Risposta di donn'Ippolito Chizzuola alle bestemmie et maldicenze contenute in tre scritti di Paolo Vergerio contra l'Indittione del Concilio/Alle maldicenze, et bestemmie contenute nel terzo scritto

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Alle maldicenze, et bestemmie contenute nel terzo scritto

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Alle calunnie, et bestemmie del Vergerio, contenute nel suo secondo scritto

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RISPOSTA DI

DONN'IPPOLITO CHIZZUOLA,

CANONICO REGOLARE

LATERANENSE.


Alle maldicenze, et bestemmie contenute nel terzo scritto del Vergerio, fatto contro, l'Indittione del Concilio di Trento, publicata da Pio Quarto.


SS
E quando entrai nell'impresa di rispondere a gli scritti del Vergerio, m'havessi pensato d'arrivare, ove già ora mi veggo giunto, non so se cosi leggiermente mi ci fossi posto: Concio siacosa, che non essend'io usato di far satire, nè di morder alcuno (come ne può far ampia fede chi mi conosce) ora dal velenato dire, et dal proceder insolente che serva costui Escusation dell'autore per cagion delle parole mordaci usante contra'l Vergerio.nel ragionar de nostri più onorati soggetti, mi veggo tirato fuor di tutti i consueti miei termini, et condotto fra i confini (quanto sia per la mostra delle parole) d'huomo maledico, et mordace; cosa che tanto più odio in me stesso, quanto son solito di detestarla in altrui. Ma chi potrebbe qui astenersene, abbattendosi in persona di si ostinato, et diabolico animo, rivolto tutto a far ogni sorte di male fra l'anime Cristiane, quanto è quello del misero Vergerio? Io invoco qui Iddio per testimonio nell'anima mia, che quanto più prendo a sdegno, et riprendo la rabbia che egli ferva contra di noi, tanto più amo et ricerco la sua salute, et di tutto il resto a lui simile, di sorte [p. 179 modifica]contra'l terXofcrìtto del P erg. IJ 9

che odiando i feci empi,& rei coitomi, amo & offerito in tot- ro ciò la le 2 °e diuina. onde poffo dir con ragione, in qucfto Cio ln qnos odio habui,&legcm tt»m dilettile. Penero P p ,, * Vemerio &poueriicomplici Puoi, Che fe per pietà di Dio mcb

foife lór moftro un giomoV llo > ch ^ h ? ? edut f fcor , rend< J

per le lor tane,nó men fatebbon predi a (aitarne fuon,di quel fo che fi faccia il uillano, quando fiotto qualche frondofo arbore ouero entro qualche frefica tomba ritirato, per fuggir l’ardor del fiole,& ripofarfi alquanto dalle importune fatiche,

s’incontra àlllmprouifio in un fiero fierpente , o altro piu fipa- uentofio animale,che arricciar gli faccia ogni fiuo pdo in do.fi fio. Ma quanto fono tutti coftoro degni di compaffione, g a rheìloraticartraficorpionièloroundiletto,& 1 elfierauolt ,

& tenuti dretti da nodofi

ro neHacro fonte,quando per Crifto furon nnouati alla bella E F'4* Co **3 imasinediDio,&inifeàbio haimprefiein lor nuoue foime,

Sue figure contrarie in tutto alla fiua primato come bra T us ammo merei io qui di ritrouar parole cóformi a quel che ho nel co- eg i ere ic. mto per ifpiegar almeno in parte lo ftrano cafio auenuto lo- r^mentrecheaallematerneecclefiaftiche calèfifonprecipi tati in fi orribil grotte. o quanto fon'or da fie fteffi diuerfi,già che nè atti,nè parole,nè uolto, hanno piuchefien conformi allo fiato di prima. Chi può qui piu riconoficer alcun di effi, efièndo mutata la fede,il grado,& lordine di ciafcuitaler .C era noli è piu fedele alla fiua madre,obediente a fiuoi paftori,

& amoreuolc a’fiuoi cari fratellùMa per l’amòr della fetta nuo ua,odia noi, fiuoi fratelli, fit ibella ai Prelati, fiuoi pafton difiorezza la Romana Chiefia, che gli ha partoriti. o trastor- matió peliima,della quale già coli difièd falmo, 7 !7 ' [p. 180 modifica]

Gli eretici fono Rati entro dUa Chic fa.

Gli eretici fi fono feparati dalla cbiefa . z.TWf.j .

Veretico in luogo diragio nc ha il furo*

re.

Spirito di li-, berta.

Generation di vipere ,

Vritghi della Chiefa fatti a gli eretici. Gal, q.

18 o Donni 1 Ippollpù

' K, CC if T 3 u “ lua f e ™ nt * utero,loquuti funt falfa,Fu:

rorillis fccundum fimilitudmem ferpentis, ficut a/pidis fiur- da?,& obturantis aures fuas, quaé. non exaudiet uocem incan- tantium,& uenefici incantante fapienter,&c. Già tempo fu. ch e ancor gli ereria fi ntrouauano entro le uifeere deila fanta madre Chiefa ; & già fu tempo , che e/fi ancor erano come fi. giiuol! tra le braccia di quella portati: Ma da fe M/i fon ora fatti lontani 5 & fono tifati dal neutre, & dal petto, & dalle braccia. & perciò come fanciulli faiz a guida fùbito hanno ei rato : Percioche chi dalla Chiefa fi parte, fubito erra : nè fo Io quello, ma errando e/fi,fubito han dato materia di errar ad altri. Pero,loquuti funt falfa : hanno, con la bugia predicata, fedutto altrui ; onde rApoftolo di tali di/Te,Errantes & in er- roiem mittentes,&c. & perche nel tutto fon trasformati, pero in luogo di ragione hanno un uelenofo furore : il qual furo re (come gente che piu non difcorre,nè piu intende) e/fi chia mano Spinto di libertà. Sotto il cui preteflo,fi fanno lecito ^ ar pofano córra la fua feon/òlata madre Chiefa di Cri/lo, per il cui danno da ogni lato, nelle paro le 5 & ne ì fatti,/piran contra di lei,non altro,che to/fieo,e uele no : come feme appuro di quell’antico ferpe, che a rouina del la Chiefa ftefla fedufie ì primi padri ; & come generation di vi pere, fputano fempre ueneno. Onde ne detti loro fon detrat tori della Chiefa j beftemiatori del fommo facerdote & male dm! contra ogni Catolico,& religiofo foggetto. Et che altro miglior indino hauer fi può dell mterior lor ueleno, che ue- der fi belle proue ? Furor illis fecundum fimilitudinem ferpé- tis. Ma ci e poi di peggio,che pregati, & /congiurati dalla pie tofa madre, che ritornar uogliano all’antico loro albergo, & che fi rivolgano di nuouo a Cri/lo,e/fi,come afpide fiordo,/la no ruttatila piu chinati, &.chiudono l’orecchie alle cópaffio- neuoluoci della /le/là madre loro,Iaqual ad ogn’or grida,cofi dicendo^ihoh mei,quos iterurn partirio donecfo?metur in nobis Chri/lusjcome dire,Oimè,non fiere piu uoi, già era in yoi la forma di Cn/lo : ma cruna crude! Circe ui ha tramuta

t [p. 181 modifica]contrai ter%oferino del Verg. j 81

ti .O infenfati,quis uos fafcinauit non obedire ueritati ì Già G 4 /. 3 . hauefte forma difedeli,or fiere eretici; perciò nó hauetepiu forma che buona fia. Adunque cangiateui, & ritornate alla effigie uera di Crifto,Donec formetur in uobis Chriftus» Co fi,dico, gridando ogn’or la Chiela per riuocargli , elfi ogn’or piu fi fan ritrofi,& meno afcoltano:però che tra l’altre forme, che han preio di nuouo contra quella di Crifto, hanno in fu* premo grado quella dell’afpide fiordo, oftinato ad ogni uoce, Afridc fori*. per gagliarda che firn, che lo uoglia fmouere dalle fiue oleure grotte. onde elfi nè da ragion alcuna molli, nè per confiuetu- dine antica mutati ; nè per la uiua forza d’autorità de fanti pa dri conuertiti ; Ibi fi ftàno immerfi nell’oftinatione de lor prò prij errori,a guila dell’afpide,che fi refta nelle cauerne,non a- fcoltandola uoce dell’incantatore,quando ad uficirlo sforza: compdration coli coftoro (fecondo il detto di Crifto in S. Giouanni ) ama- tr<t Valide er no di maniera le lor tenebre, che odiano la luce, la quale la Eretico. Gliela uorrebbeamminiftrar loro cauandogli da’ lor errori: lodn ’ 5* ma elfi dal cieco furor guidati per ftarfi empi non uogliono udir il canto della chiefa, Tanquam alpidis fiurdee & obturan- tis aures fuas, qua* non exaudiet uocem incantantium, & ue- nefici incantantis fiapienter, &c. Tutto quello opera in loro , f

l’oftination che è proprietà dell’erefia. Et per tanto non è l ° q gran marauiglia,fie con quante fatiche fi faccia il Papa, & con quante ragioni alleghi, perche debbiano uenir al Concilio, efisi nondimeno,fi Hanno fin qui, ritrofi, allegando uarie ficu- fq,per non uenire.Ncl primo fcritto ha detto il trasformato, Wg f c d e ^.incantato Vergcrio,chc nó uengono,perche non fon chia- i0r ' “j r ^ l ^~ mati ma efclufi .Nel fecondo dice,che non uengono,perche ne { . a er ^J Jj, ancor che fieno chiamati, ogni cola è finta, per trappolargli. ^fuenir d Qui nel terzo dice,che non uoglion uenire, perche i faluicon Conc m 0 . dotti fon fiati lor ; rotti. & chi può qui coprire l’oftination lo- ro>& il furore cieco, per lo quale Dilexerunt magis tenebras io. 3 . quàmlucem ì Come è pófsibile, che le non fonerò piu che accecati,non fiaccorgcftcro almen del lor gran fallo,leggende» tu tuigiorno, come leggono nelle fcritture, la differenza ■ , che [p. 182 modifica]i 8 2 Hìfpofta di Donrt Ippolito

Gli eretici e* che fi fa tra i Catolici & gli eretici ? Legga chi uuole, & tro* feono , c ricu uerà una delle differenze effor tale,che gli eretici fon quei che tolici Jl rcftd» efcòno,& i Catolici fon quei che rimangono. Difte fan Gio. «o • danni, Exierunt quidam ex nobis, fod non erant ex nobis :fi

i .loan.z. énim éx nobis fuiffont,manfiffont utique nobifcum,&c.& come poteua dirlo piu chiaro ? Ha detto qui il (almo, Alienati E/*, font pcccatores a uulua, &c. Dilfe Iddio per Efaia profeta

Audite me domusIacob,& omne refiduum domus Ifraeli & parla qui fua Maeftà a coloro, che erano come Catolici re- ftati con elfo feco : però gli chiama Refiduum. & foggiunge* Qui portamini a meo utero,qui geftamini a mea uulua, ufque* adfone<5tamegoipfo,&ulqueadcanos meos ego portabo. Ego feci,& ego feram,ego portabo, & fàluabo, &c. nel che moftra chiaro,che i Catolici non efeono, ma fi ftanno come figliuoli nel uentre, & fi lafciano portar da quel uentre oue fi L4 chiefajil ritrouano : il quale non è altroché la Chiefa, proprio uentre proprio uetre di Dio,oue tutti i figliuòli di fua Maeftà fono generati, porta- diDio. ti,&alleuati. Ma per contrario gli eretici da quefto uentre efcono,& fi ficcano in altri luoghi in ofeure grotte,& tombe, Le grotte de che fono le uarie fotte. Però a tali grida Iddio con dire, Re- gli eretici fo * cordaminiprioris foculi,quoniamegofumDeus,&noneft noie nane [et ultra me Deus, nec eft fimilis mei, &c. & uuol dire , per qual cagion uolete ufeir uoi dallo ftile antico, & dal culto, in che alleuati fiete ? Ricordatiui, che quello è il uero,nel qual m’ha uete adorato in uerità,& or non adorate piu me,ma altri Dei, i quali non fono limili a me fe fofièro ben tutti d’oro mafsic- cio. Adunque ritornateui onde fiete ufeiti. Tutto ciò uolle dir Iddio in quel luogo. Se dunque chi efee è eretico, & chi rimane è Catolico,è pofsibile, che tanta cecità regnar polfa in alcuno, che non s’accorga qual fia ufoito j cioè fo egli da noi, g ?mentori 0 no j da c flr 0 ? £ t f e ritroua che elfo fia ufoito da noi, già che delle fette fono fa principio gli inuentori della fua fetta nacquero, & furono ufeiti da noi. a j| euat ] tra no j } come in tal propofito Martin Lutero no può negare ; come può eflere che non confefsi chiaro di effere in errore ? Ma fo ben’io onde tutto ciò nafee.Nafee dalla crude!'

trasformatici! [p. 183 modifica]contraiter{o ferino del Verg. 18 *

trasformatoti fatta dallempia & federata maga , la quale in luogo di.lume d’intelletto & di ragione, ha impreflo in loro un’oftinato furore;& per do,non Polo non fi riconolcono;ma fi danno a credere d’hauer’ogni giufta cagione centra di noi, .

di quello,che dii ne meritano ogni caftigo. & pereto come fe “

loro foffe (lato il Papato,con l'attincnze di quello, crmuouo no guerra per torcielo dalle mani,& come fe le citta,& lo Ita- & ^

co temporal della Chiefa foffe fiato lafciato loro da lor padri ^ ^ & auoli ; Se che dal Papa tirannicamente gli folte poi fiato le l( ( p j- 0H

pato lor dalle mani,hora contra noi s’armano per farci la mer i ttuo ii d'o guerra, & come fe i beni lafciati per ultima uolontà de i tefta g „j «/figo. tori alle chiefe,follerò lòtto fidcicommiffq delle lor proprie cale, con mano armata fi gli uannoa pigliare , tirandogli m proprio ufo,& facendogli eredità paterne; Dicentes hatredi saUZi, tate polfidcamus fanduarium Dei in terra, &c. Et in poche parole,dafimilfuror molli,uogliono far lite a noi di tutto nota. quello, che habbiamo, come di colà loro, effondo che le noi non rhauelfimo,non farebbe però toccato ad alcun di loro,di poterlo hauere. & nondimeno qui fi Iieuano i gridi, fi muouono i tumulti,& fi uien’all arme. & fe alcun di noi vuol ragionare, uiene sgridato, brauato, & mal trattato ancor, la» oue coftoro hanno un poco di polfo„ Chi uide mai il piu iti làno furore ? per lo quale i noftri ribelli folleuati & ammutinati infieme ( & perciò fatti noftri traditori,) col leuarci il no- ftro,& col uenirci addoftò per afialfinarci, non uogliono, che pur cifìa lecito il rifentirci ?Ma come fe noi rubalììmo ad elfi, quello,che elfi rubano a noi, uoglion dirci uillania,minacciar ci,& fe lor uien fatta,menarci ancor le mani per dolfo? Non fi marauigli adunque il Lettor mio,fe in quella rilpofta, uede S pi r i t0 $ tal’hor accenderli in me lo fpirito d’Abifai,figliuolo di Saruia contra Sc<*

& feruitordi Dauid,ilquale ammazzar uolfeSemeijche belle miaua& malediceua il filo Re afflitto,&difcacciato ; Nè me- 2.R<-g.i6^ no fi marauigli fe tal hor mi uien Io fpirito di Giacobo & Gio spinto di Già uanni Apofioli, i quali uoleuano far difeender il fuoco, Se c0 °. er G{0 ‘ abruciar i Samaritani difprezzatori di Grillo. conciofia cofa, [p. 184 modifica]Mdudgitii del Vcrg. nelfuo fcriucre.

llVerg.fcri* uepefiimmen te nel terzo fcritto » Bcfìmcmic del v erg. contrai finti*

ìfitentìon del 'Verg.nel ter* zc jeritto .

Gli Eretici fi* miti ed DÌcUiO

lo.

ìrxttie del Ver ge.tielfuofcri uere .

18 4 7 {ìJJ)ofla di Dontf Ippolito

che non lo con qual peggior tempre s’hauefTè d’alcuno poti! to lei ìucre contra il capo nofiro in terra : nè con che peggior maniera fi folle potuto deprezzar Crifio,di quello che fi faccia quefto reprobato da Dio 3 ne i Tuoi tre uelenati fcrittimé 1 qual;,fi come nel iecondo IcrifTè peggio che nel primo, coli in queflo terzo Icriue pefTìmamentc. Il che fi può di qui chia tire, poi che nei due primi non ha fatto inention d'altro, che di huomini: ma qui nel terzo fa mentione ancora,& beftemia nominatamente la gloriola Vergine Maria con gli Angioli di Dio minifiri, & il Serafico làn Francelco, come fi uedràiitf ciafcuno de propri] luoghi. Adunque non (blamente, prò- fecitin peiuS) come dice ilfuo motto, ma è arriuato al pefii* me. Il che.come fi fia,e ben fatto uedere nelle fue proprie parole,falciando da parte nella mia rifpofta a quelle,tutto ciò che ne gli altri due Tuoi ferirti hauerò detto, per non fafiidir tanto i Lettori col replicar il medefimo. Ma ueggiamò pri ma,checofà qui egli lì penfi di fare, accioche le conclufioni mie poi fieno piu chiare, & ciafcun s’auegga fe egli fia guida todaragion 5 o da ferpentin furore.

L intentìon tua adunque in quello terzo Icritto è confort me a quella de gli altri due,cioè di uolér leuar le potefle,tutta la dmorion de popoli,uerfo il Concilio di Trento,come a (ci & alla fetta fua capitai nimico ; perche s’accorge, che fe tal Concilio ha il fuo effetto, manderà quanti eretici moderni fb no hoggi a gambe Jeuate : però come demonio(ehe per dubbio di Cnfto,ternana ogni efiremo per kuar da gli huomini la fede & diuotione in fua Maeftà ) coli cofiui co i Tuoi fe- guaci,uedendo larouina cfprefiTa della fua fetta in quello C 5 - ciiiojufaogni mezo per renderlo odiofo,

A far cotal’imprefà glipremette un poco di prologo, che niente ha che fare conia narratiua ; fe non in quanto nellnno & nell’altro fi contien ogni forte di mal’òffido.

Nel prologo tratta contra l’Olio,cioè il Cardinal Vuarmié fe >una propofitione,la qual recita efib alia mente, come fé follò una cutta lenza prouar parola de fi dica. La qual

Drop olinone [p. 185 modifica]contrM ter^oferitio del Verg. i S f

propofitione l’vdirete fra poco.

- Nella narratiua falta a comparar infìeme il Concilio di Ba® fìlca,con quel di Trento,a niuno de’ quali credendo, recita al cune condittioni dell’uno & dell’altro,come le raccótaflc ap®

punto una fauola,o apologo di Efopo. ^

k Dice di uoler comparar infieme l’uno,& l’altro Concilio j talché il Lettor fi apparecchia d'imparar tutto ciò che per di dentro a loro fi contiene: ma quando fi uien a uedere,al fin 0 non tratta altroché un faluo condotto, il qual non s'appaN tiene un pelo (è non a quello, che di fuor a Concilij fi refta* anzi il faluo condotto ferue fòlo per la coperta de’ libri» mandandoli fuore prima che ai Concilio s’arriui.Che fé alcun mi dice ;& perche fa coftui tal gofferia? rifpondoj che non ha Ld cdgioa M qui potuto far dimeno ; però che uolendo fcriuer, 5 e far dir le inettie * qualche cofa de* fatti fuoi,bifognaua che fi feruiftè di qualche argomento : ma perche ftudiar’i Concilij da lènno,non e farina per li denti di chi è grolfo di legname come è coftui »

(con tutto che fappia come un papagallo aflài ciarlare, ) pero eli bafta folo d’hauer letto la coperta, & fe anche nel legger quella fa di grolfi errori, or che farebbe poi fe fi mettefle piu a dentro?però di quel poco che fa,bafta,che cepe fia cortefe;

& ha moftrato ingegno a non pafifar piu innanti, per non ha® uer aréftare nelle pezze ( come dir fi fuolé. ) Hor al fuo prò®

^Incomincia una propofitione affai lunga di parolc;ma corta^ ftroppiata di fenfo,la qual cofi dice in fomma.

Crifto incarne promife la prefentia dello Spirito Santo a Vergai*. gli Apoftoli fuoi, & a quelli eletti, & regenerati,che douean » Succedere ogni fiata, che fi haueffero hauuto a raunar'infie- » ime,à trattar le cofe della Chicli» . . ”

Tutta la propofitione è ueta,pur che per gli eletti non in- tenda predeftinati,& per regenerati non intenda i giuftificati foli,fecondo la giuftitiaprefente. Perche quando per ben publico,coloro a chi Dio ha data la cura, fi raunano infieme r co i debiti tnezi,& con intention di efièracar.1*officio loro:»

‘ ’ A a non [p. 186 modifica]i8ó dìDontì Ippolito

Watt, non fi ha da dubitare che lo Spirito Santo fia infra di loro,ha uendogli eletti eiIo,corae ilìrumenti, per mezo de’ quali uo- glia effercitar l’imprefe fue nel mezo dellaChiefa,o fieno poi buoni,ocattitii in le fteffi * coli fece anche con Balaam Profeta maluagiojpcrla bocca del quale ad infìruttione della Chi^ fa, proferì le fue fante parole. EtTifteffo Vergerio.di qui

a poco confelìèrà,che la uerità fi proferifce ancor da coloro che efib ftima reprobi : & tutto ciò per la forza dello Spirito Santo. Horafè quello è ne particolari foggetti, perche non farà meglio ne gli uniueriàli, & .communi., a tutta la Chielà f

Ethaurei gran compaflìonedichi folfe coli ignorante & goffo, il qual poteffe darli ad intendere che egli haueffe fatto quella promeflà a i Principi de’ Sacerdoti,& a Farifei,a Cai fa,a Erode ,a Pilato altri tali reprobi : li quali non fanno far'altro quando fono ratinati infieme,che perfeguitar la dottrina eelcfte per mettere innanzi la carnale.

Anche tutto ciò è ueroffe ben’il pouero ignorante non ha fàputo rederne la ragion jronciofia colà,che pelandoli di rea delia, ha allegato l’effetto. la- cagion è tale. - - , .. Che non hauendo alcun di coftoro lume di fede,il qual ua nfcloJrìfuo * nanz * a ^ °gni opera chea Dio piaccia, nó fono capaci dello va operi. U ° S-pifito di Crilìoinè fi poflono raunarnel nome fuo fanto, & però ne fegue come effetto,che la dottrina carnale fia propor ver dijfettodi ft a a ^ a celefte. Et di qui nafce,che niun’eretico, o Luterano, fede ni un ere * o d’altra lètta ha mai rifoluto ne’ fuoi Conciliaboli altro che tiorba ne fuoi cofe carnali,perche mancando del uero lume della fede, che c beiluboli dif colà gli retta altro che lume di carne f* Qui non ftarò a rcci- fnito altro ■ , tar efsempi di altri eretici, come Arrio, che trattò di Crifto che dottrina come di puro huomo, fatto fol peruiadicarne,&nondiSpi ^nio * rit ° ^ ant0 5 & ^ Neftorio,che fece l’itteffo, & altri : ma dirò Hellorio . de' Moderni,che ne’ cóciliaboli loro trattanofolo di colè tut

Dottrina de ì te carnali, come dire, del Matrimonio de’ Preti,Frati,& Mo- moderni ereti nache ; & che il facramento fia un puro fegno, Et che nonni si, trattatane iìa aluo,come dicono i facramentarij, che pane & uino ,qua

U

£to».£2,*Z3.

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Tergerlo

fc - », •'

Ippolito . [p. 187 modifica]cònkrtflter%oferinoM Verg. t$j

Uanco(per meglio compirla ) doppo il pane uogjiono il nino. foro emetti carnalmente per farli una buonaluppa lenza pélier di (àngue bolìc di Crifto. Et fe alcuno come è Lutero penfa al fangue,vuor anche con tutto ciò,che uifia il uino carnale. La gola lenza obligo a digiuni è il ior fuggetto ; Non ci uogliono tanti tal- mi,non tante altre fpirituali cofe, &c. Et che dottrina e que- fta da proporre ne i Concili) ? Ma ella nalce da non hauer fede retta,però fono priuati dello (pirico diCrifto,(obrio,caftoj & ripieno di diuotione. in tal fenfò adunque,& per tal cagio- ne,tutto è uero quei che coftui dice. . ,

NondimenoilnoftrogalafhuomoOfioVuarmienfe,che T erpri* è Legato al Concilio , par che uoglia altramente ne fuoi »

Qui incomincia a dar nelle (cartate, già che moftra(come 1 PP^lkt » l’afina di Balaam)nó hauer intefo ciò che S’habbia detto,perciò fi ritorna al fuo (brancico,có dire che pare;& a chi 2 a me non par tal cofa,nè ad altri occhi, che pure fono infiniti : ma • coftui ha certi occhi affai ftralunati, però gli pare. duo ben onde nafea in lui cotal parere.L’Ofio l’ha trattato come meri ta ua,& ha fatto conofcere apprefto de’ Poloni, & de' Boemi deche egli e . & perche Crifto dice che fecondo la qualità dell’occhio cofi è tutto il corpo, cioè che fe l’occhio è chiaro 6 . tutto il corpo gli uede chiaro, ma fe è torbido, anco tutto il corpo farà torbido,& poco gli uedrà : nel che paria della buo tia,& della mala intentione, però Intuendo coftui una inten- tion peflìma contra l’Ofio, non gli può parer cofa alcuna di quello nè buona nè apprefto che buona, & però dice qui che cofi gli pare, ma fe cofi è come gli pare,gli uoglio effere fehia lìO. Ma confideri qui il Lettore,che quello fmemorato uien a confeftar chiaro tutto ciò,che negò nel primo ferino, nel Contudittm quale uoleua ; Che il Papa nonlafciafle andar i Cardinali al dclrwg. Concilio; & hor dice,che Vuarmienfe il qual è Cardinale è Legato al Concilio. Se il Papa non vuol che ui uadano, per che di lor nò fi fida(corae di fopra ha detto) perche gli dà poi la legatone,& gli fa come patroni in quel luogo l Ecco co[p. 188 modifica]Verg.

Ippolito,

TteUaregene* radon del core niun,fuor che Iddio , né può faper cofa ah cuna di certa „ Vfo del Papa nel crear di ue fcoui.

Niceforo. Pietro Gnafeo

Xenaia .

1 8 8 %!Jpofta diDonn' Ippotkd

me totum corpus tuum tenebricofum eli, per tua mala interi 1 tione che hai contra l’Ofio, & contra il Papa. Or uediama’ quello Tuo parere cauato da’ libri deH’Ofio. Il parer è tale »*

Cioè,che quella promefìà folTe Hata fatta a tutti quegli in- differentemente,cheil Velcouo di Roma hauelfe creato Ve* fcoui & mandati a un Concilio,fenza ricercar in elfi regenerai tione, nè gufto, nè intelligentia,delle cofedi Crifto:& tutta uià fi là,che huominifien quelli, che fanno cotali elettioni: & che huomini quelli chefifogliono eleggerli per pallori del le Chiefe.

Con quella fi bella proua, il nollro arcidottore vuol’hauer prouato,che l’Olio dica altramente di quanto la prima propo fitione contiene » Ma io non sò nè ueder,nè fognarmi com’ef fer polla,che quello contradica a quello : percioche fia chief fer fi uoglia che elegga i Vefcoui,da Dio in giù,non è chi pof- la accorgerfifo entro a fe contengano regeneratione,girilo,o intelligentia delle cole di Grillo : attefo che delle cofe del cuore niun’altro fuor che Iddio nè polla efler Giudice,& fe li hauefie da uoler ritrouar(prima che fi crealfero) ne i Veicoli! tal gufto, tal regeneratione,& tal’intelligétia, chi dubita chè mai fi uerrebbe al fatto di crearli ? Ballerà dunque al Papa crear Velcouo,uno che fia capace di elfer tale,quale fi conuie ne al Velcouato,cioè che fia battezato, per lo qual battefimò fi fa la regeneratione neli’interior de gli huomini; & nó far co me i pari de Luterani, che hano.creato i Vefcoui àcor che nò battezati. Tal fatto fi legge apprelfo Niceforo eifereoccor fo a Pietro Gnafeo Patripalfiano,il quale per forza occupaua la fedia di Antiochia,& elfo ordinò Velcouo di lerapoli un certo Xenaia,feruo fuggitiuo Perfiano,non battezato, con di re,che in luogo di battefimò baftauala confacratione. Quello Xenaia fu uno de primi che dogmatizalfe tra Criftia- ni contra l’imagini ,& è hoggi da noftri eretici feguitato non poco.il Papa dunque non fa lìmil fallo. Di piu neli’ordinar de* Vefcoui fa formar procelfo della uita & di coftumi di chi ha da elfer promolfo i sccioche dalla efterioiuita& coftumi

polla [p. 189 modifica]còntra'lterXofcrìttù del Verg. f ® j>

polla confiderare le egli fia o no fia atto al Vefeouatò. Di piu 1 egli non fa i Velcoui lolo, ma gli propone nel publico Conci fiorò ; per udire ciò che ad ognun del Collegio piaccia di difeso prò ò contra chi uien propoflo. Alfine il Papa fa inquilì don di tutto quello,che ricercar fi deue. Che fe poi è inganna Verg . vefeo* to come fu quado fipromolfè il Vergerlo al Vefcouatodi Ca uodi capo d l po d’IllLia,che colpa n’ha il Papa?& fe|il Papa ue n'hauerà col firii > pa, Iddio non lo lafcierà andar fenza acqua calda,ma lo calli- gherà de’fuoi demeriti.

Che poi fia,ò non fia notorio,che huomini fien quelli, che fanno co tali elettiói,& chi fono coloro,che pelli fono eletti,

quefio nó importale no a difeoprir il Vergerio per rinouator jj Vfr g. della erefia antica de Donatifti,i quali per la mala uita nó uo- noM tor della leuano riceuer la dottrina di chi fi folle ; penfando che Iddio dottrina di do non polla ulàr ifirumenti cattiui a far le fue grandi imprefe;& natici . fi conofce anche l’iftello Vergerio per feguìtator della dottri gù>. h us , na di quei fuoi due martiri, arfi nel Concilio di Coftanza, per Gijo am

foftegnó (tra gli altri articoli)di quello,che lègue., _ - ■

Che il Papa in peccato mortale non fia Papa;& che niuno, Chefianeiriltelfo peccato può elfere Vefcouo, &c.

In fomma quello lànt’huomo, mifura l’elettion fatta de gli altri Vefcoui fu quella che fu fatta fu la perfona fua propria, la qual egli molto ben fa come, & di qual pelo fifolfe.

La Catolica fede tien perverto,che Iddio anche col mezó iddio col mede mali minillri dia le fue grafie,i fuoi facramenti,& i fuoi or- so de cattiui dini ;&che per le bocche loro infegni le Tue uerità. Onde operalefueco uuole che facciamo ancor tutto ciò , che dicono'; Dichene A*

miei difeorfi lungamente fi è trattato nella prima parte,a cap. MUl S 2. ouetra 1 altre cofe,fi dice non elfer gran cofa, fe un cattino capo habbia potellà lopra la Chiela(corpo miftico di Cri- Nota. fio jpoicHelddio lìelfo,per confelfiondi Grillo,diede autori tà & potellà a Pilato fopra il corpo nero ,& reale di elfo Cri- fio. Nonhaberesinme potellatem nifi tibidatum elfetde- i oati.ip. fuper vSarà dunque per tutto ciò falfilfima la confequentia i

che dice. Il Papa non è huomo da bene, o buon crilìiano, et*-

7 [p. 190 modifica]Ccnfcquenzc

falbe del Verg. L'autorità no pende dalla b» bi nila da Dio .

Y cr $’ •

Ippolito

La chiefa fimiì ed Regno . Sega Fordine del Vie aldo di Cr&o uifibi » le, ogni Vefeo uo potrebbe efserdifyrez*

Zito.

L’ordine de' Vefcotti è Iota nijsimo dalla fuccefsim cor

nate*

199 ‘Rtffiojìa di Dófm' Ippolito

go non Ila autorità di far Vefcoui? & fimilmente farà faìfò. I Velcoui fatti dal Papa,{bno cattiui di uita ; ergo non fono at ti a far buon Concilio ? Tal conrequentia farebbe buona, fé dalla bontà pendefle l’autorità che hanno : ma ella pende d* Dio, &c.

Colui in fommas'imagìna, che il fatto della Chiefa di Cri

Ilo ha come quel di una Republica politica & ciuile,al gouer-

no della quale non polTaelTere tolto chi non è della tal fami-;

gha, o della tale,quantuque egli folle poi poco fauio 3 epoco buono, ma è del numero de hgnori: perche è della tal famiglia,uolendo far in forama unafucccflion carnale.

Iddio & Grillo ralTomiglian la Chiefa ad un Regno, & no aduna Republica, nel qual Regno elfcndo Grillo Re ( come in molte parabole,ne’ falmi,& nel titolo della croce lì dimoia alla partenza fua di quello mondo udibilmente, ha data 1 autorità al luo Vicario di ordinar minillri nelle prouincie,ec città di tal fuo gran Regno, fenza il cui ordine non deue ardir alcuno di entrar nel mini fterio ; & perche niun potelfe rifiutar fai minillri conaire,Non ti conolco,però uolle,che col ui fibil fegno dal uifibil capo ciafcun di loro folle ordinato, che le altro non ui fi ritroualfe,che l’inuifibil uocatione, non è alcun Vefcouo,che dalle città, & da’ Popoli non potelfeetfere difprezzato,dicendo ciafcuno,Et perche piu a te che a me cq uien tal’imprefa? già che non coniti della uocatione? Onde ui uuole il uifibìl ordine; fenza dei quale niun s’ha da intromet? tere;Ne quello è cofa carnale,poi chenafce da autorità di fpi rito,data al capo uifibile,il qual fenza altra differenza ordina di qual fi uoglia natione,che fono al Cielo fi troni idi maniera che oggi ad una,& diman’all’altra,fi cóferifce il grado. Nè è potàbile ritrouar ordine piu lontano dalla fucceffion carnale di quel de’Vefcouhilqual ( poniamo che per qualche grande indullria perlèuerafiè in una cafa per un poco di tempo) al fine pur conuien che n’efca, & uada altroue. Come adunque fimi ordine de Vefcoui ha uoiuto far l'Olio una fuccetàócar 2iale fperò cotal penfiero per forza è tutto temerario,

La [p. 191 modifica]cmtradtèr^fcrittodel Vèrg. 1 9 *

La uerità è, che non ual la confequenza fé alcun dice;EgIi y ergerà > èffàto fatto Concilio con l’autorità del Papa,&ui fono flati „ molti Vcfcoui con belle mitre,& bei piuiali confàcrati.adum- „ que ui è fiata la pretenda dello fpirito Tanto, fecondo la prò- 35 taefià di Grillo,conciofiacofa,che altro ci uuole,onde ci hab- „ bia ad dfere prefente lo fpirito Tanto ; anzi crederei io, che lo „ ifiirito Tanto fe ne hauefiè a fuggire incontanente, piu lonta- 9 nochepoteire,quadoegliprefentifie>cheunVefcouodiRo w fcnafimettaaconuocarifuoi mitrati, & congiurati, e i Tuoi in „ circoncifi nel cuore dal coltello dello fpirito • &c. ì „

O qual peccato è, che quello fi grand’huomo non fia un ippofita » 1 Papa, o altro di piu,Te piu dir fi puote, già che proferifce tanto riTolutamente le Tue fentenze,ancor che non ne produca al tre proue : ma già che non è Papatiremo per adeflò,che non prouando cofa alcuna che fi dica, non fè gli può dar fede, &

perciò a buona faccia fi niega quanto diccjEt ci par’anco che

•egli fi metta troppo in dozina con lo Spirito Tanto,quando lo Tementi e? tratta da uno uccello, che fugga piu lontano che può, come btftemie del fè egli non fofiè onnipotente, & lo tratta da un’ignorante, Vergerà o quando mette in forfè, ch’egli làppia le colè del Papa, onde $ lrlt0 9 *

dice,che fi fuggirebbe quando prdèntifiè, &c. come fe hab- bia bifogno di fentir da altri quello,che il Papa fi faccia. S’ad- domeftica ancor troppo, quando fa profefiìon di elfer preTen te a tutti quei,che dal coltello dello fpirito fon circócifi;quafi che fenza la Tua faputa lo fpirito non polfa circoncider alcuno . In effetto egli è un poco troppo prefuntuofo & infoierà te. Et fe ben dice poi,che cofi creda,hoì gran dubbio che egli non molto creda fopra i tetti.

Non importa qui,dice rOfio,perciochequelìo,Ghe manca Vergtm* in uno,fi fupplifce in un’altro,& iuoroccorrere,che a qualc’u „ no non dòttiffimo fia riuelato ciò, che non è nudato a dugen „ io o trecento huomini di eccellente prudentia & dottrina or- ,, nati,i quali uengon poi nell’opinion di quel non dottiffimo, 3> coli oprando io Spirito Tanto , il qual nafeonde molte cofe a i 5>

.. fapienù [p. 192 modifica]19 a %jjpòfta di Tlonrt Ippolito

“ fapienti & prudenti,& le riuela a i paruoli.

ìppoiitò. Coli occorfe nel Concilio Niceno primo jOue Pafnutio Vdfnutio . k tutt0 il Concilio nella Tua fentenza. _ ì

Vergerlo, ' Sono Oliane tolte dal Latino di parola in parola.

Ippolito. ' Tu fei un galanfhuomo a faper cofi ben tradire l’Olio di La

tino in uolgare,io non me n’era accorto.

Ma lo addimandiamo, che cola fi haurà duque da fperare» “ quando in un Concilio non ui farà queft’unparuolo? . .

Ippolito / Rifpondo, Il Luterano haurà allor da fperar la uittoria ,$£

noi efier licori della perdita.

v&gcrh. Et la cagion perche ciò io dimandi, è, percioche quando lc uoi per opera de’ frati fpioni ne potete conofcere alcuno,che <c fiatale,dico paruolo,& regenerato a chi Io fpirito lanto riue- cs la itnifterij delle cofe di Dio, Voi lo folete fcacciare fuori de « uoftri Cócilij,& anco fuor della uita corporea quàdò potete. fppolito. Haurei creduto,che(da Dio in giù)niun'hauelfe potuto co

uiuno può co no f cere alcun paruolo regenerato,perche mi fon fempre peti nofcere ìlregc p ato ^ p en f 0;) anzi fon certo,che la generatione confitta den- perAto. tr0 nell’huomo interiore,come per lo contrario la corruttio-

■■ ne ^ & uecchiaia confifte di fuori neH’huomo efteriore. Onde non elfendo alcuno, che penetri di dentro le cofe de gli huo- i .Cer.a* mini,fuor che Dio & l’huomo iftelfo : Nemo nouit, quse fune

hominis, nifi fpiritus hominis qui eli in eo,&c.Nó habbiamo ardito mai alcuno di noi, attribuire al Papa ( nòn che a’frati) che egli habbia potentia di fpiar la regeneratione de cuori,fai uo per qualche fegno efteriore affai fallace. Ma qui il Verge rio per l’amor che ci porta attribuire tutto ciò al Papa, & a’ frati. Et come amoreuolilfimo fi mette anch’eftò indozina con loro,moftrando che fa chiaro quai fono coftoro cofi rege nerati j col nominarli particolarmente,& dire,

Verg. Conciofiacofa, che in effetto non fono quelli paruoli de

« quali Cullo parlò,fe non gli elettile non i giuftificati, fe non « quei,che uoi chiamate Luterani.

Ippolito » Dio te la perdoni ,.che ogni cofa ftaua bene , fetu non ag-

eiungeui quella coda. Non è chi dubiti che i paruoli & rege-

cerati» [p. 193 modifica]contrai terXo fcrìttò del Verg. 1 9 j

Aerati,non fieno gli eletti & giuftificati: ma che fieno tali i Lu terani ; ti giuro per quella croce,che nè i frati fpiont, ne il Papa n’ha inai conofciuto pur uno ; però che quei,che noi chiamiamo Luterani, gli conofciamo per nemici di Dio, periecu tori di Crillo, carnali di uita,contranj allo fpirito, di coltumi fporchi,di dottrina eretici,di uoluntà peruerfi, nel penfar loro trifti,nel ragionar felli, nell’operar peffimi,-appunto come lei tu. Come adunque può Crifto ragionar di loro.fe non nella parabola de’capretti a finiftris è nè men’elTer conofciuti dal Papa, fe non quando dice il venere lànto,pro haerecicis, Se fchifmaticis ?

Ma lafciamo ora quello.

Coli dice anche colui nella Comedia, che hauendofi bordato ciò che dir uoleffe doppo grattarfi molto il capo, addi- mandò da far colanone. or ua feguitando cometi piace già che altra ragion piu bella non ti (occorre.

Non hauendo hauuto il Bafilienfe,e non hauendo in effetto il Tridentino fpirito,& lume nelle cofe di Crifto,uoglio co pararli ambi due,come carnali tra loro,& far uedere,che il Ba filienfe ha tifato maggior deftrezza & moderatione,che il Tri dentino non ufa.

Or non l’ho dett’io, che il prologo non ha che far punto con la narratiua ? & che qui non ui è altro ordine, fe nò quello,che dal furor cacciato fi gli abbatte ne i piedi? & che hanno da far infieme le cofe dette difopra,con quelle che ora dice? & come altri direbbe,che|ha da farla luna co’gambari? Ha parlato dello (pirico promeffo a i congregati, ha fparlato dell’Olio,ha con gran dignità pronuntiato,che i Luterani fieno conofciuti dal Papa per eletti,& paruoli regenerati,& ora lènza altro prologo faltaacòparar infieme il Concilio di Ba- filea & il Tridentino. Non ui par che ben la ui s’affibij ? Or fu uediamociòchediruoglia quello Salomone, oueè quella carne nel Tridentino, & ou è quella deftrezza nel Bafilienlc ?

Et nondimeno il Bafilienfe s'abbattè in tempiofcuriflfimi.

-Et perciò nefciui't quoiiret.

il Bb EU

PfT che forte di gente fimo conofciufi La tenni . -

bergeri# „ Ippolito,

Verge,

Ippolita*

Vergerlo,

Ippolita*,* [p. 194 modifica]fyfyoji'a di Donr? Ippolito

Vergerie .

Ippolito. la. il.

ihrg.

Ippolito.

Che cofa fi ri* cerchi ad uno alqual fi deb= hia dar fede di quel che pre* ■dica.

Verg.

Ippo.

t9 4

E il Tridentino in tempi, ne’ quali fplendono molti raggi dell’euangelio.

Et di qui auiene,che ciò che fa,conofce, & con ottimo giu dicio rifolue. perche è fcritto ; Qui ambulat in tenebris, ne- fcit quo uadat, Qui autem in luce,non offendlt, &c.

Onde quali per tutto ui è Iuce,& elfi non la ueggono. Non lo dir altro 5 le non che i ceruelli di quei che gouernano il Papato,fempre uengono peggioràdo,per grafia loro , che è mal légno; già che lèmpre s’indurano come Faraoni.

O fé qui non gli folle mancata la proua, come pareua egli un gran brauo,l’impattaua ad uno Ariftotile, ò Platone, o altri. Vedi con che gagliardi di animo entra a dir ciò che gli uien a bocca; non li difconcia un pelo, ancor che poi come buon cauallo, che con ardir di leon entra per mezo il fango ; ma non li tofìo poi ne efce: collii pouer’huomo li retta nelle ftracce,&che cola importali prouaronon prouar ciò che s'habbia detto, pur che qui sfoghi un poco il fuo amaro coil- tra’l Papato,che io tiene in efsilio ? Perdoniamogliela dunq;, non altramente, che ad un Macomettano, che improuefattè anch’egli a i Criftiani,perché non Ueggàfcìo quella luce, nella quale doj?po Satan transf gurato,egli lì camma alla uolta del l’Inferno. Haureiben però hauuto caro che alla prelènza no- ■ftra haueflè fatto le prone, che difeuopriron l'induratiohedi Faraone, cioè qualche lègnoana è perduta la ftàpadafarmi racoli, & pur uorrebbono che folle lor creduto fenz’ altro a quel che contra l’ufo antico lì è fempre offeruato. Ma noi nò lìamo tanto leggieri,uogliamo il teftimonio, ò delle Icrìtture che atteftino alla perlbna che ci propon colè nuoue,come fe ce Giouan Battifta ; o uogliamo il miracolo,come fece Moi- lè;o non ci uogliamo partire dóde ci ritrouiamo nella fuccef- fion continuata delle colènottre : perche altra uia qui noi nò habbiamo di ritrouar il uero ; & fe il noflro ceruello ua peggiorando in cotal cafo, Iddio la perdoni a chi è nell’errore.

Al fatto.

Iddio uoglia che tu non disfacci qualche colà di bene., & Catolic& . B [p. 195 modifica]contrai terXò fcrìttó del Verg.


Il Bafilienfe adunque efifendofi congregato , mandò fuòri vcrg. un faluocondotto leale &Criftiano,nel quale trai altre u eia ,» quella partita. Et particolarmente che la legge diuirta,la cop „ perfation in terra, e la pratica di Crifto & de gli Apoftoli, & „ della Chiefa primitiua,infieme co i Concilij, & co 1 dottori, 1 „ quali fi fondino in quella ueracemente, debbiali hauer per ue „ filiamo giudice & indifferente in quello Concilio Bafilienfe. „

Le latine Hanno coli,che a me par che importi affai a confide „

rar le proprie & le medefime. Et fignanter quòd lcx diurna ,, XJ

Praxis Orridi Apoftolica,& ecclefia? primiciua;,una cum Co- „

cilijs & doóloribus fundantibus fe ueraciter in eadenrpro ue „

riffimoSc indifferente ludice in hoc Bafilienfe Concilio ad- M

, n Ga hodettòjche per ben’hauet pròmeflfo il Vergerlo di uo lecite,

ler qui comparar l’un & l’altro Concilio, non perciò s habbia

alcuno a perfuadere di hauer cola,che nel Concilio fi conten ga,ma folo la coperta,la qual cótiene il faluo condotto: il che piu tollo è materia da Bartolo & da Baldo, che da un fempli*

ce codiano,o teologo;& non fi può far cogettura alcuna della bontà,o maluagità della dottrina dentro contenuta, ancor che il faluo condotto foffe,o piu forte, o men forte: però che fi leggono cento Conciliai quali non fanno mentione alcuna gioiti Cóncitij di faluo condotto,& quei che la fanno,fono(quanto a quella etichi no fan parte,che nulla al Concilio importa ) di molto minor fortez- ”° za,che non fia il Tridentino. Ma che coltui coli faccia, e per H^codotto. uoler diuertir le perfone ingannateci andar al Concilio, oue i/ verg. tm± potrebbon effere chiarite de’ proprij errori, con ifpauentarle nbb e jfauen* Lotto colore,che il faluo condotto non fia ualido. Ma chi uor targli inga/u rà dar fede a un fimil bugiardo, fe hauerà zelo d’intendere il « " cbur J r ! i pero ì Già ho mille uolte detto, che il minor penfiero, che de lor in Z m g s’habbia il Concilio col Papa,è il far o il non far faluo códot- to,& ho altre tante uolte detto, che chi uorrà uenire, faccia faluo condotto di fua mano(per cagion di aflìcurarfi)che lenza dubbio, il tutto gli farà confermato. Tutto ciòhodett’io, nè piu mi occorrerebbe di farci altro: ma poi che a codili pia r Rh 7 ce [p. 196 modifica]Vergerlo. Ippolito.

Vergerlo .

Ippolito . Redarguirne

Terge.

ìppo.

Beb.r.

Il Verge, con gli eretici mo derni uorreb- bono perfua 6

l $ s ‘Bjjpojla di Domi Ippolito

ced impazzire, fon contento di uederciò che uuol dire-fin

co& dcl fll0) ma dd fa,u0 “"dottò, a quale fta coli,come Io racconta , & e difgratia, che una uoka

chéfi gììtMnte^^ 6 ^ rec ' tar daltr h& Iddio uogjia.

Fu Papiflico 3 come ognun là.

’ p 1 f 6 non , fo >? tr °PPo bene,& del mio penfiero ne fon

jsjasaa;

la qual debbiano abbracciare i criftiani. 4mo dunque in q u efta3che noi ne faremo contentiifimi,& raffermo.

11rt u“ rda P °r a nQn r 1 pentir P refto P refto • A me hai cera di uoler or, ora far uno fcambietto. Ma fèguita.

, v° n J?- er ? e ^. ud C 1 oncilio cel’habbia data, ma perche la uent^eirendoadata da chi fi uoglia,uien dallo fpiritofan-

Adunque in quel Concilio ui fu lo Ipirito fànto, & non di- meno fecondo te egli fu Papiflico,- & come dunque hai detto di iopra,che da fimil Concilio lo fpirito fanto fi f ugge > Primieramente dice,che la legge diuina,& quel che ha in- . legnato il padre celefte per bocca de’ Patriarchi, & Profeti *

& d altri fanti padri del tefìamentauecchio Rabbia a flegui- talli nel far de giudici;. 6

A me pare, che tu cominci a uaneggiare,& oue ritruoui tu,che per la legge diuina,la qual s’ha da feguitarnel far de’ giudicij^s intenda quello,che Dio padre per bocca de’ Patriarchi & Profeti ha infègnato nel teflamento uecchio, perche non aggiungi tu,anche per bocca di Crifto ? Paolo l’ha aggio to fcriuendo a gli Ebrei, che quel Dio, che ha parlato a noi altre uolte per bocca de’ profeti,& Patriarchìi fine ha parla to con noi per bocca del figliuolo fuo. Onde ancor dW mo; che fi come ci ha parlato,cofi ci ha data la legge ; perche adunque noi dici ancor tu ì Vuoi forfe,che i giudici del Con-*

cilio [p. 197 modifica]contrai terXv fc fitto dèi Verjr. 19 7

cilio (ìen gli Ebrei ? Ma (b be» ciochetu itórrefti fat’nettvic). in ^ linguaggio. Vorrefti perfuader che Crifto n “i h^bia da- JC^ ^

to legge, come uoi altri andate predicando a rigi fa legge aie»*

per il durre il mondo,& indurre i Cr.ftiam a peccar a buon conto, eia che Crifto non ha dato alcuna leggenda che teme .

rità è la tua,ò piu tofto pazzia efprdfa a parlar con noi &. paf- farti cofi queto queto, come fe ti acconfentiflìmo ; lafc ‘ a ™° dietro coli bel boccone da mafticare ? Bifogna prima che uoi altri otteniate quefto paflo, che Crifto non fialegislatore poi potrete interpretar come uorrete la parola , Lex diurna* fenza mentouar Crifto. Ma fin tanto, cheterà qudlat parola dell’Apoftolo Paolo nenoftri librila qual dice» Cumta __ ci tonr» CpA fìiK Ippp efifèm Griftiìcioe, r

do 10 lenza legge, ma cucuuu iuhu ia A , ,

aliai, che ho addotto ne i Difcorfi.potrete ben dar de capo

al muro, che Tempre farà uero,che Crifto habbia data la leg-

pc,& però eftodiceua, Hoceftpraeceptum meum,&c lo. S- Adunque il faluocondotto non ricorda lolola legge de] te- ftamento uecchio,ma ancora quella del nuouo j Anzi le leco &

do ilteftamento uecchio s'haura da far guidino, bifognera circonciderfi. Ma che dirai poi, che fecondo quella legge

bifognerà nelle controuerfie della fede (tarli al giudici© del fommo Sacerdote che fi ritrouerà I terra >Bella e la natura di uoi altri,che quando togliete ad interpretar qualche palio, o Gualche parola;fempre fupponete ciò che dourefte di prima botta prouare,&poiandar feguitando: E chi dubita,che con taleintelligentiail faluocondotto di Bafileapm ui piacerà» che quel di Trento ? Ma a me ne darai ad intender poche.

Hor feguitiamo piu oltre, che neritroueremo delle piu grolle ancora. . \* ..

Poi dice la pratica,© conuerfotion dì Crifto,cioè quello VeYge . che egli ha infegnato con parole & con fatti. v „

r Di ciò il buon prò ti faccia, già che a me non importa, ne ippo.

■ Poi dice quel che hanno infegnato gli Apoftolì,& no n^dì- verg. [p. 198 modifica]r.p § ; l^ifjjofladiDomf Ippolito 'A

“ cendo altro,intendefi nelle epiftole loro. ìppo. Brano commento,per mia fe,ma chi tei crede ? & in qual*

¥alf* interprè epiftola loro hai ritrouato cotal chi o fa tu che altroché’ pu- tddor del ver ro tefto non riceui ? Chi dubita,che fe ti lafciamo far prò que £ fr * nu j ftobel patto,cheli contradiranno il Bafilienfe,&ilTridenti- no? anzi il Bafilienfe contradirà afe Beffo, il qual nelle co fe cofe fcritte , fl ! e fatte > ha coluto altro, che quel che è fcritto. Et chi du- tutti gl’ereti bita,che fe tal co fa ti fi ammette,quanti eretici fien mai fiati al cipajjkti Otte * mondo otteneranno le lor chimere,o almeno non farà chi le neramo k lor atterri ? Ma fai ben tu,che niun di noi quefto u’ammette,anzi chimere . ui contradice, & perciò liete tenuti per eretici, perche ardite

dire che niente altro fi debbia riceuere,fuor che il puro tefiot il qual nòdimeno firafeinate, ciafcu a uoftro modo,come hai* no fatto ancor gli altri eretici.Noi vogliamo altro fatto la dor ~Lc chiefe an- trina de gli Apofioli, che le loro epiftole fole. Sarebbono fta ti . cke P°^ i * r te frefche le Chiefe di quei tempi,fe altro non haueano da gli tico i Atto a Apoftoli, fuor che quel poco, che nelle epiftole ueniuan’ad w.o w * efplicare. Sarebbe ftata tal una Chiela,che non haur-ebbe hauuto piu di due,o tre articoli di fede, fi come nelle epiftole fcritte fol fi contengono;& tal Chiefa non n’haurebbe hauuto alcuno,già che non fi ritroua Epiftola,che le foffe mai ferie Note. ta : & non era all’hora come adeffo,che ogni co fa foffe ftairn pata infieme,talché fi potette mandare il teftamento nuoira per tutto interamente : nè men’erano fcritte tutte le cofe infieme,già che l'Apoftolo Paolo fcriffe in uarij tempi in, uarij luoghfauarieperfone.ondenonfipoteuan’infiemehauer lei determinationi nelle epiftole fatte. Vi bifogna dunque altro. La trdddìtione &queftaèlatraddittione,laqualuifcanna,& da lei non ui jeanm l Ereti potete difendere,però lodiate,& fate anco quel che non po tete,per fepelirla. ma non ui andarà fatta,che pur conuien che duri, fin che durerà la fede . Di che allibro de’Difcor fi pur mi riporto.

Verg . Et poi fòggiunge^quel che fi uede eflere flato accettato,&

cc ufàtodallaChiefàprimitiua, Et quelle quatti o cofe contea “ gono tuttunadottrina/ono tuu’uno. La parola di Dio nel te

(lamento [p. 199 modifica]contrai terXofcrìtto del V'èrg. f 9 9

fìameto vecchio, L’euangclio douc parlò Grido,Gli A pollo n Ii,che impararon da Crifto>& La congregation de fedeli,che imparò dagli Apolidi ;& noi non uogham altro ( com ho m detto ; che una tal dottrinai quefto è tutto il punto della no ^

(Ira controuerfia, &c. .

Se altro non ci forte 5 che quefto puntolo crederei, che tra

noi non ci fotte controuerfia alcuna ; & chi è di noi, che nie- « -j

ghi pur una fola parola delle fudette^Ma fai chef’L’interpre f0H *

tation uoftre eretiche, che a tai parole date; L’interpretar per tr0U(Y ^ ie tra la parola di Dio quel che folo è fcritto, & per L euangelio, & n0 j ^ gli ere p la Dottrina Apoftolica far l’ifteftò: & di piu interpretar poi tici% quel che è fcritto,a uoftro modo,contra il fenfo de 1 Dottori Carolici,& della Chiefa,quefto è che ui fa eretici,& è il punto della controuerfia. Et tu dourefti dirla come fta,& non fpa tar come fai,quafi dando ad intendere, che tra noi fi nìeghi la parola di Dio. L’euangelio,la Dottrina Apoftolica & della Chiefa , & chetrauoi foli fi mantenga di tutto ciò le intiere ragioni. fapete ben uoi come ftanno le cofe 3 & ehi fia amico, o nemico a tutte quelle.

Noi diamo fu quefto,& ui ftaremo finali ultimo fpirito(da ver ^

,doci Dio fortezza contra tanti contraili.) .

, Et non importa,che Iddio ui dia tal fortezza, baftiui pur la uoftra oftination peruerfa,che con gli altri eretici di compa gnia hauete nel ceruello, che del refto non fo altro che’l Dio delle tenebre che in ciò aiutami polli.

Gli auuerfarij ueramente eftendofi pentiti di ftar fu quello che dittero già cent’anni, aderto mutano opinione, & uoglio no,che non folamente s’ofcuri,ciò cheinifcrittura hanno „ jnfegnatogli Apoftoli:mafingedo cheefli habbianoa bocca „ ^ infegnato alcune altre cofe,che elfi auuerlàrij fi hanno fogna- „ te,uoglion che ancor quelle tali debbia olferuar chiunque 5 , v uol’ertèr buon Catolico (come dicono)& ne recitano un lu 5J go catalogo, facendo che fia traddition ciò che elfi uoglio- no , & ciò che non poflono prouar con la fcrittura. „

Mi piacejche fenza darmi molta fatica tu ti facci conofeer ippoL C i 1 pretto

Vcrg. [p. 200 modifica]ioo ^ì^opadiDomf Ippolito

pretto nelle tue cofe, & che tu ci proponi partiti bonetti .

Che gli eretici Adunque già che folo ti dà impaccio quello, che da cent’an- fonano fiuta. n j ] n qua fi è mutato,& che alle fritture fi è aggiunto , Aron- quel che coite c hia mo lo per amor di Dio,& voi abbracciate poi tutto ciò * partito borie* che da cent - ann i j n là ciafeuno credeua;& perche non lo do- no cipropon.» uete f ar uo i } f e ui piace quello,che cento anni già ui fu prò- ' inetto ; & ui difpiace poi quello, che da cent’anni in qua lì è da noi mutato? Se ciò non fate, liete conuinti per trilli * -che non uogliate accettar’ i partiti metti da voi in campo. Se l’accetterete,u’irnpegno la mia fede,che noi faremo tutti d’accordo,& guardate s’io uengo fuor liberamente, che ui confetto di non poter tolerare anch'io,che fi fieno pentiti i no fìri (fe pur fi fono pentiti & tu non fia un gran bugiardo ) di of Xeruar ciò che già cent’anni a uoi fu prometto : ma guardate non ui abbagliate poi,fperando per tal uia di metter la traddi tion da un canto,per che ella non ui farà fatta buona. la tradottone , fi ritroua in ettere,auanti i cento,i ducento,& auanti AntiM del i mille anni i-On.de il Concilio di Bafilea non potè far faluo- U trddditione condotto a chi la fepeliuauiua,fe egli non acconfentiua all empietà efpreflà ; però non u’ingannate. _ Et che fia il uero. dimmi Vergerio quant’anni fono pattati che fu Agoftino, Atanagio,Ireneo,& gli altri ? fono forfè fittamente cento an ni ? Hor, fe tutti coftoro fono pieni di dottrina & di argome ti in fauor delle tradditioni,che efprette nó fono nelle fritture,& pur uogliono,che a quelle fi ttia, come a cofe da gli Apo Boli infgnate.Et come non farai tu uno sfacciato a uoler dar a credere a séplici,che folo da cent'anni in qua fi fia predicata tfaccuugine da noi l’ottèruanza delle tradditioni ? Et come nó fei tu un bu iti verg. giardo efprettò a dire,che tai tradditioni fieno da noi fognate

per prouar ciò che uogliamo, & non polliamo farlo con le fritture ? & perche non hai addotto qui un qualche partico* lare,che fia affermato da noi,& non fi ritroui nelle fritture, o uero da cento anni in là non fia flato coli fempre creduto ? Ma di tutto ciò nella prima parte de’ Difcorfi da 2 4. capitoli in fino alette ne è ragionato chiaro, però ti lafciò. v

Ma [p. 201 modifica]contrai terTo ferino dèi Verg. i o i

Ma fèguitiamo,eflèndo flati fatti de Concilij, &eflèndo flati fcritti di molti libri, dice quefto Bafilienfe, che anche i

Conciiij,eilibride’dotti & fanti huomini,debbiai! feguitar fi nel far le diffinitioni. Ma fatuamente , & piamente^ ui ag- giunge quefta moderatione & limitatione( pur che i Concilij n & i dottori fieno fondati ueramente in quella. ) In quella n legge diuina, in queH’Euangelio,in quelli Apoftoli,in quella }S Chiefa primitiua. ^ . »»

O mirabil Dio,che per la bocca di chi era cotrario in effet- J# èo alla ueritàne cauò come per forza una cofi importate cLau J3> futa : abbracciamola,dice,che noi non uogliam'altro. „

Anzi non uolete nè quefto,nè quellorpoi che la uolete fo- ippolit** lo come ui piace,& non come fi deue.

Stiamo tutti co i Concilij,e co i Dottori,purché i Cocihj, vergai**

& i Dottori infegnino quella medefima dottrina,che infognò »,

Iddio padre,che infognò Criftofigliuolo,che infegnaron gli „

Apertoli nelle loro fritture, & che accettò la Chiefa primi- „ tiua. js

Bcniffimo,ogni co/a corre co quattro piedi, ma chi darà la I (polite» lèntenzagiufta incorai cafo? Chi giudicherà dico,che la dottrina in/ègnata da i Concilij, & da i Dottori, fia 1 ifteflà , ch’infegnò Iddio padre, ch’infegnò Crifto? &c.

Egli e pur un bel traftullo a ueder’un pazzo a sbizarrirfi. Io ho uoluto recitar qui ogni fua parola fenza mancami d’un pe lo;& l’ho fatto a Audio,affinché ciafcun che ha giuditio, ueg- Gli eretici me ga fe è poffibile ueder una bizarria fi forte come è quefta, che ftrutio di uoler fi pone a laudar’un fuo fogno,& fa uifta di hauer trouato funi °g ni cofitgiu* co mezo alle cócordie tra gli eretici & noi:percioche in quel nle Z M lo che dice della legge, di Crifto ,de gli Apoftoli,& della 1 M °* Chiefa co i Concilij & dottori, moftra di uoler'ogni cofa;ma quando fiamo poi fui bello,egli tronca la piu importante par te,che è la uerirà predicataci cui udito nafee in noi la fede.

Fides ex auditu. non dice, Ex le&ione.-perche la uia ordina- jq . ria, con la quale Iddio introduce la fede nel cuor de gli huomi ni,è la predica,& non la lettione:come fi chiarifce nell’Eunu-

Cc co [p. 202 modifica]i o 2 %$oH'd dì Donrf Ippolito

Afa?. co della Candace Regina. Et chi non fa,che fc non fotte fiata

la predica, che per quante Bibie al mondo fi ritrouano , niuit infedele mai fi farebbe conuertito ? mercè che niuno l’haue- rebbe letta,& fe letta l’hauefie non l'haucrebbe intefa:& que- lo. 3. _ fìofucheCriftodiffeaNicodemoMaeftro della Sinagoga,

& qui ragiono io per l’ordinario. aduque ui uuole la predica,; feDio non vuol far Tempre miracoli. Et che fnarauigliaè w poi,fe cofìui dice mille fandonie,quando fi uien al punto del fàluocondotto di Trento ì fe folle uero quellò, che dice, &

II Bafilietìfc dirà anco piu chiaro,Che il Bafilienfehauelfe rifiutato le traci uuole U tuddì ditionij & chi non fa,che fecondo loro, il Bafìlienfe canterei tione^ - : be meglio delTridentino ? Ma il fatto fta che fecondo noi,

fecondo il uero bifognerebbe poi nel tutto con altri Cecilia- pt, boli cafiàrlo giù del libro, come eretico :& quanto a me, io

f non dourei piu andar auanti per far rifpofta a cofiui, già che f egli fi mofira hauér i uentricoli del fuo ceruello trafportati, t co l’interpretar che fa ogni cofà al riuerfo, & foì mi bafiereb- be hauer fin qui {coperto ciò che ha fatto. Ma pur,poi che ho eC: incominciato,feguirò final fine.

"Vergaio. Quelle c’ho recitate,furon parole dettate nel Concilio Ba “ fiiienfefcom’io diffi) quando egli diede il fàluocondotto. “ Ora uediamo ciò che ha fatto il Tridentino.

Ippolito. Cofiben uedrai tu quello, che s’habbia fatto il Ti idétino, come ancor’hai ben interpretate le parole del Bafiliéfe, il che

  • come fi fia,chi ha nafo può odorarlo.

Vtr $' Primieramente egli mandò fuori un faluocòdotto di quat

« tro parole, fecco, & pien d’intrighi,& di lacci, per coglierai cc qualcuno, che foffe fiato poco accorto, il uegga chi uuole, « ch’egli è per tutto.

Ippolito . Quello per tutto non l’ho ancora ritrouato. Or non fo io

fe coli fiia. Et uoglia Dio che tu non te ne habbia fabricatd uno a tuo modo;& come,nò lo faprefti fare ? Ma palli già che non l’ho fin qui ritrouato.

Vtrg. I noftri fe ne accorfero, & inftigati da Dio, il qual uoìeua i

c< che quella pratica foffe feoperta, & intèfa, domandaron-chè

o: - ne [p. 203 modifica]Ippolito'

Vcrg.

contrai terXofrìtto del Verg. »°ì

ne fo(Te lor dato un tatequale diede il Bafilienfe. •

Tu doueui dire,Qual fecondo 1 intender noflro diede il Ba

filienfe: perche quando ben il Tridentino d.ceflèle medefi.

i i 1 Rnlìlicnle no perciò ti dei dar a credere j che le intenderti cornetn^hiterpreti^nelle del Bafilienlèiattelb che

anche il Balilienfe da ogni parte ti da delle mentite ; poi che ,dfc> fonda grà parte de’fuoi articoli nelle tradditiom, le qual

  • U Et doppoaTcmrt™ntraft t C& alcune di® ett ^‘l

tino fi rifolfe pur di non poterlo negare. Ma chef e B li lo diede mutilato, & corrotto, penfando f cred'.o ) che niun fe ne

haueife da accorgere. Et tra gli altri luoghi, oue 1 intrigarono^ X vilificarono, fu doue fono le parole recitate in quello Todo C Porò prima le proprie parole che fono in latino, & poi in altra lingua,per chi n'haurabifogno,accioche porta far ne lacomparatione,& ueder lamutilatione, & muerfionc.,)

MenTphr cièche ti piace, che:ad ogni modo nonafpetto da te miglior corte in Latino,che in Volgare,eflèndo tu per o-

6 n ìj^fi^antcr^u^ibtaufe comrouerfe, fècundum tetani Tcrinturam,& Apoftolorum traditiones, probata Concilia,& „ catholics ecclefe confenfum,& fanctorum patrum auirtonta

tes in predi&o Concilio Tridentino traftentur-Cioe,Et paj „

ticolarmente.che le caufe controuerfe,fieno nel predetto Co ,, cibo Tridentino trattate fecondo la facra foratura, & fecodo „ le traddittioni de gli Apoftoli,i Concilij approuati.ilconfen- » fo della Chiefa Catolica,& 1 ’autorita de fanti padri. Che trac „ to fu duello? Non hauer potuto negar a ì noftri il faluocodot ,, to nella forma,che il diede il Balilienfe:&nondimeno.conce „ Pendolo, uoltarlo poi Cotto Copra in quella parte che e la piu » importante, & uenir a dar come una legge, & un obligatione „

3 chiunque uiforte comparfo,che non hauefle a giudicar fe ,,

non fecondo un tal tema ? j • r rlfin/iY*

Già il dirti io,cheò per latino/) per uolgare non doueui ef PP ì. jèr migliore nelle tue colè, onde perflonlafarmi mcntiretu

yy

Ippolito. [p. 204 modifica]Gli eretici uo gliono far che il Bdfìlicnfe di ex altrimente di quello che dice .

Verg,

Ippolito .

Vergerlo* 'Ippolito. Vergerlo .

1a chiefx Rom. foU è queUx che hx conferuato le fcritture intie

1 0 4 %iJJ?ojla di Donn' Ippolito

hai uoluto faiuer chiaro la tua fantafia. Ma come la manter- ra * ‘ ^ ienon P are 3 c h etra l’uno& l’altro faluocondottofia una diftei-éza al mondo,anzi fia il medefimo dell’uno che del- 1 altro : ma ueggo ben chequanto lì a per te, hai uoluto diuer- iincare d Bafilienfe da fé ftefiò, facendo che le parole habbia- n ° a ‘“P.^ nfodl quello,che elfo mai pur nó fi fognale: & per ciò il Tridentinojche non è un barro(come fei tu) ha dato fuo ri il fuo con parole tali,che non lafcia a* pari tuoi modo alcuno di poterle nuoltar ad altro fenfo, & tutto ciò mollò dall’ef tempio del Bafilienfe tutto ftiracchiato &tacciato da uoi.

O alluna Satanica,& chi non uede,che ui fi fpefe malilfima moneta ?o Dio mio,come il patifeitu?

O come fi potrebbe a coli lànto huomo bruciar’ i piedi co gran ragione,& come là egli ben mutar la uoee ? Ma fe Iddio quello patifce,& quello uuoie, chi fe ne può dolere fuor che unobeftemiatore?

Et ancor ui fàran di quegli,che fi potran dar ad intendere, che in Trento fi uada lealmente?

Starebbe frefea k Chiefa, fe tutti folfèro del tuo penfiero & che ne crédi tu? r

Ma ponderiamo le àkre: vuole il Tridentino, che nel far de giudicij s habbia a ueder ciò che dice la làcra fcrittura (& Piu volentieri Thaucrebbè mefiàda parte fe hauelfe potuto con fuo onore,pèrche ella gli (canna ).

Et chi non ha bifognodi gran patientia col fatto tuo? Et fe la Romana Chiefa non ha conferuate le fcritture, chi le ha co feruate?chi? Voi altroché nafcefte 1 altrieri, & che dal nafei- mento uoftroin qua non hauete attefo ad altroché a corrom pere,& guai!ar i tetti ? & oue moftrarai tunè ferita, nè cicatri ce, che ci habbia fatta la fcrittura nel noftro corpo, p cagion della fede ? Tanti anni fono, che gli eretici menano la fenttu- ra d’intorno,come furlofi,per romperci leottà,& cheforte di botte,© colpi hanno fatto ? non ci hanno pur tocca la pelle: & fc tu crederti,cheper ufeir da noi i pari tuoi, quello fia uno Jcannarciconle fcritturei tuféi un galantuomo, gran perdi [p. 205 modifica]contrai terT^oferino del Verg. 105

fra tettò fu che tu ti fuggirti. Non fai, che nè tu nè altri limili a 1 te erano de’noftrfche fc forte flati de’noftri,fareftc rimali co elio noi? Che cofa dunque importa a noi il fatto uoflro,fe no

in quanto la carità fa, che ui habbiamo compaflìone ?

Ma hauendo foggiunto le tradditioni de gli Apertoli, già verger»», egli Vienne a definire,& hauer per certiflìmo quello, che noi „ francamente neghiamo,ciò è,Che gli Apoftoli haueflèro infe „ guato altre dottrine,che quelle che fono nelle facre fcritture, „

& nelle lorepiftole. . . ' »

Et che gran marauiglia è quella? fe l’ha forfè ilTridentino Ippolit9, fatta fu le dita?uorrei che uedeffimo un punto folo, & è,Qual fa di quelli due già piu tempo in eflère, o il fupponer che le Eg/i è antichif tradditioni fiano,come facciamo noi : o il negar che elle fie- c 0 J d * nojcomefateuoi. Io per me ho dottori già piu di mille an- ni,che le prefuppongono. Vorrei ora,che anche uoi altri face fìe fatica di ritrouarne altri,che già tanto tempo l’habbian ne ^ ne g dr i u è c „ gate. Io ho un gran dubbio certo, che le uorrete cominciar ^moderna. tanto a dietro a ricercar chi le habbia negate,darete del capo Gli A mani in qualc’uno,che ha negato Crifto:come farebbe à dire ne gli negddo le trai Arriani, che col negar le tradditioni & uoler folo il puro te- ditioni, nega* ■ fìo,negauan (come è di fopra detto) la parola OmOufion,che Cr ft 0,

. era la confuftantialità col padre: & chi nega quello,nega Cri ilo,già che altro non fia Criilo, che Dio & huomo uniti infie mejcorae Athanagi efplica chiaro nel fuo (imbolo. O bei Cri . fifóni. Negar le tradditioni, col negar delle quali fi rinega Cri f fto, & quelli fono poi i cenfori del faluocondotto del Concilio Tridentino : i quali dicono largamente d’accordarfi con , noi in tutto ; eccetto che in quelle tradditioni: per le quali eontra gli Arriani,noi confettiamo Grillo per figliuolo di . Dio, & Iddio ftelfo : ma che importa a’noftri eretici quello peccadiglio, Tra quali il Capitan Vergerlo fa del banderaio?

In fomma elfo Tridentino ha doluto obligai i noftri a far y fr g„ giuditio fccondaqucl che egli fi prefuppone. 5J

Era anche meglio,che ilTridentino di prima botta ui fi ren ippolite» delfe prigione ,& ui delle uintq quel maggior punto, in che [p. 206 modifica]a o 6 , %ifyó ffa di Dorìn' Ippolito

noi altri 11mpugnate,fe acconlentifte, che con le tradditioni non fi hauefie da procedere nei giudici; della Chiefa.òche bel palio. Eilèr coftoro per pura pietà, & compallìone ricercati da nocche uengano al Concilio,per far che firaueggano de’ loro errori,& noi pigliarci ogni amoréuolcura, & caritati ua,di douerli ammaeflrare,per leuarli fuor di quelli ; & elfi co Gii (retici fi* me altrilfmaelli nati di concubina juoler poi eifere uguali à min ad ijmad noi, & leuarci anche il pan di mano, col pretendere di eflere le . eifi i padroni, & uolcr ciò che dilegnano nel far i giudici;, &

preferiuere a i Giudici il modo,la forma,& le leggi, có le qua li uogliono eifere giudicati. Chi udì mai meglio ? o non uer- souiu ranno altramente;. & fenon uerranno ; Eijceancillam & filili eius/nonenim erit hasres filius ancilLr cum filio libera?, è trop po infopportabile la infolenza di fimilibaftardi, che uoglion

eifere d’uguale autorità nella cafa del padre. Però che impoc

ta che fieno lafciati,anzi difcacciati fuor di cafa?

E nondimeno auuertite,che il Bafilienfe non fece mentio- « ne di cótdle fognate tradditioni, perche egli non hauetia ere .« dutOjcfie reuera elle uifolfero, & lò di dire un punto che irrite porta.

Se importa ? & tantoché rouina tutta la intera fede di Cri fto. Ma tu menti poi coli alTolutamente,che il Concilio di Ba filea non credefie le tradditioni, come aleutamente ancora fenz’altra proua tu l’hai qui detto. Eccetto fe tu forfè non hai uoluto dire, che il Bafilienfe non ha creduto che le tradditioni fofier fognate, come reuera non fono, ma fono realifiìme, & fenza alcun fogno; & fe elle fon fognate,farà ancor fogno, che l’euangelio folle mai fcritto, già eh# non è alcun di noi, che folle prefente,quando fu fcritto. Ma lo crediamo folo à , chi ci l’ha coli detto da principio,il che è pur la tradditióe del la chielà, nè altro.

Dice poi, i Concili;’ approuati, intendendo dal Papa ap- prouati,& non tenendo conto fe fonoipoi conformi alla Icrit <£ tura làcra , o nò, & quello fìa malilfimo, perche moltrano di w credere,che ilPapa polfa approuare colà, la qual fia contrada , " 1 facra


IppoL

Vcrg. [p. 207 modifica]contra'lterXofcrìttodel Verg. 20 7

fàcra frittura, che è propofition diabolica > a fpedirla in un

fia Era anche meglio,che non ti affaticarti in dendoui il fiato,& da chi uorreftitu, per tua fe che J ofl ^P fróuati tai Concilila Luterani ? certo io (limo che perue^ gogna fola tu l’habbi taciuto,maffimamente dlcndo dl nata fa affaiuergognofo, come ben lo dimoftn nelreftodel i'mprefe;&haibéragione di uoler tale approuation^giache i Luterani foli tengono conto delle Teniture ; & diche ione. ne tengono tanto conto che del teftamento ne ‘

Giouanni : & il redo mettono tutto in Colpetto,& non e te o ai alcuna forte,che,fe gli uien dedra.uon lo P^rfi™ >&_ giocar de mani ne ftracciaranno anche fuori qualche Ceintea iia intiera. & Ce pur al redo hauran qualche nfpetto, del len- fo non Ce ne tien conto un diaccio,e pur che la mattina fi dica qualche ifpofition di nuouo fognata la notte, coft °to fono i galantuomini. Onde meritamente afim.li toccarebbedi ra gione l’approuar i Concili] fecodo le diritture aria quali fo t ture ? Caere o profane ? Ma non è poi bella quell altra oue di- che quello,approdati, uuol dire dal Papa approuati,& per ì_ r\-f*Àrvp rhc il Pana porta approuar cola che

55

Ippolito *

J,

Gli eretici cì oggi negano una buona par te de libri del* UBibia.

Interpretati» ni fognate.

che quello, approuati, uuol clire aai i-apa appiutwtu,^

Ciò moftrano di credere che il Papa poffa appiouar cola che ria contra la fcrittura * Quella è ben conièquentiacauatada Baroco, onero da FriTefornotum.; Io credo cheilPapa debbia approuar i Concili],adunque io credo che gli poffa appro tiar contra la frittura facra ? rffponda qui ancor i Afino di Ba laam,ch’io mi contento. San Siiueftro ha potuto approuar il Concilio Kiceno,come dalTifterto Concilio fu ricercato che faceffe,con dir nel fine dell epiftola, Quicqmd auiem conih-

tuimus in Concilio Nicieno,precamurueftn onsconlorno

còfirmetuf . cioè ogni cofa chehabbiamo ordinata nel Concilio Nicenojpreghiamo die fia confirmata infiememete dal-

Cocilij apDra uati da P api * S. Situelìro. Concilio Ntcc [p. 208 modifica]2 o 8 dì Donrt Ippolito

U uoftra bocca. Il che fece come appare nella lettera che egli CocHio diKo rifponde al Concilio, & nel Concilio prima di Roma oue ef» ma. fo Silueftro ordinatile ogni cofa determinata nel Niceno

Concilio fia oftèruata,efcomunicando ciafcun che contraue- niilè. Adunque fan Silueftro ha potuto approuare detto Cora cilio contra la fcrittura ?

Celcjlino pp. Celeftino Papa approuo il Concilio di Efefo coli ricercato dalla Sinodo ifteffa contra Neftorio, & Giouanni Antiocheno. Adunque contra la fcrittura ?

Uonc pp. Leone Papa ad inftantia della Sinodo Calcedonenfe ( come appare nellaattionterza)approuòquel Concilio.adun- que contra la fcrittura?

E qual Concilio non farà contra la fcrittura, fe ciafcun dal Papa approuato conuien che le Ci a contra ? certa colà è,che foloqueide gl’eretici faranno (fecondo il dir di coftui)alla fcrittura conformi,già che il Papa in niun di tali habbia la ma no, ma fol gli contradica & condanni.

^ Dice poi, & il confèntimentó della Chiefa catolica ; Nora

  • è dubbio che egli non intenda per Chi eia catol ica la Romana
  • Chiefa, e male, perche la Chicfà di Crifto, è la Chiefa cato-

| Iiea,Sda Chiefa neramente di Roma non è la Chiefa di Cri-

fto, non fèruando la medefima dottrina. ppo ito. Et a che ti accorgi,& con qual ragion ti muoui,a dir che la

Alt ■ • - r Chiefa di Roma non ferui la Dottrina di Crifto ? Se pe r fer- u e Z-ri r ar tu i i? téd 1 i . efIè q uir & nó cótrafar co 1 fatti;confeffiamo che tu coi co&u* “ amo f ra g^b& che fìamo peccatorii onde perciò tra noi fi mi altro è non . . * a c iam ento di penitentia ogni anno una uolta almeno ,

lafcruarcola in rimedio de peccati noflri,i quali non haureflìmo , fe folli- fide. mo offeruatori intieramente di quello, che ci ha infegnato Nota. Crifto : ne facciamo come uoi,che per troppo fantità nonui curate di penitenza. Ma fe per feruare,intendefte, credere & cófeffare,& fecódo quella fede mifurar i fatti noftri,o buoni, o rei ; Et con che bel garbo giuri tu,o buon compagno,che la Chiefa di Roma non ferua la Dottrina di Crifto ? La Chiefa

  • u chie f* neramente di Roma ( dice)non è la Chiefa di Crifto non fer-

1 uando [p. 209 modifica]contrari ter%afcrittò del Verg. §

«andò la Dottrina medéfima ; & qual altra Chiefa la olferua fe non quella di Roma? La luterana hna.be la e che i Luterà ni tra loro non fan pur fognarli qual fia laChiefa,ne menlan no qual fiala Dottrina allaqual li crede. Troppafarefo tu ualéf huomo * forni fapefli dire in qual luogo tra uoi fi ferui la Dottrina di Crifto, dico tra uoi,cioè,tra uoi eretici.Perctìe tu fai che Geneua ha la fuà i Salfonia la fua , Argentina la fua , & di mano in mano : qual è quella Chiefa adunque tra uoi che

fiadi Crifto, & che ferui la Dottrina medefima l ^•.1 -j __ /-nfì T a f'hi

di Komn non feruti In Dot- tritut diCrijlo , in niun luogo ella fnù offerì unta.

Vergerla *

perftitioni,& molte Idolatrie ; adunque chi lio fia obligato a dire, che no fieno fuperftitiom,& Idolatrie, perche la Chielà Romana ha confentito, e coniente che elle s’habbiano a ritenere, &c. " ibbolké »

Qui non ti ho a dir altro,fe.non che da troppo gran benino lentia guidato uerfo il Tridentin Concilio tu gli fai far pre- nielfe & cófequenze le piu sfoggiate del mondo j ma egli che non fi cura di tante foggie, dice che ti di fgratia,& ti ridona il tuo bel prefente, lafciando che tu facci di quelle & delle ah tre peggiori confequenze,& premere ancora : percioche.

Non fa idolatria alcuna, o fuperftitione contra la quale eflo nò habbia rechiamato;& fe tu ne fai alcuna,adducila qui che tene hauerà obligatione per rimediarci. verte.

Et con quello argométo uonrian conferuarfi per buona & 5

per cara tra l’altre quella grandiffima Idolatria della cafa del- ”

da Madonna di Loreto, la qual non hanno vergogna di dire, *

che gli Angeli hauendola tagliata uia da 1 fondamenti 1 ha r

neffero portata in fpalla fuor della Giudea,andando concila 55

attorno come in procelfione,& ponendola prima in tre lu.Q- ehi, e poi finalmente là oue ella è. O uergogna,e mun ardi- ” fee di farne motto,perche la Chiefa di Roma coniente che . - quella enormilfima &; sfacciatilfima bugia shabbi per ue- /

ra, &c. _ v ' Ippolito*

O uedi fe è nero al fùQ motto T.rofiemtinp '& foe uero

Dd ciò [p. 210 modifica]sra - Trofia di Dom'Ippolito %

li pefiimo prò ciò ch‘io ho detto che qui dentro egli è, Malus, Peior, Pelfo fitto del ver g< mus ; l'ha pur sbroccata fuori quella uolta . & doppo l’hauer laceratoli Papa,i Cardinali^ Vefcoui, gli Abbati, i Frati, tut to il Concilio, tutta la Romana Chiefa & le tradditioni,hora lacera la diuotion di tutta Italia,anzi di tutta l’Europa,lacera gli Angeli, lacera i fanti,lacera la Madre di Grillò, Grillo llef lo & Dio : non potrà già mò falir piu in alto. Come fi potrà dunque cauar i denti a fi rapace lupo ; che lotto la pelle di pe cora ua lacerando il gregge del Signore ?bifogna primiera* mente ueder fe intéde le Hello,in tal fuo dilacerar che fa con le parole; & poi ueder fe quando ben s’intenda,fia però a prò polito ciò che dice, & ritrouando che lì a pura bugia-, allor conuiene,ch’ogniun fi gli riuolti incontra,& come lupo lo di? fcacci,& prendendolo(fe fi può) lo tratti come ei merita. Hor dimmi adunque rapacelupo,che col mantodi Crillo ti copri. Et come è ella Idolatria quella, che hor’ hai detto ? Che colà è idolatria,accioche ueggiamo fe quella ne fia una? che cofit fia dillo , fe’l lai , o almeno afcolta chi lo là dire. Idolatria fecon idolatria . do l’intelligentia di ciafcuno chrifliano,è un culto,& una ado

ratione,che a folo Dio conuenendofi,uien data alle creature^ perfuadendofi noi,& credendo, che elle fieno Dio uero. S.Tom.zz.q. Qui in falcalo fi prefuppone l’infedeltàuerlò Dio uero:» 5>4. arti. 3 .d ‘dentro del cuor nollro ; di fuori fi prefuppone il culto nó don 1 .2'CKj uto alla creatura,la bugia perniciofa,la gran heflémia di Dio» Se l’impUgnation della fede.

' Stando adunque tal deferittione della Idolatria, egli è da

nedere,fe nella diuotione,che habbiamo noi nella Madonna di Loreto,ui fia colà alcuna di condition limile: il che fi uedrà ancora in quell’altro efièmpio, che adduce di credere che làn Francefco hauelfele lligmate, o uero le cinque Piaghe, &c; Qual fede s Quanto alla Madonna;Tutto quello che la Romana Chie

habbiano i Ca & ne credergli è.Che doppo lungo (patio di tempo che i pee tolici della di* cati erano regnati nel mondo,per li quali il cielo era ferrato » uotion dctla la diuina pietà madò il luo figliuolo ad incarnarli nel uétre di Mudati* di Lo una Verginella quale hebbe nome Maria:alla quale fu man-

dato [p. 211 modifica]contrai ter^oferitt'o dèi Verg. x 1 r:

éatoTAngelo ad annutiarui che Iddio s’era compiacciuto di farla Madre del fuo figliuolo Giefu Crifto, perche 1 Euange^ lio ai fan Luca dice : Ifigreflùs ad eatn.cioe J

io a quella:péro fida ad intendere,che quando fu annun lata, ella folfe entro in qualche cafa di Nazaret, oue entrate 1 An- gelo'& perche Cubito che fu annuntiata ella concepe d Spiri to Canto il figliuolo di Dieserò diciamo, che m queUa caCa fu fatto il gran mifterìo della beata incarnation diCrifto.no- ftro Signore; onde ciafcun che m detta caCa ent ™^ ejdoue ^ rinouar la memoria di fi gran beneficio, il qual fu fatto tutto per noi,cioè per aiutarci delle mifene noftre:& cori tutto c e

quelkcafafoffeconldltre,dipietra,noneperoche.naltrafi

cotnpìacefTe Dio,di far fi grande imprefa,fuor che in quella,

& perche debito noftro è poi di lodar,& ditener °ftà è

to ciò che Iddio loda & tien caroiper tanto, fe a fua Maefta e piacciuta quella,& nó le altre cafe,& non Lappiamo <dii la ra-

gioneiperche non dobbiam’ ancor noi conformarfi folo per

Ì»riuerenza,che habbiamo.o debbiamo hauere all opere dt Dio?Checofafece onorato iltempiodiSalomoneacuifin Crifto refe teftimonio,& hebbe didui gran, zelo fe non perche Dio coli uolfe? & pur era di pietre anchefTo come gli altri. Onde per effere di pietre,ancor che tutto il popolo ui entralle con diuotion grandiffima,non era pero alcun fi lcioc c0 ,che adoraffe quei muri,o delTe l’incenlo al tetto, o Cacnfi- caffe alle colonne; ma entro a quel tempio mdnzzauan la me te aDio che haueuaeletto tal luogo, & adorauano,Cacrifica- «ano, & incenCauano al fuo Cantiamo nome,&alCuo o^ nore. Talché niun culto fi daua alla creatura, ma folo al crea

tore. Coli ancor nell’entrare in quella cafa oue fi compiacque Iddio di confummar i patti, e i giuramenti fatti co 1 Patriarchi ; ciafcun fedele ha da indrizzar la mente a Dio & a Crifto,col ricordarli che qui dentro fi diede principio al colmo de benefici fatti da N. S. alla natura humana ; & ; che que- fìa è cafa di Vergini,di Angioli,di Crifto, dello.Sptrito fanto, & di Dio gloriofo .onde, oltre a nngratiarfuadiuinamaeft^

Lue. i, Note.

iddio non fi conpiacque di far incarnar Cri&o in altra cafa fuor che in queUa oue era la madona Note.

Tempio di Salomone. Matt.ii LKc.19 Io. z

Ciafcun [aeri fìcana nel tetr$ pio, ma-niunq facrificaua al Tempio : ma, folo a D io. , Quai petìfieri debbia hauere chi entra nella cafa della Ma donna di Lore to. [p. 212 modifica]Ancor che quella nonfof fila cafadella Madontia,non perciò c Idolatrìa il cojì (tedere»

Sfacciataginé del Verg. in

Hegar fenz<t ragion alcuna quello che da tutti uien prc dicalo,

212 %ìfpojla di Doni? Ippolito

fi prieghi ancora che a noi dia méte conforme a gli habitatò tori di detta caia,' 8cc. ; ! - 1 5 j

Hora fin qui che co fa ui è di male ? da un Pagano, o Giu* deoinfuore chi può calumniarquicofa alcuna? Ma dice il Vergerio,il punto ftain quello hauerla. gli Angioli tagliata dal piede & portatola in fpalla. Quella è la Idolatria ; Et ! ia dico, per quam regulam, dici tu che fià Idolatrila ? Afcoltatc femplici. . ;

Poniamo,che non fi a uero, ch’ella fiala cafa della Madonna, nè meno che gli Angeli l’habbiano coli portata; Che Idolatria farà aperfuaderfi ipopoli che pur ella ne fìa?Quj nè Concilio,nè Papa alcuno ha inai detto, o dice che tale articolo fia di fede : ma come colà potàbile,&alla pietà Criftia na conforme,per Fopinion uolgata,& da Croniche antiche, & AnnaU defcritta,col teftimoniodi tanta gerite, piu tolto femplice che accorta,uien fauorita,e aiutata ; anzi come ogn* altro articolo a chi perragió humana creder fi debbia, uiene creduta & confermata ; & perciò che falfa fede ; & non Cri? ftiana,può elTer quella ,accioche ella fi debbia giuflamenffc chiamare Idolatria ? vuole almenhcgar coftui,che la Madon na non haueflè cala ? o vuol dire che gli Angeli non l’habbia no potuta coli portare lèa Dio è piaciuto che la portafèrri? Seadunque tal cola è potàbile,& perche vuol’eglfche la mia fia Idolatria a penfarmela,& non piu tolto la fuafia infedeltà» & empietà a urilerla negate? Qgefta è ben chiara,che non ha uendo altra ragione, & uolefiraprouerar’una colà da tanti affermata,è una prelùntió,temerità,& sfacciataggine intole- rabile. Et quando poi ui aggiunge,che fiaIdolatria,allor merita altro che parole. Ma dirà forfè, il concorfò fi grande di gente da tante parti,& la tata diuotione hauuta a quel luogo lotto titolo della Madonna diLoretò > mi dàa creder*che fia Idolatria. Etiorilpoiido,chefé. egli potefiè prouare,che chi concorre adorafle quei muri, o credette che altra fia la Madonna di Loreto da quella,che è in cielo, o penfallè che la quella nel cielo li cnnuenittèro gli honori diuini,& altre fingài [p. 213 modifica]cent?a lterco fcrìtto del Verg. i i 3

còfe,che qui lènza dubio ui farebbe Idolatria: ma già che la Romana Chiefa infegna i Popoli, che concorrendo debbiano ricordarli delle cofe già dettele’ beneficij hauuti in Crifto, & adorar Dio,& riuerir laVergme come madre di Colto, Supplicar che gli feti concelfe le granché a gli habitato- ri di detta cafa fi conuengono, o fia poi quelladi Nazaiet,o non fia, facendo dico la Romana Chiefa diligenza come fa r iiòn so come Idolatria di forte alcuna,o pur ombra di lei ìti- trauenir ui poifa : anzi fon certo,che niuna ui fi ntroua, ma :lol diuotion& culto uero & Criftiano tutto pio&aliaChieladi Crifto conforme. & l’officio fatto contra di ciò, bora dal V er berlo è tutto empio,nemico di pietà Criftiana, & della diuo- lon de populi fedeli : & dubito che egli non habbia uoluto dire che non fia uero che la Vergine concepire mai, & che 1 Angelo mai l’annuntiafiè, & che Crifto non fia mai (lato nel mondo, & perciò riprende, & non può tolerare quelle cole, che a fedeli ricordano fimi! mifteri,conducendoli alla diuo- tione': le quali hanno tanto piu forza di rammemorar tal mi- Iterii,'quanto fi ha opinione che elle fieno ftate piu profiline > & piu immediate ali’efiequir imifterij fteffi, come amen anche al legno della croce iftelfa,oue fu conficcato Crifto s il qualepiu farà impreffione nella mente di chi lo uede,che non fata un’altro legno,ancor che tutto fia compofto in forma di crodej Se chi vuol negare,che piu commouail ueder la Spada,con che fu ammazzato il padreoil fratello, & rieonofeer là,oftimarla per tato, che iluedere un'altra fpada, della quale fi fia certo che ella non fia delfa > Et quanto a quella parte del creder che ella fia cala propria, oue folle annunciata la Vergine,ancor che poi non lofiè della ; egli none maggior peccato, di quello che farebbe quando uno fi delie a credere , che la tale o tal uefte folle la medefima,nella quale alcun fuo principale della cafa hauelfe riceuuto qualche grande & fegnalato honore dal Principe, al cui fguardo,oltre che fi 11- eordalle del fatto, loderebbe anche i meriti di quello luo an tico fi accenderebbe adiuouon di quel Principe, cheha-

Tribbio del Vcrg.

Le cofe che fo no tenute piu intrinfeche fa. no maggior ira pref ione , Cr piu commoua nochileuede .

Legno di Cro ce.

La fpada *

N otd* [p. 214 modifica]z 14 %ì]pofi'a di DònrfJppólho

uelfe per tal uia illuftrata la famiglia propria, & inanimirèb» be feftefTo,afegiiitar quelle uirtù, che al bifàuolo haueffero recati tanti honori. Nel qual cafo poniamo poi ch'egli fi in- gannaftè,non elfendo ella la uefte;che pregiuditio però gli apporterebbe il coli credere? Niuno certo, anzi utilità grande.

Hor cofi appunto è al propofito noftro. Ancor che non folfe quella la cala ifteflà della Madonna,nondimeno già che lo sguardo fuo non induce ad altroché al ricòrdo de benefici palfati,riceuuri da Dio,nella incarnation di Crifto,& coni mouei Popoli a diuotione uerfo jl fattore & redentorloro, col ricordar qui tanti & tanti mifterij : come non farà un Giu deo,& peggio ,.qualunque fi sforza d’intepidir,non che detc ftar poi tal diuotione ? Deh trouimi qui il Vergerio,ò altri,co là infognata in tal cafo, che diuerta dal uero, & che indirizzi la fede, o il culto,ad un’altra parte, che uerfo Dio,& uerfo Crifto, & io dirò che tale fi a Idolatria. Ma poi che l’empio leduttore non mi là dir qui altro, a uiua fòrza conuien che fia conofciuto per un gran trillo, Et perche poi dell’onor & cui to de fanti, delle reliquie, delle imagini; & de’ tempij,io nè ho fatto particolare trattato nella feconda parte de’miei Dir lcorfi,ne’ quali rifoluo tutto ciò che gli eretici fogliono dirai contrario, però a quel luogo mi rimetto. col che uoglio ha- uer rifpofto infieme a quell’altra empietà, che egli foggiunge delle fiigmate di fanFrancefco : del quale coli dice.

Vergerlo . Et potrebbonfi qui addurre innumerabili altre idolatriche

<c quali per la medefima ragion mantengonfi per cofe buone.

J PP* O mi fero & infelice huomo, che fiotto titolo d’idolatria

cerca di rouinar la diuotion uerfo di Crifto,col chiamare meretrice la fpolà dilettiffima del figliuolo di Dio.

Vergerlo . Ma ne dirò qui una ancora, & è il libro delle conformità, tc nel quale, & in altri libri affermali , che fra Francefco d’Affili ‘ c haueffehauute le cinque piaghe,oftigmate,& il mondo se £C impazzito dietro a quella diabolica menzogna :& nondime^ “ no non haurebbe alcun de'noftri, por uto aprir bocca in coltra. [p. 215 modifica]contrai ier%o fcritto delVerg. % i f

tra. Perche la Romana Chiefa l’ha approuata, etiandio con 3> fue bolle folenniflìme, non (blamente tacitamente permette „ dola j Moftrimi chi uuole, che eflèndofi due uolte flato ragù- „ nato il Concilio in Trento, e confumatoui de gli anni, egli „ habbia mai tocco fimil enormità,& ladreria,nó per altroché 33 per non parlar contra il confentimento della lua Romana aJ

Chiefa. „ _ r ” ,

Et quefto è un paflo Amile all’altro. Io non io troppo be* ippoU ne contra di chi coftui ragioni, ò cótra la poflibilità del fatto j ,ò contra del fatto fteflo. Se contra la poflibilità, cioè che Iddio habbia potuto fare, che fan Francefco hauefle le cinque piaghe,& che eflò lo nieghi,chi dubita, che coftui fia non fo- •foeretico,ma infedele negandola onnipotentia di Dioiche

fe poi egli ragiona contra il fatto,cioè, negando, che Iddio a

fan Francefco habbia dato le cinque piaghe, & come non e Ch tii'g* le eoli un gran temerario, anteponendo l’opinion fua in quello che non fa,alla opinione dì tutte le altre per fon e, lequai dice, che impazzifcono dietro a quella diabolica menzogna. & le è menzogna come l’hai tu fcoperta f 1 le fcritture non te lo dicono,le quali fole uuoi per maeftre ; Tu non l’hai uifto, ne hai parlato con gente che’l uedeflè. Comeadunquetantoal-

ièrtiùamente dici,che quefta fia diabolica menzogna $ Tanti

& tanti huomini,libri,& teftimonij dicono il contrario;coinc adunque tu folo ardifci di coli beftemiare è fe ciò non è uero, ma fia menzogna,& idolatria, chi ha potuto indurre adunque iPapi ad affermar ciò di fan Francefco, piu che di fan Domenico,òdi fanto Agoftino,ò di altro inflitutor di congrega- tione, che guadagno n’hanno hauuto è Ma dirai forfè, il dir cofi fcandaliza la Chiefa s & corneali dice almeno che fan Fra cefco acquiftaffe le ftigmate col lufluriare, ò col crapulare, o col rubare,ò per limili ftrade,talché chi l’ode fi debbia pigliar fcandalo ? Chiaro è che nella fua uita niuna cofa tale fi legge, riè appreffo del mondo fi ragiona, ma quel che fi dice, è con- formità di Crifto,orationi,vigilie,rinegar fe fteflo,fprezzar il mondOjdigiunare 3 macerarla carne, veftirumik a predicarla [p. 216 modifica]1 1 6 %ìJj?ofia di Don)? Ippolìtù

fede, ordinar i coftumi, & limili altre opere,Iequali fe fieno,© non fieno di fcandalo (dal Vergerio in poi) ogni fedel ne può darfèntenza. ;;

Ma dirà il Vergerlo tanta moltitudine di frati,monache,& lecolari ancora, che fi fono fatti della religion, o abito di laà Francefco,non cogli uno fcandalo ? & come $ Rinegan forfè Crirto nel farfidi fan Francefco?ouero adorano forfèfan Fra ’ cefèo lotto il cui ordine eleggono di fèruir a Grillo ;ò fanno profeflion forfè di uiuere una fcandalofà uita lontana, &CQ traria al uiuer Crirtiano è Io non fo già doue fia qui fcandalo» & meno idolatria: ritrouo bene che chi fèrua i fuoi ordini, & regola,piu torto angelico, che umanochiamar fi può alficu r ro:& che colà comanda,ordina, ò perfuade fan Fracefco,che tutto di bontà & carità non fia ripieno ì Oue farà qui aduque tanta idolatria ? o poueri fèmplid, fe da fi ria & uelenofa; Iìq- gna uilafèiate fèdurre. Non uedete, ch’egli dice >,& fa ogni fua porta,per leuar la diuotione,& la uita auftera dal rnezo del la Chiefà,per darli fènz’alcuno fcrupulo,al mondo,& farbiiq tempo ? Perciò non ui fidate:ma conofcetelo ormai,per quel lo che effer fi ritroua,cioè un lupo rapaciflìmo; & un figliuolo diperditione.

Vergerlo. Seguita il Tridétino, L’autorità di fanti Padri: Quella è co “ mequellache habbiamo detto de’Concili;’. Cotefti nortri “ auuerfarij coli come uoglion che crediamo a tutti i Concili* indifferentemente,fenza hauer a ricercar fe fono ben appog- <c giati,cioè,fè hanno la diuina fcrittura per fondaméto, coli uq “ glionoche a tutti gli fcrittori,ouero padri crediamo fenza te che habbiano addotto il teftimonio dello fpirito fanto, che tc parla nelle fcritture,quali,che non fieno flati huomini,& non habbian potuto errare,& non habbiano errato come fi palpa. tc Omnis homo mendax. &, è una uergogna, che s'habbia a dii <c altramente. Agortino non dice già egli di uoler che fi gli ere- “ da fenz’altro, & l’han detto de gli altri dottori antichi & mo- « derni.

ippvl : Nè adogni Concilio 5 nè ad ogni cofa 3 che da Dottorili**

fcritta» [p. 217 modifica]contrai terXofctitto del Verg. ivj ,

frìtta,fi dice,che s’habbia a credere, ma folo a quei che fono

approuati, la cui proua non fi fa contra, tic lenza la fcrittura „•

ma conformemente a quella: perche lappiamo ancor noi,

che i Conciliaboli errano,& i Dottori hanno errato,& fappia

mo ciò che dice il falmo,& ciò che uoglia il padre Agoftino

in quedo patto. Ma quando il comun cófenfo di padri,in una

materia fi ritroua,nóbifògna piu dubitar di loro, ma tener fer C L P ^

ciò ; che come ad un ben gouernato Concilio, cofi Dio a tàn ^ * com£

ti padri,uniti infieme nelle opinioni, habbia riuelato il ucro : qu/ftadunCv

con la qual regola VEfefino Concilio, & il Condantinopoli- c m 0 ,

tano 5. hano proceduto nelle terminationi loro, credédo ef-

(èr uero tutto quel, che di cómun parere d’intorno alle mate

rie propode da fanti Padri pattati era già rifoluto. Et per bé

dir,che fottèr huomini; & che cofa erano i Profeti,& gliEua

gelidi ? Non erano forfè huomini? Ma lo fpirito,che gouerna N*te>

la Chiefa,fi come non lafciò errar i Profeti,& gli Euangelidi,

cofi non lafcia errar tati dottori, che a benefitio fol della chic

£à hanno fcritto,lòtto il cui fènfò ancor fi chiaman Padri, co- che cefi «a*

me quei ,dal cui confènfo ne i poderi nafea, & fi confèrui la dir Ptdrù

fede,con l’aiuto dello fpirito di Crido. Et è pazzia adire che

gli eretici uogliano prouar i Dottori,có le fcritture facre;qua

fi che nò fi fappia ciò che per tal uia uan machinando di fare*

& quai braui fenfi alle fcritture diano.

Or,mi fono fpedito dal primo punto, che è nel faluocon- . dotto,adduciamone alcuni altri. . „

Bifognaua prima uincer quedo, & con ragion intaccar il 1 ppe* Tridentino,& non con fauole, & bagattelle hauer proceduto,& poi dire,Mi fono fpedito dal primo punto, le fpeditioni fi fanno,quando in bene,& quando in male;queda tua è delle feconde. Però tu dici il uei o,che ti fei fpedito, ma no troppo bene,& cofi fpero,& fon certo anche del redo.

Il Bafilienfe promette(aflìcurando chi u’hauettè uoluto an Top dare ) anco per il Papa ; il Tridentino promettendo per fe fo- ,, lo,lafcia in arbitrio della fua riuerentia, fe a lei piacette di far ,, dar dell’unghie addotto a chi ueniffe a Trento, & farlo códuc »

E e nelle [p. 218 modifica]XT . c Rj/poJfa di Domi' Ippolito * i

« nelle prigioni a Roma. , ^

ippclito. : Io,comedifopraho detto,non ho letto mai quello Triden tino, quantunque egli affermi che fia per tutto ; nondimeno!’ fapendo la natura di fìmil biigiardo,ardifco dire, che nel Tri-»' dentino cotalcofà non fi legge . Ma effo che ha lempre il ter-> \ ror della cofcientia che lo perteguita ( effendò uero quel ch@'

troH. z$. difiè il fàuio, Fugit impius nemine pertequente ) dal tacer del?

Concilio deduce tal fènfo; nè piu nè meno qui portando^ «.... , • nelleiponere il faluocondotto ; di quel che fi faccia ncH’clpa?

s . -, lìtio delle foritturè iàcre,allequali fe be aggiungevofminuiic©> dà loro, tutto 1 intero lènlo, non importa. Vorrei adunque? che il galant’huomo hauelfe pollo qui le parole del Tridenti no,accioche fi potette uedere ,te cantano com’egli adduce s èia già che no l’ha polle , nè io fin qui le ho uille 3 dirò ciò eh© «V\ne credo. Il Tridentino hauendo alficurato quanto folle per fé,non deue hauer fatto mentione di afficurametìtó dèi Papa* Et per ciò collui dal non parlare, uuol leggere nel bianco del ! la carta ftampata del iàluocondotto,tutto ciò,che egli ha qui

pollo. Ma quando fia come io me la indouino, chi può dire, nè fognarli ciò che fi fogna collui è II Concilio è in un luogo^' & il Papa in un’altro,& le città dell’uno & dell’altro nò hanp: ehefar infieme. Che uogliono aduque gli eretici,ché glifàc- eia il Papa, mentre Hanno al Concilio, oue fono aftecurati £ sr , /? Vengano'al Concilio,& llianfi in Trento,& habbiano il faluo ,,. condotto,per andare,o per uenire ; da quei, che nel Conciliò , fi ritrouano. Et di che uogliono poi temere è Io ho ben letto (■fe ual a dire) che alcuni Concili] han fatto de gli fcherzi a i Papi,come fu il Conftàtiente, & giultamente, già che niuno era Papa eccetto di nome come uolte fare il Bafilienfe an-

cora(& non fo con qual ragione) fe Papa Eugenio ui fi lafoia- ua cogliere. Ma non leggo già,che Papa alcuno habbia fatto ' fcherzo a gli accurati dal Concilio,in quel luogo,oue il Có-

cilio fi ritroua,maffìme quando è fuori delle fue terre . Che bi

fogna curarli adunque tanto del Papa, per cagion del faluò condotto è . .

Adunque

mm

Si [p. 219 modifica]a 12

Contrai ierfyfcrìtto'del'Vérg.

Adunque fe alcun di noi fotte per ùenir a Trento, non 8 baderebbe che haueffe il faluocondotto dal Concilio, ma ui blSrebbe moltopiu manifattura,cheprocurale d hauer lo euandio dalPapa ; il qual non l’ha mai datò, come il diede Luto quinto .quantunque macilento, & non fodisfaceflè

,n tefachiuaaTrento bafia d'hauer il faluocondotto di Trento* a chi ua al Concilio, bada hauer'il faluocondotto dal Concilio. Che fia il nero,già che tu confetti,che il Papa non l’ha mai dato; come adunque certi de’ uoftri ui uennero, &fi ritornarono ancora fani & fili» ? Et guarda quanto P« flotufeiconuinto di millebugie, che dokndot* del Papa j* poco lodandoti di Cario quinto, nondimeno il femplice lai ^condotto del Tridentino (che tanto lutupen ) ftpoffente a condurre* ridur fani & falut.i uoftri congiurati, fenza che T^fofeogulrdaticonocchio dotto? Come adnnquele-

^’TlBafflierfeconcefife neUiìolchei Boemi,che uifofferM^ nuti,hauelTcr potuto almàco nelle priuate cafe ufar le ceremo nie loro,& la loro comunione intera, & le predicationi della

lor dottrina. Il Tridentino elTendone flato richiedo, che ciò

concedette a i noftri,l’ha denegato,& ha uoluto pero etto pu- blicar le fue Indulgentie rancide,& far correre i fu? lV e^°ui a quefla Chiefa,& a quell’altra,per hauer laremiffion de pec

fon rimeffi 1 peccati,& elTi mormorando tra fe diceuano, co (lui beftemia. E fempreftata opinion Farifaica,che,da Dio hi eiu,niunrimetta,apoda rimettere i peccati,& nondimeno èrifto dice, Quorum remiferitis peccata, &c. Et come la può dir piu chiara * E ben uero,che tal cofa fan gli huomim fn uirtu di D io,il che fa.il Papa nelle Indulgentie ; il cui «al©- . re è nel faugue & meriti di Grillo ,& del fuo corpo miftico, che è la Chiefa;& quelle Indulgentie ci aiutano dalle pene,

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AT renio uen nero alcuni Ih tenni %

Vergerà

Ippolito a M att. $>.

Io.2.0»

Le indulgeze» et laremifiion de* peccati è da Dio coi me zode gli buo mini . [p. 220 modifica]N ian&puo dar licerti* di fa mde.

Sì può difi ima Ur i tinaie, ma non dcccnfcn* tirgli,

Parole del faluocondotto di Bufile*;,

216 3 {ifpoBa di Domv Ippolita

Farifeo mormorator efpreffo.

Che poi il dar licentia,o non darla di feruar gli ordini loró nelle proprie cafe fia di neceffità nel faluocondotto, non l'ho io per chiarore per ben fatto.-attelò che quello fia un dar licenza aicnftiani di far male,& uiuere ereticamente;colà che non fi può ad alcun modo dalla Chiefa concedere: fi può ben diffimular il male,quando non fe gli può far alterna ac- confentirgli, & fauonrlo;quello non intendo. Et IcilBafi- nenie 1 ha fatto,non fo come fe l’habbia potuto fare,& come in tal parte egli ne fia lodato. Ma credo bene che quegli offi- ci;,de quali parla il faluocondotto,non folfero tali, quali dice il Vergerio-ma fe non eran già come la Chiefa ufaua,al me no non le erano contrarij,onde in cotai cafo fe gli poteua dar ljcentia,ne da quel tetto del faluocondotto fi può conofcere gì che natura fofTero, con tutto cheli veridico huomo coli Dio l’aiuta) del Vergerlo interpretando leparole che dicono nel laluocondotto, Ac in loco, fiue inlocis holpitioru iuorum diurna officia fine impedimento noftrorum, peragerc permittimus, &c. non habbia hauuto dio tanto rifguardoa dire,che elle s’intendano della communione lotto l’una &T altra Ipetie : la qual communione, dièndo de iure pofitiuojfi farebbe anco potuta concedere quando effi non l’haudfero chieda come cofa necdTariaalla falute :il chefipotrebbe anco fardi nuouo : ma percheellafi chiede,ofiufa di propria au torita,come cofa necelfana,contal]ar di erefia ehi non la ulà* però chi fi può dar a credere che ella fi debbia concederete non e eretico ? adunque il Vergerlo è un galantuomo,quan do elplicando quai folfero gli offici; conceffi a Boemi dice le lor c er emon |e ,& la loro cómunion intera, & le predicationi della loro dottrina. cofe tutte,delle quali non fe ne fa in quel luogo pur una minima mencione,ma fol de gli offici]: anzi credoiopchei 1 Conciliomainonuipenfalfe,& nondimeno egli Io dice, come le ciafcuno a ciò accófendire.vedettc mai

un mappior r>rofimmnf\ rhf> _• • [p. 221 modifica]contrai ter%o ferino delVirg. a 2 1

’*ia,&‘lafciarpoi che altri Tinterprctafìèro, & non produi Io come egliTintende,& (opra quello fondar anco la fua cbime raj& chTnon faprebbe faredi (imil tratti? Ma poco importe rebbe qui tal cola,le no facefle l’iftelfo nelle foritture,& q ue j ito è,di che io di palio in palio mi uo lamentando,che egli no giuoca ad altro fine,che ad ingannare .come 1 udite noi adun squero femplici ? Guardateui,ch egli è un rapace lupo.

IlBafilienfenonhauietatomai,cheifuoiVefcauinon po voj. f ^ ielfero leggere che libri s’hauefteruoluto:& il Tridentino al ^ ’

contrario,uietando,che alcuno nò polla leggere i noftri libri, 5> che fono gli atti della cada. ^ »>

Tal chimera ha pur detto anco difopra, però con i’iltefia ialite» rifpofta mi rifoluo. Non dice il uero ; anzi ogn un può leggere che libri gli pare & piace:& chi ne hauefle dubbio,uada, o madi, o fcriua ad alcun fuo amico che lo raguagli,& di qui impari a conofoere il Vergerio,il quale fopra fi bella bugia Se

lì elprellà efolama, & fi difperaicon dire,

O enormità & orribilità, è quella la libertà, che hebbero ya-gc»

gli antichi Vefooui,che è la prima dignità nella chielà,ne con }} cilij & fuor de'concilij ? anzi ui è un decreto del concilio Car M taginefe quarto,il qual èomanda,che elfi leggano con diligen }) nia i libri di quei che fono reputati eretici, per informacene }> benc,& faper ben rifpondere & confutarli. jppc»

Tu hai pur di nuououoluto replicar le medefimecofe , ma w Tempre peggio foguitando il tuo fìile di non allegar maigiu- •ilo.Etche ti oceorreua qui d’inuerfar il tello del concilio Gartaginefe ì egli dice : Iteetkorum libros legat, & tu dici di quegli che fono reputati eretici » Dilla come fla,fe lai fare il uolgare di quello latino,& udendoti lamentare, di in quella forma, I libri de gli eretici debbono eftèr letti da Veicqui, fecondol’elprelfo parole dal Cartaginefè, noifiamo eretici* Argon-Stoici adunque i nollri libri debbono elfer letti ; & però ci doglia- verg. il quale ano del Tridentino,che uieta la lettion de noftri libri. Coli lo conmszM bifogna,pouero huomo,che tu faccia il filogifmo, & profilo- rctico » gifmo/c deue eiter ualido Maodi ancor la rifpolla. Noi

xoneedia[p. 222 modifica]122 7 mjpofta di Donrì' Ippolkù.

concediamo tutto iTprimofilogilmo Zappiamo ancor noi i decreti del Concilio quarto Cartaginefe, di douerfi leggere da Vefcoui i libri de gli eretici,& Tappiamo anco che uoi liete eretichifiìmi ; ma fi niega* il profilogifmo,cioè,chela lettion de uoftri libri ha uietata ; & perciò ho detto, che fi uada, o fi mandi,o fi ferina, & ciafcun le ne potrà chiarire, & fra poco fi Uedrà anco le fi làpranno confutar, o nò quelliuoftri fi genti .. li & fi dotti libri. ò

Xt Dirà quale uno, Etcomehaurebbeil Bafilienfè uietatoil f{ legger de libri a i Vefeoui, Te non u’erano allora quei tanti Idee °ggi di è chi cofi dicefiè moftreria d’intender le

-* t£ cole afiài male , Impercioche,fi come Martin Lutero è flato <£ quello, che ha incominciato a tempi noflri a difotterrar la ue t{ fa dottrina del figliuol di Dio, la qualora fiata naie olà lòtto it alcune come montagne di fuperllitioni,di Idolatrie,& d’altre <t inuentioni hùmane, fognate da Papi, coli un buon pezzo a- {C uanti il Concilio Bafilienfe, Giouanni Vuichlef incominciò , a far per la Inghilterra, quel medefimo, cheLutero fece per ' ‘ la Germania. ,

inclito . Mi piace infinitamente, che quello fciocco Tempre uada

replicando quai fodero i Principi e i Capitani delle lette nuo t r ùc r r cn ’ èr llc 5 c onciofia colà,che gioui non poco a i lèmplici il poterli in iìtepo ntìquì- ^ ormar u ' ta & qualità di tanf onorate perlòne,quanto kùiena dim dono fiate-quelle, che han dato il principio a tanf onorata tcra c incorniti Setta ,1 quali pur Tono deferitti da uarij libri, inuarie Cronici , morirà che,Annali,& Morie: & grafia di ciafcun di loro,non fi l itro- chiaro,che ella uerà nè Ilarioni,nè Paoli primi eremiti,nè Antoni;, nè fimi!'

non demi da altreperfonediuita&coftumiaCriftofimiÌi:mafiritrouerà

gì Apojlolima un’altro genere di Tantità dagli eretici fidamente conofciuta ju nuoua er commendata. Il tempo poi nel qual cofioi o Ton nati, di- > Scoprirà anco qual forte di Catolica & Apoftohca ChieTa 1& la Setta incominciata da loro . Onde pertutto ciò, quando

i - - mài altro non fofiè,potrà ciafcun di qual grado lifia, rifoluer- fi, che fede prellar li debba a fimil perfone.

Vf • - Et da Vuichlef furono fcritti de’iibri 3 i quali furono porta-

din [p. 223 modifica]coftira'lterXofcrìtto delVerg. 2V/-

tiihBòemià 5 &quiùiGiouanni Girolamo Praga fé*

nfe-fornirono & ingranarono, e nè fono ancora delle Chicle ^

in quel Regno,dalle quali ufeirono tutte quelle che eràri nel-

laProuénza,& furori’ dal Capitan Polino(infelice memoria)

ih buona parte dedrutte ; & quelle, che fono in Sauoia nelle \\

tì'allid’Angrógna,•&altre;&quelle,cheeran’in CalabfiàjSf ■'*

liti certo Marchelè con (ha infamia & dannation fempiterna,

ha lor dato il guado quella Rate,facendone mettere prigion ^

piti di mille,& (cannar poco meno di cento in un giorno, co- ^

itie tante pecore,& quelle,che fon uicine a Pofnania,& quel- ^

le che fono nella Pruda lotto l’Illu drilli mo Signor Duca Al- ^

berta , e fono huòmini da bene, dibuona dottrina, & buona ^

diftiplina,per giudicio di Bucero,di Mufculo, di Lutero, ^

diMelantone.iltedimoniodicodoroèinidampa,&lhofat ^

tO porre io. _ ippo.

? Qui mi fa ricordarli Vergerio in quefto fine di coIoro,che Kowv accordatinellafiàdìnamento,(ògliono Tempre andar infie- me,dando un di loro la querela,, & gli altri ellendo apparecchiati a tedificare. Quali ch’io credeua di udir nominare pertedimonioun qualche Agodino, Girolamo,ofimil’altro , ’

Dottore, & mi andaua apparecchiando di far qualche confi deratione e(latta,(bpra qual forte di gente fotte quella, che tìiencon tanta diiigeritia deferitta dal nodro galant'huomo : - . f

nja quandouengo a uedere , mi adduce per tedimonio quat tro Tuoi complici, trifii come lui in fuperlatiuo grado. Et è afiài da ridère,ehe di (opra prò teda di non uoler crederealte cl:e forte di gc dimorilode’ Concili}, & de’ Dottori per Santi che fi fieno, fe fe fu queU non adducono il tedimonio delle fcritture;& egli vuole, che adduce il Ch'io (lia faldo al tedimonio di quattro furbi, accordati inde- ^ er S- P ert f s me alla rouina di Grido,& della Chiefa, fe gli uenilfe fatta. ^ ,Komo Me J uc Bucero(diceegli)ilqualmoriGiudeo: Mufculo, il qual è pieno di frafche : Lutero sfratato,capo di ladrerie :& Melan- tone pedante, il quale nunquam in eodemdatu permanfit. o bella razza .

Hor non fon quelEbuoni tettimoni* Ma quanto maggior*

Vvi ' mente [p. 224 modifica]224 'jR.ìJpofla di Dorirf Ippolito

mente poi fi ha loro a dar fede, efiendo fatti (lampare cfa ufi coli fedele & pio huomo quanto è lo (pretato Vergerlo? II tertimonio di costoro,dice,è in iftampa,& l’ho fatto porre io» Gian prodezza e bene (lata quella,& gran de è l’obligatione e Prodezze del chegli teniamo tutti, hauendo fatto (lamparecoli degna & re, £ . onorata opera. egli non hauerebbe già fatto (lampare le Me

ditationi di fan Bernardo,nè i Soliloqui; di fanf Agoftino,nè meno ogni altra forte di libro,che inlegnafle a piangere ifuoi peccati,& farne la penitenza: ma ben ha fatto (lampare il te (limonio di quattro furfanti. Le Sette poi,che ha racconta to,come ufeite dalla dottrina di Vuichlef, fono tutte di Ana- Setti di Knék batilli carnaliffime & fporchi(Timc,fe perciò tutte fono di una ti/ii dal Verge. farina:perciochequellediSauoia,&quclle di Calabria mi MaU . fono note : dell'altre,non ho noticia. & perciò efiendo elle di

quella forte che dicono, Creiate & multiplicamini : il Ver- NoM», gerio maledice chi le ha rouinate : perche Iperaua un giorno»

di ritrouarfi anch’egli a fimil giuoco. Ma della dottrina che 1 Vfiìo & il Praga,da Vuichlefimparar’haueano, già n’ho dee to aliai nella prima diporta al primo fcritto.

Vergerà . V’eran dunquei libri di quello Vuichleffe,& però non lì “ legge , che il Balìlienlè hauefiè mai ulàta una fimi! tirannide “ di uictargli a'fuoi Velcoui.

Jppotit*, A quello piu non ti rifpondo,già che n’ho detto tantoché fon’ ormai (tracco, il che faccio ancor in quello, che hai Congiunto quando dici.

Terge. Et non folamente ui erano quegli,che ho detto ; ma ue n’e

  • ran molti di quelli, che il uollro Papa ha comprefo in un cara

u logo,che fu publicatoPanno m d lviii. &cheèrtatoque <£ (Vanno ignorantemente moderato, & limitato dal Cardinal <c Alefiandrino,Principe d’Inqui(ìtori,cioè di birri, di carnefici,

w &didiauoli.

Sarebbe pur ormai tempo, che quando tu ragioni, ti pia- cefiè ancor di Iputar un dente, & non dir fempre tante imper tinentie,& tante fciocchezze, & tante bugie : & fia,benedetta quella detrattone, che tu dica con qualche apparentia del uc

ro; [p. 225 modifica]cóntra'herXo fcrìtto del Verg. lì 5

ro ; & qual proua adduci tu della emendation fatta ignorantemente ?oue può cader qui ignoranza? Irifpetti perche fi modero i noftri a far quel diuieto furon ottimi,hè conuié che atenerendanconto,badache niun libro fi uieti che o per un rilpetto,o per un’altro non lo meriti : che fe poi fi è uoluto allargar piu la mano,per benignità di chi riiafcia ; onde carierai tu di qui ignorantia alcuna? Il Giudice,anzi il Principe fa bendo le leggi lue,fecondo i tempi, fecondo l’occorrenze, & fecondo il (oggetto,or niega una colà & or la concede ; &chi uolelfe fallare il Principe di tal fatto, farebbe un gran temerà rio. Quante uolte fi uede farli la grida delle arme,& poi dar la licentia,& indi a poco ripigliarla ancora? & nondimeno da niun làuiò potrà cotal mutatione elTèr riprelà. Non fi potrà dire, che fe un libro uietato nell’Indice, fi permetta poi per qualche rilpetto,non habbia però feco la ragione, perche da principio meritalle coli d'elfer uietatOèVeggafi l’Indice & cer chili di ciafcun libro la ragion perche fia uietato, & (libito farà palefe. Veggafi poi anco la ragion perche fi fia moderato, & ella farà nè piu nè meno conolciuta : & le alcun libro non è tale come ho detto, alfegnilo il Vergerio, che io fon fuo. Oue adunque farà qui ignoranza ? Che il Cardinale Aleflàn drino poi fia Principe d’Inquilìtori,tu pur lai che quella è bugia (ancor che non rilieui piu che tanto ) hauendo di compagnia aliai altri (ignori liioi colleghi, che nel detto ufficio tutti fono uguali. Onde dà te in poi, mai huomo alcuno non l’ha chiamato di tal nome, Et non mi merauiglio, fe nella ilpofi- tion,che dai a quello nome?Inquifitori, tu ti rilcaldi alquato, già che la tua pazzia di lor foli fi teme,riconofcédo, che fe uoi fletei mattinili fono i calìigamatti : però tu gli chiami birri, & carnefici (i quali fono minidri della giuditia) perche ellì fono tali che per ogni giuda cagione debbono a te, & a pari tuoi dar il giudo cadigo che meritate : ma uuoi ch’io t’inlègni a non temergli un pelo ? Bonum fac, (dice I’Apoflolo.)& nò timebis poteftatem, Quando o Vergerio tu lafcerai d’eller un trido,& comincierai ad introdurti nella fohiera de buoni,

Ff ti

'L'indice de ’ Ct ■bri uietati fot toPdolo qtur to,fu fAtt agiti

iftamcnteìétfa " anche con ra* gion corretto » None indigni tà che il Signo re moderi le fntleggU y

Cardinal Alef padrino.

Lttcdgion per che gli eretici - hanno in odio" . l’officio della

inquifuionc »

Row.15. [p. 226 modifica]&M-

Vergerlo.

Ippolito .

1 / Verg.ingra tifsimo alla Italia.

Vergerlo.

Sppotiro.

P/4/.34.

P/tt. 5<?.

Leftmptfer* uono a dia * 9-CSS4 del pa*

%i6 'Rijpojla diDonrì Ippolito

si ceftèrà anche il timor della giuftitia,& di ogni fuo miniftrQ, & quello che ora ti par crudeltà,allora ti parrà eflèr carità, & amore ; & quei che ora ti paiono infami, tu li confetterai huo mini Zelanti ;& quei che tu chiami dianoli, tu li conofcerai per uafi di Crifto : chefe di qua in quefta uita non lo farai : nel l’altra (arai sforzato di farlo,quando dirai co gli altri, Nos infialati uitam illorum attìimabamus inlàniam, &c. ma fin tanto che tu beftemmi Crifto, & la fua Chiefà, chi dubita che tu non fia mai per celiare di dilacerar l'onor de’luoi miniftri > & Tempre il timor loro ti farà imprettò nel mezo della colciéza?

In quefto catalogo adunque ui fono nominati nó meno di 2 o.autori,i quali auanti il Cócilio Bafilienlè hauean dato fuo ri i lor libri contra il primato,& tra quelli fu Dante Aligeri, Fiorentino,che fcriucla Monarchia,& Marfilio Patauino, il qual prepone l’Imperio alla Chiefa, per dir di due noftri Italiani fittamente per ora.

- Gran torto ha lTtalia tutta, fe a quefta uolta non ti fabrica una ftatua, già che da te fi lènte onorar tanto,nel ricordar qui fi gentil trattato. Non ti uergogni,indigniftimo del nome Ita lianoadifeoprir Verenda pattumi Seme propriamente di Cam,& non di Giafet. & a che propolìto l’hai tu detto, che nó rileua un fico:ma a te balìa di fodisfar malaméte cialcuno.

Et prima,ch’io ritorni al mio propolìto, dirò di quelli libri, che Dio ha tolto per iftrumento la ftampa, la quale a polla egli fufeitò già d’intorno a cent’anni, fittamente per mettere tanto piu prefto in rotta,& disfar l'infaufto Papato.

Vergerio ricordati,che Dio è giufto,& che uerifica ogn’or quel detto : Veniat illi laqueus,quem ignorat, & captio,quà abfcondit apprehendat eum, & inlaqueum cadat in idipfum. & quell’altro: Gladius eorum intret in corda ipforum, &c. Le ftampe non fono ritrouate per rouinare il Papato ; perche rouinerebbon ancor Crifto,come difopra fi è detto, ma fono ritrouate per uentilar meglio la grandezza & bontà di quello i dando occafione a cialcun di Icriuere, & mandar fuori : & quefto è iftrumento communc,tanto in difefa,quantoin offe[p. 227 modifica]contrai ter%o feritio del Vérg. 127

fa. ónde fin qui non fi è fatto nè piu nè meno,come fe mai tal pato » cfom ifttumento fiato non foftè: perche fi fa che auanti la ftampà ifiruméto com noi fiamo fiati a peggior termine, che non fiamo ora ( gratia mane . diDio)pereagiondell’erefie. Quanto può far la ftampà , è Altre uolteU che Ad perpetuam rei memoriam, ui ftamperà fempre per pu chle f a '&*** blicihemici della Chiefa & di Crifto ; & mentre che dureran - or4 ‘ no iuoftri libri,fempre farà leggere da tutti le uoftre beftem- ^ $ m p A fa mic,maluagità,& erefie. onde quei lacci, & quella fpada,che i Lut P eun i

haueuate apparecchiata contra di noi, cntrarà dentro al cuor p er p c tuméte lioftro : perche farete dipinti fempre per traditori di noialtri, faranno per c* che hauendoui alleuati entro il grembo della madre Chiefa, retici conofcin noi ora uegli fiate riuolti contra, & chi lo potrà negare dop- ti. po tante ftampe?

Sappiate certo, che hauendo fua diuina Maeftà, mandato m - 0 e

tanto del fuo fpirito,quanto egli ha mandato,era come necef fimo,che eliaci haueftèprouifto di un tal benedetto artificio, ” onde hauefiìmo potuto fparger quello, che alla giornata fpar * giamo. 5J

Le fcritture facre atteftano, che Iddio ha due forti di fpiri- ipp 0 U( 0 . to,che mandar fuole a gli huominit, l’uno buono, l’altro mal- uagio. Del buono non è chi dubiti,del maluagio fi dice, che Bue forti di

10 fpirito cattiuo del Signore agitaua Saul, onde bifognaua fpirito di Dio. che Dauid fonafte la cetera. Il buono fi manda da Dio a con i .Keg. 16 feruation della Chiefa, come fece il giorno della Pentecofte.

11 cattiuo fi manda a rouina, & quefto col far infegnar bugie,

& dottrina falfa, fotto colore del uero, & di colà diuina. Que fto è quello fpirito,che mandò Iddio per inganar Acab, quan do dille nel fùo Conciftoro, Quis decipiet Acab ? & fi leuò Sa tan,& diflè,Io l’ingannerò ; &,come farai,dille Dio ? Rifpofe, 4- Rc £*

Ero fpiritus mendax in ore omnium Prophetarum fuorum. & allora fu mandato,dicendogli Iddio,Decipies & pramalebis,

Egredere & fac ita. Ora di tale fpirito ne è oggi abondanza spirito delle quanto mai fofle, & è quello fpirito delle rane, che uide fan rane. Giouanni nell’Apocaliffi ufeir della bocca del Dragone, del- Apoc.iS la beftia 3 & del fallò Profetta-; perche a guifà di rane ognu gri

Ef s da; [p. 228 modifica]Gli eretici di ' oggi fintili <ti Profeti di A= ' *<*£.

fine di tutte Verefie .

Pfal 16. '

I? Verge, fi fa non falò ugua le, nut maggio re de gii Apos ftolinel ricette ie dello fpirito fimo.

- *2{ij]?óflavlì Boflh' Ippolito ;

da ; Ciafcunuuol haucr l’officio del predicare ; ognun è dottò re fecondo loro,& non è differenza tra Papa,& ogni altro pri nato. O fpirito delle rane, che oggidì entrato fei in tanti cor pi umani; & che marauiglia è poi,fe a guifà di Profeti di Acab ciafcun fi sforza d’ingannar piu che può il compagno,con affi curarlo bene perche l’hahbia ad hauer meglio in barba i? Effi erano molti Profetiche tutti diceuano ad un modo,& fq io Michea refifteua,onde ne fu ancor mal trattato : ma il giuq co finì predo,& il fine fece il tutto, & difcoprì la uerità, & & bugia; coli farà adeffo. Coftui purua inculcàdo che effi mol tiplicano,& noi andiamo feemando, & io dico, che quando ben reftaffimo in un folo, effi tèmpre predicheranno il fallo Se f erefia ; & il noftro folo predicherà il uero,& la Catolica dot trina. Et al fin poi effi tuttimanderanno in fumo,& noi preda leremo, & forfè con forza maggiore. Nè qui ualerà (lampa, nè meno gli ftampatori,ne’ quali fi confidan coftoro,come in tanti iftrumenti bellichma noi ci confidiamo nel nomedelSi gnore,& nella forza del uero, la qual uince ogni cofa. Super omnia ueritas. & guardate fe coftui è una gran beftia di quél- le,che hanno lo fpirito delle rane ; di fopra nel fecondo ferir to, dice quelle fermate parole : Siamo parte della Chiefa, fi come furono anche gli Apoftoli, e i lor fedeli auditori, & fe noi non fiamo dellaChiefadi Crifto,habbiamo ardimento di dire ('&fappiamodidiriluero)chenèanchegli Apoftoli ui furono, &c. In quefte parole fi fodisfa d’effere a gli Apoftoli uguale. Ma ora non piu fe ne fodisfa ; ma egli ha quafi uoluto dire, che effi oggidì habbiano fpirito piu in copia, che non ha ueffero gli Apoftoli, & che perciò Iddio gli habbia prouìfto della ftampa, per potere fparger la dottrina dallo fpirito dettata,laquale con altro mezo fparger non fi poteua, per la gra copia, che uien lor data. Adunque perche al tempo de gli Apoftoli non fu la ftampa;diremo,che non haueuan tanto fpi rito da feminar la dottrina,& perciò Iddio non giudicò nec?f fario tal iftrumento allora, come ha fatto adeflo. O infelice eretico,& quale fpirito di beftcmraia è il tuo i [p. 229 modifica]coniai terXofcrittodel Verg. 219

Quella è come una tempefta fu le uoftre polfeflìoni, alla qual non potete piu prouedei cadendo ella da ogni lato coli lpelTa,& douerefte ben finalmente riconofcerui, fe non folle ciechi.

Tu hai errato nel dir ch’ella fia una tempefta, tu doueui dir una pelle che tu hauerefti detto bene : percioche ua ammorbando & appellando tutti i paefi, che fe a noi leua le polfèC- fioni e i beni temporali,a uoi certoleuaranime,e i beni eterni ; onde fe le forze noftre non ci pollone prouedere ( il che fappiamo,& non ci è nuouo) non è marauiglia ; conciofia co- là,che le tutte le forze humane non pofiòno emendar’un fql empio abbandonato da Dio, dicendo il fauio, Confiderà q- , pera Dei quod nemo corripere poteft,quemille defpexerit, &c. quàto meno potremo noi correggere tante impietà, che dalle bocche uoftre,& da gli ferirti infieme fono fparfe & fe- minate in tanti paefi ? Ma Iddio farà ben polfente a farlo,qui do gli parerà & piacerà,& noi fra quello mezo riconofcere- mo inoltri peccati, che per tal uia fon caftigati giuftamente dalladiuinaMaeftà,&la pregheremo,che. Non fecundum peccata noftra faciat nobis ; & in quello ci accorderemo con ! altri Conciliai quali confiderate le rouine,& gran perdite pa tire per cagion de gli eretici,perfeuerando nella fede piangevano iproprij peccati, che caftigar conofceuano da Dio per tali ftrade. Onde il Concilio primo di Coftantinopoli, che fu la feconda Sinodo uniuerfale,feriuendoa Damafo Papa,& al la Sinodo di Roma,doppo l’hauer numerato i darri patiti nella robba,& nelle perfone dice : Omnes tribulationes uerè fu- , per nos multiplieatas funt ultra numerum,iufte quidem,quo- niam ualde peccauimus : aut certè clemens Dominus palfio- num multitudine,nos uoluit exerceri, &c. cefi faremo ancor noi,& lo confelIìamo>come chiaro moftra l’elTortation de’Le gati fatta da principio nel Concilio di Trento fotte Paolo i 1 1. &c* ma con tutto ciò, uoi farete fempre gli e- retici efpreflì, a cialcun de quali fu detto ciò che tu dici a noi, cioèjNon potete piu prouedere ; la qual colà ui uien detta hi i * quelle

Vergerlo. »

3J

Ippolito.

tede. 7*

9 fai io>2.

Concili. Cos ftantinop.

Afftittioni ds gli antichi p<* dri, per cagw delle crefic »

E Jprtdtìone de’ Legtéi dì Trento > [p. 230 modifica]a j© f RjJj?oftd di Doriti Jppolìtò

' quelle parole deU’Ecclefiafte, da me difopra addotte,che dicono,Confiderà opera Dei,quod nemo corrigere poteft,qué ille defpexerit. Vna delle gran marauiglie, (al mio giuditio) Cafodifrerato che nello eretico fi debbia confiderai^,è quella,Che con qua de gli eretici t i auifi,& correttioni gli uengan mai fatte, da ogni forte di gé mdcrm. t e,& j n 0 g n i tempo,perche fi rauegga, &.fi emendi de propri;

errori,tuttauia egli fi rende piu duro, &• de gli auifi altrui fem- pre fi ride; come farà ancor il Vergerio del fatto mio,fe legge rà quelli miei fcritti. Che fia il uero, già fono piu di mille anni,che quante erefie fono ora al mondo, tutte ad una ad una fono fiate impugnate & condennate,da tanti dottori fanti,da tanti Concilila tanti libri di uarie forti, Greci, Latini, & in ogni lingua : iquali tutti hanno auilàto fempre, che ciafcun fi guardi dalle nouità in ogni articolo propofto ; & nondimeno , (con quanti auifi sgabbiano hauuto) inoltri moderni ereti- auiji dati 4 cS-hanno lafciato dire chi uoleua : & fi fono cacciati apunto p falTeudrcii c l u ^ e u * e » dalle q ua l‘ erano fiati auertiti che fi douelfero Me ertile . guardare,per cagion de ladri : nè ciò gli è ballato : ma accor- N * datili feco,hanno rinegato la prima fede,& fi fono polli a per- . , feguitarla, come a punto è ufanza de mali Criltiani,chc capi

Pinati. fat i ] n man0 de Pirati infedeli rinegano anch’elfi la fede, & fi

fanno pirati peggior di coloro che gli hàno fatti prigioni, tal che fi dice, elfer meglio cader nelle mani di femplici Turchi, che di Criftiani rinegati, co fi dico intrauien a nofiri eretici di oggi. Sono fiati auertiti, fono fiati có ogni ragion buona per fuafi : Iddio gli ha fatti alleuar tra noi, tal che hanno potuto apparare ogni buona dottrina. Non è articolo alcuno che co formemente al creder noftro,non habbiano letto ne i dottori fanti & antichi : Dipiu hanno intefo che l’oftinatione è cagió dell’erefia, & che in ciò fi conofce la reprobatane fatta da Dio del calo loro : alla quale feguita cheniuno gli può emen dareril perche douea elfer a loro, come tuono per Ipauentar- gli,& ritirargli dal male* malfimamente non elfendo al fine al cuno,a chi non fia fiato detto, Guardati di non lafciar la prima fede 3 &^arità 5 percbe ti farà quali imponìbile poiad ellère

riuocato [p. 231 modifica]contra'l ter^oferino del Verg. t$t

riuocato a quella,attefo che, Nemo corrigere pot'erit, quertì

Deus defpexerit,&c.Or tutto ciò hauete udito ciafcun di noi

che nella fcuola liete ; & nondimeno qual è di ùoi che ui hab-

bia fatto mai un fol penderò? Chi ha mai tratto un fol fofpiro

con dire,Dio uoglia ch’io non ha un di quelli? anzi pare che oJio de glie*

per uofira ultima difgratia,coloro che entrano in tal umore fu retici cdtret di

biro fi mettano ad hauer in odio chi gli uuol auifare, & odian chigliauifi,

do la mano del medico, chi può fperar di guarirltfCertamen-

te fi può dir del cafo loro ciò che dille Giacob di Tuoi propri j

figliuoli,Maledi&us furoreorumquia pertinax,& indigna-

tio eorum quia dura.ò maladetto furore,poi che fi ritroua tan

to pertinace nella openion fua propria, & maladetto fdegno

c’hanno centra chi con ogni amoreuole officio gli affila ; già

cheper lui le ne Hanno ognor piu duri. Et chi può qui rompe

re tanta durezza ? niuno, fuor che Iddio:adunqueben fta che

niuno a fimil pefte,& tempefta,polla con arte alcuna prouede

re,come ottimamente l’infelice Vergerio qui ha confelìàto :

& perciò è uero anco tutto quel ch’io ho foggiunto, che elfi faranno fempre gli eretici elpreffi.

Ma torniamo al fatto noftro. Il Bafilienfe uoleua,chei Verger/* * Vefcoui non folo hauellèro ad intender bene la caufa,ma che « pagalfero le lor cofcientie,dettando effi medefimi i decreti,& » pronuntiandogli fecondo il proprio giuditio. Il Tridentino « non la uuol coli : ma che i decreti s’habbiano a impallricciare « nel Vaticano dal Vefcouo di Roma, & poi mandarli perle po ”

(le a i Legati, che fono in Trento, i quali gli propongono a i ” buoni Vefcoui che gli autentichino: non ui mettendo però ” altro di fuo,che la gorgia,& la bocca, che è una delle maggio ” riuigliaccherie,&lapiuuituperolaferuitùintalfortediper- « fone,che fia poffibile ad imaginarfi. ”

O tu credi di ragionar con fmemorati, o tu lèi tanto balor- I ^- dojche non ti ricordi dal nafo alla bocca :ò potrebbe.elfere ancora che non fapendo altro che dire ritorni adietro,per eia pir il foglio. Credojche già mille uolte ti fia ufeito dalla pen na quefto fteffo i & come pentì tu di farcela credere, piu nei

tìne ? [p. 232 modifica]I Concilij ban ti9 mudato per l'ultimo fìgiUo 4 Roma.

Quando fi fa cenano i Con* cilijfuor dìRo majeneface* tian ancor al « tri in Roma. Concilio i. Hi ceno. Concilio Ro* mano i.

Cofant.i Damafo.

Cofani.}.

  • tri* '*Rìpoftd>dì Bonn' Ippàliu ‘

fìtte, che nel principio, fè non ne hai altra proua ? A te ehm* 7 que non faro altra rifpofta,ma auuertirò ben quiifemplici

per una uolta di quanto fiiole occorrere. r

Sempre,che i Concili; fi fon congregati per qualche im-* portante articolo, hanno come per ultimo figillo mandato a Roma,per hauer 1 indrizzo di quello che fi trartaua, o uero il confenfo dal Papa delle conclufioni già fatte; nè di dò mi darò affanno in prouario,effondo cofa chiariffima a chiunque P . t J°l. Conc j 1 V •• Et perciò non uolendola ragione, che È Papi fodero colti all’improuifo,nè meno, cheinconfiderata- mente a gli articoli proporti rifpondeffèro, haueuano uerifi- nmmente perfone, c ° n chi configli,& col cui configlio ri- ioluere !e difficolta correnti, & in tal guifa poi mandammo le refolutiom fatte m Roma a i Concili;, perche non ne feguiffo fci(ma,o diuifione tra la Chiefa Romana,& de gli altrui paefi.

Il perche io leggo,che molti Papi ne i tempi,che nelle prouin eie di lontano fi erano congregati i Concilij,effì nella città di Roma, ne congregauano un’altro, alquale fcriuendo i Padri ei Concilio abfente, per hauer l’opinione d’intorno alle ma tene che fi trattauano, elio gli rifpondeua ciò che in Roma fi era rrloluto. Tal pratica fi uede chiara nel tempo del Conci- lio primo Niceno, il qual fcrifTe a fan Silueftro Papa nella citta di Roma 5 & elio con la terminationedel Concilio Roma- no primo,nfolfe in conformità tutto quel che dal Niceno se ra nfoluto ; & che il Papa fteffo,già al medefimo Concilio ha ueua fcritto,che foffela fua fede.

IAfteffo dico del Coftantinopolitano primo, il quale fcrif teaDamafo Papa che haueua congregato in Roma un'altro Concilio. Cofi il terzo pure Coflantinopolitano,il quale da Agaton Papa,che haueua congregato anch’egli un’altro Có- cilio in Roma, hebbe la rifolution chiara,di quanto in Co- ifantinopoh fi douea rifoluere.

Al medefimo modo fi legge d’altri Concilij affai, i quali ri ceueuano da iPapi,che in Roma haueuan conuocato altra Sinodo, le refoluuom delle cofeche a defiruttion dell’erefie,

& edili[p. 233 modifica]Tònì'rtflter^oferino del Vèrg. a $ ?

& edification della Catoliea Chiefa doueuan trattari:. ^Ma quando tal’or poi occorreua , che il Papa non hauefie Con- i Pdpt conferì vcilio apparecchiato in Romanici tempo, che altri Concili) fi nano tra fuoi celebrauano ; non è però uerifimile, che all’impvouifo gl i fa- ^ co f cchc nei ceffe rifpofta di quel tanto che d’intorno al creder fuo foderi Concili) Il ri» cercato ; ma è ben da credere,che con una quantità di huomi 9

ni da bene & letterati conferendo, conciudellfero primieramente in Roma ciò che determinar fi douea; & poi le conclusioni fatte mandafièro al Concilio. Onde nè Celeftino Papa Celeflisto ppi (al qual fcriue la Sinodo Efèfina dandogli conto di tutti i fuc sin <>do e fefi» ceffi ) nè fan Leone Papa al tempo del Calcedonenfe(il qua na * le anco congregò molte Sinodi per tal effetto, ) nè meno tan Uonc M^ d altri Pontefici poterono di ragione rifoluete quello,che da altri Condì ij erano ricercati, fenza hauerlo conferito prima*

& rifoluto fra huomini,co’quali fi configliauano; la qual colà partoriua poi,che alle determinationi fatte in Roma(fi come (i uede nè gli antichi)ciafcuno cauaua la berretta ; & coloro® che nó fi gli uoleuano acquetare, erano danari da i Concili), come eretici. Ora da quefio fide è nato, che oggi dì fi fcriue OndeJU tuta quanto in Roma fra dotti Se pij huomini coi confènfo del c f * kora* Papa fi fia rifoluto d’intorno alle materie, che nè i Concili) moderni fon trattate : & quelle fono le fcritture, che al pre- m cio cb( nel fente fi mandano a Trento ; le quali con intolerabile infolen- concilio fi hé tia , & fpirito maledico fono dal Vergcrio chiamate , decreti da rifoluere, impaflricciati nel Vaticano, dal Vefcouo di Roma ; come fe foffero comporti dal Papa mentre che ua a fpaffo fènza l'inter mento di perfòne pie, dotte,& onorate. Conciofia colà,però che con profonda efiàminatione di quanto fi tratta;tutti i piu fegnalati,che in Roma fi ritrouano, concorrano a rifoluere i dubbij proporti,che fe il Vergerio ignorantiffimo non la fa in tendere,fuo fia il danno, & a noi balli di feguitar lo ftile antico, al qualeffuor che gli eretici )niuno ha mai contradetto;

Et dicami quello infoiente ;fe il Vefcouo di Roma forte nel Now. Concilio,nò haurebbe da dire anch’egli il uoto fuo come eia icunaltro ì Et che differenza fa egli. chelo dica in fcrìttura

G s mandata [p. 234 modifica]2 3 4 *I\ijpòjld di Donn'Ippolito

mandata da Rioma,ouero lo dica a bocca & in prelcntia ? '■■■ Yergu Pcmeiaddur dell altre comparationi, ma uoglio efièr con

“ tento di quefle per ora. La Conclufione fia,che il Demonio " J 10n P ll °g. uafi ^ ar P^ u di quello,che egli fa per impedir che la luce delLEuangelio non faccia per tutto conofcere Terefie, C£ c . l ’’ c hauena feminato nella mente de battezati : acciòche iljuonnto&fimulatoConcilio;ogran uergogna,hauefiè a w uincere,& fermarla. ma egli nè hauerà patientia.

Ippolito. - Noti dubita.ua io un puntino che da limili premette non fe guitafie anco fi.mil conclufione ; onde có quelle ragioni, che alle premelle ho (grada di Dio)ri{pofio , con 1’iftettè uoglio hauer medefimamente rilpofio alla conclufione. Io credo bene,che il Diauolo faccia 1 ultimo fuo sforzo, ma non già a fauor del Concilio di Trento, il qual lappiamo,che gli ha da rompere il capo; & per ciò hafatto,& fa,quanto ha mai potu to per impedirlo,etiandio per mezo del fuo cariffimo Verge-

no. Ma ormai fi uede,che lefue forze uanno in fumo, fi come egli fi crucia nel fuoco, percioche il Concilio tuttauia ua Y'i'vg* manzi, & con 1 aiuto di Dio peruerrà al defiderato fin Ilio.

« Et perche ho detto, Finto &fimulato , la colà Ila coli,per pa •c lefarla a chi non la làpette,a gloria di Dio. Papa Pio 4. ricer- « cò(come fecero ancheifuoi prcdeceflòri, fubito che furon tt fatti Papi) alcuni de Monarchi, che con Tarme in mano l’aiu et tallero a ricuperar la priftina obedientia, & autorità, & eflì cc rifpofero di non poter mancare,ma che il configlio loro là- « rebbe,che primieramente fi haudfea far un buon Concilio « uniuerlàle,chepoi prenderebbon l’arme per farlo obedire.

« Et non ci dilpiace la rilpofta, & fu molto ben làuia ; anzi nc « glirincariamoumilmente, percioche quando configliano,‘

(t che fi laccia un buon Concilio uniuerlàle, intendono lènza <c dubbio d’un Concilio tale,quale nelle publiche Diete, oue « lèmpre uè fiato,o l’Imperatore, o quel ch’era Re di Roma,

<€ & tantI faui ì Principi,è fiato deliberato che s’habbia a fare. IpbpUto . G J atia di Crifto, il Vergerio fi mette una uolta alla prouà

diuolcr con ragione fiabilircioche ha detto, acciòche noit

habbiamo [p. 235 modifica]còfttra’l ter^o frìtto dell?erg. M5

habbiamo da dirgli Tempre che egli fia un ciarlone, è ben ue- rocche abbraccia poche cofe, per far tal prouc, ci oè due fole parole : affinché, Te non gli riefee, non habbia tanto feorno. Le parole fono. rimo & [mutato . e vuol proua re, che quel che fi fa oggi dì in Trento, non fia ucro Concilio, ma fia uni cofa finta & fimulata,per dar’effetto ad altri dile gni del Papa, con l'apparenza di cotal Concilio. I quali difegni fono ( fecondo lui) di uoler doppo il Concilio hauer Tarmi de’Monàr chi a Tuo fauore per debellar i Luterani, & ridur le Prouincie alla (uà prima obedienza. Et in uerità io crederò,che il mondo non darà in tutto il torto al Papa, quando ben ciò fia : già che non dica di uoler’ufurparfi quel d'altri, ma folo di uoler riacquiftar il Tuo,che già tante & tante centenara &migliara d’anni, è fiato fotto la Tua obedienza, & ora per opera maligna de* feditiofi & infami appreflo di Dio,& del mondo infiè me fe gli è ribellato,con perdita delle anime, a dannation lo ro eterna. Se dunque i Papi hanno per tal cagion ricercati i Principi del loro aiuto,non hanno fatto contra Tordinario,& confueto di ciafcuno che uiua,& fappia,che colà fia giurifdic- tione ; Nè credo ancora che alcun polfa di ragion riprendere i Principi che tanto prontamente fi fieno offerti al Papa, come a padre loro ; il perche nè anche coftui, folito Tempre alla detrattione,ha ardito di farlo,anzi gli ringratia della rifpofta fatta da parte di tutti della Setta, nè poteua far altramente, che ringratiarlbmercè della paura che ha d’offenderli,& elfer caftigato della propria inlòlentia dal bafton loro: perché il pouer’huomo non può ftar’ormai nè in cielo, nè in terra, on detriematuttode’Principii&chenè triemi, ecco che non fca auuertito a ciò che s’habbia detto : perche in cotal ringra- tiamenti coqfelTa quello ,che a tutto tranfito ua negando 1 , cioè,che il Papa di ragion habbia autorità fopra delle Prouin eie infette: & nondimeno lodandola rilpofta de Monarchi £ien’a confeflàr quello,che niegha;perche> qual fu la rifpofta di effi ? Che erano pronti ad aiutarlo con Tarme in mano,perche ricuperale la priftina obedientia,il che farebbono dop- ” .' ' . Gg z pori

Secolo il Ver, il papa, non rè cerca cofa in* giuflaa riccr car che i Pria dpi lo aiutino con l'armi a rè cuperarilfu

Ui-Vi-Tit

I principi neU la loro ri$ 9 s [p. 236 modifica]14 ^ HtffiófiadiDònriIppolito

fhe ilpp.hT * ° ll ?rM° ‘ Adun S ue fe la Germania tutta,fé I'InghifJ buJtoritifo rerra ^ i fc 1 iiltrc proumac infette,furono mai per tempo ai-: pmle promn . fo Ì te a d obedir a 1 Pa pi>conuerrà doppo il Concilio fat

tizinfitte; '? • • non uorranno di uoluntà ritornar all’obedienza)

che ì Principi & Monarchi con Tarme aiutino il Papaa sfar* zane di doucr uenire ; & il Vergerio qui da parte di tutti gli eretici ringratia i Monarchi di tal rif P ofta,gli lauda,& magnifica. AduAiqueCper il dir Tuo) doppo il Concilio fatto,chi non uorra obedir fecondo la priftina obedienza al Papa j pòi

- j ra if C r°- Jla P 1U n amente ^ ,r ^ u ^ amente ( come dice il tenot della fauia rifpofta de Principi) edere sforzato dall’arme ad ubedire, come faceua prima,(che tanto èa dire,priftina obe dienza,come dire obedienza al modo di prima) nè bifognaì che qui il Vergerio la uada imbrogliando, come imbrogl iar la uorrebbe nelle cofe feguenti : ma conuien al fermo,che di due cote ne ha una,o che tratti i Monarchi da Barri,& ingan- .. - natori,cherifondendoallapetition del Papaffepurèuero;

&nonbugiaefprelTa,checohil Papa gli habbia ricercati,) -riabbiano penlato conia rilpofta tua d ingannarlo, o che pur gabbiano uoluto dir quello.che dicono, cioè,che ha il doue^ -redi aiutar il Papa con farmi, da poiché huedrà foftination chi non uorra ritornarli all’obedienza come di prima -dà ,p0i c . h . e “ al Concilio faranno a baftanza ammaeftrati & convinti de loro errori ; che fequefto è,non ha dubbio,che rl Pa pa non ha tenuto per patrone di quelle cofe,che già molti an m gh erano fuggette : & perciò i Monarchi confettino di dolerlo aiutare alla ricuperati ioro.cofa di che ne uégono riti granati già di comraun confenlòda Luterani . Ghe uorrà

dunque dir piu il Vergerio, fe non che egli ha uinto & condannato dal iuo proprio giuditio,come auiene a ruttigli ere- tici,fecondo il detto dell'Apoftolo > ° ,

■ g - T M^rchccontwtigliaieticipairatiprcf^nti efuturi potrà

Tempre dire quefto non e Concilio nè buono nè uniuerfale* adunque i Pnncipmoi} aiuteranno il Papa mai 3 fe uorranno

' ; ’ ■' ire [p. 237 modifica]coHtrai ferinofc fìtto delPerg. h $ 7

Ilare nelle promelfe. Ma quella chiamar fi può Fiducia Vm- brae Aegipti, la qual è di rouina a chi le fi appoggia,^ quello è un dire : Pofuimus mendacium fpem noftram, &c. Tal co- fa non farà detta da’Monarchi,i quali al giorno d oggi hanno accettato il Concilio di Trento per quello, che elfi medefimi uoleuano,fegno di che fono gli Àmbafciadori, e i Vefcoui lo romandati,colcuiconfenlofirifoluerà ciò che farà rilòluto in Trento; onde non ci farà fcrupulo poi fe i Monarchi lo deb bìano hauer per tale,qual nelle Diete,o fuor delle Diete fi fial terminato : ma ballerà,che le l’habbiano come fi deue haue- ferii qual debito non ftarà nel giudicio de Luterani, che giu- dicanfinola propria dannation eterna,come fe folle un para- dìfo certo. Che cofa farà dunque di ragione, doppo la con- clufione del Concilio,giudicato buono & uniuerfale ì non fi hauerà da porre man allarme contra di chi non uorrà ubidire al Papa al modo di prima ulàto? Il Vergerio lo confeffa Se gli rengratia, conofcendo,che di ragione gli debbano libidi- re,ancor che (lotto certi pretefli & colori da elfer chiariti Jin un Concilio uero & uniuerlàle )per adeftò fi Hanno un poco ritrofi; ma al fine ritorneranno, & ehi non uorrà ritornar di ragionedeuerà elfere sforzato da i Principi fupremi coni' arme,

! Ma perche qui ho ragionato di Monarchi o fupremi Principi, d’arme,& d’eretici da efier debellati doppo il Concilio, è giallo che tocchi due parole di tal necelfitàda qual fu in ufo tempre nella Chiefa : Però noi femplici auuertite.

Non bilbgna imaginarfi, che per eflerfi fatto i Concili; a condannation dcll’erefie, che perciò di fubito elle fieno cefi fate,anzi molte uolte fi uede,dìe doppo i Conciiij l’erefielo no accrelciute,& in numero moltiplicate. & che fia il uero, leggali nel Concilio Niceno la erefia di Arrio condannata,& uedrà quanto maggior danno facelte doppo il Concilio, che non liaueia latto prima: onde la fede uera, quali che li re- ftrinfe fola in tre,o quattro Velcoui,come difcpra ho allegalo. Tutto do nafcej>«cheil uero eretico wn fi uince mai

COSÌ

E/4. JCt E fi. 28»

I principi Éài no accettato il Concilio -

No fubito che i Conciiij (ìfo no fatti yk ere feda quelli co dennate ceffo» te fono.

La enfia Si Arrio preual» fe piu dopo il Concilio iJO* [p. 238 modifica]ho cnfico ba i Concilij per foretti. K . .

Voflination delle eretico.

nftU

Caligo degli eretici dato lo roda Monarchi con rame

Monarchi ere tici.

Arme de'Calo fjjri Monarchi

1 S & "Rjjpojla di Bonn' Ippolito

c °n ragioni da Concilij addotte, ma tèmpre egli allega £de ragioni &i Concilij per folpetti,come appunto fecero gli Àr riani in quel Concilio Niceno. Et di ciò la cagion totale è 1 oftinatione,che ha l’eretico nel luo ceruello : la quale tanto fi fa piu dura,quanto Iddio men lo foccorre,& piu l’abbando r à ’i* i P- P er ° ^ come, ertendo egli nellumedella Chie- la 3 1 abbàdona,& fi accorta alle lètte tenebrotè 3 cofi hauendo lo perduto piu non lene cura ; ma piu ama le tenebre, che la luce : (limando pero con la fantafia corrotta 3 che la cecità fia luce. Di che dice Elàia Profeta 3 Veh qui dicitis bonum ma Ium 3 & malum bonum , lucem tenebrasi tenebras lucem, &c. Et adombraua qui in tarpatole lo Itile di tutti gli eretici che giudicano,& predicano che il bene fia male,& il mal bere,la luce fia tenebre, & le tenebreluce. Il perche amando & accollandoli per elettione a quello,che uien da loro giudi cato per bene, & fuggendo quello,che da loro uien giudica to per male 3 che forte di Iperanza fi può hauere del cafo loro mentre che coli giudicano,& coli rifoluono?Però nèper ragione,ne per Concili j fi mouono,ma ui bifogna un grande Se particolari'aiuto di Dio. Ora ftando quello 3 ogni uolta che ^Concili; fi fon fatti 3 ne quali fi fia chiarito il uero 3 & fi fia fodisfatto a chi haueua dubbio ; fe i Monarchi fono (lati Carolici, hanno con Tarme in mano caftigati gli eretici, come nemici della Crifìiana Repub. perturbatori della uniuerlal quiete,& difprezzatori d’ogni cofa ragioneuoIe& giuda ; Se hanno liberati ì femplici da gli inganni loro, che fe per difgra tia i Monarchi fi fon ritrouati infetti,come fu Cortantio, figli uolo di Coftantino,fi è ben potuto rifoluere ciò che fi uoleua ne i Concilij,che ad ogni modo tra gli eretici non fi è fatto al cun frutto,anzi come dal Concilio offefi hanno pigliato oc- cafione, & anfa o manico di far peggio; tal che oue era una fo la erefia,ne nafceuaào due,tre, quattro,& tèi, pigliandoli cia- fcun licéntia di dire, & di far peggio. Ma fe Tarme fi fon ritto uatb fauoreuoli a Catòlici ; la colà è andata per un’altro uer-* fo> glifcrefiafchì fi fono fcàtciatij & introdotti i calcolici & pi^

pian® [p. 239 modifica]contrai ter^ofcrìtto del Verg,

pianole cote hanno pigliato buon tetto. Tutto ciò da’Monar chi,fi è fatto tempre,& tanto piu uolentieri,quanto hanno Caputo tale cfier la mente di Dio, che fi faceffe ; il qual nel uec- chio nettamento comanda che fieno eftcrminati quei popoli, &'quellecittà,cheinfegnanoaltro di quello,che fin’orfi è creduto, fecondo lordine diuino. Nelnuouo teftamentofi commanda,che,chi non ubeditee la Ghiefa fia fcomunicato : & chi fcandaliza il fratello, fia reo di mille pene : talché può anche riputarli agraria,fe gli uien attaccato telo una pietra al còllo,& precipitato nel fondo del mare. Però gl’imperatori lópra di ciò hanno fatto leggi feuere, le quai leggi tutti i Monarchi hatio ofleruate ne loro Regni & Imperij,come può fà- pere chi mediocremente fi ritroua infìrutto nelle leggi ciuili, & di tal colà nei difcorfi ho trattato, al cap.jp.affai a lungo. Ne fo ueder io a che effetto fieno tra Cristiani ordinati i lòl- dati,ite non è principalmente per aiutar con l’arme, & accre- fcer la Chielà,contra chi cerca moleftarIa,& di ridurla in méte,come fi sforza ogni forte di eretico.Et perciò chi fi dolelte di tal prontezza ne i Principi, fi doterebbe del principal carico,& officio di quelli. & parrai affai moftruofà co fa il uedere, che come entra in qualche Regno,o prouincia, o città priua- ta,la maladetta pefte dellerefia, & fpecialmente della Luterà na i fubito che ella può alzar la tetta,fenza affettar Concilio, mette mano all’arme,per debellar i Carolici: & eflà poi dall’altra parte fi uuol lagnare, fe i Catolici fi ritentono de gli oltraggi,che lor uengon fatti.Et che tal pratica di metter mano all’arme habbiano i Luterani : uegganfi te infolentie che han no ufato poco fa nella Francia, per non incominciar piu lontano.

A quello poi,che il Vergerio mottra di uoler dire, che prima fi faccia il buono,& uniuerfale Cócilio, & al fin poi fi met ta mano allarmi ,fe non farà obedito,quetta è una fauola & barreria, (spendo molto bene,che fe il Concilio non gli fauo rifce (come è imponìbile,fe deue effer catolico) tempre haue ranno in pronto di dire, che tal non fia Concilicene uniuerfa-

le 5 nè

Ordine dì Dì» nel uccchio, e nouo teflmc* to.

Deut. 13 Matt. 1 Mitt.iS

Ordine de fot dati tra i Cri * {Unni a diffefit della chic fa co trai nemici dì quella.

Officio princi pale de principi Crifìiani . Cofxume deU’e refia Luterana nel porre ma* no affarmi*

Correria dei Vergerlo . [p. 240 modifica]x 4 ® ■ l^jjpóflddì Dotìn' Ippolita

le,nèbuono; però non bifognà,chealcun qui piu fàfcoltt? ma come (oggetto dell’ira di Dio,ogn’un lo fugga;&ueda ,quàte fciocchezze egli foggiunge nell’efplicar qual conditi^ il uoglia al buono & uniuerlàle Concilio.

Vergerlo . Cioè tale, oue debbiamo eflère afcoltati ancor noi , & ta 7 tc le, oue le diffinitioni habbian a far fi fecondo la facra fcrittur* • K dahuominifcelti,&c. ,

Ippolito . Et quai huomini fcielti è & di quale fchicra ? di catolici, o di Luterani ? fé di catolici,quefto fi fa, fciegliendo folo i capi e i partorì, al cui officio s’appartien il conoscere le cofe della fede. Che fé degni forte tu ne ricerchi, & chi gli (cieglieraf PropoHa irrd Già fi è detto,che non il Papa fecondo uoi, non uoi fecondo giontuole del jj p apa co j f uo i 3 non \\ Concilio,che non è in eflère, & per lo Le fcritture ^ ^P uta 1 ° debbia fare ; a chi toccherà dunque ? Ma

non baftuno 4. c ^ e bel gìuditio fi farà con le fcritture (ole lènz’altro ? Pouei- fax gìuditio re fcritture, che fon da ogni parte ftratiate, & non fi poflono retto del Con * aiutar dalli eretici,che con diftorti,& falfi fenfi le uanno efpó cilio. nendo,& fopra di ciò conuien farii Concilio per aiutarle dal

Si fa Concilio le mani di quefi’arpie. Et il Vergerlo uuole, che effe dianoli per aiutar le giudicio,o fecondo il parere loro fia giudicato, & nondime-r fcritture dalle n0 q l]a l fi a jj p arcr l oro (j a Luterani no fi conofce,dicendo tut mani de gli ere t0 a j rlucr f 0 de gli a ltri, & come fi potrà col lor mezo folo far retta fèntentia? fe i Catolici la faranno, uoi la negherete con dire,che tal nortfia il fenfo : & fè uoi la uorrete fare,non ui farà da noi per ogni ragione comportato.Che forte di partiti a-r dunque fon quelli uoflri,che proponete è Vergerio . Et non fecondo certe imaginarie tradditioni, & fecondo il

Ct capriccio di un folo,il quale è anche parte accufata.

Ippolito . Giufta cofa farà che nel Concilio non fi giuochi d’imagi-

natione,ma di colè fode,& piene di uerità, nè meno di capric ci, ma di pefoto, & eflàtto giudicio;non di un fol huomo, ma di piu,i quali anche fieno regolati dallo fpirito di Dio, & per rio fi fon cógregatepiu pfone al Cócilio di Tréto,nel qual fi trattano lecofefocódoilcófenfo,&refolutioni ràttedatati fcnti 3 & antichipadrigiàpattini, nèfiadducono altre traddi- c tionij [p. 241 modifica]emtra'lterXo prhto del Verg> 2:41 :

tìoni,che da gli Apolloli a noi deriuate, il ehe^come'già mille uolte se detto) fi uede chiaro,a chi legge tutti i libri de Co Le tudiitio « cflij & padri,che hanno fcritto di tempo in tempo : & che for ni fecondo le te di tradditioni fi addurrà oggi,che non fi legga ne’ libri fcrit ^ Udìii eoncilij tigiàpiu di mill’anni ? & il Vergerio qui le chiamerà fognate ~ fi regolano fo* Ìmaginationi,& capricci d’un foioso bel palio. Le noltre fa- no * ntlchc ‘ ranno imaginationi, che fi ritrouano infegnate da tutti i libri de fanti ; & le fue faranno uerità, che non fi ritrouano pur fis le coperte de libri Criftiani, con tutto che di propria autori- SégtU di ^ tà,o piu tolto temerità;leuoglia attaccare quando a Cri-^ fto,quando a fan Paolo,quando a Profeti, & quando a gli E- nangelifti,& or al tefiamento uecchio,& orai nuouo; & qual piu bei fogni ritrouar fi pollàn di quelli?

Adunque il Concilio,che ora fallì, fallì perche i Monarchi Wgerk » faan richieltojche fi faccia(quantunque non tale) che in quan „ to al Papa egli hauerebbe uoluto dilungo uia metter man al- ,,

Tarme fenza che folle precefib Concilio. „

Vatti pur dibattendo quanto ti piace,con dir lempre,che i I ppotìth . Monarchi non habbiano richielto fimil Concilio,& che il Pa pa non lo uolelfe, che ad ogni modo l’effetto feguito, & che tuttauia è in elfère,ti fa mentire per la gola.Eflì l’hanno richie teo,& lo uogliono tale, & il Papa l’ha concelfo lor uolentieri,

& gli ha mandati ad inuitare ; & gli ha pregati ancora,& tutti fono d’accordo come ottimamente fi uede, & il Vergerio se qui fatto conofcere ; & dica chi uuole che a quell’ora uorreb- beelfer digiuno d’hauer mai coli fcritto, & mandato fuori; perche fino i goffi s’accorgeranno, che nel far giuditio delle eofe è un puro cauallo.

Il qual egli fa sforzatamente,& maliffimo uolentieri,&(di Verg. ca chi uuole)fi truoua ora impacciato, & in qualche affanno, „ perche s’accorge, che facendolo fecondo che fu deliberato nelle diete (che è fecondo il douere;) le cofe lue potrebbono 5 > andar molto male,& feguirne de’ giudicij,& delle diffinitioni >, grauiffimecontradilui. „

Ha di gran buone Ipie collui, fapendo le cofe tanto ben’aj Ippolito. c Hh minuto, [p. 242 modifica]2 4 r < RijpofiacU Donrf Ippolito

minuto,& fé il Papa fa sforzatamele ciò che fa, perche noti ha egli fciolto i Legati, che tanto tépo fe ne fono flati in Treni to foli,o almeno con pochilfimi prelattfNó haueua egli buo-> na fctifa(uedendo che ninno mandaua, o ueniua) di dire, Per; me non fletit? & fe lo fa tanto mal uolétieri,perché ne ha egli fatto tanta inftanza appreflo de’ Monarchi, come n’ha fattoi Non fi fa,che i Monarchi tuttauia cercano dilation di tempo,* per poter piu comodamente mandare, & il Papa lòpporta o- g ranc fè fpefà ,con fperàza,che un giorno purfi debbia dar fitla ffriìco P rinci P!° *• & onde caua coflui adunque tanta forza, & tanta

l Ma perche dice,,che le colè potrebbono andar molto male contra il Papa, le fifacefle Concilio,come nelle diete fu ordii ,, r, : ' nato ; Io non fo tante file diete, nè fue crapule.So ben, che ninna dieta ha da prefèriuere il modo al Concilio, nè farà al- cuno fi pazzo,che per le diete uoglia lafciar Tufo antico di fati i Concilij j però,che colà uuol dir quicoftui>& che male può; male aue nj re al Papa dal CócilioèSi potrà dir forfè, ch’egli non fia Papa"ìalcon Uer ° ^ a P a ' ° ^ P otr ^ forfè dire,che l’elettion fua non fia fiata* Jjj£ 0,1 canonica ì & quanto al reflo, fi può dir forfè , che fia eretico & che perciò debbia eller deporto ì onero, che uiua una ui- ta fèandalolà; tal che fèandalizando la Chielà, fi debbia trattar della depofition fua £ che colà dunque ha uoluto dir que-. fio infènfato $

Tergerlo. Se neramente uorrà pur rtarfène nei modi, ch’egli fi fta,&

cc perfèuerar cercando d’intricarcela, il mondo hauendo aperti' cc gli occhi (per gratia di Dio) non ne ftarà làido, e i Monarchi £C uedendo, che non s’hauerà uoluto far lineerò, & leggittimoj - u Concilid,nerimarranchiaritiancorelfi,& terranno le mani <c , a fè,nè uorrannosfodrar farmi, & dar decurione per forza i tc un Concilio fraudolente, per non incorrere nell’odio & dif- % gratia di Dio, & del mondo »

Ippolito. Qui tutto il fatto ftain ueder qualgiuditio ne làràno i Pr in

cipifi quali non anderanno per configlio dallo fpretato Ver- ; gerio»accioche làppiano fèil Concilio fatto fia 3 onon fia Ieg*

. n I gittimo [p. 243 modifica]contrai ter^ofcrìth del Vérg. a 4 3

pittima & (incero,che {anno bene, come da huomo finiamo nel d ir bugie,non fi può riportar uerità di cola tanto importa te;onde fi riuolteràno altroue,& elfo reitera chiarito, & i Mo inarchi faranno poi quello che di giuftitia, parrà loro di do- ' uer fare.

Anzi uoglio dir piu,che quel pezzo di Concilio,che inco- Vergern e minciòPaoloiiL&queU’altropezzo,cheprofeguì,&conti „ nuò Giulio ii I.è fiato fattocol medefimo inganno, che Pio „

11 il. fa ora quello fuo. „

  • Non dir coli, ma di piu torto fu fatto col medefimo ingan- IppoL

no,che l’infame Vergerio ua fallàmentetafiàndone Pioi ixl fenza alcuna proua, o apparenza del uero.

Cioè che hauendo anche quei due ricercato le potentie,& Voy.

Tarmi de’ Monarchi,i quali gli aitafiero a ricuperarla perduta » riputatione,eflì rilpofero,che l’hauerebbon fatto doppo la ce ss lebratione d’uno uniuerfal Concilio, e i buoni Papi non per s*

.cercami, non per fodisfar alla Republica Crifliana,che è diui ss là e ftracciata. ss

Mercèuoflra, (ignorieretici,che peggio de crocifilfori, r Pf°* i (tracciate ógnor la inconfutile ueftedi Crifto,&chihadiui- Gli critici han < là & ftracciata quella republica criftiana? Non era ella inan- ™ ccl * u

zi al Monarca uoftro Martin Lutero, tutta unita ? & non fei ^dicriÀoT , tu quello,che poco auanti hai detto, che Vuichleffe fu il pri- mo in Inghilterra, & i due Martiri del diauolo, i fecondi nella Boemia,& Martin Lutero nella Germania il terzo > & uoi al- tiri tutti poi,come tanti porci,anzi diauoli fcatenati,fiete quel -

j li,ehe le date la fequentia ? Et perche uai tu qui,o Vergerio,fa ,.cendo tanti offici] contra il Concilio, fe non perche la RepubblicaTempre fi mantenga diuifa ? & per me fon certo, chela pèggior nuoua, che tutti uoi potefte hauere, farebbe il lènti- ire,Che di nuouo ci hauelfimo tutti a riunire. Et che buon’offi t cióèiluoftro.?Non.ègiàdiCrifto? Adunque egli è deLdia- 5 ^ i.uolò,la cui parte lèguitate ; Nè mi Hate qui a dir uoi, che an-'°- 0 4 * cov Crifto facefte delle diuifioni, o portaftè la fpada & non la pace,-perchedouejeftepur %ere 3 chequelk diuifionifuvon :

$4 ' Hh 2 fatte [p. 244 modifica]^44 dijDonrt Ippolito

fatte per unirci tutti noi nella Chiefa : la quale uoleua che tìfc io foflè unita che non hauelfe mai Ialina alcuno,ma folle d’u na fola uolontà.Ma uoùche liete uenuti a fare? Non altro che < 5/1 (retici voi -apartirla,flraceiarla,& rouinaria , & quello, che ha fatto Cri mno i [udori fto con tanti fudori,e ftenti, etiandio có fparger il làngue, noi di CJ0&,. ora in lin colpo uolete abitarlo ;ò degni penlìeri,& onorate imprefe di pari uoftri. Non è forfè il uero ?

Vergo Ma per fodisfarad alcuni de Monarchi lì pofero a far Con

a cilio, non però tale quale elfi haurian uoluto, & come lària <c flato il douere,ma con gl’intrighi,& ingani, che ogni huomo (Q Jh ecco,che io credo hauer palefato cola che è d’importatia; l ppoltto* Certo li, che è cofa d’importanza a palefar la uoftra malignità ogn’of piu, & farci conofcere, ciò che liete, col uoftro dir male : il qual lappiamo, che non può nafcere da troppo buon fonte di dentro ùia; & oue fono tanti intrighi, ch’ogni huomo fa?èbuonifftmarefolutiondichinonha prouaalcu- na a dire ogn’huomo il là : ma chi è quefto ogn’huomo ; fe no farà un qualche Vergerio, o altro fuo limile, che licreda di fàperla,& che per tale fe l’habbia fognata ?

Verge» Dirà quak’uno ella non ci difpiace, & la cominciamo a ca

tc pir ancor noi,ora, che ci hai aperti gliocchi,ma ci reità uno- <c fcropulo. Haucndo que due Papi latte cotante bagatclle,di fiC uietar la lettion de’ libri,che hai detto a Tuoi. Vefcoui & altri; cc che bifognaua dò fare,fe’l Concilia era cofafmta per moftra “ re a potenti di hauerfo fatto?

ippoL Anche quello è un bel paflò introdur gente, che parli alla

Pazzi* » pazzefca,per poterle rifondere poi a fuo modo, & parer un

fauio huomo j chi può dir che a i Vefcoui del Concilio folle i uietata mai la lettion de libri in Trento ? Non può adunque elfèr’altrojche un pazzo colui, che rifponda limi! cofa.

Verg. Rilpondojchei Papi hauean bene iocchio a uolerfodisfar

, 4e a i Monarchi, che delìderauano,che fe hauelfe alar Concilio, u mainfìeme hauean l’altr occhio a prouedere onde i Vefcoui églialtri,ch’eranoinTrento nonuenilleroa intenderlara- gion degliauuerfarij > & diuentalfero ancord£ de noAri. j 5 dii Mft [p. 245 modifica]contraiterXo ferino del Perg. 14 5

Mi fa ricordar cofìui d’un certo pazzo, che fi daua ad in- Ippolito. tendere d’hauer gli occhi di bafilifco, & di auelenar chiuque riguardafie. Non ui par ora,che fopra una interrogation paz- zefea ( qual è quella di (opra ) egli s’habbia fabricato una lamia rilpofia ? per mia fe fi,che è gran pericolo, che i noftri Ve feoui non diuentan de* Tuoi per legger de’ libri. Vorrei un percolile il Vergerio mi diceflfè, (è per leggere elfo i libri Luterani fi fia fatto Luterano,o pur fe fia fiata altra cagionerò ere La edgìon che derò bene, che la dottrina mfegnata entro a quei libri l’hab- bMU fatto bia mollo, ma non già perche da' libri fe l’haudfe imparata : dmentur hute la libertà di carne,il uiuer fenza freno,il non douer dar conto un 1 inai a fuoi maggiori,quefio l’ha coli condotto ; il che non per che ne’ libri fel’hauefiè letto; ma perche le Thaueua eletto da lè:quefio,dÌco,rha fatto precipitar^ romperli il coIlo.So bene anch’io il ueleno,che ne’libri fi contiene; & fo, che forno pieni di pelle,ma non infetta però, fe non chi uuole, oue- ro chi non s’accorge, come fono i femplicirmaa chifidara ad intendereeiò cbe dice de’ Vefcoui? Però è una bugia e- lprelfa,che il Concilio mai tal lettion uietaffe^come mille uol te ormai qui l’ho replicato.

Ma ancor quella alluna,per non dir barreria,è uenuta a co vergerlo l nofce.rfi (per grafia di Dio ) ilquale aforni fuoi l’ha riuelata. M

Nonuoglioqui dir altro di quelli forni, perche nel fine Ippolito* .pelo di dir qualche colà a propofito della fottoferittione, oue fi chiama feruo di Giefu Grillo.

In fatti dicoyche in que’dui pezzi di Concilio, non u’è Ila- Vergerlo . to niente di uero, niente di leale,& lineerò,ma tutto apparen „ te,tutto falfo,& come un’alchimia; fi come non è dubbio che „

Labbia ad efler ancor quello terzo Tridentino : & già Pio „ ini. l’ha detto in alcune fue bolle, che uuol andar per le me „ edefime pedate. „

Io qui potrei per mille ftrade conuincerlo di bugia, malli- Ippolito* -inamente deputando feco ad una ad una, le materie trattate in Trento, per far conclufione, dirittaméte contraria a quar> i : " IQ [p. 246 modifica]di Donrt Ippalitm

to dice. Ma pernon elfer qui il proprio luogocòme è flato ne i difcorfi a tal fine comporti, folo dirò, che chi dice niente > non laida colà alcuna. onde dicendo , che ne i due pezzi diente ui fu di fièro,&c, adunque (come egli ftelfo aggiugne) bifogna che ogni cofaui forte di falfo. Ma nonuifi dirtè almeno ifCredo dall’un capo all’altro ? In fatti tal uolta è for- 4za eh io mi rida del calo fuo, ancor che gli habbia poi infinita vf : - compaflìone.

<Tcrtcrh* . In fomma le cordella fedia Romana rtan poco bene,& cc .1 haueralterati i fàlui condotd,& ufato tant’altre maluadeaìr ‘ d ' « ti,non la folleuan di niente. : :

Ippolito. Gofi pollò dir anch’io de cali fuoi ;che in fomma doppo _ r . - ,, ^^ ueFC ^ ar ^ at0 ^ ciarlato,niente ha detto,che rilieui un pe- Vcfcrutio del lo,fuor che ciba inoltrato chiaro, ciò che egli fia. Cioè, un ciarionecolmod’ignorantia, maligno per naturai odio uerfo la Chiefa,detrattor infame,& pieno d’ogni uitio. &, che fia il tiero,notate quella coda.

Vergcrio. - Martìmamente hauendo un de’ principali Monarchi, che è

« al Redi Francia, incominciato a,rifuegliarrt(tuttoil mondo « fa come fi fìia quel Regno,che Dio gli dia ogni bene ) onde “ ogn altra cofa penferà, che di perfeuerar nell’amicitia dell’an « nca fua meretrice,& è ben tempo, che già fe ne sbratti, & dite fcarogni.

Ippolito . O uelenofa & ferpentina lingua, folita fempre al dir male.

Non è cofa che tato attrifti, & accori quel Crirtianiffimo Re, ingmU fatta quanto il ueder le nuoue fette nel fuo già Criftianifiìmo Re- dd Verge, al gno introdotte,per opera de’nemici del fuo nome. & quella Re ai frana*, uipera,anzi demonio in forma di ferpéte,uuole Ititolar quel- t la fialtaperfona,& innocente, dell’odiofiflìmo nome di eretico- 1 ] Re quanto piu può fi affatica per fedar i romori, & per difcancar fe ftelfo,appretto tutti, ma piu in Roma,di cotal no 4 he: & lo federato Vefgerio qui penfa di macolarlo, & renderlo infame apprelfo tutto il mondo . Che colpa n’ha quello fanciullo Re, le i populi fuoi non curano la religion 2011[p. 247 modifica]eonira’lterXofcrìttodel Verg. i 4 7

Cd? Come penimi o maligniflìmodetrattore di andarne digiuno, quando ila tempo, che Tua Maeftà rifentir le ne polla? 1 Ipero (fé farai tiiuo ) che imparerai ciò che uuol dir, Peccato N <>^ * uecchio & penjtentia nuoua.

■ £t lìa laudato Dio, clic ci fa ucdcr tanto bene*eftèndo la Verge* ~ Chielà del fido figlino! diletto, fiata in effetto un gran tempo „ di lungo inferamente guafta>& calpeftata dall’Anticrifto. „

Molti fonò gli Anticrifti,feconda làn Giduanni>&tra que Ippolito, ' fìi fono annóirerati tutti gli eretici, tra’quali al tempo d’oggi 1 • I ®* ^Luterani ottengono il primato. & poi di man in mano,que- fti fi come uengono,coli uanno in fumo, &prefto,& quando non ui penlàno. Ma quell Anticrifto ueramentè,delqual par- Luterani fono lo Paolo a Telfalonicenlì, & del qual parlò làn Giouanni nel- 1 Apocalilfe,fotto titolo di beftia tanta moftruolà& fiera,an- eor che tra raltreerefieantiGriftìane^irtioderni eretici ui met-' rano ^ueft’altra,Che egli fia uenuto : nondimeno la uerità è, Anticristo no che non uerrà per fin’all’ultimo del mondo, nel qual tempo, uerrà fin all'ut fecondo làn Paolo, non ui farà piu ueftigio dellTmperio de’ timo del modo Romanij& è conforme alfa uifion diDanielle,& fecondo làn i-TeffaLi, Giouanni interpretato da fanti Dottorfinon durerà pìu di tré Lian.y. anni & mezzo,poi finirà, il mondo. Gome adunque coftui ini A ^ oc ’^- * pazzifee tanto,che per odio del Papa,fi creda,che egli fia An- ticrifto i & perciò ringratiaDio, che gli faccia ueder la Chie- fa del figliuolo fuo liberata dallAnticrifio? fi crede forfè dop po Anticrifto di uiuer ancor lungo tempo ? Non fa egli, che di li a poco riceuerà alla fin ifira mano, la condegna mercede de luoi tanti mali dubito alìài che quella lètta di oggi concorra con rerefia antica di Millenari, iquali doppo Anticri- Enfia di mite ito credeuano ancora di goderli il mondo,per mille altr anni, tenari .

Et che altro e tutto ciò, che un’elprelfo non credere alle Icrit turefacre ?

Al quale fia la ftrage ( lènza ferro però, ma con la parola) ver?» la uergqgna & la conflifionjfi come al padre celefte la uitto- 3y ria,il trionfale la gloria fempiterna « 3S [p. 248 modifica]Vergerlo. Ippolito v

Thimot, 3 .

Note..

Dttf forti di feruitori che h&Crifto.

M? ;• ^jfrofla-drDonìtlppòUtù:* •• ^

Cofì fia,& coli intrauengaa chi è Anticòllo,& tal cofà fce riamo de gli Anticristi nuoui, però diciamo Amen. % |

Dabagai di Chepinga a xxj. d'Ottobre l’anno Ixj .

% ^!^rà>>ym*o .

Or qui fiamo giuri al fine de i tre {còtti,& credo a honòr di Dio,hauer chiaraméte inoltrato che egli di fcritto i fcritto le ne fia andato di mal in peggio tal che il Tuo Motto gli cóuiene ottimamente, il qual dice .Trofìcient inpeiur . anzi èarriuato al pefiimè i & (pero, che chi fi fofTe femplicemente o fcioccamera te lafciato mouere da cotai ferirti in modo alcuno( ne i quali fenza ragion Tempre ragiona)ritornerà al fuo luogo,uedendo ciò che io con la ragion’in mano uiua e chiara gli ho rilpolto, & penfo di non ingannarmi punto, che Te alcun fi troua che non fia cieco del tutto,fi farà auuifl:odeirignoràtia& maligni tà infieme,che egli ha nelle midolle,& uedrà chiaro,che qua- to fa,dice, & penfà conti a la Romana Chiefà,contra il Papa s contra il Concilio di Trento,& il reflante,tutto nafee da puro odio,che porta a quanti fiamo, mercè che fa, come fi ftef- fe il fatto fuo mentre uiueua qui tra noi infieme : & perche efc fo con la pelle di pecora fu le fpalle ua nafeondendo la Tua ra pacità lupina, onde qui fi fotto fcriue. Seruo di Giefu Còlto, di che,quai parole migliori & piu fante in uifla ufar può egli? Nondimeno perche pur’è un fin trillo,però fi come nel lècon do fcrittointerpretai il nome,Vergerio, coli qui interpreterò di qual forte di ferui di Còllo egli fi fia, accioche meglio fia conolciuto.

Hauete adunque a Papere o lèmplici, che Còllo fi ferue, o uero ha feruitori di due forti. L’una è di coloro,che fono tutti intenti ad ubidire,& mandar ad effetto quel che conofco- no elTer la uolontàdel lùo Signore : & tali fono coloro, che ad onor di Còlt 0 ;& utile della Chiefa > {pendono bene i Tuoi,

talenti [p. 249 modifica]contrai terXofcrìtto del Verg. 149

talenti,& diipenfimo le cofe al modo, chegli halor ordinato pi lor patrone . Tali fono nell’ Euangelio, per bocca di Crifto Buoni feruì .. fommamente commendati, come perfoJhe apparecchiate ad aprir Cubito la porta quando ui fouragilnga, & buffi il patrone . Però Beati loro.dice Crifto,il lor feruigio è tanto grato a Lue. r z. fua Maeftà che nè uengono rimunerati al doppio, & da Grido ftelfo fono feruiti nel cielo,& a ciafcnn di loro uien detto,

Euge ferue bone & fidelis, &c. Medefimamente Beati funt il li ferui, &c. di tale fchiera furono tutti i Santi, a i quali diftè Crifto,Cum htec omnia feceritis,diciteferuiinutiles fumus, Luc.ij.

&c. Et Paolo fi chiamaua feruo di Crifto,& lo proua quando dice : Miniftri Crifti funt,plus ego. In laboribus plurimis, in *‘Cor.i carceribus frequentius, &c. Ora di tal fchiera di feruitori nò u Verge . nm può eftèrc il Vergerio,perche è troppo fuperbo,talche nel può efjere del» dire,feruo di Giefu Crifto,vuole ufurparfi l’autorità di rimu- h buona febit .tar la chieià, & le con Paolo uoleua cofi dire fenz’altro,doue r * M feruitori tia con l’ifteflo Paolo prouarlo, inoltrandole fue fatiche per amor di Crifto,& moftrando il fuo carcere, & le fue piaghe,

&c, Ma il buon compagno fènz’afpettar tante colè, fe n’èfug Nefa* gito, & fi è ritirato in luogo ficuro, nè mai ha moftrato pur una fol uolta la fronte per difefà di quella dottrina che an daua predicando,anzi per un pezzo in Italia uolfe col fuo mo do ufato, uender ueffiche,o come oggi dicono,piantar caro- inganno del te al Papa,& dargli a crederete confentifle feco nella dottri Verg. na,& che malignamente gli foffe importo ciò che importo gli era,il che fpiegarono all’Inquifitione di Roma, i fuoi procuratori fiotto Paolo terzo per molti mefi. Il perche fi uede chiaro che fe ben fi chiama feruo di Giefu Crifto,nò è perciò, ch’egli fi a di quefti fi lodati. Refta adunque che fia d’un’altra forte ,che è tale.

Sono altri feruitori di Crifto,de quali fua Maeftà fi ferue, o SeYUÌtwì ... uogliano,o non uogliano,o ui penfino,o non ui habbian pen tiui. * fiero. la natura di coftoro è di non far mai altro, che male,nel luci z. ^

lacafa delpatrone,la qual difturban tutta,s’imbriacano,&

I i percuotono [p. 250 modifica]1 5 0 ' ■ ‘HJpòftddi Conrt ìùf olito

percuotono ferur& ancille in tutto quel tempo, che’J patro- mtt. Y5. ne Ita loro di lontano,come ben gli dipinge fan Luca ; colio-*

ro non folofepelifcò&o il talento,che loro è flato fidato nel le mani,ma lo {pendono contra l’onore & riputation del Si- • J gnore,uiuendo luflìmofamente, & fono apputo come quel Terno,a chi fu rimeflà la gran quantità della douuta pecunia, mtt. 18 . il quale non uolferimetter poi una picciola fumma al fuo con

Teruoionde al fine con le mani & co’ piedi legato fu pofto in carcere,pieno di guai. coli fon cofloro,di ch’io ragiono: anzi per dirla in un fiato,fono della fchiera de gli {piriti infernali, che feruono anch’efli come iftrumenti della giuflitia di Dio. ?et - Sunt fpiritus in uindiftam creati, dice fan Pietro . Ora fico-

li Verg.cfcr* nie il Vergerlo non è feruitordi Criflo nella prima fchiera, ifitor di Crifio coli è feruitorfuo nella feconda,nella quale gli feruedi tutto mUa feconda cuore,non tralafciandoopera a tali conuenientc,ehe tutta fchiera.- non faccia. Onde fi ueggon chiare le operàtion fue, che men

Officio pefii* tre fi fta lontano dal fuo patrone, non fa altroché con infoli- mo effcrciUio t e arti difturbare,& metter’ a rumore tutta la cafadi Criflo , cìi dlv c * lc ^ a ^ nta ch iefa. Il fuo mefliero è di ben bere, & imbria Jeiz? da tuoi car ^ c[ uan do ha piena la tefta di nino, fàltar’in campagna, pari. J & percuoter iferui,& le ancille del fuo Signore. Qui ha egli Difiùrbo deUa 'percoflò,jquando il Papa feruo di Criflo, quando i Cardina- càfd. li,quando i Vefcoui,quando i Preti,quando i Frati, & le Mo-

3ere, imèria* nache,quando fan Francefco, la Madonna di Loreto : & chi carfi . non ha tocco quello maluagio colflagello della Tua detratti® p ercoterc i ne,maledicentia,& beftémia ì Ha fepelito il talento,anzi,l’ha feruiidean- lp e f 03 gttuttauialofpendepefììmamente,chedouédolofpen

  • j_ der alla falute dell’anime quando fu Vefcouo, predicando &

Unto** * 4 ' amrnae h ran do le fye pecore nella uiadi Dio, egli tutto al ri- uerfo incominciò a predicare erede, & àmaeftrar nelle rebeL lioni contra la chiefa. Nè gli è baflatoqueflo,che battendo, & nel battefìmo & molte uolte nel facramento di penitenza riceuuto da Dio,la remiflìon de’ Tuoi peccarti, & delle offde fatte,egli ora 3 che dalla Romana chiefa fi tien’oflefo ( mercè^

• - , - - che [p. 251 modifica]che per sua colpa l’ha privo del Vescovato) a modo alcuno non gliela vuol perdonare, ma come can rabbioso fa, & dice quanto può, per foffocarfi,& come/Diauolo calunniato!’ Caloniator co nodro,ferue a Grido in ciò che ci efferctta, & con le dettrat- m Diauo!o ♦ rioni Tue ci cadiga de’nodri peccati.Ma al fin pur conuiene che col Diauolo fi crucij perpetuamente: & che legate le ma ni e i piedi, & lingua in ogni fòrte di parte con che offender k * ci pofla,fia gettato nel fuoco eterno,riceuendo la fua parte con gli infedeli a guifa di quel primo feruo, di cui ho parlato.

opouer’huomo,per non dir, Semenequam,uorrei che mia- Lwc * r 9

fcoltaffi due parole, a tua làluce : & fecondo bufato mio dile, - ;

mi concedeffi che ormai fenza dire fàtirico nè mordace, ti po ceffi parlare in quedo fine, odimiadunque.

Vergerio, &quaipenfierifonoi tuoi? Sei forfè caduto e ffatdtion* 1 nella maluagia condition de gli (piriti infernali, i quali pec- tnoreuolc tl cando,mai non fi poffon pentire? ormai tu fei pur uecchio,& Verge. come fi dice, hai il pie nella fodà. è poffibil dunque che in te piu poter debbia uno sdegno contrala Romana Chieda,& ri dio Pudore,che non ui poda il timor della morte, & il defi- derto della uica eterna ? Ho credo che tu fia li pazzo,che co 1’ animo accèdenti a quanto qui entro hai dritto,perche tu fai, l- • -

che di ninna colà hai refa ragione,onde ragion niuna ti muo- ue a poterlo dire. Chi ti ha modo adunque altro che odio* che fe è odio,come puoi tu rifpondere a Crido, il qual ti dam na col primo omicida? Qui odit fratrem fuum, homicida Prw-clo.j ed. Adunque il cadigo a gli omicidiali condegno, conuien > che ^ afpetti.o te mifèro,che ragiò hai di tato odiarci,& dan nar te dedo ? Non ti habbiamo alleuato noi ? Et come ti hab Affici defa biam’alleuatofForfe nellafedeTurchefcha,o de’Giudei?pur chi *f* Row * tra noi; cominciadi tu ad imparar Crido.Ti battezammolTi d Vcr &* demmo gli articoli di fede. Ti demmo la Bibia nelle mani. ^ ti%

Ti infègnammo il modo con chedudiarla. T’habbiamomil le uolteauuertito,che gli eretici la guadano neifenfi ueri:o Dio,che colà non habbiamo fatto noi, perche quedo infeli-

li 2 ce


r 1 [p. 252 modifica]’i 51 I^ijpofla di Donn' Ippolito

ce non s'haueffe a perdere ? Noi, Vergerio,f habbiamo fatto accorto, che altra fia la fede predicata dalla chiefa,altra quel l la,che predica la Sin^oga. Non fu Martin Lutero,che tal dif ferenza finfegnattè,rffla noi, che fiamo nellachiefa di Roma. Et come adunque ci hai preftata fede in quella fi gran parte, & poi nel retto notici vuoi pur udire ì fe tu ci hai fofpetti nel retto,perche ci credi in quel primoj& fe ci dai fede nel primo, perche ci dai or delle mentite nel retto Priego il celefte Pa dre che non ti ufi come uerga del furor fuo auelfar la fua chie • fa,& il fuo Popolosa quale tifata che fia,fi getta fui fuoco: an Kumnj tifacela come uerga di Aron,che doppo lefferfi tutta beccata .,alfin.firinuerdì,& fece gli odoriferi fiori. Etlo prego dinuouo,che da te&datutti gli altri che ne gli errori fi troua I cc 1 L ° no, leni il cuor di pietra, duro,&oftinato ne gli errori fuoi,& ti dia un cuor di carnemolle,& tenerojatto ad ettère fcolpito de’ figilli fedeli ; & per poterlo mollificar meglio, lo prego, H« che ti dia un fonte di lagrime , col qual piangendo giorno &

    • nottele tue grauioffefe fatte a Dio>& alla chiefà, nello fpiri-

to dell’erefia; tilaui tuttala malitia, per poter tra noi uiuere da fratello caro,del quale ci habbiamo a rallegrar tutti,con dì Lue. if. re.. Perierat&inuentus eft. Coli Iddio benedetto ti apra le orecchie del cuore ad ubidire alla falute tua.. Al quale fia. onor & gloria per tempre ..

IIfine della rilpofla di DonnTppolito, al terzo fcrittà di Paolo Vergerio ; fatto contra lTndittionc del Concilio di Trento.

> [p. 253 modifica]REGISTRO.

ABCDEFGHIKLMNOPQRSTVXYZ, Aa Bb Cc Dd Ee Ff Gg Hh li.

1

Tutti fono fogli, ma riferbiamo la epiftola & l’Indice daperfe.

IN VENETIA,

AppreiTo Andrea Arriuabene s M D LXII.

Tt* j

( 1

r 'l 1219


REGISTRO.

ABCDEFGHIKLMNOPQRSTVXYZ, Aa Bb Cc Dd Ee Ff Gg Hh li.

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Tutti fono fogli, ma riferbiamo la epiftola & l’Indice daperfe.

IN VENETIA,

AppreiTo Andrea Arriuabene s M D LXII.

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