Rimatori siculo-toscani del Dugento/III - Rimatori pisani/IX. Natuccio Cinquino/II
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II
1.
A Bacciarone di messer Bacone
Perché il peccato sia più amato che fare e dire il bene.
Aldendo dire l’altèro valore,
che ’n vostro core — regna a compimento,
distringemi d’averne acontamento
per dicimento — o per altro labore.
E conoscenza aggio che ’n me fiore
no è lo core — d’aver ciò talento;
ma volontà mi dona movimento
ch’apparimento — faccia all’alto fiore.
Unde dimando vo’: — Perché ’l peccato
è piò amato — che ’l ben fare o dire,
poiché di gir — savemo a perdizione? —
E ciò credo sia senza questione,
qual è cagione — che ciascun, ch’è nato,
par ch’obbriato — aggia ’l sommo Sire.
2
Risposta di Bacciarone
Il peccato è amato più del bene a causa dell’abitudine,
che è più forte della natura e della ragione.
Tua scritta intesi bene lo tinore:
conoscitore — bon sarei contento
esser di ciò che fu tuo piacimento
dimandamento — farmi del follore,
che ’n dei più regna d’esser facitore
contr’al signore, — non hano spavento:
parlo ’n comuno d’esto marrimento,
no ched eo sento, — di ciò guardatore.
Unde rispondo a te e’ hai dimandato:
— Saggio se’ nato, — se ben sai finire,
là u’ ’l fallire — e il ben fa locagione.
Usanza vince natur’e ragione,
perché fellone — fa ’l malvagio usato
’om ordinalo — pur a ben seguire. —