vaso, alto 60 cent. con bocca assai ristretta, e suoi manici, termina gradatamente in punta. Gli antichi usavano di consimili recipienti, tanto in bronzo, come il nostro figulino, per conservare il vino, l’olio, e gli unguenti; vennero poscia usati, come asserisce Varrone, pei sacrifizj.

Trovossi il nostro, murato, in postura orizzontale, sporgendo all’infuora del muro la sola bocca; per cui avvertiti in tempo, trovammo il modo di estrarlo intatto. Lo stesso era pieno di grano, annerito si per il tempo, ma conservatissima la specialità del genere.

Altri due vasi più piccoli, rotti in alcuna parte: erano dagli antichi chiamati Ovoscyphium.

Vasello lacrimatorio di sveltissima forma; è alto appena 8 cent.

Altro lacrimatorio; è una figurina alquanto rozza, a foggia d’idolo Egiziano; tiene fra le mani il bicchiere; sul di lui capo l’apertura onde ricevere le lacrime; ha il suo semplice manico, ed è alto cent. 12 ½

Tre antefisse, una, la più grande, alta 35 cent. è mirabile per la sua sveltezza, e pei fogliami di cui va adorno il vaso che si scorge nel mezzo: le altre due, di minor grandezza, portano mascheroni sormontati da fogliami.

Sei lucerne. Una con due leoni, e marchio al di [p. 11 modifica]dietro L. AMINI; altra con due lepri, e una collana di cuori, manca della parte posteriore; altra a globuli rilevati, e dietro N; altra con simili globuli e marchio CASVICT; altra semplice con STROBILI; altra con lupa stringendo fra le sue zampe un vaso di fiori; manca della parte posteriore; diverse cornici o listelli ornati, fra quali si notano, uno con bella Venerina, altro con delfino; altro con picciolo candelabro e fogliami intreccieti; sei pesi aventi il loro buco; infine molti pavimenti, la maggior parte erano costrutti di mattoncelli dello spessore di 3 cent., lunghi 9, i quali trovammo collegati con buon cemento, talchè erano pressochè tutti in perfetta conservazione.


IN AVORIO


Grazioso odorino o scatoletta per balsami odorosi; si apre, e da una parte vi si osservano alcuni fori.

Due dadi, l’uno quadrato, l’altro quadrilungo; portano entrambi i numeri da uno a sei, tre ruotelle, un picciolo mescolino rotto nel manico; aghi di diversa grandezza, aventi ancora la loro cruna, un bottoncino alquanto bello; un pezzo di tibia.


VETRO E PASTA VETRIFICATA


Diverse ampolle lacrimatorie; rotella di pasta rossoverde con quattro buchi nel suo contorno; pezzo di mosaico a scacchi rossi, turchini e bianchi; una piastra ruotella di svariati colori; vi si osservano graziosi ornati, e due azzurri uccellini. Frantumi di tazze, vasi e stoviglie d’ogni qualità e colore.

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MEDAGLIE


Si rinvennero, in gran numero, le solite medaglie, che tuttodì si trovano in Luni, dei Costanzi cioè, Costanti e Costantini, e molte ancora di Valente, Graziano, Gallieno, Massenzio e Massimiano, le quali credo inutile il descrivere; le poche degne di essere nominate, sono le seguenti:


Fra le Consolari


1. Denaro della Considia, con testa di Apollo, e sedia curule nel rovescio.

2. Denaro della Durmia, con la testa dell’Onore, e Parto genuflesso.

3. Asse G. B. della Matia.

4. Asse M. B. della Tituria.

5. Legione XV di M. Antonio.


Fra le Imperiali


1. Faustina trasportata dal Pavone in Cielo.

2. Elio Cesare, mez: br:, con la Fortuna e la Speranza nel rovescio.

5. Giulia di Severo, mez. br. con la biga.

4. Massimo, G. Br. con vasi pontificali.


IN ARGENTO


1. Macrino, con Felicitas Temporum.

2. Valeriano, con Gallieno e Valeriano iuniore.

3. 4. Due quinari, di Atalarico e Vitige.