Rivista di Cavalleria - Volume I/III/Corse Gentlemen e militari

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Corse Gentlemen e militari

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CORSE GENTLEMEN E MILITARI




Sono stati pubblicati il calendario ed i programmi di corse pel 1898. Per quanto interessante ne sarebbe l’esame sotto il punto di vista dell’allevamento nazionale, pure gioverà riserbarlo a quando lo si potrà avvalorare coi risultati delle prime riunioni, limitandoci ora a poche considerazioni generali per accennare in modo meno sommario quanto più direttamente può interessare gli ufficiali dell’arma.

Coll’aumento del numero delle giornate di corse offerte dalle diverse società riconosciute, i Commissari del Jockey-Club e della Società degli Steeple-Chases hanno avuto un problema non poco arduo da risolvere nello stabilire il calendario delle singole riunioni, per le primaverili specialmente. Dal 1° marzo a metà giugno avrebbero dovuto aver l’abilità di trovare più di una ventina di domeniche, di cui ogni società, pei suoi incassi, desidera fruire nella maggior proporzione possibile, mentre il calendario gregoriano si ostina a non presentarne che quindici. Questa difficoltà essendo insuperabile, si è cercato in compenso di distribuire le epoche più propizie della stagione; e così, invece di cominciare, come pel passato, da Pisa e poi Palermo e Napoli, per continuare a risalire a Roma, Firenze, Milano e Torino, si comincerà quest’anno dall’avere egualmente due giornate a Pisa, vi saranno poi due giornate a Firenze, poi tre a Milano, quindi le riunioni di Napoli e Roma, per venir nuovamente a Firenze ed a Milano, quindi di nuovo a Torino, e per ultimo ancora a Milano, con una terza riunione, in giugno. Quanto a Palermo la sua prima giornata coincide coll’ultima della riunione di marzo a Milano; e non sarà questo un gran male, dato lo scarso contingente che le scuderie della penisola forniscono all’ippodromo della Favorita. Del resto, o prima, o dopo, dovremo venire a far correre contemporaneamente anche sopra differenti ippodromi della penisola, come avviene, presso le nazioni dove le corse hanno un più largo sviluppo.

Frattanto, messa pure a parte la riunione di Palermo, sarebbe ben difficile pretendere per l’avvenire che un cavallo si [p. 249 modifica]presentasse successivamente a tutte le riunioni di primavera, come si verificava, e non tanto raramente, per il passato. Un cavallo infatti il quale conservasse la sua condizione con un simile andirivieni per la nostra bella e lunga penisola, che lo porterebbe a compiere in detta stagione oltre a tremila chilometri in ferrovia, meriterebbe senza dubbio una statua (che non potrebbe mancare di essere equestre). Accenniamo per incidente che il solo trasporto in vagone-scuderia di questo bravo animale verrebbe a costare sul migliaio di lire.

In rapporto ai nostri regolamenti militari l’inframmittenza delle riunioni, testè stabilita, viene a far gravare alquanto maggiormente la piccola restrizione che ancora rimane relativamente all’intervento degli ufficiali in corse Gentlemen fuori della rispettiva circoscrizione. Che essa sia tenuta per norma dalle Società nella compilazione dei loro programmi non lo possiamo certamente pretendere; ma frattanto potrà così verificarsi il fatto di un ufficiale, il quale, non riuscito vincitore col suo cavallo in una corsa a peso per età, si sarebbe di conseguenza accaparrato un peso favorevole in un Handicap da disputarsi due mesi più tardi sullo stesso ippodromo vicinissimo alla sua sede, non però della circoscrizione, e che dovrà invece rinunciare a questa corsa dove avrebbe portato 65 o 70 chilogrammi, per rassegnarsi a correre col peso di 75 od 80 chilogrammi contro pressochè gli stessi cavalli con la quasi certezza di essere nuovamente battuto, ma tanto per levarsi il gusto di prender parte ancora ad una corsa che può esser compresa nella sua licenza ordinaria.

Questo osserviamo non per mettere avanti il quesito se la variata distribuzione di corse, testè stabilita, possa consigliare un deciso abbandono del criterio in base al quale nel nostro regolamento qualcosa è rimasto dell’antica restrizione, ma unicamente per constatare che non si dovrà, a priori, dar colpa ad insufficienza di abilità equestre negli ufficiali se essi, in proporzione dei gentlemen borghesi, forniranno più vinti che vincitori.

Ed ora veniamo a qualche maggiore particolare sui programmi delle corse Gentlemen.

Le diverse riunioni primaverili offrono in totale sette corse riservate ad Hacks, e sei riservate a cavalli da caccia. Non sarà male fermarsi un momento sul significato di queste qualificazioni. [p. 250 modifica]

Dirò cosa certamente notissima a chi ha familiari i regolamenti del Jockey-Club e della Società degli Steeple-Chases; ma delle sviste sono così facili in proposito che un cenno sommario non vorrà esser giudicato del tutto inopportuno. Ad appoggio mi sia permesso anche un aneddoto.

In epoca non remota un giovane gentleman rider, non solo arditissimo ed abile cavaliere ma pure uno dei più ferrati in materia di corse, stava sulla bilancia preparando il suo peso per uno steeple-chase riservato invero ai cavalli da caccia, ma nel quale erano ammessi anche i fantini, il che raramente in pratica si verifica perchè la maggior parte, anzi la quasi totalità delle corse di cavalli da caccia sono esclusivamente per Gentlemen. Al giovane si avvicinò dunque un vecchio gentleman, che in quello steeple-chase faceva pure partire una sua cavalla, e nel corso della conversazione ebbe a dirgli: — Se avrà voglia di camminare, ritengo il suo cavallo un avversario molto temibile; in ogni modo mi felicito che presentandosi oggi allo starter, non avrò più a temerlo nel Premio delle Patronesse, in vista del quale conservo la qualifica di hack ad un altro mio cavallo.

Al giovane gentleman venne solo allora in mente la clausola del regolamento che ne avrebbe escluso il suo; ma ormai esso era stato dichiarato partente in quello steeple-chase, e di cambiare idea non valeva forse nemmeno il conto.

Prendiamo dunque quest’esempio pratico per riscontrare l’applicazione di quanto prescrivono il regolamento del Jockey-Club per la qualifica di Hack ed il regolamento della Società degli Steeple-Chases per la qualifica di cavalli da caccia, richiesta appunto anche pei nostri militariys.

Cominciamo dall’osservare come ambedue le qualifiche si acquistino negativamente, cioè coll’astenersi dal fare ciò che squalifica. Infatti l’art. 54 del regolamento del Jockey-Club definisce Hack «un cavallo di quattro anni ed oltre che dal 1° gennaio dell’annata in corso non abbia preso parte ad alcuna corsa di fantini». E l’art. 88 del regolamento della Società degli Steeple-Chases: «sarà qualificato come cavallo di caccia (hunter) qualunque cavallo di quattro anni ed oltre che nei sei mesi precedenti la corsa abbia soltanto preso parte a corse riservate a cavalli da caccia».

Come si vede, sono due cose ben differenti; tuttavia un articolo suppletivo reciproco stabilisce che un cavallo da caccia non [p. 251 modifica]si squalifica come tale prendendo parte ad una corsa di Hacks, ed un Hack non si squalifica prendendo parte ad una corsa di cavalli da caccia, ferme però rimanendo tutte le altre rispettive condizioni.

Ed è precisamente quest’ultimo punto che toglieva la qualifica di Hack necessaria pel premio delle patronesse ad ogni cavallo partente in quello steeple-chase, di cui sopra abbiamo parlato, il quale, per quanto riserbato a cavalli da caccia, non era esclusivamente per gentlemen.

È ovvio che alla prima riunione dell’annata tutti i cavalli sono Hacks, ma viceversa possono non ancora aver conseguita la qualifica di cavalli da caccia, perchè nell’Autunno precedente presero parte a corse non ad essi riservate.

Prima della fine di Giugno invece ogni cavallo, che si è conservato Hack, è divenuto anche cavallo da caccia; mentre molti cavalli da caccia, come nell’esempio riportato, hanno perduta la qualifica di Hack; e fra questi possono trovarsi benissimo di quei tali cavalli, che alla prima ed anche alle prime riunioni si trovarono nel caso precisamente inverso.

Complessivamente, le corse di Hacks e quelle per cavalli da caccia nella prossima primavera si presentano molto inegualmente ripartite fra gl’ippodromi corrispondenti alle diverse circoscrizioni; il che, come abbiamo visto ha riacquistato, in grazia del nuovo calendario, un serio significato per gli ufficiali. È in ogni modo da notarsi che nel computo esposto non sono compresi nè il premio Reale nè i due militarys, per le quali corse, oltre la qualifica di cavalli da caccia, occorrono altre speciali condizioni.

Sotto il regolamento della Società degli Steeple-Chases troviamo inoltre, riservato a Gentlemen italiani, ma non esclusivo per cavalli da caccia, il Premio Savoia, offerto dalla munificenza delle LL. AA. RR. il Duca d’Aosta ed il Conte di Torino. Tale steeple-chase si correrà quest’anno in via eccezionale a Torino; e la Società Lombarda lo ha per ciò provvisoriamente sostituito col Premio dei Gentlemen, a condizioni pressochè eguali. Questa Società riserba pure ai Gentlemen una corsa sotto il regolamento del Jockey-Club, senza che vi occorra la qualifica di Hack. Così, nell’economia generale del programma, le due corse Gentlemen aperte a qualsiasi cavallo, possono considerarsi come facentesi riscontro, l’una in ostacoli e l’altra in piano. [p. 252 modifica]

Benchè il nostro regolamento militare, entrato in pieno vigore dopo la riunione di Tor di Quinto dello scorso anno, non conceda ora agli ufficiali di prendervi parte, consacriamo due parole anche alle corse per cavalli da caccia, non però esclusive a Gentlemen.

Per la soppressione della riunione di Tor di Quinto sparisce intanto il Premio di Torre Nuova, che si correva sullo stesso severo percorso del Premio Reale. In questi due ultimi anni vi erano giunti rispettivamente primo e secondo gli stessi due cavalli, appartenenti ad ufficiali e montati da ufficiali, avendo a competitori i nostri migliori fantini da ostacoli quali Hagger, Lissemore, Burns. Vale la pena di notarlo in compenso di critiche, non sempre eque e spesso troppo generalizzate, che si sono dovute sentir ripetere in meno fortunate occasioni. Ed a pagare sulle pagine di questa Rivista di Cavalleria un mesto e meritato tributo ad un nostro compianto camerata, che così altamente personificava il tipo dell’ufficiale di cavalleria, ricordiamo come nel ’96 in sella al vincitore di quella corsa fosse il capitano Tancredi Bracorens di Savoiroux.

Colle medesime condizioni del Premio Torre Nuova, rimane il Grande Steeple-Chase di Roma. Pel passato, in epoche differenti, vi si presentarono due ufficiali, ma non ebbero la fortuna di ascriverlo al loro attivo; ed il regolamento preclude ormai che essi possano affidare la rivincita ai giovani ufficiali. Non sarà da farsene alcun caso sino a che quella coppa d’argento riuscirà vinta da un fantino; ci sarà lecita una punta d’invidia il giorno che la guadagnasse un gentleman borghese, od ufficiale di complemento, od anche un ufficiale estero, addetto, per esempio, alle nostre ambasciate, ma non legato ai nostri regolamenti.

Frattanto, come già sopra si accennava, siccome non possiamo pretendere che le Società di corse, nel compilare i loro programmi, tengano per base il regolamento militare, ne viene che esse nella ripartizione delle corse Gentlemen in piano e di ostacoli, si tengano ad una minor proporzione delle seconde, basandosi sul ragionamento che i Gentlemen, i quali vogliono montare in ostacoli, lo possono far benissimo anche quando la corsa non sia loro esclusivamente riserbata, essendo ciò consacrato dal[p. 253 modifica]l’abitudine e sanzionato dal Regolamento della Società degli Steeple-Chases colla concessione di un discarico. Invece nè viene ammesso dall’abitudine, nè il regolamento del Jockey-Club in alcun modo sanziona, benchè nemmeno impedisca, che un Gentleman monti in corse piane promiscuamente ai fantini.

Questo doveva rilevarsi a fine di scagionare le società di corse dall’appunto di men che ponderato criterio nella ripartizione in parola.

Altra considerazione è da aggiungersi. In ostacoli, specialmente in steeple-chase, ogni buon cavaliere, anche con una pratica relativa, può far valere le sue ragioni: gli esempi del Premio Torre Nuova e tanti altri lo dimostrano. In piano invece, dove si richiede un’arte tanto più fine e braccia e polmoni più esercitati per la più violenta andatura, la pretesa di misurarsi con dei professionisti dimostrerebbe semplicemente una fatua incoscienza.

Il misurarsi anche in piano fra Gentlemen presenta frattanto uno sport interessantissimo, e come tale è desiderabile che sia tenuto in conto dai nostri ufficiali.

Coll’avvicinarsi delle aure primaverili non si avvicina solo il grande sport, ma anche il nostro piccolo sport in famiglia, costituito dalle corse reggimentali.

La proposta di ripartire gli ufficiali di ciascun reggimento in due o tre corse non per grado, ma per peso, a similitudine di quanto si fa in Inghilterra per la corsa dei membri delle due Camere, ha trovato nelle pagine di un periodico militare un oppositore che così si esprime:

«In verità tale ripiego accrescerebbe, invece di scemare, l’inconveniente; dappoichè, salvo casi rari, il capitano si troverà sempre in condizioni d’inferiorità nella gara coi subalterni, ove si trovano i più giovani e svelti ufficiali, e quindi resta ancora predestinato ad arrivare fra gli ultimi, con danno, oltrechè del prestigio personale, anche del prestigio del grado.»

Contro queste asserzioni protesto altamente, non a difesa di una proposta, che come tutte le proposte è discutibilissima, ma precisamente a nome del prestigio dei nostri bravi capitani, che in quell’articoletto sono dipinti come al di sotto del compito, che [p. 254 modifica]loro spetta, di mettersi alla testa dei loro squadroni e di trascinarli coll’esempio.

E perchè infatti un capitano, il quale ha sopra i subalterni l’incontestabile priorità nello scegliersi un cavallo, dovrebbe mai, a parità di peso, sentirsi predestinato a sfigurare? Riuscir più o meno a strappar la vittoria per una mezza lunghezza sarà questione di speciale abilità, che non è poi detto si deva trovar meno in un capitano che in un subalterno; ma essere a priori destinato alla sconfitta e ad una sconfitta perfin poco decorosa, quando senza svantaggio di peso si montano presumibilmente i migliori cavalli, a cosa altro si potrebbe attribuire se non ad un’assoluta insufficenza come cavaliere?

Io voglio credere che nei nostri reggimenti non vi siano di tali capitani, chè se tali si ammettessero i capitani, agli ufficiali superiori si dovrebbe dare il permesso di andare alla guerra in portantina. Ma ove mai potesse allignare un menomo soffio di rilassatezza, ben venga la corsa obbligatoria a cantare quel ritornello della Carmen «questo mestier non è per te.»

Da un egregio periodico sportivo, in un cortese cenno sull’articolo «Sport nazionale e militare» si è interpretata non esattamente un’idea, forse non chiaramente espressa.

Perfettamente d’accordo sul principio che i militarys biennali non sono sufficienti a corrispondere allo scopo, debbo notare che nell’articolo menzionato non si appoggiava, anzi si accennava ad un inconveniente della soluzione di far correre bensì i militarys alternativamente ciascun anno su due ippodromi delle quattro circoscrizioni, ma ammettendovi a correre anche gli ufficiali dei reggimenti della circoscrizione viciniore.

Ed invece di tale soluzione si esprimeva il desiderio che ogni anno si corresse il military in ognuna delle quattro circoscrizioni, facendo a meno di quelle gare di resistenza, il significato delle quali è troppo incompleto, perchè le qualità più essenziali dell’ufficiale di cavalleria e del suo cavallo non vi sono messe ad alcuna prova.

R. Pugi.

Note