Ristretto della Valsugana/Ristretto della Valsugana

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Ristretto della Valsugana

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Premessa Dell'origine della chiesa della Madonna Santissima d'Honea
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RISTRETTO

DELLA

VALSUGANA.


LL
A VALSUGANA è situata fra l'antitiche Città di Feltre, et Trento; hà una Valle amena, abbondante di biade, di vini, d'animali, e latticini, di carni, di frutti, di lane, e si fà quantità di seta, e d'aria salubre, adornata de Colli, et hà Monti fruttiferi abbonda de legnami, et è bagnata dal fiume Brenta, che il suo origine hà sotto Pergine, ingrossata d'altre acque, di tanti legnami nell Italia è conduttrice, scorrendo per li Territorij di Bassano, di Vicenza, et di Padova, et finalmente sbocca nelle Lagune del Mare Adriatico. Et per detta Valle v'è continuato flusso, et reflusso di Passaggieri, che alla vasta Germania, et altri alla bella Italia si portano.

Et quanto al giro della sua longhezza varie furono l'opinioni, posciache alcuni tenivano, che principiasse al Cismone, et terminasse ai confini di Levico, per essere questo nella temporalità patrimonio di San Vigilio Vescovo di Trento, che sarebbero solamente miglia 24. in circa fondando tal loro opinione sopra Gio: Bonifaccio nel principio del 6. libro delle sue Historie, ove descrivendo del governo della Citta di Feltre, dice, che questa Città mandava due Rettori al Borgo di Valle Euganea, che quivi rendevano ragione, et un'altro Rettore ai Cismone con auttorità similmente di giudicare. [p. 10 modifica] similmente di giudicare. Altri avanzandosi dissero, che detta Valsugana non à Levico, mà à Confini tra Pergine, et Civizzano all'aqua hoggidì nominata la Sille, ivi terminasse; col fondamento, che tutta questa Valle per drittura la Valsugana s'intendesse, che fù nella Spiritualità tutta questa parte soggeta al Vescovato di Feltre, come hoggidì è sua Diocesana non tanto Levico, ma anco Caldonazzo, Lavarone, Vigolo, et Pergine, apportando per loro comprobatione anco una Cronica antica, che il Castello di San Pietro sopra quello di Telvana situato, havesse alcune rendite nel Territorio di Pergine, e perciò detta Valsugana ivi terminasse; et il Borgo venisse esser situato nel mezo d'essa Valle, facendosi da questo dieciotto miglia al Cismove, et altri dieciotto incirca à confini di Civizano, di modo che la longhezza di detta Valsugana sarebbe stata di trentasei miglia.

Della sua antichità hoggidì alcune Reliquie si vedono, posciache era circondata di molti Castelli à modo di ghirlanda; dalla parte di Settentrione nel monte di Roncegno eranvi due Castelli, quello di Tesobo mentovato da Leandro Alberti, et un'altro Montebello chiamato; à Savaro un'altro, dalle cui Reliquie hoggidì il Castelletto è detto: nella summita d'un Monte stà quello di San Pietro; Et sopra la Villa di Telve di sotto per andar in Castel’Alto ritrovavasi un'altro nominato Arnana. Alla parte Orientale sopra Strigno uno detto Castelrotto, et sopra Scutelle quello nomato Nerva. Alla parte Meridionale sopra la Villa di Castel Novo, poco discosto dalla Chiesa di S.Margarita un'altro; et quello nel Monticello riguardante la Terra del Borgo poco discosto dalla Chiesa di San Georgio, le cui vestiggie hoggidì si vedono, et il Monte della Rochetta al presente è chiamato; Et dalla parte di Ponente verso Levico si vedono due gran Torri nella Valle fabricate, et alla sponda d'un lago, che chiudevano il passo, fra quali, et sopra d'un ponte levatore era il suo passaggio, di [p. 11 modifica] queste varie furono anco l'opinioni, alcuni asserivano, che sopra la Torre del Martire (così hoggidì chiamata) fosse ivi stata fabricata qualche gran Terra, et chiamata Ausugio, come in Ambrogio Calepino si legge, dal qual nome Valaugana fosse detta, volgarmente poi Valsugana chiamata. Et altri portando Mercurio Italico dissero (come in esso si legge) che fosse una Città chiamata Brentesia, dalla quale il fiume Brema il nome prendesse, ò come altri vogliono che dall'istessa Brenta il nome ricevesse. quale poi dal monte restasse sepolta, che alla parte Settentrionale ivi sopra giace, come le vestiggie hoggidì si vedono; et queste Torri siano state fabricate per riparare quelle fluttuose correrie de Barbari, che de quando in quando nei andati secoli della Germania discendevano, per entrare poi nell'Italia; e così anco la Terra del Borgo per l'istesso fine fosse di muraglie circondata (come al presente vestiggie si vedono) solo per renderti dà simili incursioni più sicura, come dalla parte meridionale era con fosse, e pallificate fortificata, che hoggìdi quella Campagna tal nome ritiene.

La Valsugana anticamente fù però nominata Euganea, perche fù habitata dai Popoli Euganei, questi vennero con l'invitto Ercole, che da Spagna partito vittorioso, et venuto con queste sue genti nella bellissima region d'Italia, succedendo nel Regno all'empio Lestrigone, et arrivati sopra il Mencio, ben riflessata tutta questa Provincia, veduta la fertilità delle Campagne, l'amenità de Colli, la copia de fiumi et ammirando l'opportunità del luogo, i principali Baroni dissero ad Ercole, che fra tanti Paesi veduti non havevano ritrovato niuno più atto à ricever Città, che questa regione; così innamorati lo pregarono à concedergli, che in luogo così felice puotessero riposare, e godere una volta il frutto delle loro longhe, e disastrose fatiche, dopò tanti disaggi sopportati, haveva egli dato anco fine à tante illustri sue [p. 12 modifica] tiche; Hercole, inteso il desiderio de principali del suo Esercito, gratiosamente gli disse, che gli slaciava la libertà di quivi fermarsi, overo seco trionfando in Patria ritornare; così essi elessero di riposare, et in quelli luoghi di fermarsi; scacciando con ogni facilità quei del Paese, ch'erano gente Silvestre, rozza, imperita affatto della cognitione delle lettere, e de l'arte militare, che solo delle cacciagioni, e de frutti de loro armenti vivevano. Et perchè questi Greci erano persone honorate, e Nobili, dalla loro nobiltà questa regione Euganea fù denominata, tanto afferma Gio: Bonifacio nel primo lib. delle sue Historie. Unde Euganei dicti à generis nobilitate, così asserisce Ambrogio Calepino, con il testimonio di Plinio: et anco Leandro Alberti scrive, che da Greci chiamati sono Euganei quelli, che sono usciiti da honesti, e nobili Avoli.

Divisosi dunque trà di loro questo Paese, altri Mantova nelli stagni del Mencio, et altri Verona sopra l'Adige, altri Vicenza sopra il Bacchiglione, altri Bassano sopra la Brenta, chi nel Trivigiano, chi nel Feltrino, et chi nel Bellunese fabricarono Terre, e Castelli, ancorche all'hora havessero altra forma, et altri nomi diuersi da quelli, che hora ritengono da altri loro Ampliatori, et Refabricatori dopò sortiti, et à questo modo fù questa regione da Greci illustrata, e di molta nobiltà riempiuta, scrivendo Catone, riferito da Plinio, che trentaquattro Terre à gli Euganei erano soggette. Hercole dopò, che hebbe segnato in Italia trenta anni, Tusco gli successe, che visse nel Regpo anni vintisette; con l'altri loro successori, che sino al distruggimento di Troia, scorsero anni 448. per la qual rovina Troiana trà molti, che dal desolato Regno, e dalle mani de vittoriosi nemici fuggirono fù Antenore, fratello del Rè Priamo, et figliuolo di Laomedonte Rè, quale unitosi con gli Heneti popoli di Pafaglonia, che come seditiosi nè erano stati scacciati, havendo perduto il [p. 13 modifica]loro Rè Pilemone nella guerra Troiana, venne con armata in Italia, e si fermò nel seno dell’Adriatico Mare, & in quelle Isole, come in luogo libero, evacuo, & à niuno soggetto si ricoverò, fondando egli le prime stanze, fabricando la Città di Padova, chiamata dal suo nome Antenorio, come afferma Ambrosio Calepino, con l’auttorità di Virgilio nel primo delle sue Eneide, e di Livio nel principio del primo lib. e fù Come scrive Francesco Sansovino l’anno dopò la creatione del Mondo 4058. & avanti la nascita del nostro Redentore 1141.

Antenore inteso (come scrive Tito Livio) che quella regione dalli Euganei era dominata desideroso d’opprimergli, questi che nei loro piaceri havevano contratto una longa, e tranquilla pace, assalendogli sprovisti con le genti, che seco haveva condotte al numero di duodeci milla, pose in fuga, & superò impatronendosi di tutto il Paese piano, ch’è fra l’Alpi, & il Mare. E gli Euganei à quello modo fugati à Monti vicini hebbero riccorso, parte sopra Vicenza,altri in Bassano, si ritirorono, & altri in quelle Valli, & à Feltre, & Belluno fuggirono, non restarono quelli d’uscir fuori da loro recessi, & assaltarono più volte i loro nemici, depredando il Paese, come si legge appresso molti Historici, che per longo tempo tra di loro fù crudel guerra: Finalmente volendo Antenore già fatto vecchio terminare le distenfioni, acciò che dopo la sua morte i suoi godessero la quiete, fece con l’Euganei confederatione, e pace, assignandoli parte del suo Regno; onde tutta questa regione fù d’un solo popolo riempiuta, d’Euganei Greci, de Troiani, & de Heneti Pafagloni, da quali finalmente tutti Veneti, & questa regione Venetia fù nominata.

Che l’Euganei prendessero le loro habitationi in queste Alpi l’afferifce l’istesso Plinio nel 20 cap. de Alpibus,& Gentibus Alpinis nel terzo lib. delle sue Historie, dicendo, che verso l’Italia, nel mezo de Monti vi stanno le genti Euganee, [p. 14 modifica] che la Valsugana sia nel mezo de Monti, et verso l’Italia è indubitato, poiche dalla parte d’Oriente confina con il Feltrino, e Bassanese, e dal Meridie col Vicentino; e che si chiamasse Val’Euganea, lo testifica l’istesso Bonifacio nel principio del sesto lib. et tanto afferma Andrea Scotto nella prima parte del suo Itinerario, ove così dice, da Trento si và à Bassano caminando verso Oriente per la Valle di Sugana detta Euganea dall’Antichi, perche ivi habitavano i Popoli Euganei.

Che la Valsugana habbia ritenuto il nome di Val’Euganea, si deve dire esser ciò avvenuto come à Padova, che dal suo Edificatore fù chiamata Antenorio; così Trivigio anticamente nominato Taurisio, come si legge in esso Bonifacio, et Feltre fù detto Feretto, come attesta l’istesso Plinio; e così di tante altre Provincie, Città, et altri luoghi in Historici si legge esser stata la mutatione de loro antichi nomi nei moderni, ò per la corrutione de vocaboli dal Volgo introdotta, overo dall’Ampliatori, ò Refabricatori esser successo.

Se la Valsugana dell’antichità sua può raggionevolmente vantarsi, perche fù da nobili Euganei habitata, che fù l’Anno sudetto della creatione del Mondo 4058. conforme al parere, e computo Sansovino, furno anco anni 389. avanti la fondazione di Roma, che come scrive l’istesso Sansovino, Roma restò edificata nella quarta età, l’anno della creatione Mondiale 4447. che fù avanti la nascita del nostro Salvatore 752. Così maggiormente può gloriarsi della fede Chistiana, posciache nella nascente Chiesa Romana hebbe anch’essa i felicissimi suoi natali, come scrive il medesimo Bonifacio da San Prosdocimo Discepolo del glorioso Apostolo San Pietro, che fù esso consacrato Vescovo nell’età sua d’anni 20. all’hora quando ritornando d’Antiochia, portò la fede à Roma, l’anno 47. (che fù il quarto di Claudio Imperatore) conducendo seco San Marco Evangelista, San [p. 15 modifica] Prosdocimo, et San Apollinare, mandando San. Marco in Aquileia: Sant'Apollinare à Ravenna à predicare, e San Prosdocimo alla Città di Padova, convertita che l'hebbe, si portò à Trivigio, e poi à Feltre, che con questi altri luoghi ridusse alla Santa Fede, e nella Città di Feltre dedicò una Chiefa al Prencipe de i Apostoli San Pietro, come hoggidì nel frontespicio di quella Cathedrale si legge. Divo Petro Apostolo à Sancto Prosdocimo dicatum.

La Valsugana per longa serie d'anni fù governata dalla Città di Feltre, l'afferma il Bonifacio nel principio del sesto libro, e che fosse con essa incorporata lo dimostra chiaramente una lettera di Teodorico Rè degli Ostrogotti, e dell'Italia, scritta à Feltrini l'anno 495. come si legge in Cassiodoro, che fù suo Secretario, e stà registrata in Pincio nel 2. lib. delle sue Historie,con la quale commandava a Feltrini, come Confinanti à Trentini, che dovessero contribuire per cingere di mura la Città di Trento; col solo suppofto, et fondamento per esser essi Feltrini confinanti, e che havevano la loro Città contigua à quella di Trento; dalla quale altro non si può dire, che per haver i Feltrini la Valsugana, erano perciò confinanti, e non contigui per esser una distanza grande da una all'altra; attesoche da Feltre, à Trento vi fono circa 45 miglia, facendosi da Trento alla Terra del Borgo circa 20. miglia, e dal Borgo à Feltre miglia 25. Et la Lettera Regia è di questo tenore.

A Feltrini, che possedono beni. Teodorico Rè.


L
E publiche necessità devono essere abbracciate, et agiutate con publico, et universal soccorso; non deve esser à spese de puochi quello si conosce esser giovevole à molti. Verrebbono vilipesi gl'ordini Regij, quando si comettessero negotij utili, et di tanta consideratione à persone [p. 16 modifica]

deboli, e di puoche forze. Commandò la nostra autorità si fabricasse una Città nelle pianure Tridentine, la stretezza del Territorio non può soggiacere à spese tanto gravi; la nostra vigilanza hebbe l'occhio (mediante le competenti mercedi) acciò dovessero tutti concorrere ad'opera di tanta consequenza, cioè à cingere di mura la nuova Città. Sete confinanti, havete la vostra Citta à questa contigua. Conviensi però con commun soccorso, con minor aggravio, con maggior gusto universale, et più sicurezza, ultimare quello, che non portebbe esser terminato col solo aiuto de puochi. Da questo nostro Decreto niun resterà libero. State sani.

Fù dunque fondamentale la causa, che la Valsugana nei andati Secoli restasse incorporata con la Città di Feltre, per haver havuto insieme l'Origine dall'istessi Popoli Euganei, come afferma l'istesso Bonifacio; così nella spirirualità rimanesse anco sua Diocesana, per haver havuto da un medesimo Santo Vescovo la Fede Catholica, che con somma pietà fu sempre anco devotamente custodita.

Et quanto al regimento temporale è indubitato, che soggiacè all'istessa fortuna di Feltre; dopò che Roma fù (per così dire) retrice del Mondo tutto, fù sottoposto al suo Dominio; e dopò, che restò soggiogato da Senoni Francesi, quali da Romani superati, ritornò sotto al governo Romano, e finalmente tramontata, che fù la fortuna Romana in quella d'Imperatori, da questi fù governato, ma poscia da Barbari ottenuto, et poi da Marcello Romano Capitanio de Cavalli dell'Imperatore fù acquistato, che nell'anno di nostra salute 421. (come scrive il Bonifacio) fù creato Conte di Feltre, di Belluno, et Ceneda, et fabricò nella summità d'un Colle della parte d'Oriente per guardia della Città di Feltre un Cartello, che da lui Marcellone fù detto, che fù poi da Attila distrutto. Et l'anno 452. restò Feltre sotto il Dominio [p. 17 modifica]

Della Valsugana. 17

delli Estensi, che poco dopò dal crudelissimò Athila restò preso, et distrutto. Et nell’anno 584. reedificato da Albuino Rè de Longobardi. L’anno 889. da Arnoldo Imperatore fù novamente didtrutto, e poi reedificato. Dopò da Vescovi governato. Et nell’anno 1047. l’Imperatore Henrico lo ridusse sotto la sua obedienza. Gl’Habitanti della Valsugana per differenze risorte con i Feltrini per occasione de Confini disegnarono di movergli guerra; Adamo Vescovo di Feltre per meglio difendersi l’anno 1170. si unì con Trivigiani, et publicata la Lega con gran solennità (come scrive il Bonifacio,) quelli di Valsugana ciò inteso, et ponderando la difficultà dell’impresa, et quanto aiuto erano Feltrini per ricever da Trivigiani, mutarono pensiero d’incominciar la guerra, fù trattato l’aggiustamento, si pacificarono. Dopò per le discordie con Trivigiani nate per occasioni de Confini, fù assediato Feltre l’anno 1200. onde concordati à 2.di Febraro, Feltrini giurarono fedeltà à Trivigiani, et fù stipulato l’instromento de loro Confini; ma dopò per nove rotture con medesimi rissorte, l’anno 1220. il Mercordì Santo, che fu à 25. di Marzo, come asserisse l’istesso Bonifacio, da Trivigiani fù messo il fuoco nel Vescovato, ch’era fuori di Feltre, l’abbrucciarono in gran parte, con il Castello delle Canoniche, più della metà la Chiesa Cathedrale, ne qual’incendio dicesi esser consumate molte Reliquie de Santi; et scorrendo con empito, arsero i Molini, et le Case ch’erano sopra il Monte di San Vittore, con molte Ville, et parte del Contado, et parte della Valsugana. Da questi lacrimevoli successi, ricorsero à Bertoldo Patriarcha d’Aquileia (all’hora molto potente,) quale mandò Filippo Vescovo di Feltre, et Belluno à collegarsi per nome suo con Padovani, et seguirono con scambievole fortuna molti farti d’arme con Trivigiani, finalmente ambe le parti ricorsero con loro Amba-


C sciatori
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sciatori in Bologna da Federico Imperatore, dal quale furono pacificati. Ezzelino da Romano l’anno 1248 strinse per ogni parte Feltre, l’ottenne à patti di riceverlo in nome dell'Imperatore, et così la Valsugana restò sottoposta. A Ricciardo Caminese con assenso d'Aldigerio di Villalta suo Vescovo l'anno 1260. Feltre venne in suo potere, con patto di non imponergli gravezza alcuna. La Valsugana restò molto travagliata dalle genti del Vescovo di Trento, ove Alessandro Piacentino Vescono di Feltre, et Belluno non mancò di suffragarla, quale da Trivigiani ricercò aiuto, che come buoni amici gli mandarono l'anno 1314. molti balestrieri, et fanti pagati per un mese, con promessa di dargli maggior soccorso occorrendo, col quale restò essa Valsugana sollevata. Ritornò la Città di Feltre all'Imperatore, el l'anno 1328. Ludovico Imperatore pose Feltre da lui acquistato sotto la tutela di Cane della Scala suo Vicario. Et perche esso Scaligero ritrovavasi molto potente per esser Signor di Padova, di Vicenza, di Trevigio, di Ceneda, di Feltre, di Belluno, di Luca, di Brescia, di Bergamo, di Parma, et di Verona, offese la Republica Veneta nelle sue Giurisdittioni, fabricando un Castello tra Padova, et Chioggia per farvi il Sale, facendo anco traversare il Pò con una catena ad’Ostia, volendo anco occupar altri luoghi; da questi motivi si rissolsero i Veneti di mover guerra al Scaligero, et collegatisi con Fiorentini (anch’essi dal Scaligero erano aggravati (con l'adherenze de gli Estensi, et Gonzaghi fù dato principio alla guerra, onde il penultimo d’Agosto dell’anno 1337. la Lega tolse al Scaligero Belluno, et Feltre. Et perche il Duca di Carinthia fù in aiuto della Lega, nella pace, che seguì à 24. di Gennaro dell'anno 1339. restarono al detto Duca di Carinthia Ceneda, Belluno, et Feltre, che con le sue genti se le haveva prese, così in


suo
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Della Valsugana. 19

suo potere gli venne altri luoghi, tra quali anco Primiero con la Valsugana. Alla Republica Veneta restò Trivigio con rutto il suo Distretto, Castelfranco, Bassano, et Castelbaldo, i quali due, come appartenenti alla Città di Padova, furono poi da Veneti consignati ad’ Ubertino da Carrara con la conditione, che la fortezza di Castelbaldo dalla parte verso Verona fosse distrutta. Fiorentini hebbero Buggiano, Pescia, Altopasio, et Colle, quattro Castelli del Contado di Luca. Al Visconte (ch’anch’egli erasi collegato ) restò Brescia, et Bergamo. Padova al Carrara. Si che alli Scaligeri restarono solamente, Parma, Luca, Verona, et Vicenza. Feltre, Belluno, et la Valsugana pervennero sotto Carlo Quarto Imperatore, et andato à Feltre l’anno 1355. alla sua presenza Giacobo Bruna Padovano Vescovo d’essa Città pose i gloriosi Corpi de Santi Vittore, et Corona Martiri Protettori di Feltre, che sono sopra un Colle d’un miglia in circa, discosto da essa Città, in una nova Arca di Marmo; la memoria di ciò in quella resta intagliata; & à quelli fatta divota riverenza, entrò in Feltre, che paternamente visitò, et cortesemente honorò. Francesco da Carrara Signor di Padova dopò divenne patrone di Feltre, di Belluno, et della Valsugana; Et perche haveva egli sopra il fiume vecchio, che và verso Chioggia fatto fabricare un bel Castello chiamato da lui Castelcarro, et un’altro chiamato sopra la Brenta, che scorre verso Venetia nella Villa di Oriago detto Portonovo; Ciò vedendo i Veneti, et scoperti i disegni del Carrara, deliberarono fora dalla Villa delle Gambarare nel Territorio Padovano, nella Contrada di Sant'Ilario di fabricare anch’essi un Castello; et di qui nacquero nuovi disgusti, che ambe le parti si diedero in aperta rottura, che fù l’origine trà d’essi d’una guerra, come fù principiata l'anno 1372. Il Carrara col parere del Rè d’Hungaria, trattò lega con i Duchi d’Austria,


C 2 et la
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et la conchiuse l’anno 1373. con l'esborso di cento mila ducati d’oro, et con la consegna delle Citta di Feltre, di Belluno, et di tutta la Valsugana. Et all’incontro il Duca Leopoldo dovesse impedire il passaggio delle mercantie di Germania à Venetia; et durando la guerra mantenesse mille lancie pagate. Restò perciò da quel tempo, come è al presente la Valsugana incorporata nel Contado del Tirolo; et dopò sempr'è restata in potere dell’Augustissima Casa d'Austria, che nel corso di questo terzo Secolo, che suddita è divenuta, sempre hà provato, come al presente gode, et fruisse sotto sì benigno Cielo un tranquilissimo Stato per il Clementissimo suo Austriaco governo. Dopò restò in parte essa Valsugana mal trattata da Feltrini nell’anno 1509. à tempo della guerra della Lega di Cambrai, quali venuti in Tesino incendiarono Castello, et Pieve, et discesi da quella Valle alla volta di Grigno abbrucciarono anco quella Villa. L’istesso anno con l’aiuto d’Alemani restò anco Feltre abbrucciato, et rovinato. La Valsugana di presente ha tré soli Castelli, et ogn’uno hà anco la sua Giurisdittione, l’antianità di questi, et il primo luogo tiene Telvana, il secondo Ivano, et il terzo Castel’Alto, et queste tre Giurisditioni faranno circa vinti milla Anime. Et quanto al Castello di Tevuana stà situato in un'ameno, et fruttifero Colle, sopra la Terra del Borgo riguardante il mezo giorno, dominante tutta la Valle, copioso d’habitationi, et monito d’ogni cosa necessaria, hà giardini, & possessioni; Et sotto di se hà la Terra del Borgo, con le Ville di Castel Novo, Roncegno, Telve di sotto, Telve di sopra, Carzano, et Torcegno. La Terra del Borgo è la principale di tutta la Valle, et è molto ampliata, et riguardevole, sì per la positura, ch’ella tiene, per cui è il passaggio dalla Germania all’Italia, come


per
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per le fabriche, nobiltà, et altre commodità, che ivi si rotrovano, passando per essa il fiume Brenta, che abbonda di trutte, temoli, anguille, lucci, tenche, et altro pesce, sopra la quale molti belli edificij sono fabricati. Et è Arcipretura, perche sotto di se tiene le Chiese Parochiali delle Ville di Roncegno, Telve, Castel Novo, et Torcegno, essendo queste figlie, per haver da essa havuto il fonte Battismale, et li Reverendi Parochi in alcuni giorni dell'anno sono obligati à venir à servirla. Le Chiese, che in essa Terra si ritrovano sono al numero di otto, ben’edificate, et adornate, cioè la Chiesa Archipresbiterale sotto il titolo della Natività della Madonna Santissima, et oltre le ricche paramente, hà anco una bella argentaria; hà organo, et è officiata da otto Reverendi Sacerdoti à questa obligati. La Seconda è la Madonna d’Honea. La terza San Francesco. La quarta Santa Croce Beneficio separato, et di buona rendita. La quinta San Rocco fabricata l’anno 1509. dal Publico per voto della peste, dopò tal’erettione, sì in quel secolo, come in questo nostro presente dell’anno 1630. nel quale tutta l’Italia al maggior segno affligesse, et circondasse la Valsugana, che spopulò (per così dire) le Città, et disertò le Terre istesse, et l'anno 1636. in Levico luogo confinante per molti mesi crudelissima stragge facesse, ad ogni modo per gratia Divina è sempre stata libera, et preservata. La sesta S. Lorenzo annesso all’Hospitale, ove i poueri si accogliono, et alloggiano, et in questa Chiesa tutti i giorni festivi hanno la Santa Messa. La settima è San Carlo annessa al Palazzo della Famiglia Belsperghera. Et l’ottava la capella, fatta fabricare dal Signor Dottor Giulio Francesco Ceschi, vicina al suo Palazzo di Santa Croce, così chiamato dalla sua Famiglia. Vi sono anco nel monticello della Rocchetta per cui si và nella bella Valle di Sella appartenente alla sudetta Terra del Borgo, due altre Chiese, una di San Georgio,


et l'al-
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22 Ristretto

et l'altra di San Valentino; et nella summità d'un'alto monte ivi poco discosto stà anco la Chiesa di San Lorenzo, col suo Eremitorio congionto; Ritrovandosi in questa Terra il numero di nove Confraternità con Bolle Pontificie, et di Indulgenze perpetue erette, et arricchite; Et in detta Archipresbiterale ogni giorno della Settimana v'è Altare privileggiato pro Defunctis, che la divotione verso il culto Divino, et la sua pietà verso l'Anime purganti chiaramente dimostra. In un'amenissimo Colle subito sopra la medesima Terra del Borgo riguardante il meridie eravi la Chiesa di S.Christoforo, al presente ampliata, & dedicata al Serafico San Francesco molto ben’adornata, con la Capella del Miracoloso Sant’Antonio di Padova, fatta fabricare dal Sign. Marco Sigismondo, Francesco Barone di Belspergh, Signore della Giurisditione di Primiero, et annesso a detta Chiesa v’è il Convento de Padri Riformati d' esso Santo, dominante non solo essa Terra, ma tutta la Valle, ch'è molto riguardevole, et delitioso, con il suo bel giardino, et Colle tutto fruttifero; l'utilità spirituale, che tutta la Valle da quelli essemplarissimi, et caritativi Religiosi riceve è grandissima; Fondatrice del sudetto Convento è la Famiglia Belspergera. Et della Capella situata nel mezo d’esso Giardino è il Dottor Gieronimo Bertondelli, che à honor del glorioso Santo del suo nome per sua divotione fece fabricare. Nella Piazza d’essa Terra del Borgo stà fabricata la Magnifica Casa del Publico, nella sommità del frontispicio della quale v’hà eretto l’arma dell’Augustissima Casa d’Austria in testimonio irrevocabile della sua fedelissima, et indelebile divotione, col moto nella parte Superiore. Immortalitati tanti Principis, et nella inferiore. Immortale Devotionis Monumentum. Sotto la quale stà quella d’essa Communità, ch’è una Croce d'oro, in Campo rosso, immitando Pado-


va,
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Della Valsugana.

va, Trivigio, et Vicenza, come scrive il Bonifacio, che Trivigiani havuta la Christiana Religione lasciando la loro arma della Torre, levarono la Croce bianca in campo rosso, con due stelle nella parte superiore; per esprimere, che con la purità delle loro candide conscienze, et con il spargimento del loro vermiglio Sangue erano pronti à portar la croce, con speranza d’esser collocati nel Cielo, ove nel cospetto della Diurna gloria habbiano à risplendere come chiarissime stelle; et ciò fecero ad imitatione de Padovani, quali dopò ricevuto il Santo Battesimo, lasciata l’antica loro insegna, levarono l’istessa Croce, mà di color rosso, in campo bianco; et così Vicenza l’istessa Croce, però bianca in campo rosso; et così tutte forsi ad espressione del medesimo concetto. In questa Casa del Publico si fà il suo Consiglio, et v’è l'Archivio delle sue Scritture; tra quali si conservano anco molti Privileggi alla medesima Communità concessi dall’Augustissima Casa d’Austria, in testimonio della sua natural fedeltà, sempre devotamente professata, et mantenuta; frà quali quello del Serenissimo Sigismondo dell’anno 1472. Un’altro della Sacra Maestà di Massimiliano Primo Imperatore dell’anno 1509. che confirmò li Statuti, privileggi, et buone usanze d’essa Communità. Un’altro del Serenissimo Ferdinando dell’anno 1525. Un’altro dell’anno 1568. Un’altro pure d’un’altro Serenissimo Ferdinando Arciduca d’Austria dell’anno 1594. confirmante i sudetti privileggi, et di poter far fiera d’animali nei giorni dell’Annonciatione di Maria sempre Vergine, et di S. Mattheo Apostolo. Et finalmente quello del Serenissimo Arciduca Ferdinando Carlo dell’anno 1653. con cui Clementissimamente concesse due Mercati franchi, et liberi da ogni Dacio di tutti i animali allevati nella Valsugana, da farsi in detta Terra del Borgo due volte all’anno; il primo da San Georgio 23. d’Aprile, l’altro da Santa Cattarina 25. No-


vem-
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vembre, con quattro giorni sussequenti, che sono giorni cinque franchi per ogni Mercato; confirmato anco dal Serenissimo Arciduca Sigismondo Francesco Regnante. Si fanno anco in detta Terra nei giorni di San Lorenzo à dieci d’Agosto, e di San Mattheo 21. Settembre due altre Fiere.


Delle Famiglie estinte.

DElla Perota del sudetto Borgo, si legge nel precitato Bonifacio, che hebbe un valoroso Capitanio (così dall’istesso Historico chiamato) che servì Lilio Rè di Padova l’anno 452. contro il fierissimo Athila, che per soccorso d’Aquileia da lui assediata, mandò Foresto Prencipe d’Este valorosissimo suo cognato, che sotto di se haveva mille cinquecento Cavalieri, tre milla pedoni, et seicento balestrieri, quale con Peroto del Borgo (dice egli) havendo fatto fuori della Città un Castello di legno, et ivi con esso stando spesse volte diedero gran danno all’inimici, questa Famiglia già sessant’anni in circa restò in detta Terra del Borgo estinta. Rambaldo, et Fratelli di Castel Novo (come da una cronica antica si legge) l’anno 1296. godessero Telvana, et Ivano, et tenessero anco un Castello sopra un Collicello poco discosto dalla Chiesa di Santa Malgarita della Villa di castel Novo, et che fossero anco Signori di Caldonazzo, et Torre franca. Sichone figliuolo d’Antonio d’Ivano, et di castel Novo nell’istessa cronica si legge, circa l’anno 1391. havesse per moglie Aldrigetta figliuola d’Aldrigetto di Gresta, et castel Barco, questi instituissero alcuni Beneficij Ecclesiastici, trà quali Santa Croce nella predetta Terra del Borgo; San Gio di Telve di sopra; et San Giacomo di Telve di sotto. Sisto di castel Novo (scrive Giacomo Schrench Secretta-


rio
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Della Valsugana. 25

rio Arciducale) che quando la Valsugana pervenne in potere di Leopoldo Duca d’Austria, questo reggesse, et si mostrasse verso l’Austriaca Casa non solo contrario, mà inimico capitale. Et dopo, come si legge in una Cronica antica gli cedesse gli castelli di Telvana, et Ivano; et in Trento si riducesse. Gl’Antenati di Francesco di castel Alto furono tutti Cavalieri, al scrivere d’esso Schrench, subito si sottoposero al sudetto Duca Leopoldo quando hebbe la Valsugana; e nell'armi furono insigni. Fù il predetto Francesco paggio di Massimiliano primo Imperatore, et in quella gran Corte educato: dopò portatosi in Fiandra nelle guerre contro Ludovico Undecimo Rè di Francia, ivi apprese la disciplina militare, e divenuto valorosissimo, dall’istessa Maestà Cesarea di Massimiliano Primo fù fatto suo Colonello nelle Guerre d’Italia contro Venetiani, che fù sotto Verona, Vicenza, e Padova. E da Bernardo Cardinal Clesio l’anno 1527. fatto suo Capitanio di Trento. Onde per i suoi alti meriti della gran Maestà di Carlo Quinto Augusto l’anno 1529. divenne suo Consigliere, et Colonello Generale di tutto l’Arciducal Stato del Tirolo. E nell’età sua senile, che fù l’anno 1552. non cessò di dimostrare l'invitto suo valore contro Sebastiano Sertel, che in nome di Mauritio Duca di Sassonia, e del Duca di Vvirtemberg, quando prese la fortezza della Chiusa à confini del Tirolo verso Augusta, che gli fù data da quel Commandante, et veniva col suo Esercito verso l’Arciducal Città d’Inspruch, il che inteso dal sudetto caftel Alto con otto milla scielti Soldati con prestezza adunati, non solo ricuperò essa fortezza, mà lo scacciò fuori del Stato, con sua immortal gloria. Passò à miglior vita l'anno 1554. à 29. Novembre in Trento, fù sepolto nella Chiesa Parochiale di Telve, ove in vita si fece fare un nobil Deposito; Fù lacrimato fortemente dai Popoli della


D Val-
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26 Ristretto

Valsugana, che come Padre lo tenivano, perche in tutte le loro occasioni erano suffragati; era di corpo, con membri ben proportionati composto, di statura commune, di bella presenza, di faccia gioconda, et allegra, con barba chiara, et era tutto affabile, et indiferentemente à tutti amorevole, et senza alcuna ambitione, amatore della Giustitia, et perciò giusto, sincero, devoto, et elemosinario; et in esso mancò la sua linea mascolina, non lasciando dopò di se niuna sorte di figliuoli, ancorche suo Padre per nome anch’egli Francesco con trè moglie tra maschi, et femine n'havesse havuto 25. lasciò dunque dopò di se trè Sorelle, una maritata nel Signor Conte Nicolò di Lodrone. La seconda nel Signor Nicolò di Traumerstorff, che hebbe dalli altri Conforti castel Alto. Et la terza in un Gentil’huomo di Graistorff. Et l’eterna memoria di se stesso, essendo da Scrittori posto trà le persone Illustri.


Famiglie Nobili della predetta Terra del Borgo.

LA Belsperghera trà Cavalieri, et Baroni dell’Imperio gode dell'antichità; questa cento, e settant’anni governò la Giurisditione di Telvana, dall’anno 1462. fino l’anno 1632. Fù parentata (com’è di presente) con le più conspicue Famiglie di Conti, et Baroni dell'Imperio, del Contado del Tirolo, et dell’Italia; nella quale una figliuola della Sorella di San Carlo Borromeo fù in questa maritata; et così parentata con i Duchi d’Altemps Romani. Nella dignità Ecclesiastica hà havuto Canonici della Metropolitana Chiesa Archiepiscopale di Salzpurg. Un Vescovo, et Prencipe di Bressanone, come di presente è Canonico di quella Cathedrale il Signor Baron Carlo Annibale. Et nella dignità Secolare per heredità tiene la carica di Mastro di cucina, et di Vivandiere de Serenissimi Arciduchi d’Au-


stria
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Della Valsugana. 27

stria del Tirolo, dignità molto conspicua, che nel seniore di questa Famiglia camina, et ascende; et così di quella di Scalco del Vescovato di Bressanone. Hà havuto Consiglieri Cesarei, et Camerieri Arciducali, come ultimamente il Signor Baron Marco Sigismondo Francesco Camariere di Sua Altezza Serenissima, et Maggiordomo delle Serenissime Arciduchesse, et il Signor Baron Christoforo Sigismondo dal Serenissimo Regnante fatto suo Camariere. Possede la medesima Famiglia molti Feudi nobili, e Signorili; la Giurisditione di Roazen, e quella di Primiero con mero, e misto Imperio. La Ceschi è nobile matricolata, gode dell'antichità, et delle prerogative insieme, possede anco feudi Arciducali; et hebbe la Giurisdittione di Chinisperg. Nelle lettere ha havuto Fisici Medici, et molti Iur.Consulti, che con decoro grande sostennero molte cariche publiche, come il Signor Dottor Carlo fù in attual servitio di consigliere Regente Arciducale; e dal Serenissimo Arciduca Ferdinando Carlo furono pur di consiglieri decorati i Signori Dottori Giulio Francesco, et Gio: Pietro Gioseppe fratelli, et appresso à questo data la carica di Commissario perpetuo à confini d’Italia, et questa anco confirnnta dal Serenissimo Arciduca Sigismondo Francesco Regnante. Il Signor Dottor Gio: Antonio con sua lode dimora nella gran corte di Roma; et altra gioventù nelle lettere s’avvanza. Nelle armi furono molti soggetti, et valorosamente avvanzati, trà quali il Signor Giulio, che militò in servitio delle Maestà Cesaree di Rodolfo Secondo, di Mattias, et di Ferdinando Secondo Augusti, con titolo di Capitanio attuale, e poi di Sargente maggiore nelle guerre di Germania, et d'Hungaria, et si ritrovò all’assedio, e poi all’acquisto di Giavarino, che seguì sotto Rodolfo Secondo Imperatore; et nelle guerre di Fiandra, e di Milano per la Maestà Catholica di Filip-


D 2 po
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28 Ristretto

po Terzo Rè delle Spagne, dotato di quelle qualità aspettanti à valoroso Soldato, che lo rese tutto conspicuo, e riguardevole appresso suoi maggiori, e quando la crudel Parcha d’improviso non gli havesse reciso il stame vitale nella Valtellina l’anno 1622. ove era in attual servitio, credevasi vederlo appoggiato al commando d'un'esercito intiero. Et nella Religione Catholica profitò grandemente il Padre Antonio Giesuita, quale ad’immitatione dell’Apostolo suo San Francesco Xaverio, si portò anch’egli nell’Indie, e dalle relationi havute, e dalle sue lettere scritte dalla Città d Agra del Regno del gran Magor haveva convertite, e battezzate milliaia di persone; e come scrisse il Padre Henrico Roth dell’istessa compagnia (che fù suo compagno nell’ultimi due anni di sua vita) dice, ch’era di Spirito Apostolico, e che possedeva sì perfettamente il linguaggio di quei Paesi, che ridusse molti Apostati alla Santa Fede, e non senza manifesto pericolo della sua vita; instruendo i Christiani con tanta diligenza nei precetti Catholici, che gli conviene il titolo di vero Reformatore; e per l’innocente sua vita, si rese sì chiaro, e venerabile appresso tutti, sino all'istessi infedeli, che meritò il nome de Padre de Christiani, mentre egli con cura, et amor paterno prontamente soccorreva alle necessità dell’anima, e del corpo, à segno tale, che un principale cortiggiano di quel Regno amico del Padre Antonio gli mutò il nome de ceschi, chiamandolo Cofags (che significa sei huomini) volendo inferire, che alle fatiche suppliaa à sei huomini, ò siano operarij; fù verso se stessoo tutto austero, mà verso altri tutto carità; e nell’infirmità per due anni sostenuta, fù osservato d’una patienza sì singolare, che fù degna d’ogni ammiratione, nella quale gli precettò il Medico l’astinenza, e dieta, ch egli l’osservò così esattamente per longo tempo, e per molti mesi ogni giorno prontamente, e con animo giocondo prende-


va
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va una medicina assai più amara del fiele, et ogni giorno per cibo altro non riceveva, che un poco di latte condito con pepe. Sofferse quella sua infermità con tanta giocondità d’animo, e patienza, che mai dalla sua bocca fù udita parola di doglianza, la quale contrasse con occasione che volse assistere ad’un Christiano moribondo per tré giorni, e notte continue, accompagnando dopò il di lui cadavero per un miglio sempre con una gran pioggia, che innondate haveva tutte le strade, onde dopò haver ivi consumato il corso d’anni otto, et prima altri quattro in altri luoghi di quelli Paesi, restò d'una febre lenta, e d’hidropisia oppresso, lasciando à 28. Giugno dell'anno 1656. il corpo alla terra, lacrimanti tutti quei Popoli fedeli, et l’anima sua colmata de meriti (piamente credendo ) volò al Cielo per eternamente soggiornare trà Beati. La Carrara Nobile matricolata hà havuto Iur. Consulti, e Consiglieri Arciducali;e nelle armi il Signor Nicolò, che fù Capitanio, e poi dal Serenissimo Ferdinando Carlo Arciduca d’Austria decorato del titolo di Sargente Maggiore. La Rusca, la Poppi, la Bertondelli, la Nochera tutte Famiglie Nobili, hanno havuto anco queste Iur Consulti, et altri soggetti riguardevoli, che con loro lode hanno esercitato cariche publiche. Et la Famiglia Fusia hà havuto il P. Bartolomeo Theatino soggetto dalla sua Religione molto stimato, che fù al secolo Iur. Consulto, et nella Religione Visitator Generale, et promosso alla Cathedrale di Nepi Città della Toscana, ma la crudel Parcha improvisamente tramutò la Mitra, et il Pastorale io un’horrido cataletto. Et di presente hà il Signor Dottor Georgio Iur. Consulto, che molte cariche hà sostenuto, et hoggidì esercita. Castel Novo Villa situata nel passaggio à drittura, che si fà per la Valle, hà la sua Chiesa Parochiale ben’adornata, et S. Malgarita in un collicello, et il suo Eremitorio anesso.


Ron-
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30 Ristretto

Roncegno Villa grossa, hà la Chiesa Parochiale Santa Brigita, San Nicolò, et Sant'Ubaldo in un monte; hà anco San Silvestro con il suo Eremitorio alla sponda d’un Lagho, che abbonda di pesci d’ogni sorte; Et ai Massi di Nivoledo della sudetta Parochiale, vi sono le due Chiese di San Daniele, et di San Desiderio, situata questa Chiesa ai confini di Levico; quest'è luogo grande, et nella temporalità è della Mensa Episcopale di Trento; et nella Spiritualità del Vescovato di Feltre; hà un bel lagho abbondante di pesce d’ogni sorte, sopra il quale la Brenta hà il suo origine; due miglia sopra vi è Pergine Borgo, con la bella Chiesa Parochiale; et per il camino di cinque miglia incirca v’è l’antica Città di Trento, famosa anco per il Sacro Concilio ivi celebrato; facendosi dalla Terra del Borgo à Trento vinti miglia; et dall'istessa Terra del Borgo à Caldonazzo dieci miglia, questo è Giurisdittione delli Signori Baroni Troppi, hà un bellissimo lagho ripieno d’ogni sorte di buoni pesci. Nella sudetta Villa di Roncegno v’è l’antica, et Nobil Famiglia di Montebello, che hà posseduto molte prerogative, et molti Feudi, de quali in parte ne gode. Et nel bello, et fruttifero Monte della predetta Villa vi habitano Popoli, che parlano più Alemano, che Italiano, che sono della deseendenza di Cimbri, come dall’Historie si raccoglie; et il loro origine fù, come scrive Gierolamo dalla Corte Veronese nel primo libro delle sue Historie, come l'anno 645. della fondatione di Roma, che fù l’anno 128. avanti la nascita del figlio d'Iddio, in Italia scesero i Cimbri popoli della Germania, che il Cimbrico Chersoneso appresso l’Oceano Settentrionale habitavano, cacciati dall’Oceano, che quasi tutte quelle contrade haveva allagate, et come scriue T. Livio, con Paulo Diacono, diversi fatti d’arme con Romani succedessero, nei quali quasi sempre erano stati Superiori. Con grand’impeto nella Spagna en-


traro-
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trarono, che furono poi vinti da Celtiberi, e dalle Terre loro scacciati, intesero, che in quei medesimi Paesi v'erano certi popoli Teutoni dell’istessa loro Patria, per provedersi nova Sedia, et nova habitatione, et in grandissimo numero con donne, et fanciulli erano partiti, così s'unirono con i Cimbri come popoli amici, et nationali, et unitamente determinarono di passare in Italia; et perche si videro in tanto numero, et dubitando la vettovaglia gli mancasse, andando tutti insieme, risolsero di dividersi in due parti; i Teutoni si portarono in Gallia per dove era andato Mario Consule Romano per vietargli il passo; et i Cimbri per la via di Trento passarono in Italia; Mario (come scrive Plutarco) in una battaglia vinse, et superò i Teutoni, che trà presi, et morti furono oltre cento mille; Paolo Diacono scrive, che furono quattro conflitti, che durarono quattro giorni senza discernere da chi dependesse la vittoria, alla fine la sera del quarto giorno i Romani furono vincitori con la morte di due cento mila Teutoni, et del loro Rè Teurobono, et con la presa di ottanta milla, che à pena di vinitre milla rimasero, perche le donne più tosto, che vivere serve, et dishonorate, con animo generoso stimarono meglio morire honorate; così dopò haver uccisi i propri figli, una con l’altra percuotendosi si uccisero. Mario speditosi da Teutoni ritornò à Roma per trionfare, che per così illustre vittoria il Senato havevagli praparato nobil trionfo; capitatagli nova dal suo collega Quinto Catullo, che contro i Cimbri era stato spedito, che infelicemente le cose passavano; Mario non volse trionfare se prima non havesse sperati i Cimbri, et tratta da pericolo l’Italia; et con incredibile celerità venne alla volta dell' inimici, che erano (come scrive il Corte) alla summità de monti di Trento per passarsene in Italia, questi mandarono Ambasciatori à Mario à chiedergli una Contrada in Italia, che con Teutoni


loro
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loro parenti puotessero habitare; Mario rispose, che di se stessi, et non di Teutoni prendessero cura, che già quelli havevano ritrovate le loro stanze; Et gli fece mostrare i Prencipi, et Capitani de Teutoni prigioni, che nell’Esercito teniva. L’Ambasciatori ritornati al loro Rè Biorigie (ò come altri vogliono Vdero si chiamasse) ciò inteso talmente si sdegnò, che subito per vn’Araldo mandò à Mario, acciò si preparasse alla battaglia, et elegesse il tempo, et il luogo; Mario rispose, che i Romani con battono quando gli piace, pure per compiacerlo, gli significava, che il terzo giorno sarebbe stata la battaglia, quale sì fieramente fù attacata, che alla fine i Cinbri con la morte del loro Rè furono rotti, morti, et molti fatti prigioni; la qual battaglia (dice il Corte) che seguì nel Veronese ove hora è la Campagna oltre la Croce bianca; et mentre i Cinbri fuggivano per salvarsi nell’alloggiamenti, le loro donne non puotendo soffrire tanta vergogna, et vituperio, cominciarono con villanie, et sassi, et con armi à percuotergli, et ammazzargli senza riguardar se fosse fratello, marito, figliuolo, ò Padre, et dove pensarono trovar scampo, et refrigerio, ivi trovarono la morte; queste diedero non men che fare à Romani, che valorosamente si diffendevano; alla fine vedendo non trovar scampo alla loro salute, con animo generoso più tosto morire, che pervenire vive nelle mani de loro inimici, strangolati, et in altro modo uccisi i loro pargoletti, una con l’altra la vita si tolsero, et l’ultime, con propri capelli, chi ad’ alberi, chi al timone del Carro fatto un laccio si appicarono, et altre alle corna de buovi, et una alla coda del Cavallo con stimoli lo fece correre, che così strascinata finì la vita. Paulo Diacono scrive, che nè furono trovate alcune attacate alle code de Cavalli, et i propri figli attacati ai piedi, et aggionge, che in questi due fatti d’arme morirono trecento, et quaranta milla Barbari, et cento, et


tren-
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trenta milla nè rimasero prigioni, con quantità di donne, et fanciulli non posti in numero, Veronesi per sì felicissimo successo, vennero ad incontrar Mario, et Quinto Catullo, et come trionfanti nella Città condussero: et nella Valle Policella in memoria di tanta vittoria fecero nobil, et forte Castello, et lo nominarono Mariano, hoggidì detto Marano. Andati à Roma da tutto il Popolo furono con tanto giubilo incontrati, et ricevuti, dando à Mario la lode di terzo edificator di Roma, per haverla sollevata da non minor pericolo, che già fù nella guerra di Senoni Francesi; et offerirono due trionfi à Mario solo, non volse egli solo trionfare, mà insieme con Catullo. L’istesso Conte, et il Saraina scrivono, che quei pochi di Cimbri, che restarono da tanta stragge, scamparono, et finalmente si ridussero sopra questi monti, per non più tornar alle case loro, si fermarono, et talmente si annidarono, che ancora i Posteri loro vi sono, trà quali sono annoverati anco questi, che habbitano nel predetto Monte di Roncegno. Il Castello d’Ivano e fabricato in un bel Colle tutto fruttifero, commodo d’habitationi, ben monito, et adornato di giardini, et possessioni anesse, riguardante il Meridie, Ponente, et Settentrione; hà sotto di se Strigno Borgo, con le Ville di Scurelle, Spera, Hospitaletto, Villa, Bieno, Samone, Ivano, Frazzena, et Agnedo; con la Valle di Thesino, ove vi sono trè Ville, cioè Pieve Villa, ch’è la Chiesa Parochiale di tutta quella Valle, et hà la Chiesa di San Sebastiano. Castello seconda Villa grossa di 400. fuochi in circa, et hà quattro Chiese. Et Cinte terza Villa, che hà anch’essa la sua Chiesa; et dalla gran copia di molti migliara di pecorelle, che queste hanno, cavano grand’utile dalle lane; hà molti monti ripieni di pascoli per l'estate; molte Selve, che molto utile de legnami cavano; il fiume Grigno per essa Valle scorre, sopra il quale molti edificij vi


E stan-
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34 Ristretto

stanno, et abbonda di buone trutte, et altri pesci delicati; quivi si cavano, et si lavorano le pietre d'archibuggio, portate nella Germania, Polonia, Hongaria, et Italia con grand'utile di questa Valle, quale confina con Primiero luogo borgato con diversi Villaggi, et fortezza lontano quindeci miglia; la di cui Valle è bella, et l'Estate molto deliciosa per le pesche, et Caccie, sì di delicatissime trutte, come de selvatici; ivi è il Dacio Arciducale, che rende decene di migliaia de fiorini annui, non solo per le minere, mà anco per la moltiplicità delle Selve, che annualmente si tagliano, et in Italia si conducono i legnami per il fiume Cismone, ch' entra poi nella Brenta; Et hà il Priorato di San Martino di Castrozza di grossa entrata, di cui il Ius Patronatus è della Famiglia Belsperghera, come hà anco di quella Aicipretura, e del Beneficio di Santa Cattarina, havendo quella Giurisditione in feudo da Sua Altezza Serenissima, et ivi v'è la Famiglia Someda Nobile Matricolata, che nelle lettere hà havuto soggetti, come nell’Armi un Collonello, et Capitani. Vi sono anco l'altra Famiglia Scopula, et l’Althamara ambe Nobili, che hanno havuto soggetti stati in cariche publiche. Grigno è della Giurisditione d’Ivano, et è situato à confini, delli Territorij Bassanese, et Vicentino, ha la sua Chiesa Parochiale, et in un Colle la Chiesa di San Uldarico, et verso à i Confini quella di San Georgio; questa è Villa grossa, et hà il nome assonto dal fiume, che dalla Valle di Thesino esce, et per essa scorre, ivi si vedono le vestiggie d’un’antico Castelletto; hà fonti, che abbondano di buone trutte, et altro delicato pesce; v'è il Dacio Arciducale di rendita di molti migliaia di fiorini annui; da Grigno a Feltre vi sono quindeci miglia; et à Bassano vinti miglia; il sudetto Castelletto, con alcune Decime era posseduto da alcuni Gentilhuomini di Grigno così chiamati, come si legge


in
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in una Cronica antica, fatti poi d’habitatione nella Città di Belluno, pervenne il tutto al Castellò d’Ivano, ivi vi è la Famiglia Minata, che hà havuto Soggetti, stati in publiche cariche. Il Castello del Covollo fortezza inespugnabile è Arciducale, stà situato circa un miglio sotto la Villa di Primolano nel camino dritto per Bassano, è fabricato nella concavità d'un'altissimo Monte, et non può da niuna parte esser battuto, è benissimo monitionato, e di Soldatesca presidiato, hà una fontana d’acqua viva in esso, non si può ascendere, se non sopra grossa fune, guidata da una rota, sopra la quale le persone, et tutte le cose devono salire; ivi la Vallee e si ristretta, che scorre solo la Brenta, et vi è la sola strada, ch’è questa di muraglia anco serrata, et chiusa, et per necessità sotto il medesimo Castello devesi passare, che solo con sassi i passaggieri si puono ammazzare. Strigno Borgo hà trè Chiese, cioè la Parochiale ben’adornata, et di paramenti fornita, l'altre due sono San Vito, et la Lauretana. Ivi è la Nobile, et matricolata Famiglia Castelrotta, che gode dell’antichità, et delle prerogative, possede molti feudi; hà havuto molti soggetti, che con decoro hanno sostenuto molte cariche publiche, come di presente hà il Signor Dottor Gio:Battista. Et nell'Ordine Ecclesiastico hebbe il Signor Gasparo Pievano di Strigno, che poi impetrò il titolo d’Arciprete, che dopò è sempre incaminato nei suoi Successori, fu buon Theologo, tutto zello nel culto Divino, et nella salute dell'Anime ardentissimo; et per la particolar devotione, ch’egli professava all'immaculatissima Vergine, prese assonto con le semplicissime elemosine di far fabricare in quella sua Parochiale la Capella Lauretana à tutta similitudine alla vera, ove il Verbo Divino s’incarnò; perfettionata, che l'hebbe à feste di Maggio dell'anno 1645, con grand' apparati, et con processione solenissima in quella collocò la Sacra Imagine Lauretana.


E 2 In
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In essa Giurisditione v’è anco la Casa Genetta Nobile matricolata, ch’anch’essa hà havuto soggetti valorosi nelle lettere, et nelle armi, che con ogni honore hann’esercitati publici officij, et dignità anco appresso i Serenissimi Arciduchi. Scurelle Villa assai grande, ivi si fa fiera à 22. di Luglio, con giuochi de premi, che quella superiorità vi pone, et anco à quelli che tirano al bersaglio; hà la Chiesa di Santa Maria Maddalena suo titolo, la Capella ivi annessa della Madonna Santissima, et quella di San Martino. Spera Villa hà la sua Chiesa. Hospitaletto Villa hà la sua Chiesa, et un'altra è in fabrica ad’honor di Maria Vergine; v'è il Priorato di bonissima rendita, et tiene molte prerogative. Villa, et Samone ogni una di queste hà la sua Chiesa. Et sopra Frazzena in un Colle v’è la Chiesa di San Vendimiale, et appresso il suo Eremitorio, tutte queste Ville, et Chiese sono soggette alla Parochiale di Strigno, et anco Bieno, ancorche habbia il suo Curato, ottenuto per la distanza della sua Parochiale. Castel’Alto è fondato in un’alto Colle riguardante il mezo giorno, hà buone habitationi, e feudo della Mensa Episcopale di Feltre, et solamente ogni terzo anno hà la sua Giurisditione nelle Ville di Telve di sotto, di Telve di sopra, di Carzano, di Torcegno, et del monte di Ronchi. Et dell’altri due anni è la Giurisditione di Telvana. Nella Villa di Telve di sotto, v’è la Famiglia Buffa Nobile matricolata, possede molti Feudi. Nell’armi hà havuto il Signor Gasparino, che millitò nelle guerre di Carlo Quinto, dalla cui Maestà Cesarea restò privileggiato, et dopo divenne Capitanio del Signor Francesco di Castel'Alto. Di presente hà il Sig. Armenio decorato dal Sereniss. Arciduca Ferdinando Carlo di suo Consigliere Camerale,


stato
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stato Capitanio di Castel'Alto. Et nelle lettere hà il Signor Antonio suo figliolo della Sacra Theologia, e delle leggi Dottore, stato Auditor Generale della Nonciatura Apostolica d’Elvetia, e due volte di quella di Venetia, e di presente Consigliere Regente del Serenissimo Sigismondo Francesco Arciduca Regnante. Et il Signor Pietro Gasparo altro suo figliuolo Capitanio di Primiero. Vi sono anco le Famiglie Nobili Castellera, et Hendrici. Et il Signor Gio: Battista Trentinaia al presente Capellano, et Secretario del Serenissimo Arciduca Regnante. Et circa le Chiese di Telve di sotto hà la sua Parochiale, et Santa Giustina; Telve di Sopra, San Giovanni Battista. Carzano San Stefano, et la nuova Chiesa della Miracolosa Madonna, ch’era sopra d’un muro in una possessione del Signor Armenio Buffa, tutte queste sono della Parochiale di Telve; Torcegno hà anch’egli la sua Chiesa Parochiale. La pietà, et devotione verso il Culto Divino, che hà, et sempre hà havuto il Popolo della Valsugana, lo publicano le loro Chiese, che di queste trè sole Giurisditioni al numero di cinquanta si numerano, et oltre l’esservi nelle loro Parochiali erette tante Confraternità, e d’entratte dottate, sono appresso d’Altari, et Capelle adornate, e de Sacre paramenti ben proviste, che con ogni decoro, e riverenza sono mantenute. Il Ius Patronatus delle Archipresbiterali della Terra del Borgo di Strigno, e di tutte l’altre Parochiali, come del Priorato dell’Hospitaletto, e delli Beneficij di Santa Croce nella Terra del Borgo, di San Giovanni, di Santi Filippo, et Giacomo di Telve, et di San Desiderio di detta Valsugana, e della Serenissima Casa d’Austria.


La
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38 Ristretto.

La Valsugana hà dato soggetti valorosi, e devoti

Religiosi; molti de quali sono andati fra Infi-

deli per propagare, e dilattare la

Santa Fede Catholica, come

di presente alcuni si

ritrovano.













DEL-