Rime varie (Alfieri, 1912)/VII. Invettiva contro Roma

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VII. Invettiva contro Roma

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VII. Invettiva contro Roma
VI. Sospiri d'amore, canzone VIII. Alla Morte

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VII [xvi].1

Invettiva contro Roma.

Vuota insalubre regïon, che stato
Ti vai nomando, aridi campi incolti;

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Squallidi oppressi estenüati volti
4Di popol rio codardo e insanguinato:2
Prepotente, e non libero senato3
Di vili astuti in lucid’ostro4 involti;
Ricchi patrizj, e piú che ricchi, stolti;
8Prence, cui fa sciocchezza altrui beato:5

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Città, non cittadini; augusti tempi,
Religïon non già; leggi, che ingiuste
11Ogni lustro cangiar vede, ma in peggio:6
Chiavi, che compre un dí schiudeano agli empj
Del ciel le porte, or per età vetuste:7
14Oh! se’ tu Roma, o d’ogni vizio il seggio?8


Note

  1. Vincenzo Monti, in una lettera a Giovanni Gherardini a proposito di questo sonetto scriveva: «Allorché A. fu espulso da Roma, questo fiero ingegno scrisse contro il papa, contro la nobiltà e tutto il popolo romano un atroce e sanguinoso sonetto»: l’anno in cui l’A. fu espulso da Roma, o, per usare un eufemismo, fu invitato ad andarsene perché ormai la sua relazione con la Contessa d’Albany era a tutti nota e il Cardinale di York, cognato di lei, non voleva tollerare sí fatto scandalo, è il 1783; ma evidentemente il sonetto fu divulgato, non composto in quell’anno, sí nel dicembre del 1777, come risulta dal ms. e come è riconfermato nel seg. passo dell’Aut. (IV, 6): «In quell’autunno dunque sendomi da un mio conoscente proposto piú volte d’introdurmivi [in casa della Contessa d’Albany], io credutomi forte abbastanza, mi arrischiai di accostarmivi: né molto andò ch’io mi trovai quasi senza avvedermene preso. Tuttavia titubando io ancora fra il sí e il no di quella fiamma novella, nel decembre feci una scorsa a Roma per le poste a cavallo; viaggio pazzo e strapazzatissimo, che non mi fruttò altro che d’aver fatto il sonetto di Roma, pernottando in una bettolaccia di Baccano, dove non mi riuscí mai di poter chiudere occhio». Cosí stabilita la data della composizione di questo sonetto, diremo che colui il quale ebbe incarico di rispondere all’A. fu Vincenzo Monti che gli rovesciò addosso quattro sonetti, di cui ciascun verso è un’atrocissima ingiuria: ne riferiremo uno:
    Un cinico, un furente, un d’ogni Stato
    Furente turbator, fabbro d’incolti
    Ispidi carmi, che gli onesti volti
    Han d’Apollo e d’Amore insanguinato,
    In cattedra di peste e nel Senato
    Siede degli empi nell’errore avvolti
    E dardi vibra avvelenati e stolti
    A Cristo, a Pietro al successor beato.
    Bestemmia, il maledetto, altari e tempi
    E banditor di ree dottrine ingiuste
    Declina il meglio, e si abbandona al peggio.
    Ma il ciel confonde la ragion degli empi
    Né per novelle scosse e per vetuste
    Della casa di Dio vacilla il seggio.

    Dopo il Monti, una quantità di poeti minori, Antonio Scarpelli, Mario Bonadies, l’abate Tarducci, l’abate Sparziani lanciarono contro l’A. sonetti e distici latini (Vegg. G. Del Pinto, Il son. dell’A. contro Roma in Nuova Rassegna del 22 aprile 1894 e G. Mazzoni nel vol. In biblioteca - Per un sonetto).

  2. 1-4. Non v’ha dubbio che a questa fosca pittura dello Stato romano nel 1777, abbia contribuito, oltre lo spettacolo di squallore e d’insolente magnificenza che l’A. aveva sott’occhio, la lettura di una parte dell’Epistola a’ Romani del Voltaire, che mi piace di riferire: «J’ai pleuré dans mon voyage chez vous, quand j’ai vu des Zocolanti occuper ce même Capitole oú Paule Émile mena le Roi Persée, le descendant d’Alexandre, lié à son char de triomphe; ce temple oú les Scipions firent porter les dépouilles de Carthage, oú Pompée triompha de l’Asie, de l’Afrique, et de l’Europe; mais j’ai versé des larmes plus amères quand je me suis souvenu du festin que donna César à nos ancêtres, servi à vingt-deux mille tables, et quand j’ai comparé ce congiaria, ces distributions immenses de froment avec le peu de mauvais pain que vous mangez aujourd’hui, et que la chambre apostolique vous vend fort cher. Hélas! Il ne vous est pas permis d’ensemenceriez-vous? Il n’y a pas un citadin parmi vous, excepté quelques habitans du quartier Transtevère, qui possède une charrue.... Votre climat n’a guere changé, quoiqu’en dise. Qui donc a pu changer à ce point votre terrain, vos fortunes et vos èsprits? D’oú vient que la campagne, depuis les portes de Rome à Ostie, n’est remplie que des reptiles? Pour quoi de Montefiascone à Viterbe et dans tout le terrain par le quel la voie Appienne vous conduit encore à Naples, un vaste désert a-t-il succedé à ces campagnes autrefois couvertes de palais, de jardins, de moissons ed d’une multitude innombrable de citoyens?... J’ai vérifié qu’une année commune il n’y nait aujourd’hui que 3.500 enfants: de sorte que sans les Juifs, les prêtres et les étrangers, Rome ne contiendrait pas cent mille habitants» (Oeuvres, Gotha, 1786, XXXIII, 429 segg.). Insalubre era ancora nel 1777 la regione romana, perché Pio VI, salito da poco al Pontificato, aveva solamente iniziati gli studii per il prosciugamento delle Paludi Pontine, giovandosi dell’opera degli idrografi Boldrini e Zanotti e del geometra Angelo Sani. Insanguinato, facile all’omicidio, e al brigantaggio, se pure non è da riferirsi ai numerosi supplizi che allora infliggevansi in Roma; già nel secolo antecedente Traiano Boccalini aveva scritto nella Bilancia politica (I, 119): «I giudici di Roma sono tanti macellari; menano giú il coltellaccio a rovescio, se una borsa di scudi non gli sospende il colpo....».
  3. 5. Senato, l’assemblea dei Cardinali, il Sacro Collegio.
  4. 6. Ostro, porpora.
  5. 8. Proprio in quell’anno 1777 l’A. scriveva al cap. 8° del libro I della Tirannide: «Un popolo, che crede potervi essere un uomo, che rappresenti immediatamente Dio; un uomo che non possa errar mai; egli è certamente un popolo stupido. Ma se, non lo credendo, egli viene perciò tormentato, sforzato e perseguitato da una forza superiore effettiva, ne accaderà che quella prima generazione d’uomini crederà nel papa, per timore; i figli, per abitudine; i nepoti, per stupidità. Ecco in qual guisa un popolo che rimane cattolico, dee necessariamente per via del papa e della inquisizione, divenire ignorantissimo, servissimo, e stupidissimo».
  6. 10-11. Ricordano questi versi quelli danteschi (Purg., VI, 152) intorno a Firenze:
    .... fai tanto sottili
    Provvedimenti che a mezzo novembre
    Non giunge quel che tu d’ottobre fili. Nel ms. due versi di questa terzina suonano cosí:
    Non Religion, leggi arbitrarie ingiuste
    Male ordinate ed eseguite peggio...
  7. 12-13. Le chiavi di San Pietro – intende l’A. – un giorno aprivano a chi pagasse le porte del paradiso, ora son cadute in discredito. In quel per età vetuste è una inutile ripetizione: tutto è vetusto per l’età e tutto per l’età è vetusto.
  8. 14. L’Ariosto (Orl. fur., XVII, 76):
    O d’ogni vizio fetida sentina,
    Dormi, Italia imbriaca....