LIX. Sonetto del Bernia [Dell'anticaglie e de' suoi parenti]
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19 settembre 2008
75%
letteratura
<dc:title> Rime </dc:title>
<dc:creator opt:role="aut">Francesco Berni</dc:creator>
<dc:date>XVI secolo</dc:date>
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Rime - LIX. Sonetto del Bernia [Dell'anticaglie e de' suoi parenti] Francesco Berni XVI secolo
LIX. Sonetto del Bernia [Dell'anticaglie e de' suoi parenti]
Non vadin più pellegrini o romei
la quaresima a Roma alle stazzoni,
giù per le scale sante ginocchioni,
4 pigliando l’indulgenzie e i giubilei;
né contemplando li archi e’ colisei,
e’ ponti, li acquedutti e’ settezzonî,
e la torre ove stette in doi cestoni
8 Vergilio , spenzolato da colei.
Se vanno là per fede o per desio
di cose vecchie, vengan qui a diritto,
11 ché l’uno e l’altro mostrerò lor io.
Se la fede è canuta, come è scritto,
io ho mia madre e due zie e un zio,
14 che son la fede d’intaglio e di gitto:
paion gli dèi d’Egitto,
che son de gli altri dèi suoceri e nonne
17 e fûrno inanzi a Dëucalïonne.
Gli omeghi e l’ipsilonne
han più proporzïon ne’ capi loro
20 e più misura che non han costoro.
Io li stimo un tesoro
e mostrerògli a chi gli vuol vedere
23 per anticaglie naturali e vere.
L’altre non sono intiere:
a qual manca la testa, a qual le mani;
26 son morte e paion state in man de’ cani.
Questi son vivi e sani
e dicon che non voglion mai morire:
29 la morte chiama et ei la lascian dire.
Dunque chi s’ha a chiarire
dell’immortalità di vita eterna,
32 venga a Firenze nella mia taverna.