Renovatione della Chiesa/Lettere dettate in estasi/V

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Lettera V

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Lettere dettate in estasi - IV Lettere dettate in estasi - VI

Al’ Nome dell’Antica, e nuova Verità

Al’ R.mo Padre Cardinale et Arcivescovo nostro [Alessandro de' Medici]

La sua humile ancilla, constretta dal Sangue dello svenato Agnello di cui voi tenete le chiave in tanta abbondanza in terra, per consumarsi più che non fa la cera al fuoco, non può e non deve far resistentia a tanta bontà di Dio. Però s’è mossa, superando la natura, le forze e il volere, per incitar voi a voler venire un’ altra volta a intendere il voler di Dio.

Charissimo, charissimo, charissimo a me, anzi al voler di Dio desideratissimo Padre, vi prego, anzi vi sforza, e è lo svenato Agnello, che non patisca, che non patisca più l’orecchie dell’eterna Sapientia e i preghi delle sue creature, non solo di queste qui presente, ma ancora fuor della città, che chieggon misericordia per la sposa Chiesa.

Dhe rimiri e risguardi quanto lo Agnello immaculato l’ama di particulare amore, volendogli fare intendere il suo volere e servirsi di lui a così grande opera. E lui lo sfuggie! Dhe non pigli, dhe non pigli queste parole da creatura alcuna, ma dall’istesso Dio, ma dall’istesso Dio! Dhe non vogli credere e non gli caschi nella mente che la luna si vogli fare equale né maggior del sole, perché come la Reverentia vostra sa, gli huomini si servono e del lume della luna e di quel del sole, massimo si servon di quel della luna nel tempo della notte. Tanto fa hora quel che si chiamò tante volte Figliuol dell’huomo, che si compiace di servirsi per alquanto del lume della luna, massimo per hora in questo tempo che siamo nelle tenebre. E come sapete, per servirsi del piccol lume della luna non vien per questo in dispregio el lume e chiarezza del sole; ma anzi vien, per la piccolezza del lume suo, a manifestare maggiormente la grandezza del lume e chiarezza del sole. Et non vogli tanto riposarsi nelle cose che procedon da Dio che lasci di metter in esecutione quel che ricerca da lui esso Dio. E ricordisi che esso Dio quando era quaggiù con noi disse che le vuolpe e gli uccelli hanno dove fare il nido, e il Figliuolo dell’homo non ha dove posare il suo capo (cf. Mt. 8,20; Lc. 9,58).

Non vuo stare in questa a narrarvi il voler di Dio, ma vi prego e sforzo a voler venire a intendere il voler di Dio. E ricordisi che l’increata Sapientia, Vita vitale, dolce e amabile, Vita per la cui vita tutte le cose vivono, senza la cui tutte si riducono in niente, et quello che à dato l’essere a tutte le cose e ancora a voi, si vuole servire di questo vile instrumento a farvi intendere la volontà di Dio, e vi prego e sforzo a voler venire inanzi passi il giorno di Maria, a voler venire a intendere la volontà di Dio. Non vi costringo a voler venire più che vi vogliate, ma non la mettere in oblivione, ancor che non fussi momento di tempo che non fussi fruttuoso. E quando non venga, sappia che non sarà di turbatione più che di contento, ancor che sempre ci fussi grata la venuta sua, dico dell’altre; ancor che a me il ritardar suo sia di gran pena per il desiderio che ho di fargli noto il voler di Dio, sendo del continuo da esso amoroso e svenato Agnello sforzata a ciò fare.

Dhe non vogli pigliare che quel che io gli dico sieno parole e consigli di creature, come gli ho detto, però che nulla gli dico come da me né come da altri mossa, ma solo, solo, come sforzata da CHRISTO crocifisso. Dhe venga, dhe venga a chiarirsi ormai della verità e a intendere il voler di Dio, e vedere se procede tal cose da esso Dio o dall’avversario suo. Et gli dico: ancor che ci trovassi la contrarietà sua, sento non dimeno nell’intrinsico mio che tal sia il voler di Dio, et parmi essere sforzata dall’istesso Dio a credere che ciò sia la stessa verità. E ancor che esso di ciò volessi far probatione, sappi che desidero venga a farla, tenendo ancora che essa probatione sia permission di Dio. Ma guardi in tal probatione di non passare l’ordini di esso Dio, che son preparata a sopportare ogni sorte di morte che quella sapessi trovare, purché esso venga a chiarirsi della verità e intendere il voler di Dio. E poi, creda o non creda che sia da Dio o sia illusione, non mi recherà n;e pena né contento, purché vegga che esso metta in esecution l’opera la quale mi trovo tanto essere sforzata a fargli noto.

So bene che sendogli porta e profferita una cosa di tanta importanza da una sì vil creatura, e tanto indifferente, non sarà morta in lui la potentia irascibile. Venga hormai, e vegga che non si v’a con simulatione e doppiezza, e che questo non è desiderio che proceda da me né da altra creatura. Et proceda esso in che modo gli piace, o con dolcezza o con asprezza, con giustitia o con misericordia, con ilarità o con severità, con amore o con timore, in che modo e’ vuole, dico con me e di me, non però con l’altre, che pure che io vegga che vogliate intendere il voler di Dio e metterlo in essecutione, quando patissi le pene dell’inferno mi sarebbe paradiso, e mettendosi in oblivione tal volere, il paradiso mi sarebbe inferno.

E ha da sapere vostra Signoria ill.ma che tutto quel che io gli dirò narrandogli il voler di Dio, che non sarà mosso da me né da altra creatura, che mi mancherebbon le forze e il sapere, sendo tal cose tanto contrarie e quasi abominevole alla natura mia. Ma tutto procedente, ma tutto procedente, ma tutto procedente da Dio, stessa Verità, la cui Verità sa che io non mentisco e che dico la verità; e essa Verità, scrutator de cuori, chieggo in testimonio di tutti e pensieri, parole e attione che ho fatto e farò in tal opera.


Horsù, vuò far fine con voi, che mai farei fine, per non lo impedire dagli altri sua negotii apparenti a lui di molto maggiore importanza di questo. Ma Dio sa, ma Dio sa se sono, però che tale opera è di tal qualità quanto si sia altra opera grande fatta da esso Dio. JESU dolce, JESU amore, JESU dolce, JESU Amore.

Del nostro monasterio di Santa Maria degli Angeli presso a San Fridiano, il dì 30 di luglio 1586.

L’humile Ancilla dell’humanato Verbo

S.or M.a Maddalena de’ Pazzi