Rivista di Cavalleria - Volume I/IV/Passaggi dei corsi d'acqua a nuoto della cavalleria

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IV - Passaggi dei corsi d’acqua a nuoto della cavalleria
Giovanni Villani

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IV - Passaggi dei corsi d’acqua a nuoto della cavalleria
Giovanni Villani
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Passaggi dei corsi d’acqua a nuoto della cavalleria




È stato leggendo, sul fascicolo II della Rivista di Cavalleria, le istruzioni che regolano il passaggio dei corsi d’acqua a nuoto dalla cavalleria, vigenti attualmente in Russia, che ho creduto, se non d’attualità, non del tutto inutile, riepilogare alcuni appunti su tali passaggi eseguiti dal reggimento cavalleggeri di Roma per la prima volta in Italia nell’anno 1895, tanto in guarnigione a Vercelli che alle manovre divisionali a Borgo Ticino.

Dicendo la prima volta, non tengo conto degli esperimenti di tal genere fatti durante il campo di cavalleria nell’estate del 1886, salvo errore, a Sesto Calende, perchè i passaggi furono eseguiti cogli uomini e colle bardature sulle barche, e solo i cavalli fecero allora il passaggio a nuoto, rimorchiati dalle barche stesse.

Nel 1895 fu un desiderio espresso dal signor comandante la divisione, allora tenente generale comm. Baldissera, al colonnello cav. Tommasi comandante il reggimento suddetto, che diede la spinta ad una serie non interrotta di esercizi che durarono dal 26 giugno al 1° agosto.

Ho detto sopra appunti perchè troppo lungo e forse tedioso riescirebbe al lettore s’io riportassi qui per intero il diario allora compilato, per quanto anche le piccole osservazioni e certi dati secondari, potrebbero servire di utile guida in casi consimili.

Il luogo scelto nel fiume Sesia per gli esercizi (a Vercelli) fu ad un chilometro circa a valle del ponte della ferrovia della gran strada nazionale Torino-Novara.

Apparve fin dapprincipio quanta importanza avesse, per facilitare e per la buona riuscita dei passaggi, la scelta conveniente della località. Le sponde di partenza e di arrivo devono essere, per quanto lo consenta la natura del corso d’acqua, a fondo solido; è utile che la sponda di partenza sia a dolce declivio, mentre non è condizione necessaria per quella di arrivo, purchè ne sia facile l’approdo.

Il passaggio della Sesia eseguivasi dalla sponda sinistra alla sponda destra; il fiume era largo 150 metri circa con un percorso nuotabile minimo e cioè di soli 30 metri circa, ma non potevasi averne uno maggiore se non seguendo alcun po’ il filone, il che facevasi negli ultimi giorni; la profondità dell’acqua di 3 metri in media; la velocità [p. 383 modifica]della corrente di metri 1.30. Nei primi giorni il reparto nuotatori, chiamiamolo così, era forte di ben 75 uomini; ma fin dalle prime lezioni s’impose la selezione e rimasero poi 45 soltanto; tutti nuotatori provetti, diretti dall’egregio tenente Figarolo di Groppello Vittorio, instancabile ed ardito nuotatore, che portò il riparto fino al passaggio del Ticino in condizioni difficilissime, come vedremo in appresso. I cavalli, salvo pochissime eccezioni, in pochi giorni si avvezzarono tutti benissimo al nuoto.

Le prime lezioni si seguirono attenendosi scrupolosamente alle prescrizioni date in proposito dal nostro regolamento. E così furono abituati separatamente al nuoto, prima i cavalieri, quindi i cavalli, poi accoppiati: gli uomini man mano, dalle semplici mutandine da bagno, si vestirono colla tenuta di tela, poi con quella di panno, ed infine in completa tenuta di marcia; i cavalli prima dissellati, poi con la sella ed infine coll’intiero carico; il che si raggiunse dopo sole 11 lezioni continuate, con pochi giorni di riposo interpolati.

La traversata da tutto il reparto di N. 40 in media, si eseguiva in gruppi a intervalli di qualche minuto impiegando in tutto 30 minuti circa.

Al dodicesimo giorno il riparto nuotatori in tenuta di panno eseguì la traversata del fiume alla presenza del generale Longhi, allora ispettore della cavalleria, che in quell’occasione ebbe parole di lode e di incoraggiamento per la riuscita brillante, tenuto conto del breve tempo dacchè si eseguivano gli esercizi.

E dirò subito che mentre i nuotatori facevano tutti la traversata vestiti di panno con piccolo sforzo, per contro, anche a quelli abilissimi, riusciva difficilissimo, quasi impossibile, il nuotare, anche per pochi metri, coi gambali e cogli stivali; sicchè è consigliabile, massime nelle difficili e lunghe traversate, di fare attaccare i gambali e gli stivalini all’arco anteriore della sella, poichè, se, per un accidente qualsiasi, il cavaliere dovesse lasciare il cavallo, troverebbesi impossibilitato da solo a trarsi a riva a nuoto.

Il lavoro riesciva faticoso, massime alle prime volte; sicchè un po’ per sostenere le forze degli individui, un po’ anche per invogliarli, ciascun nuotatore aveva, appena terminata l’istruzione, un bicchierino di buona acquavite; ed ogni mattina, oltre alla razione ordinaria di carne, un supplemento di carne cucinata a fricô, e non pareva certo di troppo! Ai due primi che traversarono in tenuta di marcia col cavallo furoro date in premio, seduta stante, L. 5 per ciascuno.

Dove però il reparto nuotatori emerse e per abilità e per resistenza, fu durante le manovre di campagna, eseguite, nell’anno stesso nei dintorni di Borgo Ticino.

Un chilometro circa a monte del ponte in ferro di Sesto Calende, [p. 384 modifica]e precisamente a Cichignola, il Lago Maggiore termina di essere tale e il Ticino incomincia a prendere la sua natura di fiume. La corrente ivi è appena sensibile; la profondità varia dai 5 ai 25 metri, e la larghezza è di m. 300 circa, quasi tutti nuotabili, salvo 5 metri presso le due rive.

La riva destra è sul principio di discesa buonissima, ma, dopo soli pochi metri, scende a picco, e la profondità da m. 1,50 arriva quasi subito a 12 metri circa. La riva d’approdo, alla Cappella di S. Maria, argillosa, molle, fangosa, è in taluni punti pericolosa; sicchè il cavallo stanco della traversata, si districava a stento, affondando ad ogni passo. Si dovettero cercare i punti migliori e segnarli, e là guidare i cavalli per l’uscita dall’acqua.

Questo fu il primo luogo scelto, al campo, per gli esercizi di nuoto che durarono dal 22 al 28 luglio. Nei primi giorni si ebbe qui un pò più di difficoltà che nella Sesia per far nuotare i cavalli; essi vi si rifiutavano recisamente e qualcuno, a metà traversata, faceva dietro fronte e ritornava alla riva di partenza. Convenne perciò, per i primi due giorni, ricorrere al sistema di rimorchiarli a forza colle barche.

Il 28 luglio si scelse un’altra località molto più a valle e questa fu Coarezza.

Quivi il fiume è imponente; incassato fra le due sponde altissime scorre, più che rapido, vertiginoso, rumoroso, con una velocità di 2,60 circa al secondo. La profondità da 2 a 4 metri; la larghezza di 150 metri circa; le sponde sassose.

Impossibile la traversata se non andando alla deriva per 250 e più metri prendendo la partenza dove il filone lambe l’una riva per poi buttarsi sull’altra; e così si fece dalla sponda destra alla sinistra.

Al primo giorno tutto il riparto nuotatori fece la traversata a gruppi, ciascuno dei quali impiegò non più di 3 minuti; in totale 40 minuti. Il secondo giorno tutto il riparto fece la stessa traversata in 25 minuti, poscia, approfittando del filone che dalla sponda sinistra ributtavasi sulla destra, raggiunse ancora a nuoto quella sponda, impiegando 18 minuti in tutto.

E così per 4 giorni di seguito mirabilmente, la riuscita avendo oltrepassato ogni previsione. Al quarto giorno la prima traversata si fa in 15 minuti, la seconda in 10; i cavalieri fatti baldi, ardimentosi: i cavalli volonterosi, sicuri. Il reparto di 40 in media, la tenuta e bardatura quella di marcia.

E siamo al 1° agosto.

I cavalleggeri di Roma dovevano prendere parte alla manovra a brigate contrapposte svolgentesi tra Revislate ed il Ticino. A Coarezza fu costruito un ponte militare, rotto appositamente poi presso la sponda destra per giustificare in manovra il passaggio a nuoto del reparto [p. 385 modifica]nuotatori, poichè giunti a quel punto, non rimaneva altro mezzo per tenere il contatto coll’avversario che quello della traversata a nuoto.

Dalle 5 del mattino i cavalleggeri di Roma manovrano allegramente, arditamente, e giungono verso le undici a Coarezza, luogo solito di passaggio. Vi è un momento di sosta prima che il riparto faccia la traversata. La corrente appariva evidentemente più rapida dei giorni precedenti, causa un temporale avvenuto nella notte; ma ciò che impressionò a bella prima fu il filone che aveva deviato sensibilmente verso la sponda destra del fiume, attrattovi senza dubbio dalla rottura di due campate del ponte militare, fatta appunto, come sopra dissi, sulla sponda destra. Ciò nullameno il reparto, a gruppi come di solito, si buttò a fiume e imprese la traversata.

Ma fin da principio si capirono le aumentate difficoltà; la corrente non trasportava più all’altra sponda i cavalli, ma questi, guidati, dovevano lottare e vincerla e ciò allungando anche il percorso di 150 metri, e così 450 metri di nuoto faticoso, impiegando un tempo tre volte maggiore del solito.

Mentre nei giorni precedenti nessun cavallo erasi mai rifiutato di nuotare in tale località, in quel momento sei vi si rifiutarono recisamente; altri sette non potendo vincere la corrente sono riportati alla sponda destra; ma 22, l’ufficiale in testa, malgrado tutte le difficoltà approdano all’altra sponda e rimontano in sella. Ahimè! Un soldato, rimasto in coda al drappello per esitazione del cavallo a nuotare, colpito nella lotta da una zampata, lasciò il cavallo, nè potendo nuotare, forse perchè svenuto, fu travolto dalle onde impetuose, nè fu possibile salvarlo, poichè tutte le barche di soccorso erano già a valle col grosso dei nuotatori.

Fu questo luttuoso avvenimento che, malgrado i risultati ottimi, insperati, ottenuti in tali passaggi, mi sconsigliò allora di pubblicare questi appunti.

Ma, come i nuotatori ebbero allora lode e premi per l’abililà, per l’arditezza ed il coraggio dimostrati, io qui voglio segnarli ad uno speciale elogio, poichè io credo non si eseguiranno passaggi di fiume a nuoto in condizioni più difficili di allora.

Voglio concludere brevemente: tali esercizi sono possibili non per la totalità del reggimento, ma soltanto per un reparto scelto; i risultati saranno sempre buoni se, come fu allora, la preparazione sarà ottima.

Torino, febbraio 1898.

Giovanni Villani.

Capitano A. M. Cavalleggeri di Roma.