Rivista italiana di numismatica 1888/Notizie varie
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
NOTIZIE VARIE
Ripostiglio di monete greche. — Nell’isola di Scio fu scoperto un ripostiglio, di cui rende conto il sig. Arturo Löbbecke nella Zeitschrift für Numismatik. Era composto di 1 tetradramma d’Efeso, 2 tetradrammi ed 11 dramme di Mileto, 11 dramme e 4 emidramme di Chio col quadrato incuso, 4 bellissime dramme di Chic con nomi di magistrati, 1 tetradramma ed 1 dramma di Coo, 1 emidramma di Rodi, 1 tetradramma e 11 magnifiche dramme di Mussolo e 2 dramme di Pixodaro, dinasti di Caria; infine 26 monete di bronzo d’Eritrea e 144 di Chio.
Il ripostiglio risalirebbe all’anno 336 circa avanti G. C.
Notizie degli Scavi. — Spigoliamo dalle Notizie degli Scavi di Antichità comunicate alla R. Accademia dei Lincei:
A Pompei, negli scavi eseguiti nel bimestre agosto-settembre, si trovarono, in varie Regioni: — Un sesterzio di Vespasiano, con la leggenda del rovescio fortvnae redvci e il tipo della Fortuna in piedi a sin., col cornucopia in una mano, e nell’altra il timone poggiato sul globo; nell’esergo se. — Un denaro di Vespasiano, col tipo della Pace sedente a sin. — Un sesterzio di Vespasiano, col tipo di Boma in piedi a sin., che appoggiandosi all’asta tiene in mano la Vittoria; ai lati s e. Due altre monete sconservate. — Un asse sconservato di M. Agrippa. Un dupondio di Galba con la leggenda del rovescio: s. p. q. r. || ob || cives || servatos in corona d’alloro, e un’altra moneta sconservata. — Un dupondio di Nerone con la leggenda del rovescio: pace pr vbiq parta ianvm clvsit e il tipo del tempio di Giano: ai lati s c. — Due assi di Augusto, l’uno coniato dal triumviro monetale Cn. Pisone e l’altro da P. Lurio Agrippa. — Un asse sconservato di Tiberio. — Un dupondio di Nerone col tipo della Vittoria volante a sin., reggendo
lo scudo, nel quale s p q r; ai lati s c; e un’altra moneta sconservata. — Un dupondio di Galba col tipo della Libertà in piedi; altra moneta sconservata. — Una moneta sconservata di bronzo. — Due assi sconservati di Augusto. — Un asse repubblicano; un dupondio di Domiziano col tipo della Spes, e un’altra moneta sconservata.
A Forlì, in occasione di soavi per fondamenti nell’interno del palazzo del Municipio, a m. 2 di profondità s’incontrò un potente strato di terra rimaneggiata, cosparsa di fittili, ed a m. 3 si ebbe una moneta di bronzo dell’alto impero, irriconoscibile per l’ossido. Fuori della Barriera Ravaldino, alla profondità di m. 4, si raccolsero monete di bronzo dei Gordiani e dei Filippi.
A Villanova presso Forlì, in una tomba romana piena di avanzi di rogo, si trovò una moneta di bronzo mezzano dell’alto impero, indecifrabile.
Ad Arezzo, in un sepolcreto recentemente venuto allo scoverto, si rinvennero un triente colla testa di Pallade, del sistema sestantario, tre assi onciali consunti, e appositamente spezzati prima di deporli nel sepolcro, ed infine una monetina di Claudio, in bronzo. Lungo la «via romana» che si diparte da porta S. Spirito verso la Val di Chiana, i cavatori d’argilla s’imbatterono in un sepolcro, che conteneva, fra gli altri oggetti, due monete di bronzo di Otacilia Severa ed un’altra di Alessandro Filippo. Sempre lungo la stessa via romana si trovarono un pezzo di aes rude; una oncia etrusca colla rota a sei raggi, senza potere intendere se nel rovescio sia un’ancora o una scure; un asse onciale di Soma; due monete di gran bronzo di Adriano, e tre altre imperiali assai consunte. Sulla collina amenissima di S. Fabiano, a nord-est della città, la quale era al tempo romano assai frequentata e sparsa di ville, furono trovati fra i rottami d’una di queste un asse semionciale molto consunto, e una moneta di Traiano.
A Napoli, nei lavori di sostruzione pel rettifilo S. Giacomo, si rinvennero parecchie monete, alcune ossidate, altre ben conservate, delle quali, cinque spettano a Gallieno ed una a Mario, con leggenda imp . c . m . avr . marivs . avg . Vittoria a destra con corno di abbondanza nella dr. e palma nella sin.
Vi erano poi otto altre monete di bronzo di piccolo modulo, ma assai sconservate ed irriconoscibili.
Finalmente, presso Rionero nelle Puglie, fra gli avanzi sotterranei di alcune antiche fabbriche, che sembrano appartenere ad edificio termale, si raccolsero molte monete romane imperiali, colle quali si trovarono alcune monete di Turio.
Le antiche monete americane. — Gli scrittori spagnuoli ci hanno trasmesso varie notizie intorno alle monete di rame che avevano corso fra gli Indiani d’America al tempo della conquista. Il Sig. Désiré Charnay, nel Bulletin de la Société d’Anthropologie di Parigi, basandosi sulle testimonianze di quegli storici, e sulla scoperta di un ripostiglio fatta nei dintorni di Oaxaca, sostiene che nel Messico tali monete avevano la forma di una piccola scure. Torquemada, nella sua, Monarquia indiana, dice appunto che gl’Indiani «usaban mucho de unas monedas de cobre, casi de hechura de Tau T. de anchor de tres, ó quatro dedos, y era planchuela delgada, unas mas, y otras menos, donde havia mucho oro».
Una raccolta di gettoni. — Leggiamo nella Revue Belge, che il Gabinetto Numismatico della Biblioteca Reale di Bruxelles ha acquistato dal Barone L. Geelhand di Merxem una ricchissima collezione di gettoni, la quale viene a far seguito alla splendida serie di medaglie artistiche concernenti i Paesi Bassi, ceduta dal Barone alla stessa Biblioteca nell’anno 1865. Pei soli metalli preziosi, la detta collezione offre 615 gettoni in argento e 11 in oro.
Furto di monete. — Un grosso e deplorevolissimo furto ebbe luogo a Parigi nella notte dal 15 al 16 Marzo. Nell’abitazione dei Signori Rollin e Feuardent, i ben noti negozianti d’antichità, furono rubate monete d’oro romane, bizantine, francesi e monete greche d’argento pel complessivo valore intrinseco di L. 30,000, rappresentanti un valore commerciale di oltre 400,000 lire. — I Signori Raccoglitori, negozianti, orefici, ecc., a cui qualche indizio di tal furto venisse a cognizione sono vivamente pregati di dame immediatamente avviso ai suddetti Signori Rollin e Feuardent, Place de Louvois 4, Parigi.
Vendita Hirsch. — Della collezione Hirsch, di Monaco è uscito teste il catalogo di vendita redatto dal prof. Luppi.
Vendita Belfort. — Anticamente le raccolte si facevano pian piano, ma duravano almeno qualche generazione; ora, nel secolo del vapore e del telegrafo, tutto si fa presto, le raccolte si improvvisano, ma sfumano anche colla medesima rapidità con cui sono apparse, quale meteora, non lasciando altra traccia di se che il Catalogo di vendita. — Ecco appunto quanto oggi ci rimane della bella Raccolta Belfort, messa insieme dal proprietario, ed aggiungeremo anzi in un breve periodo della sua vita, e venduta all’asta pubblica a Parigi negli ultimi giorni dello scorso febbrajo. Trattandosi di una Raccolta importante, e nota principalmente per la bellezza delle conservazioni, crediamo valga la pena di tenerne parola in modo particolareggiato.
La vendita non si può dire sia riuscita brillantissima. Raggiunsero prezzi relativamente molto elevati le monete comuni, e le bellissime conservazioni, mentre le rarità e principalmente le grandi rarità furono abbandonate a prezzi assai miti ed inferiori a quelli ottenuti in altre vendite precedenti. Il che significa due cose, l’una che le raccolte al giorno d’oggi si fanno piuttosto sotto l’aspetto artistico che sotto quello scientifico e gli amatori odierni preferiscono un pezzo comune di bella conservazione a uno raro ma sconservato per quanto scientificamente assai più importante; in secondo luogo che le vendite in questi ultimi tempi sono state troppe, e l’offerta ha superato la dimanda, il che certo non è incoraggiante per le prossime vendite annunciate fra cui quella importantissima della Raccolta Quelen.
Della Raccolta Belfort non crediamo necessario dare il completo elenco dei prezzi. Riportiamo quelli che possono destare maggiore interesse:
34 Restituzione della Lucretia, Arg. L. 250. 40 Minatia, Arg. 260. 41 Altra Minatia, Arg. 805. 42 Pompeo, Coh. 15, Arg. 75. 43 Nasidia, Arg. 42. 74 Restit. della Julia, Coh. 54, 630. 78 G. Cesare e Augusto, Oro 560. 80 Detto, G. Bronzo 40. 86 Bruto, Coh. 4, Arg. 420. 94 Bruto (Flavia), Arg. 99. 98 S. Pompeo e figli. Oro 900. |
101 Lepido e Ottavio, Arg. 105. 121 M. Antonio (Clodia), Oro 490. 137 Cleopatra e Marco Antonio, Arg. 85. 139 Cajo Antonio, Arg. 400. 155 Augusto, Coh. 21, Arg. 69. 156 Augusto, Coh. 22, G. B. 90. 163 Augusto, Coh. 81, Argento Med. 405. 179 Augusto, Coh. 59, Oro 800. 296 Augusto, Coh. 268, M. B. 68. |
311 Augusto (Antistia), Coh, 286, Arg. 150. |
1151 Didia Clara, Coh. 2, Arg. 220. |
1809 Carausio, Coh. 8, Arg. 76. |
2010 Onorio, Coh. 4, Oro 180. |
Falsificazioni moderne. — Sotto questa Rubrica ci siamo proposti di tenere informati i nostri lettori di tutte le moderne falsificazioni che vengono di tanto in tanto ad infestare il commercio delle monete, ingannando spesso gli inesperti e talvolta anche i più provetti. — Una di queste falsificazioni ci venne testé fra le mani e ci affrettiamo a farla conoscere, sapendo che qualche amatore fu già sul punto di cadere nell’inganno lusingandosi di acquistare a buonissime condizioni un pezzo veramente straordinario. La moneta cui alludiamo e che certo alcuno dei nostri lettori avrà avuto occasione di esaminare, è un doppio Testone di Montalcino.
Eccone la descrizione:
D. Giglio R • P• SEN • IN • M • ILICINO • HENTICO H • AV.
— Nel campo la Lupa a sin. allattante Romolo e Remo. Sotto, la data 1556 dimezzata dalla sigla A, posta entro un cerchietto.
R. Croce TVO . CONFISI . PRAESIDIO. — La Vergine seduta in atto di preghiera in mezzo ad angeli e sopra nubi.
La moneta è identica a quella riportata dal Promis nelle Monete della Repubblica di Siena, alla Tav. VIII, n. 91. Il suo peso è di gr. 17,600, equivalente precisamente a un doppio Testone. La moneta sarebbe di esimia rarità; il Promis ne cita un solo esemplare, ritenendolo unico, esistente nella Collezione Franceschi.
Chi è appena sufficientemente versato nella numismatica italiana può di leggieri accorgersi che questa moneta non è genuina. Lo si desume principalmente dai caratteri della leggenda, che sono più grossi e più regolari di quelli della moneta antica. Le figure poi della Madonna e della lupa sono molto inferiori per arte a quelle rappresentate in tutte le monete di Montalcino e in quelle contemporanee di Siena e tradiscono la mano poco esperta d’un incisore moderno. Basta farne il confronto per persuadersene. Si direbbe anzi che l’autore non possedendo la moneta l’abbia copiata direttamente dal disegno della Tavola sudd. dell’opera del Promis. Di queste monete ne abbiamo già vedute due in commercio; questi due esemplari, che erano di bellissima conservazione, furono poi battuti col martello sulla leggenda e specialmente sull’orlo per farle apparire usate.
Poco tempo fa ci occorse di vedere questa identica moneta riprodotta in oro, del peso di una quadrupla (gr. 13,800).
Pare che i nostri falsificatori abbiano ora cessato di occuparsi delle monete in argento consolari e delle medioevali comuni, di cui hanno invaso il commercio, per darsi a qualche cosa di più prelibato e peregrino.
E. G.
Contro i falsarii. — Nella Numismatische Zeitschrift, il Sig. K. Hoffmann espone un suo metodo per riconoscere le monete d’oro false, basandosi sul loro peso specifico.
Ringraziamo la Redazione dell’Annuaire parigino, che annuncia con gentili parole la comparsa della nostra Rivista.
La medaglia alla Duchessa di Galliera. — Il 17 marzo, in Genova, una commissione municipale si recò al palazzo della Duchessa di Galliera, a presentare all’illustre gentildonna la medaglia d’oro coniata in di lei onore per testimoniarle la gratitudine della cittadinanza per l’erezione dell’Ospedale di Sant’Andrea in Carignano.
La medaglia porta un magnifico ritratto intorno a cui sta la scritta:
Honori. Duc. Gallierae. Patriciae, Munificentissimae.
E più sotto:
Ex. Decr. ord. Genuensis. An. MDCCCLXXXVII.
Betro poi si legge la bella epigrafe dettata dal professore Pizzorno. Eccola:
nosocomivm
in cariniano colle
extrvctvm
exempla
liberalitatis antiqvae
renovata
La medaglia è coniata dall’egregio artista cav. Filippo Speranza, incisore della regia Zecca di Roma. Di questa medaglia vennero coniati altri sette esemplari in argento, uno dei quali da inviarsi al figlio della munificente signora, e gli altri da conservarsi nell’Archivio comunale, nella biblioteca Civica, ecc. Vennero fatti coniare inoltre cento esemplari in rame, per donarne uno a ciascun consigliere comunale, e i rimanenti a disposizione del Comune.
Di questi, per gentile intromissione del ch. sig. T. L. Belgrano, un esemplare verrà spedito in dono al Gabinetto di Brera.
Doni al Gabinetto Numismatico di Brera — Ecco l’elenco dei doni pervenuti al B. Gabinetto di Milano, dopo la sua riapertura al pubblico, 1.° agosto 1887:
Dal sig. Giuseppe Bosso, del Cairo (Egitto), N. 222 monete in bronzee mistura, de’ Tolomei e degl’imperatori romani, battute ad Alessandria.
Dal Municipio di Venezia, un esemplare in bronzo della medaglia coniata per commemorare l’inaugurazione del monumento a Garibaldi (24 luglio 1887).
Dal sig. José Bamos Coelho, bibliotecario a Lisbona, alcune monete portoghesi.
Dal Dott. Cav. G. B. De Capitani d’Arzago, già aggiunto per vari anni al Gabinetto, un vol. manoscritto di catalogo, da lui redatto in elegante latino, colla descrizione di 3952 monete greche del Medagliere braidense; — ed una preziosa raccolta di 127 lettere autografe di Domenico Sestini a Gaetano Cattaneo, di argomento numismatico.
Dal Cav. Giuseppe Gavazzi, tre pregevoli monete inglesi medioevali.
Dal Cav. Amilcare Ancona, l’autografo della lettera del Conte Giorgio Giulini pubblicata non ha guari nell’Archivio Storico Lombardo.
Dal Dott. Cav. Luigi Zerbi, una medaglia.
Dal sig. Giulio Pisa, alcune monete del Basso Impero, trovate recentemente in Brianza.
Dal sig. Achille Cantoni, un interessante sigillo veneto.
Da un donatore che desidera serbare l’anonimo, molte monete di varie zecche; notevole specialmente un luigino di Fosdinovo.
La Direzione registra con grato animo le seguenti offerte a fondo perduto per la istituzione della presente Rivista nell’ordine in cui sono pervenute:
Gnecchi Cav. Francesco e Cav. Ercole | L. | 500 |
Gavazzi Cav. Giuseppe | » | 100 |
Tatti Ing. Paolo | » | 100 |
Sormani Andreani Conte Lorenzo. | » | 100 |
Osnago Enrico | » | 100 |
Comandini Dott. Alfredo | » | 100 |
Papadopoli Conte Nicolò | » | 500 |
Camozzi Verteva Comm. G. B | » | 100 |
Bosso Giuseppe (Cairo, Egitto) | » | 100 |
Visconti March. Carlo Ermes | » | 100 |
Ratti Dott. Luigi | » | 100 |
Butti Alfonso | » | 100 |
Gnecchi Ing. Giuseppe | » | 100 |
Ponti Cav. Ettore | » | 100 |
L. | 2200 |
Falsificazioni moderne. — Le due falsificazioni di cui stiamo per parlare non sono recentissime, essendo state fabbricate a Roma nel 1881. Siccome però queste monete continuano a circolare e possono, come è già avvenuto, trarre in inganno gli amatori poco esperti, così crediamo far cosa grata ai nostri lettori, dandone la descrizione, tanto più che una di queste monete fu, or non à molto, oggetto di una pubblicazione.
La prima di esse è un grosso di Manfredi II Lancia per Busca. È una moneta d’argento del peso di grammi 1,200 ed eccone la descrizione:
D/ + • MLANCE • Nel campo Croce.
R/ + • INPATOR • Nel campo le lettere FR e al disopra il segno dell’abbreviazione.
La possibile esistenza del grosso di Manfredi II Lancia fu preconizzata da Domenico Promis, quando in una sua eccellente monografia su alcune monete del Piemonte5 pubblicò il denaro piccolo dello stesso. Molto probabilmente i nostri falsari (e conosciamo i nomi di chi fornì il disegno e di chi lo pose in esecuzione) appoggiandosi alle parole dell’esimio numismatico, fabbricarono questa moneta riducendo alle proporzioni di un grosso il tipo del denaro piccolo pubblicato dal Promis e conservando la stessa leggenda e le stesse rappresentazioni del diritto e del rovescio. — Questa moneta fu pubblicata dal Cav. Giancarlo Rossi nel Bullettino di Numismatica e Sfragistica di Camerino (Anno I, n. 2-3, pag. 65-79, n. 4, pag. 117-133, tav. IV n. 1) e il disegno, che accompagna quella monografia, corrisponde perfettamente ai due esemplari che abbiamo sott’occhio. Non oseremmo asserirlo con piena certezza, poichè noi siamo soliti rispettare tutte le opinioni, ma dubitiamo assai che anche l’esemplare pubblicato dal egr. Cav. Rossi sia falso al pari di tutti gli altri che circolano sul mercato, e sui quali vogliamo mettere in guardia i nostri cortesi lettori.
L’altra falsificazione è un Bolognino di Giosia Acquaviva duca d'Atri. Eccone la descrizione (peso gr. 0,550).
D/ — IOSIAS • D • AQVA • Nel campo, disposte a guisa di croce, le lettere VIVA • Nel mezzo un punto.
R/ — DVX • ADRIE • Nel campo, A fra quattro punti.
Questa moneta è pressochè la stessa descritta dal Lazari a pag. 62 della sua operetta: Zecca e monete degli Abruzzi ne’ bassi tempi; col disegno alla Tav. III, n. 28; solo che, mentre nel bolognino pubblicato dal Lazari le lettere sono divise da stellette, negli esemplari falsi le stelle furono sostituite da punti.
Nella moneta genuina poi la leggenda del dritto è preceduta da un leone rampante, stemma degli Aquaviva, mentre nelle imitazioni che possediamo, i falsarii, certo per ischivare una difficoltà, hanno ommesso il leoncino sostituendolo con un poco di ossido artificiale, il quale avrebbe corroso la moneta precisamente in quel punto.
La falsità di queste due monete si riconosce facilmente e dal colore dell’argento ohe è di cattiva lega, oscuro e plumbeo e sopratutto dal carattere delle leggende. Evidentemente, per fabbricare la moneta di Busca, si prese a modello il grosso contemporaneo di Tortona, e per quella di Atri si imitarono i bolognini pure dell’epoca, di Ascoli, Bologna, Fermo, ecc. Basta dunque confrontare queste monete, che tutti possiedono, colle due monete in quistione, per accorgersi come i caratteri delle due monete false, per quanto abbastanza bene imitati, non hanno né il rilievo, né il tipo di quelle genuine.
Oltre le due falsificazioni accennate, la cui patria è Roma, altre più recenti ci giungono dalla Toscana. Sono queste alcuni denari romani d’argento. Noteremo fra questi un Pacaziano, un Bonoso, una Tranquillina, una Cornelia Supera, una Annia Faustina, un Gordiano II, ed altre. Non avendole ora sott’occhio, non possiamo darne la descrizione esatta, ciò che faremo in un prossimo fascicolo, se sarà del caso. Anche di queste imitazioni conosciamo perfettamente la provenienza e potremo fors’anche indurci a rivelarla, se vedremo che lo spacciatore di questa roba continuerà a gabbare gli ingenui e ad infestare il commercio coi prodotti della sua officina. Non provvedendo il Codice Penale a questo genere di reati, bisognerà bene che se ne incarichi qualchedun altro!
E. G.
Il furto di Parigi. — L’autore dell’ingente furto di monete perpetrato a danno dei sigg. Rollin e Feuardent, è stato scoperto nella persona di un giovane greco, certo Raftapulos, dottore in legge, che fu arrestato a Parigi e trovato in possesso di una gran quantità delle monete rubate, come leggiamo nel Bulletin de Numismatique.
Vendita Hirsch. — Nello scorso aprile ebbe Inogjo a Milano presso l’Impresa Giulio Sambon la vendita delle monete appartenenti al defunto Enrico Hirsch di Monaco. Trattandosi, non della vendita di una vera collezione, ma, diremo piuttosto, del fondo di un negoziante, non si può dare una soverchia importanza a tale vendita, che offriva un po’ di tutto, ossia monete greche e romane, monete italiane medievali, monete ossidionali ed estere, tessere e medaglie; e non crediamo quindi necessario estenderci a dare l’elenco dei prezzi di vendita. Quello che ci piace invece notare si ò ohe i prezzi, specialmente per le monete romane e greche, furono abbastanza ben sostenuti e che Milano in quei giorni fu il ritrovo di buona parte dei Numismatici e raccoglitori italiani, i quali ebbero così campo di vedersi, di conoscersi, di affiatarsi. Oltre ai raccoglitori milanesi, oltre le numerose commissioni date all’Impresa, intervennero, da Roma il Cav. Ortensio Vitalini, da Firenze il sig. Boyne, da Savona l’Avvocato F. Becchi, da Lodi l’Avv. M. Averara. Dall’estero poi avevamo il signor L. Hamburger di Francoforte, e il sig. Ruston di Lincoln. Notiamo intanto con piacere come il numero dei nostri raccoglitori vada sempre aumentando, e come l’amore per questo bel ramo dell’archeologia si diffonda sempre più. A questo incremento contribuiranno efficacemente, oltre le pubbliche vendite, la recente fondazione della Rivista, e la Società Numismatica che si sta organizzando.
Sarebbe desiderabile che, almeno una volta all’anno, l’Impresa Sambon potesse allestire qui in Milano una vendita di qualche importanza, perché tali occasioni possono assomigliarsi a dei congressi numismatici, che procurano conoscenze e scambi fra i vecchi raccoglitori e formano i nuovi.
Un piccolo ripostiglio in Brianza. — Qualche mese fa, a Montesiro, frazione di Besana Brianza, venne trovato un ripostiglio di circa 600 monete del Basso Impero. Appartenevano ad esso gli esemplari donati poi dal sig. Ing. Giulio Pisa al Gabinetto di Brera.
Notizie degli Scavi. — Nello scorso anno, — riferiscono le Notizie dei Lincei, — a Castelforte, in Terra di Lavoro, nell’intraprendere alcune fondazioni per costruirvi un edificio balneare, si riconobbero avanzi di costruzioni antiche, appartenenti probabilmente al primo secolo dell’impero, e destinate al medesimo scopo. In quella località si trovarono alcune monete romane di bronzo, fra le quali un dupondio di Augusto, coniato dal monetiere P. Lurio Agrippa, un dupondio di Vespasiano, ed altre del basso impero.
Vi si rinvennero inoltre alcune monetine d’oro, arabe e normanne, e parecchie migliaia di danari tornesi, contenuti in due vasetti di creta.
Un premio ad Ernesto Babelon. -— Nella seduta del 18 nov. 1887, dell’Accademia delle Iscrizioni di Francia, venne aggiudicato il premio di Numismatica, fondato dal sig. Allier lier de Hauteroche, ad E. Babelon, per l’opera: “Description historique et chronologique des monnaies de la République romaine, vulgairement appelées monnaies consulaires”.
Numismatica musulmana. — Il sig. Enrico Lavoix ha pubblicato il primo volume del Catalogo delle monete musulmane della Biblioteca Nazionale di Parigi. Esso è preceduto da una estesa introduzione generale intorno a questo difficile ed interessante ramo della numismatica.
Le monete antiche e la Dogana italiana. — Il governo ha promulgato un regolamento di dogana che suscita molto malumore nel campo numismatico. Parificando le monete antiche all’oreficeria (?!), stabili che dovessero pagare, entrando nello stato, una tassa che naturalmente varia dall’oro all’argento. Che ne avvenne? Che alcuni pacchi di monete antiche in arrivo furono aperti alla dogana; che fu messo da una parte l’oro, dall’altra l’argento per fare il peso dell’uno metallo e dell’altro, e che arrivarono poi al destinatario in una orribile confusione, ossia tutte fuori dalle bustine che le contenevano. — Due lettere del Sig. Francesco Gnecchi protestarono sul Giornale La Perseveranza per tale barbara manomissione; ma dalla Dogana non si ebbero che risposte molto evasive. Non crediamo fuor di luogo unire anche la nostra voce a protestare sia contro la tassa in sé stessa, sia contro il modo che la Dogana impiega per applicarla. — Il più delle volte dai negozianti le monete antiche sono inviate ai raccoglitori per la scelta, ossia se ne mandano molte perchè il raccoglitore scelga quelle che gli possono interessare. Ora come è possibile poter pagare una tassa che è di circa 5 0/0 sull’oro, e pagare tale tassa supponiamo su cento monete se di tale monete solo otto o dieci saranno definitivamente ritenute? — Se a questo aggiungiamo il modo d’applicazione della tassa, come si è detto, tale regolamento equivale precisamente al proibire l’importazione delle monete. Confidiamo che tali nostre osservazioni possano trovare eco presso qualcheduno che siede alla direzione della pubblica cosa, e che presto sarà riparato a tale gravissimo inconveniente.
Un dono di Torino a Milano. — Nello scorso maggio, la On. Rappresentanza municipale di Torino, con fraterno pensiero, inviava in dono alla Città di Milano un esemplare della intera serie metallica di Casa Savoia, recentemente completata per deliberazione di quella Giunta6.
Ecco in proposito alcune notizie, che dobbiamo alla cortesia dell’egr. sig. March. Carlo Ermes Visconti:
La serie consta di 93 medaglie, colla effigie, prima dei Conti, poi dei Duchi, dei Re di Sardegna e finalmente dei Re d’Italia, incominciando da Beroldo di Sassonia, nonché delle rispettive mogli.
Le medaglie sono in bronzo e di modulo variante fra i 61 ed i 53 millimetri. Cinquanta di esse portano il nome dell’incisore e cioè: Lavy, 38 — P. Thermignon, 4 — Al. Armand, 2 — Fr, Broggi, 1 — D. B. 1 — Cariello, 1 — L. Schieppati, 1 — A. Pieroni, 1 — Q-. Ferraris, 1. — Quarantatre sono anonime, ma probabilmente appartengono anche queste, nella maggior parte, al Lavy, sia per la fattura, sia specialmente perchè tutte anteriori al regno di Carlo Emanuele III, dal quale fu commessa la coniazione della serie al Lavy, intorno alla metà del secolo passato.
La serie prosegui poi per opera dei successori di quel Principe, e venne compiuta per decreto del Comune di Torino colla effigie dei Reali Umberto I e Margherita.
I rovesci sono assai variati: portano epigrafi, vedute di monumenti, fatti di guerra, e specialmente allegorie, come voleva lo spirito dell’epoca.
Séguito della sottoscrizione a fondo perduto, per la Rivista Italiana di Numismatica:
Somma retro | L. | 2200 | |
Nervegna Giuseppe | » | 100 | |
Gnecchi Antonio | » | 200 | |
L. | 2500 |
NOTIZIE VARIE
Vendita Quelen. — Les Dieiux s’en vont, e se ne vanno anche le grandi Collezioni numismatiche. La Collezione d’Amécourt inaugurò l'anno scorso la serie delle grandi vendite. Seguì nei primi mesi dell’anno corrente la vendita Belfort, certo non paragonabile alla prima, pure degna di nota e della quale abbiamo dato un cenno nel primo fascicolo della Rivista, e finalmente nel maggio scorso ebbe luogo la vendita della Collezione Quelen, la quale se non poteva reggere al confronto della d’Amécourt per la scelta e pel numero degli aurei, di cui quella era esclusivamente composta, poteva però starle molto da vicino per l’importanza complessiva, contenendo gran numero di pezzi e grandi rarità in tutti i metalli.
Le prime due furono vendute dagli stessi proprietarii; quest’ultima dagli eredi del fu visconte di Quelen, mancato ai vivi nel 1887. E così sono cessate tre delle più importanti Collezioni di monete Romane che esistevano in Francia. È sempre doloroso il vedere disperso in pochi giorni quanto un amatore ha messo insieme in tanti anni di cure, di fatiche e di spese; ma d’altronde, se così non fosse, come potrebbero formarsi i nuovi raccoglitori e le nuove raccolte? Da un male nasce un bene, dalla distruzione sorge una nuova creazione, e, come nella natura, tutto si avvicenda, si succede e si trasforma, ma nulla va perduto, così le collezioni si sciolgono e si ricompongono e le monete passano dall’una all’altra mano, permettendo in tal modo a molti di poterne successivamente essere i proprietarii. — Nella vendita Quelen, per esempio, ricompajono già molti pezzi acquistati solo un anno fa alla vendita d’Amécourt, come si rileva dalle citazioni del Catalogo. Fra un anno forse in una nuova vendita vedremo figurare i pezzi già appartenuti alla Collezione Quelen! E così le monete, dopo cessato da parecchi secoli il corso naturale a cui erano destinate, seguono ancora un altro corso, quasi risorgendo a una seconda vita, dall’una all’altra mano de’ raccoglitori, finché poco a poco verranno a prendere stabile dimora nei pubblici Musei. E i raccoglitori dell’avvenire... d’un avvenire ancora abbastanza lontano... dovranno accontentarsi di quanto quelli del presente trascurano o collocano fra gli scarti..., a meno che la perfezionata abilità dei falsificatori non pensi a procurar loro quelle rarità e quelle conservazioni ohe invano cercherebbero genuine. È un’arte vecchia, che si studia, si raffina e si perfeziona ogni giorno, e anche i raccoglitori dell’oggi non sapranno mai tenersi abbastanza in guardia, principalmente quando si tratta del più nobile dei metalli.
I raccoglitori odierni però sono finora lontani dal pericolo che manchi loro la materia ed anzi pare ohe l’offerta superi la dimanda, dacché buon numero delle molte monete buttate ultimamente sul mercato è ancora in cerca di collocamento. I prezzi se ne sono risentiti, e lo dimostra il fatto che le monete provenienti dalla vendita d’Àmécourt furono nella vendita Quelen cedute con un generale e sensibilissimo ribasso. Può essere di qualche interesse ― commerciale s’intende ― osservare nel seguente specchietto il raffronto dei due prezzi. Due sole monete ottennero il prezzo dell’anno scorso, tutte le altre subirono un ribasso più o meno sensibile, ma che supera in media il 25 0/0, il che è assai. Bisogna però convenire che i prezzi delle monete antiche erano stati spinti eccessivamente e non crediamo sia un male che un momento di pletora li abbia ridotti a più miti e ragionevoli proporzioni.
Monete passate dalla Coll. d’Amécourt alla Quelen |
Prezzi della vendita Quelen |
Prezzi della vendita d’Amécourt | |||||
N. | 162 | Cornelia. | L. | 400 | – | L. | 20 |
» | 461 | Vibia | » | 505 | – | » | 375 |
» | 486 | G. Cesare | » | 410 | – | » | 625 |
» | 499 | Bruto | » | 2680 | – | » | 3400 |
» | 507 | Lepido | » | 1550 | – | » | 2210 |
» | 521 | M. Antonio | » | 225 | – | » | 610 |
» | 561 | Augusto | » | 145 | – | » | 200 |
» | 684 | » | » | 570 | – | » | 665 |
» | 853 | Interregno | » | 900 | – | » | 1620 |
» | 929 | Vespasiano | » | 70 | – | » | 76 |
» | 934 | » | » | 215 | – | » | 305 |
» | 945 | Vesp. e Domitilla | » | 1370 | – | » | 2600 |
» | 947 | Tito | » | 215 | – | » | 230 |
» | 906 | Tito e Giulia | » | 1650 | – | » | 2900 |
» | 1053 | Trajano padre | » | 905 | – | » | 1165 |
» | 1058 | Adriano | » | 215 | – | » | 280 |
» | 1165 | M. Aurelio | » | 77 | – | » | 125 |
» | 1170 | » | » | 84 | – | » | 90 |
» | 1192 | Faustina figlia | » | 285 | – | » | 335 |
» | 1219 | Commodo | » | 325 | – | » | 325 |
» | 1221 | » | » | 215 | – | » | 270 |
» | 1303 | Albino | » | 2320 | – | » | 3125 |
» | 1370 | Giulia Domna | » | 420 | – | » | 455 |
» | 1436 | Geta | » | 680 | – | » | 790 |
» | 1466 | Eliogabalo | » | 255 | – | » | 280 |
» | 1691 | Gallieno | » | 1600 | – | » | 1950 |
» | 1747 | Postumo | » | 745 | – | » | 900 |
» | 1777 | Vittorino | » | 1500 | – | » | 1910 |
» | 1783 | « | » | 1185 | – | » | 1850 |
» | 1811 | Claudio II | » | 550 | – | » | 880 |
» | 1831 | Tacito | » | 370 | – | » | 415 |
» | 1848 | Probo | » | 240 | – | » | 376 |
» | 1880 | Diocleziano | » | 226 | – | » | 285 |
» | 1884 | « | » | 440 | – | » | 600 |
» | 1886 | « | » | 220 | – | » | 300 |
» | 1896 | « | » | 249 | – | » | 325 |
» | 1957 | Alletto | » | 1865 | – | » | 2250 |
» | 1996 | Severo II | » | 290 | – | » | 390 |
» | 2020 | Alessandro tiranno | » | 1255 | – | » | 1730 |
» | 2080 | Costantino I | » | 165 | – | » | 166 |
» | 2089 | « | » | 600 | – | » | 765 |
» | 2106 | Crispo | » | 475 | – | » | 600 |
» | 2111 | « | » | 815 | – | » | 9501 |
» | 2120 | Costantino II | » | 510 | – | » | 720 |
» | 2218 | Valente | » | 1767 | – | » | 1800 |
» | 2230 | Procopio | » | 1400 | – | » | 2150 |
» | 2348 | Verina | » | 225 | – | » | 225 |
» | 2352 | Ariadne | » | 400 | – | » | 500 |
Il ricavo totale di questi 48 pezzi fu di L. 33809 — mentre erano stati pagati 46113 alla vendita d’Amécourt. — Il listino delle monete d’oro romane si può dire che segna un discreto ribasso.
Ecco ora gli altri pezzi interessanti della vendita Quelen:
69 M. Antonio, Leg. VI, Oro 1000
81 Arria, Oro 500
177 Cornuficia, Arg. 450
224 Hirtia, Oro 120
318 Mussidia, Oro 410
341 Petronia, Oro 530
424 Stazia, Arg. 140
500 Bruto, Arg. eid • mar • 250
504 Domizio Enobarbo, Oro 1110
505 Labieno, Arg. 310
506 Sesto Pompeo, Oro 515
519 Mussidia, Oro 355
520 “ Oro 410
536 M. Ant. e Fulvia, Oro 7700
538 Numonia, Oro 405
539 Ottavia e M. Ant., Oro 980
547 M. Antonio e Antillo, Oro 1200
548 Cajo Antonio, Arg. 130
681 Durmia, Oro 615
709 Voconia, Oro 410
722 Vipsania, Oro 1805
742 Antonio, Oro 220
749 Agrippina e Caligola, Oro 350
768 Agrippina, Giulia e Drusilla Br. 405
798 Agrippina e Claudio, Arg. m. 515
799 » Oro 180
848 Clodio Macro, Arg. 185
862 Galba, Oro 345
866 » » 201
875 » » 200
888 » rest Oro 330
893 Ottone, Oro 295
894 » 340
900 Vitellio, Oro 200
913 Vitellio padre, Oro 1250
918 Vespasiano, Oro 215
964 Giulia di Tito, Oro 2865
998 Domizia, Oro 440
1003 Domizia e Domiz., Oro 420
1030 Trajano, Oro 610
1044 Trajano e Plotina, Oro 300
1051 Matidia, Oro 400
1059 Adriano, Oro 350
1061 " Oro 510
1065 Adriano e Trajano, Oro 210
1086 Adriano, Trajano e Plotina, Oro
1090 Sabina, Oro 645
1104 Elio, Oro 245
1141 Faustina madre, Oro 705
1167 M. Aurelio, Oro 270
1178 Faustina figlia, Oro 212
1192 " Oro 285
1193 " Oro 205
1250 Crispina, Oro
1262 Didio Giuliano, Oro 655
1265 Manlia Scantilla, Oro 1465
1267 Didia Clara, Oro 715
1297 Albino m· b· 435
1308 Settimio Severo, Oro 260
1316 " Oro 250
1339 " Oro 330
1340 " Oro 380
1392 Caracalla, Oro 350
1415 Caracalla e Plautilla, Oro 620
1418 Plautilla, Oro 920
1428 Geta, Oro 635
1433 " Oro 64
1442 Geta e Caracalla, Oro 415
1456 Eliogabalo, Oro 365
1516 Mamea, Alessandro e Orbiana Arg. 585
1517 Uranio Antonino, Oro 4030
1558 Tranquillina, Arg. 480
1563 Filippo padre, Oro 430
1566 " Oro 465
1575 Filippo P. Filippo F. e Otacilla, Br. 430
1576 Otacilla, Oro 360
1582 Filippo figlio, Oro 485
1589 Pacaziano, Arg. 325
1590 Jotapiano,7 Arg. 140
1611 Erennio Etrusco, Oro 370
1627 Treboniano Gallo, Oro 350
1628 " Oro
1648 Volusiano, Oro 380
1675 Cornelia Supera, Arg. 220
1681 Valeriano padre, Oro 230
1682 " Oro 225
1690 Gallieno, Oro 203
1711 " Oro 300
1721 Gallieno e Salonina, Oro 580
1723 Salonina, Oro 530
1726 Salonino, Oro 493
1737 Macriano, Oro 1405
1745 Regaliano, Arg. 310
1746 Driantilla, Arg. 215
1750 Postumo, Oro 780
1753 " Arg. 215
1754 " Arg. 105
1769 " Oro 910
1772 Leliano,8 Oro 1950
1780 Vittorino, Oro 850
1783 Vittorino giovane. Br. 210
1789 Mario, Br. 126
1791 Tetrico, Br. 100
1796 " Oro 705
1797 " Oro 475
1798 " Br. 125
1799 " Oro 475
1801 Tetrico padre e figlio, Br. 125
1805 Tetrico figlio, Br. 155
1809 | Claudio II, | Oro | 620 | 2050 | Costantino I, | Oro | 680 |
1810 | " | Oro | 460 | 2051 | " | Oro | 955 |
1812 | " | Oro | 480 | 2052 | " | Oro | 910 |
1833 | Tacito, | Oro | 390 | 2053 | " | Oro | 255 |
1843 | Probo, | Oro | 480 | 2054 | " | Oro | 230 |
1845 | " | Oro | 710 | 2098 | Costantino I, Crispo e Costantino II, | Oro | 725 |
1847 | " | Oro | 395 | 2103 | Fausta, | Oro | 830 |
1855 | Caro, | Oro | 300 | 2105 | Crispo, | Oro | 225 |
1860 | M. Urbica, | Oro | 435 | 2107 | " | Oro | 690 |
1869 | Giuliano, | Oro | 605 | 2117 | Costantino II, | Oro | 805 |
1870 | " | Br. | 105 | 2122 | " | Oro | 200 |
1871 | " | Br. | 125 | 2124 | " | Oro | 305 |
1872 | Diocleziano | Oro | 270 | 2139 | Costanzo II, | Oro | 981 |
1900 | Dioclez. e Massim. | Br. | 320 | 2140 | " | Arg. | 999 |
1904 | Massimiano, Erc., | Oro | 320 | 2158 | Vetranione, | Arg. | 210 |
1905 | " | Oro | 235 | 2166 | Decenzio, | Oro | 167 |
1911 | " | Oro | 235 | 2167 | " | Oro | 290 |
1934 | Carausio, | Arg. | 176 | 2255 | Eugenio, | Arg. | 310 |
1935 | " | Arg. | 150 | 2256 | " | Oro | 145 |
1937 | " | Arg. | 215 | 2256 | Onorio, | Arg. | 695 |
1939 | " | Arg. | 224 | 2270 | Costanzo III, | Oro | 315 |
1956 | Carausio Diocleziano e Massim. Erc. | Br. | 665 | 2271 | " | Oro | 102 |
1974 | Elena, | Oro | 1050 | 2281 | Massimo tiranno. | Arg. | 199 |
1979 | Gal. Massimiano, | Oro | 425 | 2282 | Gioviano, | Oro | 285 |
1980 | " | Oro | 205 | 2284 | Sebastiano, | Arg. | 260 |
1991 | Gal. Valeria, | Oro | 300 | 2285 | Attalo, | Oro | 200 |
2201 | Severo II e Massimiano, | Br. | 155 | 2299 | Eudossia, | Oro | 1300 |
2061 | Licinio padre, | Oro | 600 | 2303 | Avito, | Oro | 230 |
2046 | Licinio figlio, | Oro | 535 | Olibrio, | Oro | 605 | |
2044 | " | Oro | 600 | 2322 | Glicerio, | Oro | 345 |
2045 | " | Oro | 350 | 2323 | " | Oro | 169 |
2327 | Romolo, | Oro | 327 | ||||
2347 | Verina, | Oro | 399 |
- Il prodotto totale della vendita Quelen fu di L. 226620,50.
F. G.
Vendita Morel-Fatio. — La vendita della raccolta Morel-Fatio, che ebbe luogo a Francoforte, diede un prodotto di oltre 40,000 marchi (50,000 lire).
I manoscritti numismatici del compianto Carlo Kunz furono acquistati dal sig. Conte N. Papadopoli. Si compongono di ben 30,000 schede, in massima parte di bibliografia.
Gabinetto Numism. di Brera. — In relazione all’articoìo dell’illustre C. Cantù, pubblicato nell’Archivio Storico Lombardo (Anno XIV, fasc. III, pag. 575), intorno al Gabinetto Numismatico di Brera ed alla scarsità di documenti e notizie di questo Istituto anteriori all’anno 1796, venne poi pubblicata nel fasc. IV, pag. 887, dello stesso periodico, una lettera del Conte Giorgio Giulini, risguardante un cambio di monete progettato fra il Gabinetto stesso e il Conte Pietro Verri.
Ora il Cav. Amilcare Ancona ci comunica la seguente lettera, che si trova fra gli autografi della sua collezione.
È la risposta del Conte Pietro Verri al Conte Giulini.
- Carissimo e ornatissimo Amico,
“Sono contentissimo del contratto progettato e vi sono pieno d’obbligazione per la fatica che tanto gentilmente avete sofferta per me. Ii comunicarmi poi il vostro arbitramento è un effetto di quella bontà e grazia colla quale mi onorate.”
“Il mio promemoria l’ho umiliato a S. E. Con. Firmian e S. A. R. non ne ha saputo niente, sarebbe perciò opportuno che vi compiaceste di sostituire al nome del Principe quello del Ministro.”
“Mi figuro che poi il vostro scritto vi compiacerete di darlo al Sig.r Conte Durini: ma in tutta confidenza io vi significherò un anecdota la quale vi persuaderà forse per l’amicizia che vi degnate d’avere di me a diferire un paio di settimane.”
“Oltre la subordinazione che io debbo a S. A. R. per ufficio ne sento un’altra ancora più cara e forte ed è quella dei beneficj; jeri coll’occasione che era da lui ho volato palesare a S. A. R. la mia supplica data per questo cambio perchè non voleva fargliene un mistero. Quel principe colla clemenza sua ordinaria mi ha fatto capire che il cambio non gli piace e che posto che non v’è serie me le vuol far donare le quindici monete che desidero. Farmi che per far questo egli voglia scrivere a Vienna e mi ha detto di sospendere frattanto alcun poco il cambio. L’oggetto è tanto piccolo per il Governatore Arciduca che se lo dimenticasse sarebbe cosa assai naturale; allora starei più imbrogliato che non sono adesso.”
“In ogni evento conviene ch’io diferisca sino al tempo che possa corrispondere alla posta di Vienna cioè sino ai primi giorni di Luglio. Vi prego di tenere in voi questa confidenza. Aggradite la protesta della più rispettosa e costante servita e amicizia del
Vostro”
- 15 Giugno 1776.
«P. V.»
Il Dott. Umberto Rossi, collaboratore di questa Rivista, è stato nominato Conservatore nei RR. Musei, con destinazione a Firenze.
Una circolare del ministro Magliani vieta agli agenti di riscossione ed ai tesorieri di ricevere in pagamento le moneto di bronzo da centesimi 5 e 10 di conio greco, che dalla speculazione vengono importate su larga scala nel Regno. Un avviso al pubblico lo avverte che tali monete non hanno corso legale nello Stato e che quindi chiunque è in diritto di rifiutarle.
Un altro furto di monete. — I giornali tunisini del principio di settembre ci hanno recato la notizia di un grosso furto avvenuto a S. Luigi (Cartagine) nei locali del museo omonimo. Oltre alle pietre preziose ed agli amuleti che colà si conservavano, furono involate tutte le monete antiche formanti le collezioni del museo.
Scoperte di ripostigli. — Verso la fine dello se. luglio, nelle vicinanze di Vercelli, fu trovato un ripostiglio di denari imperiali, in numero di 340 pezzi, da Pupieno a Valeriane juniore. Pupieno e Mariniana vi erano rappresentati da un solo esemplare; vi abbondavano invece i denari comunissimi di Treboniano Gallo, Traiano Decio, Volusiano, Gallieno, Salonina e Valeriane padre.
A Mombello (Lago Magg., Prov. di Como), si rinvennero alcune monete doro medioevali, cioè zecchini del Senato Romano e fiorini di Filippo Maria Visconti.
Guida Numismatica Universale. — I sigg. fratelli Gnecchi stanno attendendo ad una 2.a edizione, ampliata ed interamente rifusa, della loro Guida Numismatica Universale. Essi rivolgono per mezzo nostro un caldo invito ai Raccoglitori, nonchè a tutti i Direttori di Musei e Gabinetti Numismatici, perchè vogliano inviar loro nel più breve termine possibile le notizie riguardanti gli eventuali mutamenti o le aggiunte da introdursi in questa 2.a edizione, per la quale i sigg. Gnecchi hanno diramato un gran numero di schede o questionari. Chi non avesse ricevuto, tale scheda e desiderasse d’averla, è pregato di rivolgersi agli stessi Sigg. Francesco ed Ercole Gnecchi, Via Monte di Pietà N. 1, Milano.
NOTIZIE VARIE
Falsificazioni moderne. — Dobbiamo segnalare ai nostri lettori un’altra falsificazione di moneta italiana apparsa da poco tempo e di cui vedemmo già tre esemplari perfettamente identici di conio. Questa moneta è il Sesino della Prima Repubblica Milanese (1250-1310). Eccone la descrizione:
D/ — Trifoglio MEDIOLANVM.
Croce fra quattro trifogli.
R/ — S AMBROSIV.
Il Santo seduto di prospetto, col pastorale nella sinistra e la destra in atto di benedire.
Questo sesino è una piccola varietà di quello esistente nel Museo di Sua Maestà a Torino (v. Gnecchi: Le Monete di Milano, pag. 256; tav. LVII, n. 2), e che è l’unico finora conosciuto.
La moneta è ben fatta; non ha che un difetto comune a tutte queste moderne falsificazioni: è troppo bella, ossia non ha l’impronta dell’epoca. Per quelli che sono un poco esperti nella materia, la falsità di questa moneta si riconosce a colpo d’occhio dal tipo e specialmente dai caratteri della moneta, i quali sono ben lontani dall’assomigliare a quelli delle monete genuine. Si noti sopratutto la S del rovescio la quale è perfettamente moderna. Per quanto facciano i nostri attuali falsificatori, ben difficilmente arriveranno a riprodurre quel tipo rozzo e direi quasi semi-bizantino delle monete italiane del XIII secolo.
Gli amatori dunque, ove capitasse loro nelle mani qualche esemplare di questo sesino e fossero ancora titubanti sulla sua genuinità, mettano a confronto questa moneta cogli anibrosini della stessa Repubblica, che sono comunissimi e ohe tutti possiedono. Dopo tale esame si persuaderanno, senza il bisogno di altri argomenti, che il sesino in discorso è assolutamente falso.
E. G.
Ritrovamento d’un ripostiglio. — A Ballabio sopra Lecco, nel riparare il pavimento di una stalla, vennero alla luce, non ha guari, parecchie monete della seconda metà del XVI e del decorso del XVII secolo. Sono sei pezzi d’oro e venti d’argento.
In oro: due zecchini veneti, uno di Marino Grimani, uno di Pasquale Cicogna; una doppia di Firenze di Ferdinando II Medici; tre doppie di Spagna, una di Filippo II (Heiss, — Monete Ispano-Cristiane, a Filippo II, n. 2); le altre due tosate e guaste ed illeggibili.
In argento: diciasette ducatoni milanesi dei quali due di Filippo II descritti nelle Monete di Milano dei fratelli Gnecchi ai N. 32 e 33 di quel regnante; otto sul tipo del N. 17 di Filippo III con varietà insignificanti, sette come il N. 31 di Filippo IV con diverse varianti anch’esse di poca importanza: uno scudo veneto della croce di Antonio Priuli ed uno di Giovanni Cornare; un ducatene spagnuolo assai sconservato.
Dei titolari di queste monete, due soli varcarono il 1630, Filippo IV di Spagna † 1666, e Ferdinando II di Toscana † 1670. Degli altri, l’ultimo deceduto ed anche l’ultimo in ordine di data assunto al regno è Giovanni Cornaro doge di Venezia (1626-30).
Il nascondimento non potè dunque aver luogo prima del 1626. Non potei leggere la data in tutti i ducatoni di Filippo IV, ma non ne riscontrai di più moderna del 1622: la figura del re è in tutti in età giovanile. La doppia di Ferdinando II potrebbe essere stata coniata prima e dopo il 1630: per il che, visto che tutti gli altri pezzi sono anteriori a quest’epoca pare a me che quelle monete abbiano potuto essere sepolte nell’occasione del passaggio dei mercenari tedeschi per la guerra di Mantova e che il proprietario, ucciso forse dalla peste che seguì, non potè riprenderle. E nel vedere quell’oro e quell’argento mi sovvennero alla mente le pagine del nostro immortale Manzoni nelle quali è così al vivo dipinta l’irruzione di quelle orde e lo spavento delle popolazioni costernate e fuggenti.
G. G.
Il famoso ripostiglio di Russia. — Nello scorso ottobre i giornali di tutta Europa avevano riportato da non sappiamo quale giornale russo la notizia della scoperta di uno straordinario ripostiglio nella Russia Meridionale. Si parlava nientemeno che di un importo metallico in monete romane d’oro di circa 20 milioni di rubli, che alcuni poi facevano salire a 40.... Abbiamo scritto a un nostro buon corrispondente ed amico di Kiew per sapere se qualche cosa e quanto ci fosse di vero in tale notizia, ed ecco cosa ci viene risposto:
“Quanto all’enorme tesoro ascendente a 17 o più milioni di rubli, di cui i giornali hanno menato tanto chiasso, non c’è nulla affatto di vero.”
“Un idiota di contadino chiamato Levotscho raccontava d’aver scoperto nei dintorni del villaggio di Starahorodni (distretto di Oster, governo di Tschernigow) un sotterraneo nel quale si trovavano 12 botti piene di monete d’oro. Esistono difatti in quei paraggi le rovine d’un antico castello intorno al quale un’antica leggenda popolare dice che l’ultimo proprietario nascose nei sotterranei un immenso tesoro. Ed ecco tutto. I creduli paesani vi fanno sovente degli scavi, ma non trovano nulla.”
“L’unico risultato che ottengono è la distruzione di molti oggetti archeologici. La mania di cercare tesori nella Polonia è ora universale, e malgrado le proibizioni del governo, si fanno scavi dappertutto con danno enorme dell’Archeologia, e con nessun altro risultato.”
Nuovi doni al Gabinetto Numismatico di Brera. — Diamo la nota dei doni pervenuti a questo Gabinetto, dopo la pubblicazione del fasc. I della Rivista:
Dalla sig. Carolina Gnoato, vedova del Comm. B. Biondelli, il busto in marmo del compianto Direttore, — opera di Tantardini.
Dalla sig. Baronessa Carlotta Basile, un esemplare della medaglia per la Piazza del Duomo in Milano, secondo il progetto Mengoni.
Dal Prof. Comm. Giuseppe Bertini, varie grandi medaglie di premio, italiane ed estere.
Dal Dott. Cav. G. B. De Capitani d’Arzago, già aggiunto per vari anni al Gabinetto, un volume contenente le lezioni di Archeologia e di Numismatica pronunciate dal Comm. Biondelli negli anni 1861-62, e dal Dott. De Capitani raccolte a penna.
Dal Capitano Manfredo Camperio, due monete in bronzo col silphium, da lui raccolte in Cirenaica (sono quelle pubblicate nell’annata 1882 del suo Esploratore).
Dall’incisore sig. Luigi Broggi, un esemplare in bronzo della sua grande medaglia per il viaggio di Re Umberto nelle Romagne.
Dall’incisore sig. Francesco Grazioli, un esemplare in bronzo della sua medaglia per la Società Amici dell’Educazione, di Lugano, col busto di Stefano Franscini.
Dal Cav. Giuseppe Gavazzi, una monetina interessante dei Gonzaghi (zecca di S. Martino dell’Argine).
Dall’Ing. De Strani, a mezzo del Prof. Pompeo Castelfranco, una moneta milanese, trovata recentemente negli scavi.
Dal sig. Francesco Polleri, di Genova, il nuovo scudo spagnuolo, coll’effigie del re bambino.
Dal sig. Celestino Mauro, due monete del Marocco.
Dal Dott. Gerolamo Weiss, una medaglia.
Dal sig. Gaspare Pirelli, di Varenna (Lago di Como), a mezzo del Dott. Cencio Poggi, due medaglie patriotiche. Dalla Direzione degli Asili di Milano, a mezzo del Cav. Francesco Gnecchi, un esemplare in bronzo della medaglia coniata in onore di Giuseppe Sacchi.
Da quello stesso donatore anonimo cui si accennava nel primo fascicolo, moltissime monete milanesi d’argento, prove di zecca, ecc.
Tessere romane. — Il sig. A. de Belfort, direttore dell’Annuaire de la Société Française de Numismatique et d’Archeologie, intraprenderà fra poco in quel periodico la pubblicazione di un lavoro sulle tessere romane in bronzo.
L’autore prega tutti coloro che posseggono o conoscono delle tessere, di volergliene mandare gl’impronti in ceralacca, avendo cura d’indicare, per ciascun pezzo, il nome e l’indirizzo del proprietario. Questa domanda comprende tutte le tessere romane in bronzo, eccetto i contorniati e le spintrie. L’indirizzo è: M. de Belfort, 25, rue Las Cases, Paris.
Per la Numismatica milanese. — I sigg. fratelli Gnecchi stanno raccogliendo i materiali per un’Appendice alla loro opera sulle Monete di Milano, Quest’Appendice dovrebbe, possibilmente, dar notizia di tutte le monete milanesi che non figurano nel libro, tenendo conto non solo delle monete nuove per tipo, per metallo, per valore, ma anche delle semplici varietà di leggenda e di conio. Essi pregano quindi i sigg. Direttori di Musei e Gabinetti, nonché tutti i sigg. Numismatici e Raccoglitori, di trasmetter loro con sollecitudine le descrizioni, oppure gl’impronti, i disegni, ecc., di tali monete da aggiungere, di cui si terrà conto diligentemente nella compilazione dell’Appendice. Si prega di spedire le lettere al seguente indirizzo: Francesco ed Ercole Gnecchi, Milano, Via Monte di Pietà n. 1.
Note
- ↑ Questa bellissima moneta unica e inedita apparteneva alla Collezione Gosselin, alla vendita della quale nel 1864 raggiunse il prezzo di L. 400.
- ↑ Esemplare della Collezione Racine venduto nel 1879 a L. 600.
- ↑ Esemplare della Collezione Jarry venduto nel 1878 a L. 500.
- ↑ L’esemplare d’Amécourt assai meno importante di questo colla legenda saeculares avg raggiunse lo scorso anno il prezzo di L. 6100
- ↑ D. Promis. Monete del Piemonte inedite o rare, Torino, 1863; in 4°. Pag. 11-13 tav. I, n. 7.
- ↑ Diamo la nobilissima lettera che accompagnava il dono, e le facciamo seguire la risposta del nostro Sindaco:
CITTÀ DI TORINO GABINETTO DEL SINDACO Addì 19 Maggio 1888.
Questa Giunta Municipale, in seduta del 4 marzo 1885, deliberava di completare il Medagliere di Casa Savoja esistente nel Museo Civico coll’aggiunta dei conii relativi agli attuali Regnanti, e di offrire in dono un esemplare dell’intera collezione di medaglie al patriottico Municipio di Milano, che tante dimostrazioni d’affetto e di stima diede in parecchie occasioni alla Città di Torino.
Ultimata in questi ultimi giorni la succennata storia metallica della gloriosa Dinastia Sabauda, io mi faccio gradito dovere di offrirne un esemplare all’Amministrazione Comunale, alla quale V. S. Illustrissima presiede con tanto senno ed unanime plauso, valendomi all’uopo della cortese offerta di ricapito fattami dall’Ing. Comm. Riccio, egregio Assessore di questo Municipio, il quale si reca a Milano questa sera stessa.
Nutro fiducia che codesto Municipio sarà per gradire il dono quale attestato dei vincoli di viva simpatia e di fratellanza che uniscono Torino alla nobile Milano; e rinnovo alla S. V. Illustrissima l’espressione dei miei sentimenti di alta stima e di inalterabile devozione.
Il Sindaco
firmato M. VOLI
Illustrissimo Signor Sindaco della Città di
MILANO. MUNICIPIO DI MILANO
18 Maggio 1888.
Jeri, il signor Assessore presso codesto Municipio, illustrissimo Signor Commendatore Riccio, mi ha consegnato l’esemplare del Medagliere della gloriosa Dinastia di Savoja che l’Onorevole Rappresentanza della Città di Torino ha destinato in dono alla Città di Milano.
Io Le porgo, Illustrissimo Signor Sindaco, a nome di Milano, il più caloroso ringraziamento per il dono splendidissimo, e molto più per la lettera estremamente cortese e lusinghiera per questa mia Città, colla quale Ella volle accompagnarlo.
Milano è lieta delle simpatie e dell’affetto di Torino; e vi risponde con una folla di sentimenti che tutti riposano sulla gratitudine antica e sulla riverenza che essa professa verso la nobilissima e generosa sorella: e Milano grandemente si compiace di tutto ciò che, ravvivando i vincoli che uniscono le due Città, valga a conservarle fraternamente congiunte nelle feconde gare del lavoro e del progresso a beneficio della patria comune.
Voglia, illustrissimo Signor Sindaco, esprimere i miei particolari ringraziamenti al Signor Comm. Riccio, il quale, incaricato d’una missione gentile, non avrebbe potato più gentilmente disimpegnarla: voglia pure accogliere l’espressione dei miei sentimenti di alta stima e profonda devozione.
Il Sindaco
firmato NEGRI.
Illustrissimo Signor Sindaco della Città di
TORINO - ↑ Prezzo di moneta molto sospetta, come del resto appare anche dall’impronta che ne è data nel Catalogo.
- ↑ Riteniamo per certo sia questo l'esemplare proveniente dalla Collezione Jarry, alla cui vendita nel 1878, ottenne l’enorme prezzo di L. 3500!
- Testi in cui è citato Henry Cohen
- Testi in cui è citato Félix Bienaimé Feuardent
- Testi in cui è citato Domenico Promis
- Testi in cui è citato Luigi Tommaso Belgrano
- Testi in cui è citato Domenico Sestini
- Testi in cui è citato Giorgio Giulini
- Testi in cui è citato Giancarlo Rossi
- Testi in cui è citato Vincenzo Lazari
- Testi in cui è citato il testo Zecche e monete degli Abruzzi
- Testi in cui è citato Ernest Babelon
- Testi in cui è citato Francesco Gnecchi
- Testi in cui è citato Carlo Kunz
- Testi in cui è citato Niccolò Papadopoli
- Testi in cui è citato Cesare Cantù
- Testi in cui è citato Pietro Verri
- Testi in cui è citato Umberto Rossi
- Testi in cui è citato Manfredo Camperio
- Testi SAL 75%
- Rivista italiana di numismatica 1888