Reso/Primo episodio
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Giunge un bifolco, e si rivolge ad Ettore.
bifolco
Sempre di tali nuove araldo giungere
a te debba, o signor, come ora io giungo.
ettore
Sempre i bifolchi hanno pel capo mille
goffi pensieri. Ai tuoi signori certo
tu giungi ad annunciar che i greggi figliano;
e non è questo il punto. E non conosci
la casa mia, la reggia di mio padre?
Corri a gridare lí, se il gregge prospera.
bifolco
Ricco pastor sono io: non lo contendo;
ma pur, l’annuncio ch’io ti reco è fausto.
ettore
Desisti e non parlar di villerecce
fortune: e spade e lancie ora s’impugnino.
bifolco
E di tali argomenti, a dir qui venni.
Un uomo amico tuo, d’Ilio alleato,
qui giunge, e guida un infinito esercito.
ettore
E di qual patria abbandonò le zolle?
bifolco
Di Tracia: è lo Strimon suo padre, narrano.
ettore
Reso! Ed è giunto, dici, nella Tròade?
bifolco
Sí: metà del mio dir tu mi risparmi.
ettore
E come i vasti piani abbandonò
adatti ai cocchi, e ai balzi d’Ida venne?
bifolco
Non lo so bene; ma mi sembra facile
argomentarlo: ché impresa da poco
non è, di notte muovere un esercito,
quando si sa che di nemici è piena
tutta la terra. Eppur tra le boscaglie
giunse di notte, e gran terrore infuse
in noi bifolchi che sul balzo d’Ida,
nativo antico della terra altare,
abbiam soggiorno: ché con gran frastuono
incedeva, scorreva il Tracio esercito.
Percossi di terror, che degli Argivi
non giungesse taluno a far bottino,
a saccheggiare le tue stalle, i greggi
conducevamo sulle vette, quando
le orecchie mi colpí di non ellènica
loquela il suono; ed il terror cessò.
lo mossi allora; e ad un uom che giungeva
esploratore del signore, chiesi
con traci accenti il condottier chi fosse
di quelle schiere che giungeano a Troia,
e di qual padre. E quando tutto seppi
ciò che bramavo, stetti; e Reso vidi
sopra un carro di Tracia, a un Nume simile.
Un giogo d’oro costringeva i colli
di due puledri, piú che neve candidi:
di fregi d’oro impresso, e di cervici
equestri ornato, rifulgea sugli omeri
uno scudo di bronzo, ed una Gorgone
simile a quella ch’à la Dea su l’egida
terrore alto dai fitti tintinnaboli
crepitanti, spirava. E dell’esercito
nessuno far, tant’era immane, il novero
potrebbe: molti i cavalieri, molte
dei pèltasti le schiere, i lanciatori
di frecce, molti, e molti si addensavano
vèliti, in tracia veste. Un uomo simile
giunge a Troia alleato: alle sue mani
sfuggire non potrà, né stando in campo,
né con la fuga, il figlio di Pelèo.
coro
Se son propizi ai cittadini i Dèmoni,
la crollante fortuna al meglio volge.
ettore
Or che fortuna volge favorevole
alla mia lancia, e Giove è dalla nostra,
amici molti troverò; ma d’uopo
di tali amici non ho già, che prima,
allor che Marte rabido soffiava
impetuosamente, e lacerava
della città la vela, non accorsero
alla fatica. Quale amico fosse
di Troia, Reso ha ben mostrato: è giunto
all’ora del banchetto. E non ci fu,
l’asta non impugnò, quando alla preda
erano stretti i cacciatori attorno.
coro
Tali amici a ragione spregi e biasimi.
Ma chi Troia aiutar vuole, gradiscilo.
ettore
Bastiamo noi: la difendiam da tanto.
coro
Già sconfitti i nemici aver tu credi?
ettore
Lo credo: e al nuovo dí si vedrà chiaro.
coro
Varia fortuna assai: temo il futuro.
Respinger gli alleati, è gesto, o re,
troppo arrogante: il solo aspetto loro
terrore agl’inimici incuterà.
Se pur non alleato, ora ch’è giunto,
degli ospiti alla mensa ospite sia,
poi che le grazie perse ha dei Priamidi.
ettore
Bene tu mi consigli, e bene vedi
quanto è opportuno, tu: di Troia questo
Reso alleato sia, che, come dice
l’araldo, brilla di tant’arme d’oro.
Si trae da parte.