Rime d'amore (Torquato Tasso)/369

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369. O con le Grazie eletta e con gli Amori

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369. O con le Grazie eletta e con gli Amori
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369.


LA BRUNA

ancella di leonora thiene sanvitale contessa di scandiano.

I.


O con le Grazie eletta e con gli Amori,
     Fanciulla avventurosa,
     A servire colei che dea somiglia,
     Poi che ’l mio sguardo in lei mirar non osa
     5I raggi e gli splendori
     E ’l bel seren de gli occhi e de le ciglia,
     Né l’alta meraviglia
     Che ne discopre il lampeggiar del riso,
     Né quanto ha di celeste il petto e ’l vólto,

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10Io gli occhi a te rivòlto
     E nel tuo vezzosetto e lieto viso
     Dolcemente m’affiso.
     Bruna sei tu ma bella
     Qual vergine vïola; e del tuo vago
     15Sembiante io sí m’appago
     Che non disdegno signoria d’ancella.
Mentre teco ragiono, e tu, cortese,
     Sguardi bassi e furtivi
     Volgi in me, del tuo cor mute parole,
     20Ah! dove torci i lumi alteri e schivi?
     Da qual maestra apprese
     Hai l’empie usanze e ’n quai barbare scole?
     Cosí mostrar si suole
     La tua donna superba incontra Amore,
     25E fulminar da gli occhi ira ed orgoglio;
     Ma tu del duro scoglio
     Ch’a lei cinge ed inaspra il freddo core
     Non hai forse il rigore:
     Non voler, semplicetta,
     30Dunque imitar de la severa fronte

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     L’ire veloci e pronte,
     Ma, s’ella ne sgomenta, tu n’alletta.
Mesci co’ dolci tuoi risi e co’ vezzi
     Solo acerbetti sdegni
     35Che le dolcezze lor faccian piú care;
     Ned ella a te gli atti orgogliosi insegni
     E i superbi disprezzi,
     Ma da te modi mansueti impare.
     Oh, se tu puoi destare,
     40Scaltra d’Amor ministra e messaggera,
     Fra tante voglie in lei crude e gelate,
     Scintilla di pietate,
     Qual gloria avrai dovunque Amor impera!
     Tu voce hai lusinghiera
     45E parole soavi,
     Tu i mesti tempi e’ lieti e tu de i giochi
     Sai gli opportuni lochi,
     E tieni di quel petto ambe le chiavi.

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So ch’ella, affissa a i micidiali specchi,
     50Suoi consiglier fedeli,
     Sovente i fregi suoi varia e rinnova;
     E, qual empio guerrier ch’arme crudeli
     A battaglia apparecchi
     Le terge ad una ad una e ne fa prova,
     55Tal ella affina e prova
     Di sua bellezza le saette e i dardi
     Se siano acute e salde. — Al cor non giunge
     Questo, ma leggier punge:
     Quest’altro — dice — uccide sí ma tardi:
     60Da questo uom che si guardi
     Può schermirsi e fuggire:
     È inevitabil questo. — Or tu, ch’intanto
     Il crin l’adorni e ’l manto,
     Cosí le parla e cosí placa l’ire: —
65O de l’armi d’Amore adorna e forte,
     Guerriera ribellante,
     Che lui medesmo che t’armò disfidi,
     Qual petto è di diaspro e di diamante
     Che di strazio e di morte

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     70Al balenar de gli occhi tuoi s’affidi?
     Chi non sa come uccidi?
     Ma chi sa come sani o come avvive?
     De l’armi tue sol le virtú dannose
     Son note, e l’altre ascose.
     75Perché di tant’onor te stessa prive?
     Ah! luci belle e dive,
     Ah! voi non v’accorgete
     Ch’a i vostri rai rinovellar vi lice
     Un cor quasi Fenice
     80E le piaghe saldar ch’aperte avete?
Or, che tutti son vinti i piú ritrosi
     E i piú alpestri selvaggi,
     Scoprite altro valor in altri effetti:
     Dolci gli strai vibrate, e misti i raggi
     85De’ folgori amorosi
     Sian con tempre di gioie e di diletti:

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     Sani i piagati petti,
     E ne’ cor, per timor gelati e morti,
     Desti spirto di speme aure vitali.
     90Oh fortunati mali!,
     Diranno poscia: oh liete e care morti!
     Né piú gli amanti accorti
     Temeran di ferita,
     Ma di morir per sí mirabil piaghe
     95Farà l’anime vaghe
     Un bel desio di rinnovar la vita. —
Cosí le parla, e con faconda lingua
     Lusinga insieme e prega,
     Ch’al fin si volge ogni femmineo ingegno.
     100Ma, che rileva a me, se ben si piega?
     Cresca pure ed estingua
     Gl’illustri amanti il suo superbo sdegno:
     Me, nel mio stato indegno,
     L’umil fortuna mia sicuro rende.
     105Vil capanna dal ciel non è percossa,
     Ma sovra Olimpo ed Ossa
     Tuona il gran Giove e l’alte torri offende;
     Quinci ella esempio prende.
     Ma tu, mio caro oggetto,

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     110Non disdegnar che la tua fronte lieta
     Del mio desir sia meta,
     E fa’ de’ colpi tuoi segno il mio petto.
Vanne occulta, canzone
     Nata d’amore e di pietoso zelo,
     115A quella bella man che con tant’arte
     L’altrui chiome comparte:
     Di’ che t’asconda fra le mamme e ’l velo
     Da gli uomini e dal cielo.
     Ah! per Dio, non ti mostri;
     120E, se scoprir ti vuol, ti scopra solo
     A l’amoroso stuolo;
     Né leggano i severi i detti nostri.