Rime varie (Alfieri, 1903)/LXXXVIII. Chi vuol laudare la mia donna tace

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LXXXVIII (1783). Chi vuol laudare la mia donna, tace

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LXXXVIII (1783). Chi vuol laudare la mia donna, tace
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LXXXVIII (1783).

Chi vuol laudare la mia donna, tace;
Tanta lo prende nuova maraviglia,
Che impresa ei troppo stimerebbe audace,
Parlar di cosa, cui nulla somiglia.

L’invidia pur, che in suo livor si sface,
Spesso a biasmarla arditamente piglia;
Ma poi vedendo che biasmata piace,
Anch’essa di tacer si riconsiglia.

Per tutto ov’ella in sua beltade passa,
Un non so qual dolce tremor nel core,
E un profondo silenzio addietro lassa.

Ciascun vuol farle, e non sa come, onore:
Con sua modestia ella ogni orgoglio abbassa;
E tutti abbaglia l’alto suo splendore.