Scritti sulla storia della astronomia antica - Volume II/XIV. - Sui Parapegmi o Calendari astro-meteorologici degli antichi/II
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L’osservazione dei solstizi serviva dunque ai Greci primitivi per fissare il principio dell’anno e l’ordine delle lune intercalari. Ma per stabilire le altre epoche intermedie in modo consentaneo al corso delle stagioni ad uso dell’agricoltura e della navigazione impiegavano essi già da tempo immemorabile l’osservazione assidua delle epoche, in cui certe stelle più brillanti o certi gruppi di stelle più facili a riconoscere (le Pleiadi, il Delfino, la Zona d’Orione), incominciavano ad esser visibili, o cessavano d’esser visibili al cominciar dell’alba, o al finir del crepuscolo vespertino. È questo un genere d’osservazioni molto semplice, e facile anche al contadino od al pastore più rozzo, bastando qualche attenzione ed un orizzonte puro. Le epoche di tali fenomeni essendo collegate principalmente col corso annuo del Sole lungo l’eclittica, e potendosi sempre determinare entro pochi giorni d’errore, formavano una specie di calendario naturale, in cui si poteva leggere direttamente il tempo dell’aratura o quello della seminagione, o quello in cui si potevano mettere in mare le navi. Queste apparizioni od occultazioni mattutine e serali delle stelle fisse costituiscono la vera e principal base degli antichi Calendari astrometeorologici; esse formavano una parte essenziale della pratica agricola e nautica; ad esse si riferiscono infinite allusioni nei poeti greci e latini; allusioni che richiedono talvolta molto studio per esser intese perfettamente. Diciamo con brevità in che cosa esse precisamente consistano.
1. In un’epoca qualunque dell’anno dopo tramontato il Sole, volgiamo lo sguardo verso l’orizzonte occidentale, aspettando che il progressivo decrescere della luce crepuscolare renda visibile colà alcuna delle stelle più brillanti, come Regolo, Aldebarano, Arturo o la Spica. La stella comincierà a vedersi quando il Sole sarà giunto ad una determinata profondità sotto l’orizzonte. Nel giorno consecutivo essa si renderà pure visibile quando il Sole sia giunto alla stessa profondità. Ma intanto nell’intervallo il Sole, per effetto del suo moto zodiacale ha proceduto di quasi un grado verso levante lungo l’eclittica; perciò la stella, al momento di rendersi visibile, si troverà sensibilmente più bassa, che non fosse nel giorno antecedente. Continuando l’osservazione nei giorni seguenti, la stella al momento del suo apparire si troverà sempre più vicina all’orizzonte; perchè avanzandosi il Sole fra le costellazioni zodiacali verso levante, i suoi crepuscoli vengono ad invadere regioni sempre più orientali del cielo stellato. Verrà finalmente un giorno, in cui la stella al momento del suo apparire vespertino sarà tanto bassa, che tramonterà subito dopo. (Questa coincidenza dell’apparizione vespertina della stella col suo tramonto ne costituisce l’occaso vespertino, detto anche talvolta occaso eliaco, perchè si fa poco dopo quello del Sole. In quello stesso giorno avremo anche finito di vedere la stella al suo tramontare; infatti nei giorni consecutivi il Sole spingendosi coi suoi crepuscoli verso regioni del cielo sempre più orientali, all’istante in cui esso sarebbe sufficientemente basso sotto l’orizzonte per lasciar vedere la stella, questa sarà già tramontata. In altri termini, nel momento in cui la stella tocca l’orizzonte occidentale, sarà ancora giorno troppo chiaro. Perciò si dice ancora, che essa ha subito la sua occultazione vespertina.
2. Contemporaneamente a queste osservazioni si noteranno all’orizzonte orientale fenomeni corrispondenti, benchè d’altra natura. Fissiamo da quella parte per più sere consecutive il luogo di una stella al momento in cui vince la chiarezza del cielo e comincia a diventare visibile. Si troverà che il luogo dell’apparizione si fa, di sera in sera, sempre più alto sull’orizzonte; onde si conclude che in analogo momento dei giorni anteriori ha dovuto esser più bassa. E vi fu tale giorno, in cui la stella, al momento di vincere la luce crepuscolare, appunto si affacciava all’orizzonte. Onde si conclude che prima ancora di quel giorno si levava già tutta visibile, e colla sua intiera luce, a notte più o meno inoltrata. Quel giorno, in cui la stella vince il crepuscolo appunto nel momento in cui sorge all’orizzonte orientale, segna la data del levare vespertino, detto anche talvolta levare acronico. E manifestamente in quel giorno per l’ultima volta sarà possibile vedere la levata della stella; perchè nei giorni posteriori questa levata si farà a cielo troppo chiaro.
3. Analoghe fasi si osservano al mattino sul cominciar dell’aurora. Col progressivo cessar dell’oscurità notturna si vedono in ogni parte del cielo scomparire successivamente le stelle. Quelle di esse, che al momento di scomparire si affacciano sull’orizzonte di levante, non rimangono visibili che pochi istanti, estinte subito dopo il loro levare dal continuo accrescersi della luce diurna. Ma il giorno dopo, avanzatosi il Sole d’alquanto spazio attraverso alle costellazioni zodiacali verso levante, al momento in cui sorgeranno su quelle stelle, si troverà più basso; onde per estinguerle dovrà salire un poco. Il tempo della loro visibilità mattutina si troverà così alquanto aumentato, e crescerà viepiù nei giorni consecutivi. Per converso, nei giorni antecedenti, al momento del levare di quelle stelle, il Sole era troppo vicino all’orizzonte o forse anche già levato; quelle stelle non si vedevano affatto. Il giorno adunque, in cui una stella comincia ad emergere per pochi istanti dall’aurora sull’orizzonte orientale segnerà l’epoca, in cui, dopo esser stata occultata dai raggi solari, essa comincia le sue apparizioni mattutine. In quel giorno la stella avrà fatto il suo levare mattutino, detto anche eliaco, perchè succede nella prossimità del Sole.
4. Similmente per le stelle, che al momento di essere offuscate dall’aurora stanno appunto sul tramonto presso l’orizzonte occidentale, si ha il giorno e l’istante dell’occaso mattutino, detto anche talvolta cosmico. Considerando il moto del Sole lungo lo zodiaco si vedrà facilmente, che nei giorni antecedenti a quello non era possibile osservare il tramonto di dette stelle, il quale succedeva a giorno chiaro; e che sarà invece possibile osservare tale tramonto, nei giorni consecutivi.
Riassumendo, definiremo il levare e l’occaso vespertino di una data stella, per quel giorno e quell’istante della sera, in cui essa, al momento di superare coi suoi raggi la chiarezza del cielo ancora illuminato dal crepuscolo, si presenta all’orizzonte di levante, o cade giù sotto l’orizzonte di ponente. Il levare o l’occaso mattutino è determinato da quel giorno e da quell’istante del mattino in cui la stella, al momento di esser offuscata dal giorno chiaro, sorge all’orizzonte orientale, o tramonta a quello di ponente. Tali sono i celebri fenomeni detti apparizioni ed occultazioni stellari, che avevano una parte si cospicua nell’antica astronomia, e il cui studio particolare anche oggi offre curiosità abbastanza interessanti, astrazion fatta pure dall’utilità che presenta per la piena intelligenza dei poeti e per le ricerche di cronologia istorica.
Ora le epoche dell’anno solare, in cui per ciascuna stella non circumpolare si osservano i quattro fenomeni sopra notati, dipendono da diversi elementi, e primieramente dalla latitudine del luogo di osservazione, che determina la posizione dell’orizzonte rispetto all’eclittica e rispetto al parallelo celeste descritto dalla stella. Secondo, dalla profondità a cui deve arrivare il Sole sotto l’orizzonte, perchè la stella cominci ad essere visibile; la quale profondità manifestamente è maggiore per le stelle meno brillanti, ed ancora varia per la medesima stella, secondo che questa si trova col Sole dalla medesima parte dell’orizzonte, dove l’illuminazione dell’aria è più intensa, o dalla parte opposta, dove lo è assai meno. Ad esempio le stelle di prima grandezza nel primo caso non appaiono, se il Sole non ha almeno 11 gradi di profondità sotto l’orizzonte; nel secondo caso bastano 7 gradi.
In terzo luogo le epoche in questione sono strettamente collegate colla posizione che ciascuna stella ha rispetto ai quattro punti cardinali dell’eclittica (equinozi e solstizi); e non possono servire come divisione dell’anno tropico e come contrassegni delle stagioni, se non in quanto tale posizione si possa supporre invariata. Or questo a rigore non è; i punti equinoziali e solstiziali regrediscono annualmente lungo essa eclittica di un grado ogni 72 anni; inoltre l’obliquità dell’eclittica è soggetta ad una lenta diminuzione di un grado in 7500 anni. Ne segue, che per ogni stella la data dei fenomeni qui sopra descritti va lentamente ritardando rispetto alle epoche degli equinozi e dei solstizi. Tale ritardo è diverso da una stella all’altra non solo, ma per una medesima stella varia col tempo. Il ritardo medio, considerando tutte le stelle in tutte le epoche, è di un giorno ogni 71 anni. Questa variazione era intieramente sconosciuta ai tempi di cui parliamo; e lo fu ancora assai dopo. Tutti i Calendari astrometeorologici dei Greci e dei Romani suppongono che le epoche del levare e dell’occaso mattutino e vespertino delle stelle siano un indice fisso delle stagioni e delle vicende atmosferiche. E veramente l’effetto delle accennate variazioni non è in pratica sensibile che dopo alquanti secoli, attesa l’incertezza delle osservazioni di quei fenomeni, la quale arriva a parecchi giorni. Causa principale di errore sono qui la diversa acutezza della vista di chi osserva; i vapori dell’atmosfera, non sempre di ugual trasparenza; inoltre la limitazione fisica o topografica dell’orizzonte, la quale è sempre più o meno irregolare, quando non si tratti di grandi pianure o di luoghi aperti verso il mare.