Sei personaggi in cerca d'autore/Sei personaggi in cerca d'autore

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Nota Sei personaggi in cerca d'autore

[p. 7 modifica]Troveranno gli spettatori, entrando nella sala del teatro, levato il sipario e il palcoscenico com’è di giorno, senza quinte e senza scena, quasi bujo e vuoto, perchè fin da principio abbiano l’impressione d’uno spettacolo non preparato.

Il cupolino del suggeritore, messo da parte, accanto alla buca.

Dall’altra parte sul davanti, un tavolino e una poltrona con la spalliera voltata verso il pubblico, per il direttore capocomico.

Altri due tavolini, uno più grande, uno più piccolo e parecchie sedie attorno ad essi, disposti parte qua e parte là, come alle prove.

Dalla porta del palcoscenico si vedranno entrare gli attori della compagnia, uomini e donne, prima uno, poi un altro, poi due insieme, a piacere: otto o nove, quanti si suppone che debbano prender parte alle prove della commedia di Pirandello Il Giuoco delle Parti, segnata all’ordine del giorno. Alcuni, entrando, s’avvieranno ai loro camerini; altri, fra cui il suggeritore che ha il copione arrotolato sotto il braccio, si fermeranno sul palcoscenico in attesa del direttore per cominciar le prove; e intanto, o seduti a crocchio, o in piedi, scambieranno tra loro qualche parola; e chi accenderà una sigaretta, e chi scorrerà un giornale, e chi si ripasserà la parte.

Entrerà alla fine il direttore-capocomico e verrà al tavolino preparato per lui. Il suo segretario gli porterà [p. 8 modifica]la posta: qualche giornale, un copione sottofascia, una lettera, che egli aprirà e leggerà di sfuggita. Nel mentre il suggeritore prenderà posto nella buca, accenderà la lampadina alla sua destra, e stenderà davanti a sè il copione.


Il Direttore

(buttando la lettera sul tavolino).


Oh, qua non ci si vede. (Guardandosi attorno, e poi rivolgendosi al Trovarobe). Per piacere, faccia calare e accendere una bilancia.


Il Trovarobe (alzandosi).


Subito, sissignore (si reca a dar l’ordine).

Poco dopo, mentre s’inizia la prova, si vedrà abbassare la bilancia accesa.


Il Direttore (battendo le mani).


Su, su, andiamo. (Al Suggeritore). Il secondo atto del Giuoco delle Parti. (Siede sulla poltrona).

Gli attori e le attrici sgombreranno il davanti del palcoscenico e andranno a sedere ai due lati, tranne i tre che principieranno la prova.


Il Suggeritore

(leggendo nel copione).


«In casa di Leone Gala. Una strana sala da pranzo e da studio». [p. 9 modifica]

Il Direttore

(volgendosi al Trovarobe).

Metteremo la sala rossa.


Il Trovarobe

(segnando su un foglio di carta).

La rossa. Sta bene.


Il Suggeritore

(seguitando a leggere nel copione).

«Tavola apparecchiata e scrivania con libri e carte. Scaffali di libri e vetrine con ricche suppellettili da tavola. Uscio in fondo per cui si va nella camera da letto di Leone. Uscio laterale a sinistra per cui si va nella cucina. La comune è a destra».


Il Direttore

(alzandosi e indicando).

Dunque, stiano bene attenti: di là, la comune. Di qua, la cucina (Rivolgendosi all’attore che farà la parte di Socrate). Lei entrerà e uscirà di qua. (Al Trovarobe). Applicherà la bussola in fondo, e metterà le tendine. (Torna a sedere).


Il Trovarobe (segnando).

Sta bene. [p. 10 modifica]

Il Suggeritore (leggendo c. s.).

«Scena Prima. Leone Gala, Guido Venanzi, Filippo detto Socrate». (Al Direttore). Debbo leggere anche la didascalia?


Il Direttore.

Ma sì! sì! Gliel’ho detto cento volte!


Il Suggeritore (leggendo c. s.).

«Al levarsi della tela, Leone Gala, con berretto da cuoco e grembiule, è intento a sbattere con un mestolino di legno un uovo in una ciotola. Filippo ne sbatte un altro, parato anche lui da cuoco. Guido Venanzi ascolta, seduto».


Il Primo Attore (al Direttore).

Ma scusi, mi devo mettere proprio il berretto da cuoco in capo?


Il Direttore (urtato dall’osservazione).

Mi pare! Se sta scritto lì! (indica il copione).


Il Primo Attore.

Ma è ridicolo, scusi! [p. 11 modifica]

Il Direttore

(balzando in piedi sulle furie).

«Ridicolo! ridicolo!». Che vuole che le faccia io, se dalla Francia non ci viene più una buona commedia, e ci siamo ridotti a mettere in iscena commedie di Pirandello, in cui non si capisce nulla, fatte apposta dall’autore per ridersi di me, di lei, del pubblico? (Gli attori ridono. E allora egli, alzandosi e venendo presso il primo attore grida): Il berretto da cuoco, sissignore! E sbatta le uova! Lei crede, con queste uova che sbatte, d’essere su un palcoscenico qualunque? Si levi quest’illusione! Lei rappresenta il guscio di queste uova che sbatte! (Gli attori tornano a ridere e si mettono a far commenti tra loro ironicamente). Silenzio! E prestino ascolto quando spiego! (Rivolgendosi di nuovo al Primo Attore). La vuota forma della ragione, senza il pieno dell’istinto che è cieco! Lei è la ragione, e sua moglie l’istinto; in un giuoco di parti assegnate, per cui lei che rappresenta la sua parte è volutamente il fantoccio di se stesso. Ha capito?


Il Primo Attore

(aprendo le braccia).

Io, no! [p. 12 modifica]

Il Direttore (tornandosene al suo posto).

E neanche io! E andiamo avanti, che sarà un bellissimo disastro! (In tono confidenziale). Mi raccomando, si metta di tre quarti, perchè se no, tra le astruserie del dialogo e lei che non si farà sentire dal pubblico, addio ogni cosa! (Battendo di nuovo le mani). Attenzione! attenzione, e attacchiamo!


Il Suggeritore.

Scusi, Commendatore, permette che mi ripari col cupolino? Tira una cert’aria....


Il Direttore.

Ma sì, faccia, faccia!

L'Uscere del Teatro intanto sarà entrato dalla porticina del palcoscenico e, girando alla larga in punta di piedi, levandosi a un certo punto il berretto gallonato, si sarà appressato al tavolino. Durante questa manovra entreranno anche e si fermeranno davanti alla porticina del palcoscenico i Sei Personaggi, per modo che, quando l’uscere li annunzierà al Direttore, possa indicarli là in fondo, dove già al loro apparire, una strana tenuissima luce, appena percettibile, si sarà fatta attorno a loro, come irradiata da essi: lieve respiro della loro realtà fantastica. Questo soffio di luce sparirà quand’essi si faranno avanti per entrare in relazione con gli attori. Serberanno [p. 13 modifica]

tuttavia come una certa loro naturale levità di sogno, in cui son quasi sospesi, ma che pure non toglierà nulla all’essenziale realtà delle loro forme e delle loro espressioni.

Quello di essi designato come il Padre sarà sulla cinquantina: stempiato, ma non calvo, fulvo di pelo, con baffetti folti quasi acchiocciolati attorno alla bocca ancor fresca, aperta spesso a un sorriso incerto e vano; piuttosto grasso, pallido segnatamente nell’ampia fronte; occhi azzurri ovati, lucidissimi e arguti: vestirà calzoni chiari e giacca scura; a volte sarà mellifluo; a volte avrà scatti aspri e duri.

La Madre sarà come atterrita e schiacciata da un peso intollerabile di vergogna e d’avvilimento. Velata da un fitto crespo vedovile, vestirà umilmente di nero, e quando solleverà il velo, mostrerà un viso non patito, ma come di cera, e terrà sempre gli occhi bassi.

La Figliastra, di diciott’anni, sarà spavalda, quasi impudente. Bellissima, vestirà a lutto anche lei ma con vistosa eleganza. Mostrerà dispetto per l’aria timida, afflitta e quasi smarrita del fratellino, squallido Giovanetto di quattordici anni, vestito anch’esso di nero; e una vivace tenerezza, invece, per la sorellina, Bambina di circa quattro anni, vestita di bianco con una fascia di seta nera alla vita.

1l Figlio, di ventidue anni, alto, quasi irrigidito in un contenuto sdegno per il Padre e in un’accigliata indifferenza per la Madre, mostrerà d’esser venuto controvoglia là su un palcoscenico.


L'Uscere

(col berretto in mano).

Scusi, signor Commendatore. [p. 14 modifica]

Il Direttore (di scatto, sgarbato).

Che cosa c’è?


L'Uscere (timidamente).

Ci sono là certi signori, che chiedono di lei.


Il Direttore (di nuovo sulle furie).

Ma io qua provo! E sapete bene che durante la prova non deve passar nessuno! (Rivolgendosi in fondo) Chi sono lor signori? Che cosa vogliono?


Il Padre

(facendosi avanti, seguito poco dopo dagli altri, un po’ perplessi)

Noi veramente veniamo qua in cerca d’un autore.


Il Direttore (fra stordito e irato).

D’un autore? Che autore?


Il Padre.

D’uno qualunque, signore.


Il Direttore.

Ma qui non c’è nessun autore, perchè non abbiamo in prova nessuna «novità»! [p. 15 modifica]

La Figliastra (con gaja vivacità).

Tanto meglio, tanto meglio, allora, signore! Potremmo esser noi la loro «novità»!


Qualcuno degli Attori

(tra i vivaci commenti e le risate degli altri).

Oh senti, senti!


Il Padre (alla Figliastra).

Già, ma se non c’è l’autore! (Al Direttore). Tranne che non voglia esser lei....


Il Direttore.

Lor signori vogliono scherzare?


Il Padre.

No, per carità, che dice? Le portiamo un dramma, signore!


La Figliastra.

Potremmo esser la sua fortuna!


Il Direttore.

Ma mi facciano il piacere d’andar via, perchè qua non abbiamo tempo da perdere coi pazzi! [p. 16 modifica]

Il Padre (ferito e mellifluo).

Oh, signore, lei sa bene che la vita è piena d’infinite assurdità, che sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili; perchè sono vere.


Il Direttore.

Ma che diavolo dice?


Il Padre.

Dico che può stimarsi realmente una pazzia, sissignore, sforzarsi di fare il contrario: cioè, di crearne di verosimili, perchè pajano vere. Ma mi permetta di farle osservare, che se pazzia è, questa è per l'unica ragion d’essere del loro mestiere. (Gli attori si agitano, sdegnati)


Il Direttore (alzandosi e squadrandolo).

Ah sì? Le sembra un mestiere da pazzi, il nostro?


Il Padre.

Eh, far parer vero quello che non è; senza bisogno, signore, per giuoco.... Non è loro ufficio dar vita sulla scena a personaggi fantasticati? [p. 17 modifica]

Il Direttore

(subito, facendosi voce dello sdegno crescente dei suoi attori).

Ma io la prego di credere che la professione del comico, caro signore, è una nobilissima professione! Se oggi come oggi i signori commediografi nuovi ci danno da rappresentare stolide commedie e fantocci invece di uomini, sappia che è nostro vanto aver dato vita — qua, su queste tavole — a opere immortali! (Gli Attori soddisfatti, approvano e applaudono il loro Direttore).


Il Padre

(interrompendo e incalzando con foga).

Ecco! benissimo! a esseri vivi, più vivi di quelli che respirano e vestono panni! Meno reali, forse; ma più veri! Siamo perfettamente d’accordo! (Gli Attori si guardano tra loro, sbalorditi)


Il Direttore.

Ma come! Se prima diceva....


Il Padre.

No, scusi, per lei dicevo, signore, che ci ha gridato di non aver tempo da perdere coi pazzi, mentre nessuno meglio di lei può sapere che la [p. 18 modifica]natura si serve dello strumento della fantasia umana per proseguire, più alta, la sua opera di creazione.


Il Direttore.

Sta bene, sta bene. Ma che cosa vuol concludere con questo?


Il Padre.

Niente, signore. Dimostrarle che si nasce alla vita, in tanti modi, in tante forme: albero o sasso, acqua o farfalla.... o donna. E che si nasce anche personaggi!


Il Direttore

(con finto ironico stupore).

E lei, con codesti signori attorno, è nato personaggio?


Il Padre.

Appunto, signore. E vivi, come ci vede.
Il Direttore e i comici scoppiano a ridere, come per una burla.


Il Padre (ferito).

Mi dispiace che ridano così, perchè portiamo in noi, ripeto, un dramma, come lor signori possono argomentare da questa donna velata di nero. [p. 19 modifica]

Il Direttore

(alla fine spazientito e quasi indignato).

Ma via! Si levi! Sgombrino di qua! (Al Trovarobe). Perdio, faccia sgomberare!


Il Trovarobe

(eseguendo).

Via! Via! (fa per spingerli verso l'uscita).


Il Padre

(resistendo).

Ma no, veda, noi....


Il Direttore

(gridando).

Insomma, noi qua dobbiamo lavorare!


Il Primo Attore.

Non è lecito farsi beffe così....


Il Padre

(risoluto, facendosi avanti).

Io mi faccio meraviglia della loro incredulità! Non sono forse abituati lor signori a vedere balzar vivi in loro stessi, uno di fronte all’altro, i personaggi creati da un autore? Forse perchè non c’è là (indica la buca del suggeritore) un copione che ci contenga? [p. 20 modifica]

La Figliastra

(facendosi avanti al Direttore, sorridente, lusingatrice).

Creda che siamo veramente sei personaggi, signore, interessantissimi! Quantunque, sperduti.


Il Padre

(scartandola).

Sì, sperduti, va bene! (Al Direttore, subito): Nel senso, veda, che l'autore che ci creò, vivi, non volle poi, o non potè materialmente metterci al mondo dell'arte. E fu un vero delitto, signore, perchè chi ha la ventura di nascere personaggio vivo, può infischiarsi anche della morte. Non muore più! Morrà l'uomo, lo scrittore, strumento della creazione; la creatura non muore più! E per vivere eterna non ha neanche bisogno di straordinarie doti o di compiere prodigi. Chi era Sancho Panza? Chi era don Abbondio? Eppure vivono eterni, perchè — vivi germi — ebbero la ventura di trovare una matrice feconda, una fantasia che li seppe allevare e nutrire: far vivere per l'eternità!


Il Direttore.

Tutto questo va benissimo! Ma che cosa vogliono loro qua?


Il Padre.

Vogliamo vivere, signore! [p. 21 modifica]

Il Direttore

(ironico).

Per l’eternità?


Il Padre.

No, signore: almeno per un momento, in loro.


Un Attore.

Oh, guarda! guarda!


La Prima Attrice.

Vogliono vivere in noi!


L'Attor Giovine

(indicando la Figliastra).

Eh, per me volentieri, se si tratta di quella lì!


Il Padre.

Guardino, guardino: la commedia è da fare; (al Direttore): ma se lei vuole e i suoi attori vogliono, la concerteremo subito tra noi!


Il Direttore

(seccato).

Ma che vuol concertare! Qua non si fanno di questi concerti! Qua si recitano drammi e commedie! [p. 22 modifica]

Il Padre.

E va bene! Siamo venuti appunto per questo qua da lei!


Il Direttore.

E dov’è il copione?


Il Padre.

È in noi, signore. (Gli Attori ridono). Il dramma è in noi; siamo noi; e siamo impazienti di rappresentarlo, così come dentro ci urge la passione!


La Figliastra

(schernevole, con perfida grazia di caricata impudenza)

La passione mia, se lei sapesse, signore! La passione mia — per lui! (indica il Padre e fa quasi per abbracciarlo; ma scoppia in una fragorosa risata).


Il Padre (con scatto iroso).

Tu statti a posto, per ora! E ti prego di non ridere così!


La Figliastra.

No? E allora mi permettano: benché orfana da appena due mesi, stiano a vedere lor signori [p. 23 modifica] come canto e come danzo! (Accenna con malizia il «Prends garde a Tchou-Thin-Tchou» di Dave Stamper, ridotto, a Fox-trot o One-Step lento da Francis Salabert: la prima strofa, accompagnandola con passo di danza).

Les chinois sont un peuple malin,
De Shangaï à Pekin,
Ils ont mis des écriteux par-tout:
Prenez garde à Tchoù-Thin-Tchou!


Gli Attori e le Attrici

(ridendo e applaudendo).

Bene! Brava! Benissimo!


Il Direttore

(irato).

Silenzio! Si credono forse in un caffè-concerto? (Tirandosi un po' in disparte il Padre, con una certa costernazione): — Ma dica un po’, è pazza?


Il Padre.

No, che pazza! È peggio!


La Figliastra

(subito, accorrendo al Direttore).

Peggio! Peggio! Eh altro, signore! Peggio! Senta, per favore: ce lo faccia rappresentar subito, questo dramma, perchè vedrà che a un certo punto, io — quando quest’amorino qua (prende per mano la Bambina che se ne sta presso la Madre [p. 24 modifica] e la porta davanti al Direttore) — vede come è bellina? (la prende in braccio e la bacia) — cara! cara! — (la rimette a terra, e aggiunge, quasi senza volere, commossa): ebbene, quando quest’amorino qua, Dio la toglierà d'improvviso a quella povera madre; e quest'imbecillino qua (spinge avanti il Giovinetto, afferrandolo per una manica sgarbatamente) farà la più grossa delle corbellerie, proprio da quello stupido che è (lo ricaccia con una spinta verso la Madre) — allora vedrà che io prenderò il volo! Sissignore! Prenderò il volo! il volo! E non mi par l'ora, creda, non mi par l'ora! Perchè, dopo quello che è avvenuto di molto intimo tra me e lui (indica il Padre con un orribile ammiccamento) non posso più vedermi in questa compagnia, ad assistere allo strazio di quella madre per quel tomo là (indica il Figlio) — lo guardi! lo guardi! — indifferente, gelido lui, perchè è il figlio legittimo, lui! pieno di sprezzo per me, per quello là (indica il Giovinetto), per quella creaturina; che siamo bastardi — ha capito? bastardi. (Si avvicina alla Madre e l’abbraccia). E questa povera madre — lui — che è la madre comune di noi tutti — non la vuol riconoscere per madre anche sua — e la considera dall’alto in basso, lui, come madre soltanto di noi tre bastardi — vile! (Dirà tutto questo, rapidamente, con estrema concitazione, e arrivata al «vile» finale, dopo aver gonfiato la voce sul «bastardi», lo pronunzierà, piano, quasi sputandolo). [p. 25 modifica]

La Madre

(con infinita angoscia al Direttore).

Signore, in nome di queste due creaturine, la supplico.... (si sente mancare e vacilla) — oh Dio mio....


Il Padre

(accorrendo a sorreggerla con quasi tutti gli attori sbalorditi e costernati).

Per carità una sedia, una sedia a questa povera vedova!


Gli Attori

(accorrendo).

— Ma è dunque vero? — Sviene davvero?


Il Direttore.

Qua una sedia, subito! Uno degli attori offrirà una sedia; gli altri si faranno attorno premurosi. La Madre, seduta, cercherà d'impedire che il Padre le sollevi il velo che le nasconde la faccia.


Il Padre.

La guardi, signore, la guardi....


La Madre.

Ma no, Dio, smettila! [p. 26 modifica]


Il Padre.

Làsciati vedere! (Le solleva il velo).


La Madre

(alzandosi e recandosi le mani al volto, disperatamente).

Oh, signore, la supplico d'impedire a quest'uomo di ridurre a effetto il suo proposito, che per me è orribile!


Il Direttore (soprappreso, stordito).

Ma io non capisco più dove siamo! di che si tratta! (Al Padre): Questa è la sua signora?


Il Padre (subito).

Sissignore, mia moglie!


Il Direttore.

E com'è dunque vedova, se lei è vivo! (Gli Attori scaricano tutto il loro sbalordimento in una fragorosa risata).


Il Padre

(ferito, con aspro risentimento).

Non ridano! Non ridano così, per carità! È appunto questo il suo dramma, signore. Ella [p. 27 modifica]

ebbe un altro uomo. Un altro uomo che dovrebbe esser qui!


La Madre (con un grido).

No! No!


La Figliastra.

Per sua fortuna è morto: da due mesi, glie l'ho detto. Ne portiamo ancora il lutto, come vede.


Il Padre.

Ma non è qui, veda, non già perchè sia morto. Non è qui perchè — la guardi, signore, per favore, e lo comprenderà subito! — Il suo dramma non potè consistere nell'amore di due uomini, per cui ella, incapace, non poteva sentir nulla — altro, forse, che un po' di riconoscenza — (non per me: per quello!) — Non è una donna; è una madre! — E il suo dramma — (potente, signore, potente!) — consiste tutto, difatti, in questi quattro figli dei due uomini ch'ella ebbe.


La Madre.

Io, li ebbi? Hai il coraggio di dire che fui io ad averli, come se li avessi voluti? Fu lui, signore! Me lo diede lui, quell'altro; per forza! Mi costrinse, mi costrinse ad andar via con quello! [p. 28 modifica]

La Figliastra (di scatto, indignata).

Non è vero!


La Madre (sbalordita).

Come non è vero?


La Figliastra.

Non è vero! Non è vero!


La Madre.

E che puoi saperne tu?!


La Figliastra.

Non è vero! (Al Direttore): Non ci creda! Sa perchè lo dice? Per quello lì (indica il Figlio) lo dice! Perchè si macera, si strugge per la noncuranza di quel figlio lì, a cui vuol fare intendere che, se lo abbandonò di due anni, fu perchè lui (indica il Padre) la costrinse.


La Madre (con forza).

Mi costrinse; e ne chiamo Dio in testimonio! (Al Direttore): Lo domandi a lui (indica il marito) se non è vero! Lo faccia dire a lui! — Lei (indica la Figlia) non può saperne nulla. [p. 29 modifica]

La Figliastra.

So che con mio padre, finché visse, tu fosti sempre in pace e contenta. Negalo, se puoi!


La Madre.

Non lo nego, no....


La Figliastra.

Sempre pieno d'amore e di cure per te! (Al Giovinetto, con rabbia) Non è vero? Dillo! Perchè non parli, sciocco?


La Madre.

Ma lascia questo povero ragazzo! Perchè vuoi farmi credere un'ingrata, figlia? Io non voglio mica offendere tuo padre! Ho risposto a lui, che non per mia colpa nè per mio piacere abbandonai la sua casa e mio figlio!


Il Padre.

È vero, signore. Fui io.


Il Primo Attore (ai suoi compagni).

Ma guarda che spettacolo!


La Prima Attrice.

Ce lo dànno loro, a noi! [p. 30 modifica]

L'Attor Giovine.

Una volta tanto!


Il Direttore

(che comincia a interessarsi vivamente).

Stiamo a sentire! stiamo a sentire!


Il Figlio

(accostandosi al Direttore, freddo, piano, ironico).

Sì, stiano a sentire che squarcio, adesso! Parlerà loro del Démone dell'Esperimento.


Il Padre.

Tu sei un cinico imbecille, e te l'ho detto cento volte! (Al Direttore): Mi deride, signore, per questa frase che ho trovato in mia scusa.


Il Figlio (sprezzante).

Frasi!


Il Padre.

Frasi! Frasi! Come se non fosse il conforto di tutti, davanti a un fatto che non si spiega, davanti a un male che ci consuma, trovare una parola che non dice nulla, e in cui ci s'acquieta!


La Figliastra.

Anche il rimorso, già! soprattutto. [p. 31 modifica]

Il Padre.

Il rimorso, non è vero! non l'ho acquietato in me soltanto con le parole.


La Figliastra.

Anche con un po' di danaro, sì, sì. Anche con un po' di danaro! Con le cento lire che stava per offrirmi in pagamento, signori! (Movimento d'orrore degli Attori)


Il Figlio

(con disprezzo alla sorellastra).

Questo è vile!


La Figliastra.

Vile? Erano là, in una busta cilestrina sul tavolino di mogano, là nel retrobottega di Madama Pace. Sa, signore? una di quelle Madame che con la scusa di vendere Robes et Manteaux attirano nei loro ateliers noi ragazze povere, di buona famiglia.


Il Figlio.

E s'è comperato il diritto di tiranneggiarci tutti, con quelle cento lire che lui stava per pagare, e che per fortuna non ebbe poi motivo — badi bene — di pagare. [p. 32 modifica]

La Figliastra.

Eh, ma siamo stati proprio lì lì, sai! (Scoppia a ridere).


La Madre (insorgendo).

Vergogna, figlia! vergogna!


La Figliastra.

Vergogna? È la mia vendetta! Sto fremendo, signore, fremendo di viverla, quella scena! La camera.... Qua, la vetrina dei mantelli; là, il divano-letto; la specchiera; un paravento; e davanti la finestra, quel tavolino di mogano con la busta cilestrina delle cento lire. La vedo! Potrei prenderla! Ma lor signori si dovrebbero voltare: son quasi nuda! Non arrossisco più, perchè arrossisce lui, adesso! (Indica il Padre). Ma vi assicuro ch'era molto pallido, molto pallido, in quel momento! (Al Direttore): Creda a me, signore!


Il Direttore.

Ma io non comprendo più nulla!


Il Padre.

Sfido! Assaltato così! Imponga un po' d'ordine, signore, e lasci che parli io, senza prestare ascolto all'obbrobrio, che con tanta ferocia costei [p. 33 modifica]

le vuol dare a intendere di me, senza le debite spiegazioni!


La Figliastra.

Qui non si narra! qui non si narra!


Il Padre.

Ma io non narro! voglio spiegargli.


La Figliastra.

Ah, bello, sì! A modo tuo!


Il Padre.

Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre, chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sè, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo d'intenderci; non c'intendiamo mai! Guardi: la mia pietà, tutta la mia pietà per questa donna (ìndica La Madre) è stata assunta da lei come la più feroce delle crudeltà!


La Madre.

Ma se m'hai scacciata! [p. 34 modifica]

Il Padre.

Ecco, la sente? Scacciata! Le è parso ch’io l’abbia scacciata!


La Madre.

Tu sai parlare; io non so.... Ma creda, signore, che dopo avermi sposata.... chi sa perchè! (ero una povera, umile donna....)


Il Padre.

Ma appunto per questo, per la tua umiltà ti sposai, che amai in te, credendo.... (S’interrompe alle negazioni di lei; apre le braccia, in atto disperato, vedendo l’impossibilità di farsi intendere da lei, e si rivolge subito al Direttore): No, vede? Dice di no! Spaventevole, signore, creda, spaventevole, la sua (si picchia sulla fronte), sordità, sordità mentale! Cuore, cuore sì, per i figli! Ma sorda, sorda di cervello, sorda, signore, fino alla disperazione!


La Figliastra.

Sì, ma gli faccia dire, ora, che fortuna è stata per noi la sua intelligenza.


Il Padre.

Se si potesse prevedere tutto il male che può nascere dal bene, che crediamo di fare!

[p. 35 modifica]

A questo punto la Prima Attrice, che si strugge vedendo il Primo Attore civettare con la Figliastra, si fa avanti e domanda al Direttore:


La Prima Attrice.

Scusi, signor Direttore, seguiterà la prova?


Il Direttore.

Ma sì! ma sì! Mi lasci sentire adesso!


L'Attor Giovine.

Un caso così nuovo!


L'Attrice Giovane.

Interessantissimo!


La Prima Attrice.

Per chi se n'interessa! (Lancia un'occhiata al Primo Attore),


Il Direttore (al Padre).

Ma bisogna che lei si spieghi chiaramente. (Sì mette a sedere).


Il Padre.

Ecco, sì. Veda signore, c'era con me un pover'uomo, mio subalterno, mio segretario, pieno [p. 36 modifica]

di devozione, che se la intendeva in tutto e per tutto con lei (indica la Madre), senz'ombra di male — badiamo! — buono, umile come lei, incapaci l'uno e l'altra, non che di farlo, ma neppure di pensarlo, il male!


La Figliastra.

Lo pensò lui, invece, per loro — e lo fece!


Il Padre.

Non è vero! Io intesi di fare il loro bene — e anche il mio, sì, lo confesso! Signore, ero arrivato al punto che non potevo più dire una parola all'uno o all'altra, che subito non si scambiassero tra loro uno sguardo d'intelligenza! che l'una non cercasse subito gli occhi dell'altro per consigliarsi, come si dovesse prendere quella mia parola, per non farmi arrabbiare. Ma bastava questo, lei lo capisce, per tenermi in una rabbia continua, in uno stato d'esasperazione intollerabile!


Il Direttore.

E perchè non lo cacciava via, scusi, quel suo segretario?


Il Padre.

Benissimo! Lo cacciai difatti, signore! Ma vidi allora questa povera donna restarmi per casa [p. 37 modifica] come sperduta, còme una di quelle bestie senza padrone, che si raccolgono per carità.


La Madre.

Eh, sfido!...


Il Padre

(subito, voltandosi a lei, come per prevenire).

Il figlio, è vero?


La Madre.

Mi aveva tolto prima dal petto il Figlio, signore!


Il Padre.

Ma non per crudeltà! Per farlo crescere sano e robusto, a contatto della terra!


La Figliastra (additandolo, ironica).

E si vede!


Il Padre (subito).

Non è colpa mia, se poi è cresciuto così! Lo avevo dato a balia, signore, in campagna, a una contadina, non parendomi lei forte abbastanza, benché di umili natali. È stata la stessa ragione, per cui avevo sposata lei. Ubbie, forse; ma che ci vuol fare? Ho sempre avuto di queste [p. 38 modifica] maledette aspirazioni a una certa solida sanità morale! La Figliastra, a questo punto, scoppia di nuovo a ridere fragorosamente). Ma la faccia smettere! È insopportabile!

Il Direttore.

La smetta! Mi faccia sentire, santo Dio!


La Figliastra.

Sissignore! Ma sanità morale, lui, signore, lui, cliente di certi ateliers come quello di madama Pace!


Il Padre.

Sciocca! Per questo sono un uomo! Questa che sembra un'incongruenza, signore, è la prova più vera ch'io sono qua vivo davanti a lei! Ma se appunto per queste incongruenze mi son ridotto a soffrire quello che soffro! Io non potei vedermi più accanto questa donna (indica la Madre). Ma non tanto, creda, per il fastidio, per l'afa — vera afa — che ne avevo io, quanto per la pena — una pena angosciosa — che provavo per lei.


La Madre.

E mi mandò via!


Il Padre.

Ben provvista di tutto, a quell'uomo, sissignore, — per liberarla di me! [p. 39 modifica]

La Madre.

E liberarsi lui!


Il Padre.

Sissignora, anch'io — lo ammetto! E n'è seguito un gran male. Ma a fin di bene io lo feci — e più per lei, che per me: lo giuro! (Incrocia le braccia sul petto; poi, subito, rivolgendosi alla Madre): Ti perdei mai d'occhio, di', ti perdei mai d'occhio, finché colui non ti portò via, da un giorno all'altro, a mia insaputa, in un altro paese, scioccamente impressionato di quel mio interessamento puro, puro, signore, creda, senza il minimo secondo fine. M'interessai con una incredibile tenerezza della nuova famigliuola che le cresceva.... Glielo può attestare anche lei! (indica la Figliastra)


La Figliastra.

Eh, altro! Piccina piccina, sa? con le treccine sulle spalle e le mutandine più lunghe della gonna — piccina così — me lo vedevo davanti al portone della scuola, quando ne uscivo. Veniva a vedermi, come crescevo....


Il Padre.

Questo è perfido! Infame! [p. 40 modifica]

La Figliastra.

No, perchè?


Il Padre.

Infame! infame! (Subito, concitatamente, al Direttore, in tono di spiegazione). La mia casa, signore, andata via lei (indica la Madre) mi parve subito vuota. Era il mio incubo; ma me la riempiva! Solo, mi ritrovai per le stanze come una mosca senza capo. Quello li (indica il Figlio) alevato fuori — non so — appena ritornato in casa, non mi parve più mio. Mancata tra me e lui la madre (che era stata come una parentesi d'aberrazione nella mia vita), è cresciuto per sè, a parte, senza nessuna relazione nè affettiva nè intellettuale con me. E allora, (sarà strano, signore, ma è così), io fui incuriosito prima, poi man mano attratto, teneramente attratto verso la famigliuola di lei, sorta per opera mia: il pensiero di essa cominciò a riempire il vuoto che mi sentivo attorno. Avevo bisogno, proprio bisogno di crederla in pace, tutta intesa alle cure più semplici della vita, fortunata perchè fuori e lontana dai complicati tormenti del mio spirito. E per averne una prova, andavo a vedere quella bambina all'uscita della scuola.


La Figliastra.

Già! Mi seguiva per via; mi sorrideva e, giunta a casa, mi salutava con la mano — così! [p. 41 modifica]

Lo guardavo con tanto d'occhi, scontrosa. Non sapevo chi fosse! Lo dissi alla mamma. E lei dovette subito capire ch'era lui. (La madre fa cenno di sì, col capo). Dapprima non volle mandarmi più a scuola, per parecchi giorni. Quando ci tornai, lo rividi, all'uscita — buffo! — con un involtone di carta tra le mani. Mi s'avvicinò; mi carezzò; e trasse da quell'involto una bella, grande paglia di Firenze con una ghirlandina di roselline di maggio — per me!


Il Direttore.

Ma tutto questo è racconto, signori miei!


Il Figlio (sprezzante).

Ma sì, letteratura! letteratura!


Il Padre.

Ma che letteratura! Questa è vita, signore! Passione!


Il Direttore.

Sarà! Ma irrapresentabile!


Il Padre.

D'accordo, signore! Perchè tutto questo è antefatto. E io non dico di rappresentar questo. Come vede, infatti, lei (indica la Figliastra) non [p. 42 modifica]

è più quella ragazzetta con le treccine sulle spalle.


La Figliastra.

E le mutandine fuori della gonna!


Il Padre.

Il dramma viene adesso, signore! Nuovo, complesso, interessantissimo, creda!


La Figliastra.

Appena morto mio padre....


Il Padre.

La miseria, signore! Ritornano qua, a mia insaputa. Per la stolidaggine di lei (indica la Madre). Sa scrivere appena, è vero; ma poteva farmi scrivere dalla figlia, da quel ragazzo, che erano in bisogno!


La Madre.

Ma dica lei signore, se potevo indovinare in lui tutto questo sentimento....


Il Padre.

Appunto questo è il tuo torto, di non aver mai indovinato nessuno dei miei sentimenti! [p. 43 modifica]

La Madre.

Dopo tanti anni di lontananza, e tutto ciò che era accaduto...


Il Padre.

E che è colpa mia, se quel brav'uomo vi portò via così? (Rivolgendosi al Direttore). Le dico, da un giorno all'altro — perchè aveva trovato fuori non so che collocamento. Non mi fu possibile rintracciarli; e allora per forza venne meno il mio interessamento, per tanti anni. Il dramma scoppia, signore, impreveduto e violento, al loro ritorno; quand'io, purtroppo, condotto dalla miseria della mia carne ancora viva.... Ah, miseria, miseria veramente, per un uomo solo, che non abbia voluto legami avvilenti; non ancor tanto vecchio da poter fare a meno della donna, e non più tanto giovane da poter facilmente e senza vergogna andarne in cerca! Miseria? che dico? orrore, orrore: perchè nessuna donna più gli può dare amore — e quando si capisce questo! Se ne dovrebbe fare a meno.... Mah! Signore, ciascuno — fuori, davanti agli altri — è vestito di dignità. Ma ciascuno sa dentro tutto ciò che nell'intimità con se stesso si passa d'inconfessabile. Si cede, si cede alla tentazione; per rialzarcene subito dopo, magari, con una gran fretta di ricomporre intera e so[p. 44 modifica]lida, come una pietra su una fossa, la nostra dignità, che nasconde e seppellisce ai nostri stessi occhi ogni segno e il ricordo stesso della vergogna. È così di tutti! Manca solo il coraggio di dirle, certe cose!


La Figliastra.

Perchè quello di farle, poi, lo hanno tutti!


Il Padre.

Tutti! Ma di nascosto! E perciò ci vuol più coraggio a dirle! Perchè basta che uno le dica — è fatta! — gli s'appioppa la taccia di cinico. Mentre non è vero, signore: è come tutti gli altri; migliore, migliore anzi, perchè non ha paura di scoprire col lume dell'intelligenza il rosso della vergogna, là, nella bestialità umana, che chiude sempre gli occhi per non vederlo. La donna — ecco — la donna, infatti, com'è? Ci guarda, aizzosa, invitante. La afferri! Appena stretta, chiude subito gli occhi. È il segno della sua dedizione. Il segno con cui dice all'uomo: «Accècati, io son cieca!»


La Figliastra.

E quando non li chiude più? Quando non sente più il bisogno di nascondere a sè stessa, chiudendo gli occhi, il rosso della sua vergogna, [p. 45 modifica]


e invece vede, con occhi ormai aridi e impassibili, quello dell'uomo, che pur senz'amore s'è accecato? Ah, che schifo, allora, che schifo di tutte codeste complicazioni intellettuali, di tutta codesta filosofia che scopre la bestia e poi la vuol salvare, scusare.... Non posso sentirlo, signore! Perchè quando si è costretti a «semplificarla» la vita — così, bestialmente — buttando via tutto l'ingombro «umano» d'ogni casta aspirazione, d'ogni puro sentimento, idealità, doveri, il pudore, la vergogna, niente fa più sdegno e nausea di certi rimorsi: lagrime di coccodrillo!


Il Direttore.

Veniamo al fatto, veniamo al fatto, signori miei! Queste son discussioni!


Il Padre.

Ecco, sissignore! Ma un fatto è come un sacco, veda, che vuoto non si regge. Perchè si regga, bisogna prima farci entrar dentro la ragione e i sentimenti che lo han determinato. Io non potevo sapere che, morto là quell'uomo, e ritornati essi qua in miseria, per provvedere al sostentamento dei figliuoli, ella (indica la Madre) si fosse data attorno a lavorare da sarta, e che giusto fosse andata a prender lavoro da quella....da quella Madama Pace! [p. 46 modifica]

La Figliastra.

Sarta fina, se lor signori lo vogliono sapere! Serve in apparenza le migliori signore, ma ha tutto disposto, poi, perchè queste migliori signore servano viceversa a lei — senza pregiudizio delle altre così così!


La Madre.

Mi crederà, signore, se le dico che non mi passò neppur lontanamente per il capo il sospetto che quella megera mi dava lavoro perchè aveva adocchiato mia figlia?


La Figliastra.

Povera mamma! Sa, signore, che cosa faceva quella lì, appena le riportavo il lavoro fatto da lei? Mi faceva notare la roba che aveva sciupata, dandola a cucire a mia madre; e diffalcava, diffalcava. Cosicché, lei capisce, pagavo io, mentre quella poverina credeva di sacrificarsi per me e per quei due, cucendo anche di notte la roba di madama Pace!


Il Direttore.

E là, lei, un giorno, incontrò.... [p. 47 modifica]

La Figliastra

(subito, indicando il Padre).

Lui, lui, sissignore, vecchio cliente! Vedrà che scena da rappresentare! Superba!

Il Padre.

Col sopravvenire di lei, della madre....


La Figliastra

(subito, perfidamente).

Quasi a tempo!


Il Padre (gridando).

No, a tempo, a tempo! Perchè, per fortuna, la riconosco a tempo! E me li riporto tutti a casa, signore! Lei s'immagini, ora, la situazione mia e la sua, una di fronte all'altro: ella, così, come la vede; e io che non posso più alzarle gli occhi in faccia!


La Figliastra.

Buffissimo! Ma possibile, signore, pretendere da me — «dopo» — che me ne stessi come una signorinetta modesta e per bene? d'accordo con le sue maledette aspirazioni «a una solida sanità morale»? [p. 48 modifica]

Il Padre.

Il dramma per me è tutto qui, signore: nella coscienza che ho, che ciascuno di noi — veda— si crede «uno» ma è vero: è «tanti», signore, «tanti», secondo tutte le possibilità d'essere che sono in noi: «uno» con questo, «uno» con quello — diversissimi! E con l'illusione, intanto, d'esser sempre «uno per tutti», e sempre «quest'uno» che ci crediamo, in ogni nostro atto. Non è vero! non è vero! Ce n'accorgiamo bene, quando in qualcuno dei nostri atti, per un caso sciaguratissimo, restiamo all'improvviso come agganciati e sospesi; ci accorgiamo, voglio dire, di non esser tutti in quell'atto, e che dunque un'atroce ingiustizia sarebbe giudicarci da quello solo, tenerci agganciati e sospesi, alla gogna, per un'intera esistenza, come se questa fosse assommata tutta in quell'atto! Ora lei intende la perfidia di questa ragazza? M'ha sorpreso in un luogo, in un atto, dove e come non doveva conoscermi, come io non potevo essere per lei; e mi vuol dare una realtà, quale io non potevo mai aspettarmi che dovessi assumere per lei, in un momento fugace, vergognoso, della mia vita! Questo, questo, signore, io sento soprattutto! E vedrà che da questo il dramma acquisterà un grandissimo valore. Ma c'è poi la situazione degli altri! Quella sua.... (indica il Figlio). [p. 49 modifica]

Il Figlio

(scrollàndosi sdegnosamente).

Ma lascia star me, chè io non c'entro!


Il Padre.

Come non c'entri?


Il Figlio.

Non c'entro, e non voglio entrarci, perchè sai bene che non son fatto per figurare qua in mezzo a voi!


La Figliastra.

Gente volgare, noi! — Lui, fino! — Ma lei può vedere, signore, che tante volte io lo guardo per inchiodarlo col mio disprezzo, e tante volte egli abbassa gli occhi — perchè sà il male che m'ha fatto.


Il Figlio

(guardandola appena).

Io?


La Figliastra.

Tu! tu! Lo devo a te, caro, il marciapiedi! a te! Vietasti, si o no, col tuo contegno — non dico l'intimità della casa — ma quella carità che leva d'impaccio gli ospiti? Fummo gli intrusi, che venivamo a invadere il regno della tua «legittimità»! Signore, vorrei farlo assistere a certe [p. 50 modifica]

scene a quattr'occhi tra me e lui! Dice che ho tiranneggiato tutti. Ma vede? È stato proprio per codesto suo contegno, se mi sono avvalsa di quella ragione ch'egli chiama «vile»: la ragione per cui entrai nella casa di lui con mia madre — che è anche sua madre — da padrona!


Il Figlio.

Hanno tutti buon giuoco, signore, una parte facile tutti contro di me: Ma lei s'immagini un figlio, a cui un bel giorno, mentre se ne sta tranquillo a casa, tocchi di vedere arrivare, tutta spavalda, così, «con gli occhi alti», una signorina, che gli chiede del padre, a cui ha da dire non so che cosa; e poi la vede ritornare, sempre con la stess'aria, accompagnata da quella piccolina là; e infine trattare il padre — chi sa perchè — in un modo molto ambiguo e «sbrigativo», chiedendo danaro, con un tono che lascia supporre che lui deve, deve darlo, perchè ha tutto l'obbligo di darlo....


Il Padre.

Ma l'ho difatti davvero, quest'obbligo! È per tua madre!


Il Figlio.

E che ne so io? Quando mai l'ho veduta, io, signore? Quando mai ne ho sentito parlare? Me [p. 51 modifica]

la vedo comparire, un giorno, con lei (indica la Figliastra), con quel ragazzo, con quella bambina; mi dicono: «Oh, sai? è anche tua madre!» Riesco a intravvedere dai suoi modi (ìndica di nuovo la Figliastra) per qual motivo, così da un giorno all'altro, sono entrati in casa... Signore, quello che io provo, quello che sento, non posso e non voglio esprimerlo. Potrei al massimo confidarlo, e non vorrei neanche a me stesso. Non può dunque dar luogo, come vede, a nessuna azione da parte mia. Creda, creda, signore, che io sono un personaggio non «realizzato» drammaticamente; e che sto male, malissimo, in loro compagnia! — Mi lascino stare!


Il Padre.

Ma come? Scusa! Se proprio perchè tu sei così....


Il Figlio.

Che ne sai tu, come sono? Quando mai ti sei curato di me?


Il Padre.

Ammesso! Ammesso! E non è una situazione anche questa? Questo tuo appartarti, così crudele per me, per tua madre che, rientrata in casa, ti vede quasi per la prima volta, così, grande, e [p. 52 modifica]

e non ti conosce, ma sa che tu sei suo figlio.... (Additando la Madre al Direttore) — Eccola guardi: piange!...


La Figliastra

(con rabbia, pestando un piede).

Come una stupida!


Il Padre

(subito additando anche lei al Direttore):

E lei non può soffrirlo, si sa! (Tornando a riferirsi al Figlio) — Dice che non c'entra, mentre è lui quasi il pernio dell'azione! Guardi quel ragazzo, che se ne sta sempre presso la madre sbigottito, umiliato.... È così per causa di lui! Forse la situazione più penosa è la sua: si sente estraneo, più di tutti; e prova, poverino, una mortificazione angosciosa d'essere accolto in casa — così, per carità.... (In confidenza): — Somiglia tutto al padre! Umile; non parla....


Il Direttore.

Eh, ma non è mica bello! Lei non sa che impaccio dànno i ragazzi sulla scena....


Il Padre.

Oh, ma lui glielo leva subito, l'impaccio, sa! E anche quella bambina, che è anzi la prima ad [p. 53 modifica]


andarsene.... Perchè il dramma, veda, consiste in questo, alla fine: che rientrando questa madre nella mia casa, la famiglia di lei nata fuori e, per così dire, sovrapposta, con la morte della bambina, con la tragedia di quel ragazzo, con la fuga della maggiore, finisce, non può sussistere perchè estranea! Cosicché, dopo tanto tormento, restiamo noi tre — io, la Madre, quel figlio — resi, dalla scomparsa di quella famiglia estranea, estranei anche noi l'uno all'altro, in una desolazione mortale, che è la vendetta, veda, come ha detto quello lì derisoriamente (indica il Figlio), del Dèmone dell'Esperimento che è in me, purtroppo: cioè, dell'attuazione di un bene impossibile, signore, quando manchi la fede assoluta, quella fede che ci fa accettare umilmente la vita com'è; e noi orgogliosamente intendiamo di sostituirci ad essa, creando per gli altri una realtà che crediamo a modo loro; mentre non è, signore; perchè ciascuno ha in sè la propria realtà che va rispettata in Dio, anche quando sia nociva a noi!


Il Direttore.

Benissimo, sì! E le assicuro che tutto questo m'interessa, m'interessa vivamente. Intuisco, intuisco che c'è materia da cavarne un bel dramma!


La Figliastra (tentando d'intromettersi).

Con un personaggio come me! [p. 54 modifica]

Il Padre

(scacciandola, tutto in ansia com'è per ciò che il Direttore sta per decidere).

Stai zitta, tu!


Il Direttore

(seguitando, senza badare all'interruzione).

Nuova, sì....


Il Padre.

Eh, novissima, signore!


Il Direttore.

Ci vuole un bel coraggio però — dico — venire a buttarmelo davanti così, audacemente....


Il Padre.

Capirà, signore: nati, come siamo, per la scena....


Il Direttore.

Sono comici dilettanti?


Il Padre.

No: dico nati per la scena, perchè.... [p. 55 modifica]

Il Direttore.

Eh via, lei deve aver recitato!


Il Padre.

Ma no, signore: quel tanto che ciascuno recita nella parte che si è assegnata, o che gli altri gli hanno assegnato nella vita. E in me, poi, è la passione stessa, veda, che diventa sempre, da sè, appena si esalti — come in tutti — un po' teatrale....


Il Direttore.

Lasciamo andare, lasciamo andare! — Capirà, caro signore, che senza un'autore.... — Io potrei indirizzarla a qualcuno....


Il Padre.

Ma no, guardi: sia lei!


Il Direttore.

Io? Ma che dice!


Il Padre.

Ma sì, lei! lei! Perchè no?


Il Direttore.

Perchè non ho mai fatto l'autore, io! [p. 56 modifica]

Il Padre.

E non potrebbe farlo adesso, scusi? Lo fanno tanti! Non ci vuol niente! Il suo compito è facitilato dal fatto che siamo qua, tutti, vivi davanti a lei....


Il Direttore.

Ma non basta!


Il Padre.

Come non basta? Vedendoci vivere il nostro dramma....


Il Direttore.

Già! Ma ci vorrà sempre qualcuno che lo scriva!


Il Padre.

No — che lo trascriva, se mai, avendolo così davanti — in azione — scena per scena. Basterà stendere in prima, appena appena, una traccia.... — e provare!


Il Direttore.

Eh.... quasi quasi, mi tenta.... Così, per un giuoco.... Si potrebbe veramente provare....


Il Padre.

Ma sì, signore! Vedrà che scene verranno fuori! Gliele posso segnar subito io.... [p. 57 modifica]

Il Direttore.

Mi tenta.... mi tenta. Proviamo un po'.... Venga qua con me nel mio camerino. (Rivolgendosi agli Attori) — Loro restano per un momento in libertà; ma non s'allontanino di molto. Fra un quarto d'ora, venti minuti, siano di nuovo qua. (Al Padre): — Vediamo, tentiamo.... Forse potrà venir fuori veramente qualcosa di straordinario....


Il Padre.

Ma senza dubbio! Sarà meglio, non crede? far venire anche loro (indica gli altri Personaggi).


Il Direttore.

Sì, vengano, vengano! (S'avvia; ma poi, tornando a rivolgersi agli Attori): Mi raccomando, eh! puntuali....


Il Direttore e i Sei Personaggi attraversano il palcoscenico e scompajono. Gli Attori restano, come storditi, a guardarsi tra loro.


Il Primo Attore.

Ma dice sul serio? Che vuol fare?


L'Attrice Giovane.

Questa è pazzia bell'e buona! [p. 58 modifica]

Un Terzo Attore.

Ci vuol fare improvvisare un dramma, così su due piedi?


L'Attrice Giovane.

Già! Come i Comici dell'Arte!


La Prima Attrice.

Ah, se crede che io debba prestarmi a simili scherzi!


L'Attrice Giovane.

Ma non ci sto neanch'io!


Un Quarto Attore.

Vorrei sapere chi sono quei là (allude ai Personaggi)


Il Terzo Attore.

Che vuoi che siano? Pazzi o imbroglioni!


L'Attor Giovine.

E lui si presta a dar loro ascolto?


L'Attrice Giovane.

La vanità! La vanità di figurare da autore.... [p. 59 modifica]

Il Primo Attore.

Ma cose inaudite! Se il teatro, signori miei, deve ridursi a questo....


Un Quinto Attore.

Io mi ci diverto!


Il Terzo Attore.

Mah! Dopo tutto, stiamo a vedere che cosa ne nasce!


E così conversando tra loro, Gli Attori sgombreranno il palcoscenico, parte uscendo dalla porticina in fondo, parte rientrando nei loro camerini. Il sipario resta alzato. La rappresentazione è interrotta per una ventina di minuti [p. 60 modifica]

I campanelli del teatro avviseranno che la rappresentazione ricomincia. Dal camerino del Direttore uscirà, insieme con la Bambina e col Giovinetto, la Figliastra, dopo aver gridato sulla soglia del camerino:


La Figliastra.

Ma che! Fate voi! fate voi! Non voglio saperne io, di codesti pasticci! (Rivolgendosi alla Bambina, e venendo con lei di corsa sul palcoscenico): Vieni, vieni, Rosetta, corriamo, corriamo!

II Giovinetto le segue, perplesso, pian piano, a distanza.


La Figliastra

(Fermandosi, chinandosi davanti alla bambina e prendendole la faccina tra le mani):

Povero amorino mio, tu guardi smarrita, con codesti occhioni belli: chi sa dove ti par d'essere! Siamo su un palcoscenico, sai? (Fingendo di rispondere a una domanda della piccina): Che [p. 61 modifica]


è il palcoscenico? — Mah! vedi? Un luogo dove si giuoca a far sul serio. — Ci si fa commedia. E noi faremo ora la commedia. Sul serio, sai! Anche tu.... (La abbraccia, stringendosi sul seno la testina di lei e dondolandola un po'). Oh amorino mio, amorino mio, che brutta commedia, che brutta commedia farai tu! che cosa orribile è stata pensata per te! Un giardino.... una vasca.... Guarda: come se fosse qua! — Dove, dici? — Qua, qua in mezzo.... — Eh, finta, si sa! — Il guaio è questo, carina: che è tutto finto, qua! — Meglio immaginarsela; perchè, tanto, se te la fanno, sarà di carta dipinta: di carta la roccia in giro, di carta l'acqua, di carta le piante.... Ah, ma già forse a te, bambina, piacerebbe più una vasca finta che una vera; per poterci giocare, eh? Ma no! sarà per gli altri un giuoco; non per te, purtroppo, che sei vera, amorino, e che giuochi per davvero in una vasca vera, bella, grande, verde, con tanti bambù che vi fanno l'ombra specchiandovisi, e tante tante anatrelle che vi nuotano sopra, rompendo quest'ombra.... Tu la vuoi acchiappare, una di queste anatrelle.... No, Rosetta mia, no! La mamma non bada a te, per quella canaglia di figlio là! Io sono con tutti i miei diavoli in testa.... E quello lì.... (Lascia la Bambina e si volge col solito piglio al Giovinetto): Che stai a far qui, sempre con codest'aria di mendico? Sarà anche per causa tua, se quella piccina s'affoga; per questo tuo star così, come se io facendovi entrare in [p. 62 modifica]


casa di lui non avessi pagato per tutti! (Afferrandogli un braccio per forzarlo a cacciar fuori dalla tasca una mano). Che hai lì? Che nascondi? fuori, fuori questa mano! (Gli strappa la mano dalla tasca: poi gli guarda dentro la tasca, e resta, scorgendovi il luccichio d'una rivoltella). Ah! Dove, come te la sei procurata?

Il Giovinetto, sbigottito, pallidissimo, la guarda e non risponde.


La Figliastra.

Sciocco, in te, invece d'ammazzarmi io, avrei ammazzato uno di quei due; o tutti e due: il padre e il figlio!

Sopravviene, dal camerino, il Padre, tutto infervorato del lavoro compiuto. Lo segue il Il Direttore.


Il Padre.

Su, su, cara, vieni, vieni un momento! Abbiamo tutto stabilito, tutto concertato!


Il Direttore

(infervorato anche lui).

La prego, signorina: per fissar bene ancora qualche punto: venga! [p. 63 modifica]

La Figliastra

(seguendoli verso il camerino).

Auff! Ma se avete già combinato tutto voialtri!


Il Padre, il Direttore e la Figliastra rientrano frettolosi nel camerino, per un momento; mentre ne escono prima il Figlio e poi, subito dopo, la Madre.


Il Figlio

(guardando i tre che entrano nel camerino).

Che spasso! Che spasso! E non potermene andare!

La Madre tenta di guardarlo, ma abbassa subito gli occhi, perchè egli si volta e si scosta. Allora viene a sedere. Il Giovinetto e la Bambina le si accostano. Ella si prova a guardare di nuovo il Figlio, e dice, umile, con la speranza di potere attaccar discorso con lui.


La Madre.

E non è peggior condanna la mia? (E poiché il figlio dimostra chiaramente col suo contegno di non voler curarsi di lei, esclama): Ah, Dio! Perchè dare uno spettacolo di tanta crudeltà? Non bastava che uno avesse avuto viva l'immagine di tanto strazio? Anche questa frenesia, ora, di darlo a vedere agli altri! [p. 64 modifica]

Il Figlio

(tra sè, ma con l'intenzione che la Madre lo senta).

Rappresentare!... Ci fosse almeno un perchè! Ma ce l'ha cavato, lui, il senso. Come se ciascuno, da ogni caso della vita, non potesse cavarci il suo, secondo come l'assume: per un proverbio opposto. (Pausa). Si lamenta, lui, d'essere stato scoperto dove e come non doveva esser veduto, in un atto della sua vita che doveva restar nascosto, fuori di quella realtà che doveva conservare per gli altri. E io? Non ha fatto forse in modo che toccasse anche a me di scoprire ciò che nessun figlio mai dovrebbe scoprire? come il padre e la madre vivono e sono uomo e donna, per sè, fuori di quella realtà di padre e di madre che noi diamo loro; perchè appena questa realtà si scopre, la nostra vita non resta più attaccata che per un solo punto a quell'uomo e a quella donna — tale da far loro vergogna, se noi lo vediamo?

La Madre si nasconde il volto con le mani. Intanto, dai camerini e dalla porticina in fondo ritornano sul palcoscenico gli Attori, il Direttore di scena, il Trovarobe, il Suggeritore, e contemporaneamente dal suo camerino, Il Direttore-Capocomico col Padre e la Figliastra.


Il Direttore.

Su, su, signori! Andiamo! andiamo! — Macchinista? [p. 65 modifica]

Il Macchinista.

Eccomi qua!


Il Direttore.

Disponga subito la scena della sala bianca a fiorami. Basteranno due fianchi e un fondalino con la porta. Subito, mi raccomando!

Il Macchinista corre subito ad eseguire, e mentre il Direttore s'intenderà col Direttore di scena, col Trovarobe, col Suggeritore e con Gli Attori intorno alla rappresentazione imminente, disporrà quel simulacro di scena indicata.


Il Direttore (al Trovarobe).

Lei veda un po', se c'è in magazzino un letto a sedere, un divano-letto....


Il Trovarobe.

Sissignore, c'è quello verde.


La Figliastra.

No no, che verde! Era giallo, fiorato, di «peluche», molto grande! Comodissimo.


Il Trovarobe.

Eh, così non c'è.... [p. 66 modifica]

Il Direttore.

Ma non importa! metta quello che c'è!


La Figliastra.

Come non importa? Se era in quel modo!


Il Direttore.

Adesso è per provare! La prego, non s'immischi! (Al Trovarobe): Guardi se c'è una vetrina, piuttosto lunga e bassa.


La Figliastra.

Il tavolino, il tavolino di mogano per la busta cilestrina!


Il Trovarobe (al Direttore).

C'è quello piccolo, dorato.


Il Direttore.

Va bene, prenda quello!


Il Padre.

Una specchiera. [p. 67 modifica]

La Figliastra.

E il paravento! Un paravento, mi raccomando: se no, come faccio?


Il Trovarobe.

Sissignora, ne abbiamo tanti, non dubiti.


Il Direttore (alla Figliastra).

Poi qualche attaccapanni, è vero?


La Figliastra.

Sì, molti, molti!


Il Direttore (al Trovarobe).

Veda quanti ce n'è, e li porti.


Il Trovarobe.

Sissignore, penso io!

Il Trovarobe corre anche lui a eseguire; e, mentre il Direttore seguiterà a parlare col Suggeritore e poi coi Personaggi e gli Attori, farà trasportare i mobili indicati dai servi di scena e li disporrà come crederà più opportuno. [p. 68 modifica]

Il Direttore

(al Suggeritore).

Lei, intanto, prenda posto. Guardi: questa è la traccia delle scene, atto per atto (gli porge alcuni fogli di carta). Ma bisogna che ora lei faccia una bravura.


Il Suggeritore.

Stenografare?


Il Direttore

(con lieta sorpresa).

Ah, benissimo! Conosce la stenografia?


Il Suggeritore.

Un pochino, sissignore.


Il Direttore.

Ma allora di bene in meglio! (Rivolgendosi a un servo di scena) Vada a prendere della carta nel mio camerino — molta, molta — quanta ne trova!

Il Servo di scena corre, e ritorna poco dopo con un bel fascio di carta, che porgerà al Suggeritore. [p. 69 modifica]

Il Direttore

(seguitando, al Suggeritore).

Lei segua le scene, man mano che saranno rappresentate, e cerchi di fissar le battute, almeno le più importanti. (Poi, rivolgendosi agli Attori). Sgombrino, sgombrino, signori! Ecco, si mettano da questa parte (indica alla sua sinistra), e stiano bene attenti!


La Prima Attrice.

Ma scusi, noi....


Il Direttore (prevenendola).

Non ci sarà da improvvisare, stia tranquilla!


Il Primo Attore.

E che dobbiamo fare?


Il Direttore.

Niente! Stare a sentire e guardare per ora! Avrà ciascuno, poi, la sua parte scritta. Ora si farà, così alla meglio, una prova! La faranno loro! (Indica i Personaggi). [p. 70 modifica]

Il Padre

(come cascato dalle nuvole, in mezzo alla confusione del palcoscenico).

Noi? Come sarebbe a dire, scusi, una prova?


Il Direttore.

Una prova — una prova per loro! (indica gli Attori).


Il Padre.

Ma se i personaggi siamo noi....


Il Direttore.

E va bene: «i personaggi», poiché a lei fa ancora piacere di definirsi così. Ma qua non recitano i personaggi, caro signore. Qua recitano gli attori. I personaggi stanno lì nel copione (indica la buca del suggeritore) — quando c'è un copione!


Il Padre.

Non dico di no, ma scusi, gli attori — non sono — vogliono essere — fingono di essere i personaggi, è vero? — Ora, se lor signori han la fortuna d'averli qua vivi davanti....


Il Direttore.

Oh bella! Vorrebbero presentarsi loro davanti al pubblico? [p. 71 modifica]

Il Padre.

Per come siamo....


Il Direttore.

Ah, le assicuro io, che sarebbe un magnifico spettacolo!



Il Primo Attore.

E che ci staremmo a far qua noialtri allora?


Il Direttore.

Non s'immagineranno mica di saper recitare, loro! Fanno ridere.... (Gli Attori, difatti, ridono). Ecco, vede, ridono! (Sovvenendosi). Ma già, a proposito! bisognerà assegnar le parti. Oh, è facile: sono già di per sè assegnate: (alla Seconda Donna) lei, signora, La Madre. (Al Padre): Bisognerà trovare un nome.


Il Padre.

Amalia, signore.


Il Direttore.

Ma questo è il nome della sua signora. Non vorremo mica chiamarla col suo vero nome! [p. 72 modifica]

Il Padre.

E perchè no, scusi? se si chiama così.... Ma già, se dev'essere la signora.... (accenna appena con la mano alla Seconda Donna): Io vedo questa (accenna alla Madre) come Amalia, signore. Ma faccia lei.... (Si smarrisce sempre più). Non so più che dirle.... Comincio già.... non so, a sentir come false, con un altro suono, le mie stesse parole....


Il Direttore.

Ma non se ne curi, non se ne curi, quanto a questo! Penseremo noi a trovare il tono giusto! E per il nome, se lei vuole «Amalia», sarà Amalia; o ne troveremo un altro. Per adesso designamo i personaggi così: (all'Attor giovine) Lei, Il Figlio; (alla Prima Attrice) lei signorina, s'intende, La Figliastra.


La Figliastra (esilerata).

Come come? Io, quella lì? (scoppia a ridere).


Il Direttore (irato).

Che cos'ha da ridere?


La Prima Attrice (indignata).

Nessuno ha mai osato ridersi di me! Pretendo che mi si rispetti, o me ne vado! [p. 73 modifica]

La Figliastra.

Ma no, scusi.... Io non rido di lei....


Il Direttore (alla Figliastra).

Dovrebbe sentirsi onorata d’esser rappresentata da....


La Prima Attrice

(subito con sdegno).

«Quella lì»!


La Figliastra.

Ma non dicevo per lei, scusi! dicevo per me, che non mi vedo affatto in lei, ecco.... Non so, non.... non m’assomiglia per nulla....


Il Padre.

Già, è questo; veda, signore! La nostra espressione....


Il Direttore.

Ma che loro espressione! Credono d’averla in sè, loro, l’espressione? Nient’affatto!


Il Padre.

Come! Non abbiamo la nostra espressione? [p. 74 modifica]

Il Direttore.

Nient'affatto! La loro espressione diventa materia qua, a cui dan corpo e figura, voce e gesto gli attori, i quali — per sua norma — han saputo dare espressione a ben più alta materia; mentre la loro è così piccola, che se si reggerà sulla scena, il merito, creda pure, sarà tutto dei miei attori.


Il Padre.

Non oso contraddirla, signore. Ma creda che è una sofferenza quasi disumana per noi, che siamo così, come ci vede, con questo corpo, con questa figura....


Il Direttore

(troncando, spazientito).

Ma si rimedia col trucco, si rimedia col trucco, caro signore, per ciò che riguarda la figura!


Il Padre.

Già; ma la voce, il gesto....


Il Direttore.

Oh, insomma! Qua lei, come lei, non può essere! Qua c'è l'attore che lo rappresenta; e basta! [p. 75 modifica]

Il Padre.

Ho capito, signore. Ma ora forse indovino anche, perchè il nostro autore, che ci vide vivi così, non volle comporci poi per la scena. Non voglio fare offesa ai suoi attori, Dio me ne guardi! Ma penso che a vedermi adesso rappresentato.... — non so da chi....


Il Primo Attore (con alterigia).

Da me, se non le dispiace.


Il Padre (umile, mellifluo).

Onoratissimo, signore! (s'inchina). Ecco, penso che, per quanto il signore s'adoperi con tutta la sua volontà e la sua arte somma ad accogliermi in sè....


Il Primo Attore.

Ma che «somma», per carità, — sottragga! sottragga!


Il Padre.

La rappresentazione che farà, anche forzandosi col trucco a somigliarmi....


Il Primo Attore.

Sarà un po' difficile! (gli Attori sorridono). [p. 76 modifica]

Il Padre.

Ecco, difficilmente potrà essere una rappresentazione di me, com'io realmente sono. Sarà piuttosto — a parte la figura — sarà piuttosto com'egli interpreterà ch'io sia, com'egli mi sentirà — se mi sentirà — e non com'io dentro di me mi sento, ecco. E mi pare che di questo, chi sia chiamato a giudicar di noi, dovrebbe tener conto....


Il Direttore.

Si dà pensiero dei giudizi della critica, adesso, santo Dio? Lasci che dica! E noi pensiamo piuttosto a metter su la commedia, se ci riesce! (Staccandosi e guardando in giro). Su, su! È già disposta la scena? (Agli Attori e ai Personaggi). Si levino, si levino d'attorno! Mi lascino vedere, e non perdiamo altro tempo! (Alla Figliastra) Le pare che stia bene così?


La Figliastra.

Ma!... Io veramente non mi ci ritrovo....


Il Direttore.

E dàlli! Non pretenda che si edifichi qua, tal quale, quel retrobottega che lei conosce, di Madama Pace! (Al Padre). Lei m'ha detto una saletta bianca, a fiorami? [p. 77 modifica]

Il Padre.

Sissignore.


Il Direttore.

E dunque! Per i mobili, su per giù, mi pare che ci siamo! Quel tavolinetto, lo portino un po' più qua davanti! (I servi di scena eseguiscono). (Al Trovarobe). Lei provveda intanto una busta, possibilmente cilestrina, e la dia al signore (indica il Padre).


Il Trovarobe.

Da lettere?


Il Direttore e Il Padre.

Da lettere, da lettere.


Il Trovarobe.

Subito! (esce).


Il Direttore.

Su, su! La prima scena è della Signorina.(La Prima Attrice si fa avanti). Ma no, aspetti, lei! dicevo la signorina (indica la Figliastra) Lei starà a vedere.


La Figliastra (subito, aggiungendo):

Come la vivo! [p. 78 modifica]

La Prima Attrice (risentita).

Ma saprò viverla anch'io, non dubiti, appena mi ci metto!


Il Direttore

(con le mani alla testa).

Signori miei, non facciamo altre chiacchiere! Dunque, la prima scena, della Signorina con Madama Pace. Oh, (si smarrisce, guardandosi attorno) e questa Madama Pace?


Il Padre.

Non è con noi, signore.


Il Direttore.

E come si fa?


Il Padre.

Ma è viva, viva anche lei!


Il Direttore.

Già! Ma dòv'è?


Il Padre.

Ecco, mi lasci dire. (Rivolgendosi alle Attrici). Se loro signore mi volessero far la grazia di darmi per un momento i loro cappellini. [p. 79 modifica]

Le Attrici.

(un po' sorprese, un po' ridendo, a coro).

— Ma come?

— Perchè?

— I nostri cappelli?

— Che dice?


Il Direttore.

Che vuol fare coi cappellini delle signore? (Gli Attori ridono).


Il Padre.

Oh nulla, posarli per un momento su questi attaccapanni. E qualcuna dovrebbe essere così gentile di levarsi anche il mantello....


Gli Attori (c. s.).

— Oh guarda!

— Il mantello soltanto?

— Dev'esser matto!


Qualche Attrice (c. s.).

— Ma perchè?

— Anche i mantelli?


Il Padre.

Per appenderli, un momentino.... Mi facciano questa grazia. Vogliono? [p. 80 modifica]

Le Attrici

(levandosi i cappellini e qualcuna anche il mantello, seguitando a ridere, ed andando ad appenderli qua e là agli attaccapanni).

— E perchè no?

— Ecco qua!

— Ma badate che è buffo sul serio!

— Dobbiamo metterli in mostra?


Il Padre.

Ecco, appunto, sissignora: così, in mostra!


Il Direttore.

Ma si può sapere perchè farne?


Il Padre.

Ecco, signore: forse, preparandole meglio la scena, attratta dagli oggetti stessi del suo commercio, chi sa che non venga tra noi.... (Invitando a guardare verso l'uscio in fondo, della scena). Guardino! guardino!

L'uscio in fondo s'apre e viene avanti di pochi passi Madama Pace, grassa megera dai boffici capelli ossigenati, tutta ritinta, vestita con goffa eleganza, di seta nera e con una lunga catena d'argento attorno alla vita, da cui pende un pajo di forbici. Subito la La Figliastra le corre incontro, tra il momentaneo stupore degli Attori. [p. 81 modifica]

La Figliastra (accorrendo).

Eccola! Eccola!


Il Padre (raggiante).

È lei! Lo dicevo io? Eccola qua!


Il Direttore

(vincendo il primo stupore, indignato).

Ma che trucchi son questi?


Il Primo Attore

(quasi contemporaneamente).

Ma dove siamo, insomma?


L'Attor giovine (c. s.).

Di dove compare adesso quella lì?


L'Attrice Giovane (c. s).

La tenevano in serbo!


La Prima Attrice (c. s.).

Questo è un giuoco di bussolotti!


Il Padre

(dominando le proteste).

Ma scusino! Ma perchè vogliono uccidere, in nome d'una verità volgare, di fatto, questo pro[p. 82 modifica]digio d'una realtà che nasce, evocata, attratta, formata dalla stessa scena, e che ha più diritto di viver qui, che loro; perchè assai più vera di loro, scusino! Quale attrice fra loro rifarà poi Madama Pace? Ebbene: Madama Pace è quella! Mi concederanno che l'attrice che la rifarà, sarà meno vera di quella — che è lei in persona! Guardino: mia figlia l'ha riconosciuta e le si è subito accostata! Stiano a veder la scena!

Ma già la scena tra la Figliastra e Madama Pace, durante la protesta degli Attori e la risposta del Padre, è cominciata, piano, naturalmente, come non è possibile che avvenga, su un palcoscenico. Cosicché, quando gli Attori, richiamati dal Padre all'attenzione, si voltano a guardare, e vedono Madama Pace che ha già messo una mano sotto il mento alla Figliastra per farle sollevare il capo, sentendola parlare in un modo affatto inintelligibile, restano per un momento intenti; poi, subito dopo, delusi.


Il Direttore.

Ebbene?


Il Primo Attore.

Ma che dice?


La Prima Attrice.

Così non si sente nulla! [p. 83 modifica]

L'Attor Giovine.

Forte! forte!


La Figliastra

(lasciando Madama Pace che sorride d'un impagabile sorriso, e facendosi avanti al crocchio degli Attori).

«Forte», già! Che forte? Non son mica cose che si possano dir forte! Le ho potute dir forte io per la sua vergogna (indica il Padre), che è la mia vendetta! Ma per Madama è un'altra cosa, signori: c'è la galera!


Il Direttore.

Oh bella! Ah, è così? Ma qui bisogna che si facciano sentire, cara lei! Non sentiamo nemmeno noi, sul palcoscenico! Figurarsi quando ci sarà il pubblico in teatro! Bisogna far la scena. E del resto possono bene parlar forte tra loro, perchè noi non saremo mica qua, come adesso, a sentire: loro fingono d'esser sole, in una stanza, nel retrobottega, che nessuno le sente.

La Figliastra, graziosamente, sorridendo maliziosa, fa più volte cenno di no, col dito.


Il Direttore.

Come no? [p. 84 modifica]

La Figliastra

(sottovoce, misteriosamente).

C'è qualcuno che ci sente, signore, se lei (indica Madama Pace) parla forte!


Il Direttore

(costernatissimo).

Deve forse scappar fuori qualche altro? (Gli Attori scoppiano a ridere).


Il Padre.

No, no, signore. Allude a me. Ci debbo esser io, là dietro quell'uscio, in attesa; e Madama lo sa. Anzi, mi permettano! Vado! Per esser subito pronto.... (fa per avviarsi).


Il Direttore (fermandolo).

Ma no, aspetti! Qua bisogna rispettare le esigenze del teatro! Prima che lei sia pronto....


La Figliastra (interrompendolo).

Ma sì, subito! subito! Mi muojo, le dico, dalla smania di viverla, di viverla questa scena! Se lui vuol esser subito pronto, io sono prontissima!


Il Direttore (gridando).

Ma bisogna che prima venga fuori, ben chiara, la scena tra lei e quella lì.... (indica Madama Pace). La vuol capire? [p. 85 modifica]

La Figliastra.

Oh Dio mio, signore: m'ha detto quel che lei già sa: che il lavoro della mamma ancora una volta è fatto male; la roba è sciupata; e che bisogna ch'io abbia pazienza, se voglio che ella seguiti ad aiutarci nella nostra miseria.....


Madama Pace

(facendosi avanti, con una grand'aria d'importanza).

Eh cià, señor: porqué yó no quero aproveciarme.... avantaciarme....


Il Direttore (quasi atterrito).

Come come? Parla così!

Tutti gli Attori scoppiano di nuovo a ridere.


La Figliastra (ridendo anche lei).

Sì, signore, parla così, mezzo spagnuolo e mezzo italiano, in un modo buffissimo!


Madama Pace.

Ah, no me par bona crianza che loro ridano de mi, si yó me sfuerzo de hablar, como podo, italiano, señor! [p. 86 modifica]

Il Direttore.

Ma no! Ma anzi! Parli così! parli così, signora! Effetto sicuro! Non si può dar di meglio anzi, per rompere un po' comicamente la crudezza della situazione. Parli, parli così! Va benissimo!


La Figliastra.

Benissimo! Come no? Sentirsi fare con un tal linguaggio certe proposte: effetto sicuro, perchè par quasi una burla, signore! Ci si mette a ridere a sentirsi dire che c'è un «vièchio señior» che vuole «amusarse con migo» — non è vero, Madama?


Madama Pace.

Proveto, cià! proveto, cita; ma mieglio por ti; chè se no te dà gusto, te porta prudencia!


La Madre

(insorgendo, tra lo stupore e la costernazione di tutti gli Attori, che non badavano a lei, e che ora balzano al grido, a trattenerla).

Strega! strega! assassina! La figlia mia!


La Figliastra

(accorrendo a trattenere la Madre).

No, no, mamma, no! per carità! [p. 87 modifica]

Il Padre

(accorrendo anche lui, contemporaneamente).

Sta' buona, sta' buona! A sedere!


La Madre.

Ma levatemela davanti, allora!


La Figliastra

(al Direttore, accorso anche lui).

Non è possibile, che la mamma stia qui!


Il Padre (anche lui al Direttore).

Non possono stare insieme! E per questo, vede? quella lì, quando siamo venuti, non era con noi.... Stando insieme, capirà, per forza s'anticipa tutto....


Il Direttore.

Non importa! Non importa! È per ora come un primo abbozzo! Serve tutto, perchè io colga anche così, confusamente, i varii elementi.... (Rivolgendosi alla Madre e conducendola per farla sedere, di nuovo al suo posto). Via, via, signora, sia buona, sia buona.... si rimetta a sedere....

Intanto la Figliastra andando di nuovo in mezzo alla scena, si rivolgerà a Madama Pace. [p. 88 modifica]


La Figliastra.

Su su, dunque, Madama.


Madama Pace (offesa).

Ah no, gracie tante! Yó aquì no fado più nada con tua madre presente.


La Figliastra.

Ma via, faccia entrare questo «vièchio señor, porqué se amusi con migo!» (Voltandosi a tutti imperiosa) — Insomma, bisogna farla, questa scena! — Su, avanti! (A Madama Pace): — Lei se ne vada!


Madama Pace.

Ah, me ne vado, me ne vado — me ne vado seguramente.... (esce, furiosa).


La Figliastra (al Padre).

E lei faccia l'entrata! Non c'è bisogno che giri! Venga qua! Finga d'essere entrato! — Ecco: io me ne sto qua a testa bassa — modesta! — E su! Metta fuori la voce! Mi dica con voce nuova, come uno che venga da fuori: «Buongiorno, signorina....»


Il Direttore.

Oh guarda! Ma insomma, dirige lei o dirigo io? (Al Padre che guarda sospeso e perplesso). [p. 89 modifica]

— Eseguisca, sì: vada là in fondo, senza uscire, e rivenga avanti.

I1 Padre eseguisce, quasi sbigottito. È pallidissimo; ma, già investito nella realtà della sua vita creata, sorride appressandosi dal fondo, come alieno ancora del dramma che sta per abbattersi su lui. Gli Attori si fan subito intenti alla scena che comincia.


Il Direttore

(piano, in fretta, al Suggeritore nella buca).


E lei, attento, attento a scrivere, adesso!

(LA SCENA)


Il Padre

(avanzandosi con voce nuova).

Buon giorno, signorina...


La Figliastra

(a capo chino, con contenuto ribrezzo).

Buon giorno.


Il Padre

(la spia un po', di sotto al cappellino che quasi le nasconde il viso; e, scorgendo ch'ella è giovanissima, esclama quasi tra sè, un po' per compiacenza, un po' anche per timore di compromettersi in un'avventura rischiosa).

Ah.... — Ma.... dico, non sarà la prima volta, è vero? che lei viene qua.... [p. 90 modifica]

La Figliastra (c. s.).

No, signore.


Il Padre.

C'è venuta qualche altra volta? (E poiché la Figliastra fa cenno di sì col capo) — Più d'una? (Aspetta un po' la risposta; torna a spiarla di sotto al cappellino; sorride; poi dice:) — E dunque, via.... non dovrebbe più esser così.... — Permette che le levi io codesto cappellino?


La Figliastra.

(subito, per prevenirlo, non contenendo il ribrezzo).

No, signore: me lo levo da me! (Eseguisce con fretta convulsa).

La Madre che assiste ancora alla scena, col Figlio e con gli altri due più piccoli e più suoi, che se ne stanno sempre accanto a lei, appartati nel lato opposto a quello degli Attori, è come sulle spine, e seguirà con varia espressione, di dolore, di sdegno, d'ansia, d'orrore, le parole e gli atti di quei due; e ora si nasconderà il volto, ora metterà qualche gemito.


La Madre.

Oh Dio!... oh Dio!...


Il Padre (seguitando, galante).

Ecco, mi dia: lo poso io (le toglie dalle mani il cappellino) — Ma su una bella, cara testolina [p. 91 modifica]

come la sua, vorrei che figurasse un più degno cappellino.... Vorrà ajutarmi a sceglierne qualcuno, poi, qua tra questi di Madama? — No?


L'Attrice Giovane (interrompendo).

Oh, badiamo bene.... Quelli là sono i nostri cappelli!


Il Direttore (subito, arrabbiatissimo).

Silenzio, perdìo! Non faccia stupidamente dello spirito! — Questa è la scena! — (Rivolgendosi alla Figliastra) — Riattacchi, prego, signorina!


La Figliastra (riattaccando).

No, grazie, signore.


Il Padre.

Eh via, non mi dica di no! Vorrà accettarmelo. Me n'avrei a male.... Ce n'è di belli, guardi! — E poi faremmo contenta Madama. Sa che ci tiene! Mette apposta anche qua in mostra la sua roba!


La Figliastra.

Ma no, signore, guardi: non potrei neanche portarlo.... [p. 92 modifica]

Il Padre.

Dice forse per ciò che ne penserebbero a casa, vedendola rientrare con un cappellino nuovo? Eh via! Sa come si fa? Come si dice a casa?


La Figliastra.


(smaniosa, non potendone più). Ma non per questo, signore! Non potrei portarlo, perchè sono.... come mi vede: avrebbe già potuto accorgersene! (mostra l'abito nero).


Il Padre.

A lutto, già.... Mi scusi.... È vero; vedo... Le chiedo perdono. Creda che sono veramente mortificato....


La Figliastra

(facendosi forza e pigliando ardire anche per vincere lo sdegno e la nausea).

Basta, basta, signore! Tocca a me di ringraziarla; e non a lei di mortificarsi o d'affliggersi. Non badi più, la prego, a quel che le ho detto.... Anche per me, capirà.... (Si sforza di sorridere e aggiunge): Bisogna proprio ch'io non pensi, che sono vestita così.... [p. 93 modifica]

Il Direttore

(interrompendo, rivolto al Suggeritore nella buca).

Aspetti, aspetti! Non scriva, tralasci, tralasci quest'ultima battuta! (Rivolgendosi al Padre e alla Figliastra). Va benissimo! Va benissimo! (Poi, al Padre soltanto). Qua lei poi attaccherà com'abbiamo stabilito! (Agli Attori): Graziosissima questa scenetta dell'offerta del cappellino....


La Figliastra.

Eh, ma il meglio viene adesso! Perchè non si prosegue?


Il Direttore.

Abbia pazienza un momento! (Tornando a rivolgersi agli Attori) Va trattata, naturalmente, con un po' più di leggerezza,...


Il Primo Attore.

Di spigliatezza, già....


La Prima Attrice.

Ma sì, non ci vuol niente! (Al Primo Attore) Possiamo subito provarla, no?


Il Primo Attore.

Oh, per me.... Ecco, giro per far l'entrata! (esce per esser pronto a rientrare dalla porta del fondalino). [p. 94 modifica]

Il Direttore (alla Prima Attrice).

E allora, dunque, guardi, è finita la scena tra lei e quella Madama Pace, che penserò poi io a scrivere. Lei se ne sta.... No, dove va?


La Prima Attrice.

Aspetti, mi rimetto il cappello.... (Eseguisce, andando a prendere il suo cappello dall'attaccapanni).


Il Direttore.

Ah già, benissimo! — Dunque, lei resta qui a capo chino.


La Figliastra (divertita).

Ma se non è vestita di nero....


La Prima Attrice.

Sarò vestita di nero, e molto più propriamente di lei!


Il Direttore (alla Figliastra).

Stia zitta, la prego! E stia a vedere! Avrà da imparare! (Battendo le mani) Avanti! avanti! L'entrata!

S'apre l'uscio in fondo e viene avanti il Primo Attore, con l'aria spigliata, sbarazzina d'un vecchietto galante. La rappresentazione della scena, eseguita dagli [p. 95 modifica]

Attori, apparrà fin dalle prime battute un'altra cosa, senza che abbia tuttavia, neppur minimamente, l'aria d'una parodia; apparirà piuttosto come rimessa in bello. Naturalmente, la Figliastra e il Padre, non potendo riconoscersi affatto in quella Prima Attrice e in quel Primo Attore, sentendo con altro tono, con altra anima proferir le loro stesse parole, esprimeranno in vario modo, ora coi gesti, ora con sorrisi, or con aperta protesta, l'impressione che ne ricevono, di sorpresa, di meraviglia, di sofferenza, ecc., come si vedrà appresso.


Il Primo Attore.

«Buon giorno, signorina....»


Il Padre

(subito, non riuscendo a contenersi).

Ma no!

La Figliastra, vedendo entrare in quel modo il Primo Attore, scoppia a ridere.


Il Direttore (rivoltandosi infuriato).

Facciano silenzio! E lei finisca una buona volta di ridere! Così non si può andare avanti!


La Figliastra.

Ma scusi, è naturalissimo, signore! La signorina (indica la Prima Attrice) se ne sta lì ferma, a posto; ma se dev'esser me, io le posso assicurare che a sentirmi dire «buon giorno» a quel [p. 96 modifica]


modo e con quel tono, sarei scoppiata a ridere, proprio così come ho riso!


Il Padre.

Ecco, già.... l'aria, il tono....


Il Direttore.

Ma che aria! che tono! Si mettano da parte, loro, adesso, e mi lascino veder la prova!


Il Primo Attore.

Se debbo rappresentare un vecchio, che viene in una casa equivoca....


Il Direttore.

Ma non dia retta, per carità! Riprenda, riprenda, chè va benissimo! (In attesa, che l'attore riprenda). Dunque....


Il Primo Attore.

«Buon giorno, signorina....»


La Prima Attrice.

«Buon giorno....» [p. 97 modifica]

Il Primo Attore

(rifacendo il gesto del Padre, di spiare cioè sotto al cappellino, ma poi esprimendo ben distintamente prima la compiacenza e poi il timore).

«Ah... Ma.... dico, non sarà la prima volta, spero....


Il Padre

(correggendo, irresistibilmente).

Non «spero» — «è vero?» «è vero?»


Il Direttore.

Dice «è vero» — interrogazione....


Il Primo Attore

(accennando al Suggeritore).

Io ho sentito «spero!»


Il Direttore.

Ma sì! È lo stesso! «È vero» o «spero». Prosegua, prosegua.... Ecco, forse un po' meno caricato: (rifacendo lui la parte) «Non sarà la prima volta, è vero? che lei viene qua....» (Alla Prima Attrice). E lei: «No, signore».


La Prima Attrice.

«No, signore....» [p. 98 modifica]

Il Primo Attore.

«C'è venuta qualche altra volta? Più d'una?


Il Direttore.

Ma no, aspetti! Lasci far prima a lei (indica la Prima Attrice) il cenno di sì! «C'è venuta qualche altra volta?» (La Prima Attrice solleva un po' il capo socchiudendo penosamente, come per disgusto, gli occhi, e poi crolla due volte il capo).


La Figliastra ('irresistibilmente).

Oh Dio mio! (E subito si pone una mano sulla bocca per impedire la risata).


Il Direttore (voltandosi)

Che cos'è?


La Figliastra (subito).

Niente, niente!


Il Direttore (al Primo Attore).

A lei.


Il Primo Attore.

«Più d'una? E dunque, via.... non dovrebbe più esser così.... Permette che le levi io codesto cappellino?» [p. 99 modifica]

Il Primo Attore dirà quest'ultima battuta con un tal tono, e la accompagnerà con una tal mossa, che la Figliastra, rimasta con le mani sulla bocca, per quanto voglia frenarsi, non riesce più a contenere la risata, che le scoppia di tra le dita irresistibilmente, fragorosa.


La Prima Attrice

(indignata tornandosene a posto).

Ah, io non sto mica qua a far la buffona per quella lì!


Il Primo Attore.

E neanch’io! Finiamola!


Il Direttore

(alla Figliastra urlando):

La finisca! la finisca!


La Figliastra.

Sì, mi perdoni... mi perdoni....


Il Direttore.

Lei è una mal’educata! ecco quello che è! Una presuntuosa!


Il Padre (cercando d'interporsi).

Sì, signore, è vero, è vero; ma la perdoni.... [p. 100 modifica]

Il Direttore.

Che vuole che perdoni! È un'indecenza!


Il Padre.

Sissignore, ma creda, creda, che fa un effetto così strano...


Il Direttore.

Strano? Che strano? Dove? perchè strano?


Il Padre.

Ma no.... io ammiro, signore, ammiro i suoi attori: il signore là (indica il Primo Attore), la Signorina (indica la Prima Attrice) ma, certamente ecco, non sono noi....


Il Direttore.

Eh sfido! È chiaro! Non possono esser loro, se sono gli attori!


Il Padre.

Ecco, gli attori! Fanno — bravissimi tutti e due — le nostre parti. Ma creda che a noi risulta come un'altra cosa, che vorrebbe esser la stessa, e intanto non è....


Il Direttore.

Ma come non è? Che cos'è allora? [p. 101 modifica]

Il Padre.

Una cosa, ecco.... che diventa di loro; e non più nostra....


Il Direttore.

Ma questo, per forza! Già gliel'ho detto....


Il Padre.

Sì, capisco.... capisco....


Il Direttore.

E dunque, basta! basta! (Rivolgendosi agli Attori). Vuol dire che faremo poi le prove tra noi, come vanno fatte. È stata sempre per me una maledizione provare davanti agli autori! Non sono mai contenti! (Rivolgendosi al Padre e alla Figliastra). Su, riattacchiamo con loro; e vediamo se è possibile che lei non rida più.


La Figliastra.

Ah, non rido più, non rido più! Viene il bello adesso per me; stia sicuro!


Il Direttore.

Dunque: quando lei dice: «Non badi più, la prego, a quello che ho detto.... Anche per me — capirà!» — (rivolgendosi al Padre) bisogna che [p. 102 modifica]


lei attacchi subito: «Capisco, ah capisco....» e che immediatamente domandi.—


La Figliastra (interrompendo).

Come! Che cosa?


Il Direttore.

La ragione del suo lutto!


La Figliastra.

Ma no, signore! Guardi: quand'io gli dissi che bisognava che non pensassi d'esser vestita così, sa come mi rispose lui? «Ah, va bene! E togliamolo, togliamolo via subito, allora, codesto vestitino!»


Il Direttore.

Bello! Benissimo! Per far saltare così tutto il teatro?


La Figliastra.

Ma è la verità!


Il Direttore.

Ma che verità, mi faccia il piacere! Qua facciamo teatro! La verità, fino a un certo punto! [p. 103 modifica]

La Figliastra.

E che vuol fare lei allora, scusi?


Il Direttore.

Lo vedrà, lo vedrà! Lasci fare a me adesso!


La Figliastra.

No, signore! Della mia nausea, di tutte le ragioni, una più crudele e più vile dell'altra, per cui io sono «questa», «così», che ne vorrebbe cavare lei, allora, un pasticcetto romantico sentimentale, con lui che mi chiede le ragioni del lutto, e io che gli rispondo lacrimando che da due mesi m'è morto papà? No, no, caro signore! Bisogna che lui mi dica come m'ha detto: «Togliamolo via subito, allora, codesto vestitino!». E io, con tutto il mio lutto nel cuore, di appena due mesi, me ne sono andata là, vede? là, dietro quel paravento, e con queste dita che mi ballano dall'onta, dal ribrezzo, mi sono sganciato il busto, la veste....


Il Direttore

(ponendosi le mani tra i capelli).

Per carità! Che dice!


La Figliastra

(gridando, frenetica).

La verità! la verità, signore! [p. 104 modifica]

Il Direttore.

Ma sì, non nego, sarà la verità — e comprendo, comprendo tutto il suo orrore, signorina; ma comprenda anche lei che tutto questo sulla scena non è possibile!


La Figliastra.

Non è possibile? E allora, grazie tante, io non ci sto!


Il Direttore.

Ma no, veda....


La Figliastra.

Non ci sto! non ci sto! Quello che è possibile sulla scena ve lo siete combinato insieme tutti e due, di là: grazie! Lo capisco bene! Egli vuol subito arrivare al suo dramma «cerebrale», complicato; alla rappresentazione dei suoi rimorsi e dei suoi tormenti; ma io voglio rappresentare il mio! il mio!


Il Direttore

(seccato, scrollandosi fieramente).

Oh, infine, il suo! Non c'è soltanto il suo, scusi! C'è anche quello degli altri! Quello di lui (indica il Padre), quello di sua madre! Non può stare che un personaggio venga, così, troppo [p. 105 modifica]


avanti, e sopraffaccia gli altri, invadendo la scena. Bisogna contener tutti in un quadro armonico e rappresentare quel che è rappresentabile! Lo so bene anch'io, che ciascuno ha tutta una sua vita dentro e che vorrebbe metterla fuori. Ma il difficile è appunto questo: farne venir fuori quel tanto che è necessario, in rapporto con gli altri; e pure in quel poco fare intendere tutta l'altra vita che resta dentro! Ah, comodo, se ogni personaggio potesse in un bel monologo, o — senz'altro — in una conferenza venire a scodellare davanti al pubblico tutto quel che gli bolle in pentola! (Con tono bonario, conciliativo). Bisogna che lei si contenga, signorina. E creda, nel suo stesso interesse; perchè può anche fare una cattiva impressione, glielo avverto, tutta codesta furia dilaniatrice, codesto disgusto esasperato, quando lei stessa, mi scusi, ha confessato d'essere stata con altri, prima che con lui, da Madama Pace, più d'una volta....


La Figliastra

(abbassando il capo, riconosce con profonda voce):

È vero! Ma pensi che quegli altri sono egualmente lui, per me.


Il Direttore (non comprendendo).

Come, gli altri? Che vuol dire? [p. 106 modifica]

La Figliastra.

Per chi cade nella colpa, signore, il responsabile di tutte le colpe che seguono, non è sempre chi, primo, determinò la caduta? E per me, è lui, anche da prima ch'io nascessi. Lo guardi; e veda se non è vero!


Il Direttore.

Benissimo! E le par poco il peso di tanta responsabilità su lui? Gli dia modo e campo di rappresentarla!


La Figliastra.

E come, scusi? dico, come potrebbe rappresentare tutti i suoi «nobili» rimorsi, tutti i suoi tormenti «morali», se lei vuol risparmiargli l'orrore d'essersi un bel giorno trovata tra le braccia, dopo averla invitata a togliersi l'abito del suo lutto recente, donna e già caduta, quella bambina, signore, quella bambina ch'egli si recava a vedere uscire dalla scuola? (si commuove).

La Madre, nel sentirle dire così, sopraffatta da un'èmpito d'incontenibile ambascia, che s'esprime prima in alcuni gemiti soffocati, cede alla fine a un pianto perduto. La commozione vince tutti. Lunga pausa. [p. 107 modifica]

La Figliastra

(appena la madre accenna a quietarsi, soggiunge, cupa e risoluta).

Noi siamo qua tra noi, adesso, ignorati ancora dal pubblico. Lei darà domani di noi quello spettacolo che crederà, concertandolo a suo modo. Ma lo vuol vedere davvero, il dramma? scoppiare davvero, com'è stato?


Il Direttore.

Ma sì; non chiedo di meglio, per prenderne sin d'ora quanto è possibile!


La Figliastra.

Ebbene, faccia uscire quella madre!


La Madre

(levandosi dal suo pianto, con un urlo).

No, no! Non lo permetta, signore! Non lo permetta!


Il Direttore.

Ma è solo per vedere, adesso, signora!


La Madre.

Io non posso! non posso! [p. 108 modifica]

Il Direttore.

Ma se è già tutto avvenuto, scusi! Non capisco!...


La Madre.

No, avviene ora, avviene sempre! Il mio strazio non è finto, signore! Io sono viva e presente sempre, in ogni momento del mio strazio, che si rinnova, vivo e presente sempre. Ma quei due piccini là.... li ha lei sentiti parlare? Non possono più parlare, signore! Se ne stanno aggrappati a me, ancora, per tenermi vivo e presente lo strazio: ma essi, per sè, non sono, non sono più! E questa (indica la Figliastra), signore, se n'è fuggita, è scappata via da me e s'è perduta del tutto! Se ora io me la vedo qua, è ancora per questo, solo per questo, sempre, sempre, per rinnovarmi sempre, vivo e presente, lo strazio che ho sofferto anche per lei!


Il Padre.

Il momento eterno! Come le ho detto io, signore! Lei (indica la Figliastra) è qui per cogliermi, fissarmi, tenermi agganciato e sospeso in eterno, alla gogna, in quel solo momento fuggevole e vergognoso della mia vita. Non può rinunziarvi; e lei, signore, non può veramente risparmiarmelo. [p. 109 modifica]

Il Direttore.

Ma sì, io non dico di non rappresentarlo: formerà appunto il nucleo di tutto il primo atto, fino ad arrivare alla sorpresa di lei (indica la Madre).


Il Padre.

Ecco, sì. Perchè è la mia condanna, signore: tutta la nostra passione, che deve culminare nel grido finale di lei! (indica anche lui la Madre).


La Figliastra.

L'ho ancora qui negli orecchi! M'ha reso folle quel grido! — Lei può rappresentarmi come vuole, signore: non importa! Anche vestita; purché abbia almeno le braccia — solo le braccia nude — perchè guardi, stando così (si accosta al Padre e gli appoggia la testa sul petto) con la testa appoggiata così, e le braccia così al suo collo, mi vedevo pulsare qui, nel braccio qui, una vena; e allora, come se soltanto quella vena viva mi facesse ribrezzo, strizzai gli occhi, così, così, ed affondai la testa nel suo petto! (Voltandosi verso la Madre). Grida, grida, mamma! (Affonda la testa nel petto del Padre, e con le spalle alzate come per non sentire il grido, soggiunge con voce di strazio soffocato): Grida, com'hai gridato allora! [p. 110 modifica]

La Madre

(avventandosi per separarli).

No! Figlia, figlia mia! (E dopo averla staccata da lui). Bruto, bruto, è mia figlia! Non vedi che è mia figlia?


Il Direttore

(arretrando, al grido, fino alla ribalta, tra lo sgomento degli Attori).

Benissimo: sì, benissimo! E allora, sipario, sipario!


Il Padre

(accorrendo a lui, convulso).

Ecco, sì — perchè è stato veramente così, signore!


Il Direttore

(ammirato e convinto).

Ma sì, qua, senz'altro! Sipario! sipario!

Alle grida reiterate del Direttore, il Macchinista butterà giù il sipario, lasciando fuori, davanti alla ribalta, il Direttore e il Padre. [p. 111 modifica]

Il Direttore

(guardando in alto, con le braccia alzate).

Ma che bestia! Dico sipario per intendere che l'atto deve finir così, e m'abbassano il sipario davvero! (Al Padre, sollevando un lembo della tenda per rientrare nel palcoscenico). Sì, sì, benissimo! benissimo! Effetto sicuro! Bisogna finir così. Garantisco, garantisco, per questo primo atto! (Rientra col Padre). [p. 112 modifica]




Riaprendosi il sipario si vedrà che Macchinisti e Apparatori avranno disfatto quel primo simulacro di scena e messo su, invece, in fondo al palcoscenico, due o tre spezzati d'alberi, tra cui si scorge un pezzo di vasca.

Da un canto, a destra, siede di nuovo La Madre, e le sono a fianco i due piccoli. Il Figlio se ne sta, nello stesso canto, anche lui seduto; ma in disparte, più che seccato, pieno d'onta. Sono seduti anche sul davanti La Figliastra e Il Padre; e, nell'altro lato, a sinistra, Gli Attori, press'a poco com'erano prima che il sipario fosse abbassato. Solo il Direttore è in piedi, in mezzo al palcoscenico, con una mano sulla bocca a pugno chiuso, in atto di meditare.


Il Direttore

(scrollandosi dopo una breve pausa).

Oh, dunque: il secondo atto! Lascino, lascino fare a me, come avevamo stabilito, che va benone!


La Figliastra.

La nostra entrata in casa di lui (indica il Padre), a dispetto di quello lì! (indica il Figlio).


Il Direttore (spazientito).

Sta bene; ma lasci fare a me, le dico! [p. 113 modifica]

La Figliastra.

Purché appaja chiaro il dispetto!


La Madre

(dal suo canto, tentennando il capo).

Per tutto il bene che ce n'è venuto....


La Figliastra

(voltandosi a lei, di scatto).

Non importa! Quanto più danno a noi, tanto più rimorso per lui!


Il Direttore (spazientito).

Ma ho capito, ho capito! E si terrà conto di questo in principio, soprattutto! Non dubiti!


La Madre (supplichevole).

Ma faccia che risalti bene, la prego, signore, per la mia coscienza, ch'io cercai in tutti i modi....


La Figliastra

(interrompendo con sdegno, e seguitando):

di placarmi, di consigliarmi che questo dispetto non gli fosse fatto! (Al Direttore). La contenti, la contenti, perchè è vero! Io ne godo moltissimo. Perchè, intanto, si può vedere: più [p. 114 modifica] lei è così supplice, più tenta d'entrargli nel cuore, e più quello lì si tiene lontano: «as-sen-te!» Che gusto!


Il Direttore.

Vogliamo insomma cominciarlo, questo secondo atto?


La Figliastra.

Non parlo più! Ma badi che svolgerlo tutto nel giardino, come lei vorrebbe, non è possibile!


Il Direttore.

Perchè non è possibile?


La Figliastra.

Perchè lui (indica di nuovo il Figlio) se ne sta sempre chiuso in camera, appartato! E poi, in casa, c'è da svolgere tutta la parte di quel povero ragazzo lì, smarrito, come le ho detto....


Il Direttore.

Eh già! Ma d'altra parte, capiranno, non possiamo mica appendere i cartellini o cambiar di scena a vista, tre o quattro volte per atto!


Il Primo Attore.

Si faceva un tempo.... [p. 115 modifica]

Il Direttore.

Sì, quando il pubblico era forse come quella bambina lì!


La Prima Attrice.

E l'illusione, più facile!


Il Padre {con uno scatto).

L'illusione? Ma per carità, non dicano l'illusione! Non adoperino codesta parola, che per noi è particolarmente crudele!


Il Direttore (stordito).

E perchè, scusi?


Il Padre.

Ma sì, crudele! crudele! E dovrebbe capirlo!


Il Direttore.

Ma perchè? Come dovremmo dire? L'illusione, sissignore. Quella da creare, qua, agli spettatori.


Il Primo Attore.

Con la nostra rappresentazione....


Il Direttore.

L'illusione d'una realtà! [p. 116 modifica]

Il Padre.

Comprendo, signore. Forse lei, invece, non può comprender noi. Mi scusi! Perchè — veda — qua per lei e per i suoi attori si tratta soltanto — ed è giusto — del loro giuoco.


La Prima Attrice

(interrompendo, sdegnata).

Ma che giuoco! Non siamo mica bambini! Qua si recita sul serio.


Il Padre.

Non dico di no. E intendo, infatti, il giuoco della loro arte, che deve dare appunto — come dice il signore — una perfetta illusione di realtà.


Il Direttore.

Precisamente!


Il Padre.

Ora, se lei pensa che noi come noi (indica sè e sommariamente gli altri cinque Personaggi) non abbiamo altra realtà fuori di questa illusione....


Il Direttore

(stordito, guardando i suoi Attori rimasti anch'essi come sospesi e smarriti).

E come sarebbe a dire? [p. 117 modifica]

Il Padre

(dopo averli un po’ osservati, con un pallido sorriso).

Ma sì, signori! Quale altra? Quello che per loro è un giuoco d’arte, per noi è invece l’unica nostra realtà. (Breve pausa. Si avanza di qualche passo verso il Direttore, e soggiunge): Ma non soltanto per noi, del resto, badi! Ci pensi bene. (Lo guarda negli occhi). Mi sa dire chi è lei?


Il Direttore

(turbato, con un mezzo sorriso).

Come, chi sono? — Sono io!


Il Padre.

E se le dicessi che non è vero, perchè lei è me?


Il Direttore.

Le risponderei che lei è un pazzo!

Gli Attori ridono.


Il Padre.

Hanno ragione di ridere: perchè qua si giuoca; (al Direttore): e lei può dunque obbiettarmi che soltanto per un giuoco quel signore là (indica il Primo Attore), che è «lui», dev’esser «me», che [p. 118 modifica]

viceversa sono io, «questo». Vede che l'ho colto in trappola?

Gli Attori tornano a ridere.


Il Direttore

(seccato).

Ma questo s'è già detto poco fa! Daccapo?


Il Padre.

No, no. Non volevo dir questo, infatti. Io la invito anzi a uscire da questo giuoco (guardando la Prima Attrice, come per prevenire) — d'arte! d'arte! — che lei è solito di fare qua coi suoi attori; e torno a domandarle seriamente: chi è lei?


Il Direttore

(rivolgendosi quasi strabiliato, e insieme irritato, agli Attori).

Oh, ma guardate che ci vuole una bella faccia tosta! Uno che si spaccia per personaggio, venire a domandare a me, chi sono!


Il Padre

(con dignità, ma senza alterigia).

Un personaggio, signore, può sempre domandare a un uomo chi è. Perchè un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è sempre «qualcuno». Mentre un uomo [p. 119 modifica]

— non dico lei, adesso — un uomo così in genere, può non esser «nessuno».


Il Direttore.

Già! Ma lei lo domanda a me, che sono il Direttore! il Capocomico! Ha capito?


Il Padre

(quasi in sordina, con melliflua umiltà).

Soltanto per sapere, signore, se veramente lei com'è adesso, si vede.... come vede per esempio, a distanza di tempo, quel che lei era una volta, con tutte le illusioni che allora si faceva; con tutte le cose, dentro e intorno a lei, come allora le parevano — ed erano, erano realmente per lei! — Ebbene, signore: ripensando a quelle illusioni che adesso lei non si fa più; a tutte quelle cose che ora non le «sembrano» più come per lei «erano» un tempo; non si sente mancare, non dico queste tavole di palcoscenico, ma il terreno, il terreno sotto i piedi, argomentando che ugualmente «questo» come lei ora si sente, tutta la sua realtà d'oggi così com'è, è destinata a parerle illusione domani?


Il Direttore

(senz'aver ben capito, nell'intontimento della speciosa argomentazione).

Ebbene? E che vuol concludere con questo? [p. 120 modifica]

Il Padre.

Oh, niente, signore. Farle vedere che se noi (indica di nuovo sè e gli altri Personaggi) oltre l'illusione, non abbiamo altra realtà, è bene che anche lei diffidi della realtà sua, di questa che lei oggi respira e tocca in sè, perchè — come quella di jeri — è destinata a scroprirlesi illusione domani.


Il Direttore

(risolvendosi a prenderla in riso).

Ah, benissimo! E dica per giunta che lei, con codesta commedia che viene a rappresentarmi qua, è più vero e reale di me!


Il Padre

(con la massima serietà).

Ma questo senza dubbio, signore!


Il Direttore.

Ah sì?


Il Padre.

E credevo che lei lo avesse già compreso fin da principio.


Il Direttore.

Più reale di me? [p. 121 modifica]

Il Padre.

Se la suà realtà può cangiare dall'oggi al domani....


Il Direttore.

Ma si sa che può cangiare, sfido! Cangia continuamente; come quella di tutti!


Il Padre

(con un grido).

Ma la nostra no, signore! Vede? La differenza è questa! Non cangia; non può cangiare, nè esser altra, mai, perchè già fissata — così — «questa» — per sempre — (è terribile, signore!) realtà immutabile, che dovrebbe dar loro un brivido nell'accostarsi a noi, se veramente han coscienza che la loro è invece, nel tempo, una transitoria e fuggevolissima illusione, quale inconsciamente se la fingono, oggi così e domani in un'altro modo, secondo i casi, le condizioni, la volontà, i sentimenti, con l'intelletto che li rappresenta a loro stessi, oggi in un modo e domani..... chi sa come: illusioni di realtà, rappresentate in questa fatua commedia della vita che non conclude, nè può concluder mai, perchè se domani conclude — addio — è finita!


Il Direttore.

In nome di Dio, ma la finisca lei «almeno» con codesta filosofia, e vediamo di concludere [p. 122 modifica]


«almeno» questa commedia che loro stessi mi hanno portato qua! — Lei ragiona troppo, ragiona troppo, caro signore! — Sa che, quasi quasi, mi pare un.... (S'interrompe; lo squadra da capo a piedi): Ma già! a proposito: mi s'è presentato qua come un — diciamo così — «personaggio» creato da un autore che non volle poi cavare dai casi suoi un dramma, è vero?


Il Padre.

È la pura verità, signore!


Il Direttore.

La smetta, via! Nessuno di noi ci crede, perchè non son cose — lo riconoscerà — che si possano credere sul serio. Sa piuttosto che mi sembra? che lei voglia atteggiarsi alla maniera d'un certo autore ch'io singolarmente detesto — gliel'avverto — quantunque, purtroppo, mi sia impegnato a rappresentarne anch'io qualche lavoro. Ne avevo giusto in prova uno, quando loro son venuti. (Rivolgendosi agli Attori). E ci abbiamo fatto questo bel guadagno! Cascati dalla padella nella brace!


Il Padre.

Non so, signore, a quale autore lei voglia alludere. Ma creda ch'io «sento», «sento» quello che [p. 123 modifica]


penso, e sembra ch'io ragioni soltanto a chi non pensa a quello che sente, perchè nel proprio sentimento s'acceca. So, so che a tanti quest'accecarsi sembra molto più «umano»; ma è vero il contrario, signore; perchè l'uomo non ragiona mai tanto (o sragiona, che è lo stesso), come quando soffre, perchè delle sue sofferenze vuol vedere la causa, e chi gliel'ha date e se sia stato giusto o ingiusto il dargliele; mentre, quando gode, si piglia il godimento e non ragiona più, come se godere fosse suo diritto. Delle bestie, signore, è il soffrire senza ragionare. Faccia che un uomo, soffrendo, ragioni. Non s'ammette! Soffra come una bestia; e allora, sì, ecco — è «umano»!


Il Direttore.

Ma vede, vede intanto che lei seguita a ragionare?


Il Padre.

Perchè soffro, signore! Io non ragiono; grido così il perchè delle mie sofferenze!


Il Direttore

(Con uno scatto, parandoglisi davanti per un'idea che gli sorge all'improvviso).

Vorrei sapere però, quando mai s'è visto un personaggio che, uscendo dalla sua parte, si sia messo a perorarla così come fa lei, e a proporla. Me lo sa dire? lo non l'ho mai visto! [p. 124 modifica]

Il Padre.

Non l'ha mai visto, signore, perchè gli autori nascondono di solito il travaglio della loro creazione. Quando i personaggi son vivi, vivi veramente davanti al loro autore, questo non fa altro che seguirli nell'azione, nelle parole, nei gesti ch'essi appunto gli propongono; e bisogna ch'egli li voglia com'essi si vogliono; e guaj se non fa così! Quando un personaggio è nato, acquista subito una tale indipendenza anche dal suo stesso autore, che può esser da tutti immaginato anche in tant'altre situazioni in cui l'autore non pensò di metterlo, e acquistare anche per se stesso un significato che l'autore non si sognò mai di dargli!


Il Direttore.

Ma sì, questo lo so!


Il Padre.

E dunque perchè si fa meraviglia di noi? Immagini per dei personaggi la disgrazia che le ho detto, d'esser nati vivi dalla fantasia d'un autore che abbia voluto poi negar loro la vita, e mi dica se questi personaggi lasciati così, vivi e senza vita, non han ragione di mettersi a fare quel che stiamo facendo ora qua davanti a loro, dopo averlo fatto a lungo, a lungo, creda, da[p. 125 modifica]vanti a lui per persuaderlo, per spingerlo, comparendogli ora io, ora lei (indica la Figliastra), ora quella povera madre...


La Figliastra.

È vero, anch'io, anch'io, signore, per tentarlo; tante volte; nella malinconia di quel suo scrittojo, all'ora del crepuscolo, quand'egli, abbandonato su una poltrona, non sapeva risolversi a girar la chiavetta della luce e lasciava che l'ombra gl'invadesse la stanza e che quell'ombra brulicasse di noi, che andavamo a tentarlo.... (Come se si vedesse ancora là in quello scrittojo e avesse fastidio della presenza di tutti quegli Attori): — Se loro tutti se n'andassero! se ci lasciassero soli! — La Mamma lì, con quel figlio — io con quella bambina — quel ragazzo là sempre solo — e poi io con lui (indica appena il Padre) — e poi io sola, io sola.... — in quell'ombra, (balza a un tratto, come se nella visione che ha di sè, lucente in quell'ombra e viva, volesse afferrarsi) — ah, la mia vita! Che scene, che scene andavamo a proporgli! — Io, io lo tentavo più di tutti!


Il Padre.

Già! Ma forse è stato per causa tua; appunto per codeste tue troppe insistenze, per le tue troppe incontinenze! [p. 126 modifica]

La Figliastra.

Ma che! Se egli stesso m'ha voluta così! (Vien presso al Direttore per dirgli come in confidenza). Io credo che fu piuttosto, signore, per avvilimento o per sdegno del teatro, così come il pubblico solitamente lo vede e lo vuole....


Il Figlio

(dall'angolo ove se ne sta appartato).

Proprio così! proprio così, signore!


Il Padre.

Ma nient'affatto, non ci creda! Dia ascolto a me: lei farà benissimo a contenere, com'ha detto, gli eccessi tanto di questa qui che vuol far troppo, quanto di quello lì che non vuol far....


Il Figlio.

Nulla!


Il Direttore.

Ah, ma anche i suoi, caro signore; anche i suoi! Lei eccede più di tutti, glielo dico io!


Il Padre.

Io? dove? quando? [p. 127 modifica]

Il Direttore.

Ma sempre! ma continuamente! Ma codesta pervicacia con cui s'ostina a farsi credere un personaggio! E bisogna che ragioni meno, ecco, ragioni meno!


Il Padre.

Eh, ma se mi toglie di rappresentare il tormento del mio spirito che non si dà pace, lei mi sopprime, badi! Ogni vero uomo, signore, che sia un po' più su delle pietre, delle piante, delle bestie, non vive per vivere, senza saper di vivere; ma per dare un suo senso e un suo valore alla vita! E per me è questo, il valore che le do. Non posso rinunziarvi, per rappresentare soltanto un «fatto», come vorrebbe costei (indica la Figliastra), perchè nel «fatto» è la sua vendetta! Non posso e non debbo: per quello che io sono!


Il Direttore.

Ah, ecco, vede? Di bene in meglio! Adesso non ci sta più lei, è vero? Un po' l'uno e un po' l'altra! Benone! Andiamo avanti così, che arriveremo presto alla fine!


Il Padre.

No, no: faccia, faccia lei! Purché dentro i limiti della parte che ci assegnerà, ecco, il sacrifizio per ciascuno di noi non sia troppo! [p. 128 modifica]

Il Direttore.

Capirà ch'io non posso lasciarla arzigolare a suo piacere! Il dramma è azione, azione e non filosofia!


Il Padre.

Va bene; vuol dire che ne farò quel tanto che ne fa ciascuno, quando vuol rendersi conto dei suoi tormenti.


Il Direttore.

E quando l'azione lo comporterà! Andiamo avanti, santo Dio, e veniamo al fatto.


La Figliastra.

Eh, ma mi pare, scusi, che di fatti ne abbia finanche troppi, con la nostra entrata in casa di lui! (indica il Padre). Diceva che non poteva appendere i cartellini o cangiar di scena ogni cinque minuti!


Il Direttore.

Già! Ma appunto! Combinarli, aggrupparli in un'azione simultanea e serrata; e non come pretende lei, che vuol vedere prima il suo fratellino che ritorna dalla scuola e s'aggira come un'ombra per le stanze, nascondendosi dietro gli usci a meditare un proposito, in cui — com'ha detto? [p. 129 modifica]

La Figliastra.

Si dissuga, signore, si dissuga tutto!


Il Direttore.

Non ho mai sentito codesta parola! E va bene: «crescendo soltanto negli occhi», è vero?


La Figliastra.

Sissignore: eccolo li! (lo indica presso la Madre).


Il Direttore.

Brava! E poi, contemporaneamente, vorrebbe anche quella bambina che giuoca, ignara, nel giardino.... L'uno in casa, e l'altra nel giardino, è vero?


La Figliastra.

Ah, nel sole, signore, felice! È l'unico mio premio, la sua allegria, la sua festa, in quel giardino; tratta dalla miseria, dallo squallore d'un'orribile camera, dove dormivamo tutti e quattro — e io con lei — io, pensi! con l'orrore del mio corpo contaminato, accanto a lei, che mi stringeva forte forte coi suoi braccìni, amorosi e innocenti. Nel giardino, appena mi vedeva, correva a prendermi per mano. I fiori grandi non li vedeva; andava a scoprire invece tutti quei «pìttoli pìttoli» e me li voleva mostrare, facendo una festa, una festa! [p. 130 modifica]

Il Direttore.

E va bene! Faremo il giardino! Faremo il giardino, e le scene si aggrupperanno lì! (Chiamando per nome un apparatore). Ehi, qualche spezzato d'alberi, subito subito, e un pezzo di vasca! (Voltandosi a guardare in fondo al palcoscenico) Ah, è già fatto? Benissimo. (Alla Figliastra) Così, alla meglio, per dare un'idea! Il giovinetto, invece di nascondersi dietro gli usci delle stanze, s'aggirerà qui nel giardino, nascondendosi dietro gli alberi. Ma capirà che sarà difficile trovare una bambina che faccia bene la scena con lei, quando le mostra i fiorellini. (Rivolgendosi al giovinetto). Venga, venga avanti lei, piuttosto! Vediamo di concertare un po'! (E poiché il ragazzo non si muove). Avanti, avanti! (Poi, vedendolo venire avanti, perplesso, smarrito, pieno di sgomento) Ah, dico, un bel disastro, anche questo ragazzo.... Ma com'è?... Dio mio, bisognerebbe pure che qualche cosa dicesse.... (Gli s'appressa, gli posa una mano sulla spalla, lo conduce dietro allo spezzato d'alberi). Venga, venga un po'; mi faccia vedere! Si nasconda un po' qua.... Così... Si provi a sporgere un po' il capo, a spiare.... (Si scosta per veder l'effetto: e appena il Giovinetto eseguirà l'azione, con una verità impressionante). Ah, benissimo.... benissimo.... (Rivolgendosi alla Figliastra). E dico, se la bambina, [p. 131 modifica]


sorprendendolo così a spiare, accorresse a lui e gli cavasse di bocca almeno qualche parola?


La Figliastra.

Non speri che parli, finché c'è quello lì! (indica il Figlio). Bisognerebbe che lei mandasse via, prima, quello lì!


Il Figlio (balzando in piedi).

Ma prontissimo! Felicissimo! Non chiedo di meglio! (fa per avviarsi).


Il Direttore (subito, trattenendolo).

No! Dove va? Aspetti!

La Madre si alza, sgomenta, angosciata dal pensiero che egli se ne vada davvero, e istintivamente leva le braccia quasi per trattenerlo, pur senza muoversi dal suo posto.


Il Figlio

(al Direttore che lo trattiene).

Non ho proprio nulla io da far qui! Me ne lasci andare, la prego! Me ne lasci andare!


Il Direttore.

Come non ha nulla da far qui? [p. 132 modifica]

La Figliastra

(placidamente, con ironia).

Ma non lo trattenga! Non se ne va!


Il Padre.

Deve rappresentare la terribile scena del giardino con sua madre!


Il Figlio

(subito, risolato, fieramente).

Io non rappresento nulla! E l'ho dichiarato fin da principio! (Al Direttore) Me ne lasci andare!


La Figliastra

(accorrendo al Direttore).

Permette, signore? (Gli fa abbassare le braccia, con cui trattiene il Figlio). Lo lasci! (Poi, rivolgendosi a lui, appena il Direttore lo avrà lasciato). Ebbene, vàttene! (Il Figlio resta, guardandola con sprezzo, anzi con odio. Ella ride e dice): — Non può, vede? non può, signore! Deve restar qui, per forza, legato alla catena, indissolubilmente! Ma se io che prendo il volo, signore, quando accade ciò che deve accadere — proprio per l'odio che sento per lui, proprio per non vedermelo più davanti — ebbene, se io sono ancora qua, e sopporto la sua vista e la sua [p. 133 modifica]


compagnia — si figuri se può andarsene via lui che deve, deve restar qua veramente, con questo suo, bel padre, e quella madre là senza più altri figli che lui... (Rivolgendosi alla Madre): — E su, su, mamma! Vieni.... (Rivolgendosi al Direttore per indicargliela): — Guardi, s'era alzata, s'era alzata per trattenerlo.... (Alla Madre chiamandola con la mano) — Vieni, vieni.... (Poi, al Direttore). — Immagini che cuore può aver lei di mostrar qua ai suoi attori quello che prova; ma è tanta la brama d'accostarsi a lui, che — eccola qua, è disposta a vivere la sua scena!

Difatti la Madre s'è accostata, e appena la Figliastra finisce di proferire le ultime parole, apre le braccia per significare che acconsente.


Il Figlio (subito).

Ah, ma io no! Io no! Se non me ne posso andare, resterò qua; ma le ripeto che io non rappresento nulla!


Il Padre (al Direttore, fremendo).

Lei lo può costringere, signore!


Il Figlio.

Non può costringermi nessuno!


Il Padre.

Ti costringerò io! [p. 134 modifica]

La Figliastra.

Ma aspettate! Aspettate! Prima, la bambina alla vasca! (Corre a prendere la Bambina e la conduce alla vasca).


Il Direttore.

Benissimo, sì, sì contemporaneamente!

La Seconda Donna e l'Attor Giovine si staccano a questo punto dal crocchio degli Attori, e l'una si mette a osservare con molta attenzione la Madre che le sta di fronte, e l'altro gira alla larga e viene da sinistra a destra per collocarsi di fronte al Figlio, di cui deve rifar la parte, per spiarne l'atteggiamento e le mosse.


Il Figlio (al Direttore).

Ma che contemporaneamente! Non è vero, signore! Non c'è stata nessuna scena tra me e lei! (indica la Madre), Se lo faccia dire da lei stessa, com'è stato!


La Madre.

Sì, è vero, signore! Io ero entrata nella sua camera....


Il Figlio.

Nella mia camera, ha inteso? Niente giardino!


Il Direttore.

Ma questo non importa! Bisogna raggruppar l'azione, ho detto! [p. 135 modifica]

Il Figlio

(scorgendo L'Attor giovine che l'osserva).

Che cosa vuol lei?


L'Attrice Giovane.

Niente; la osservo....


Il Figlio

(voltandosi dall'altra parte, alla Seconda donna).

Ah — e qua c'è lei? Per rifar la sua parte? (indica la Madre).


Il Direttore.

Per l'appunto! Per l'appunto! E dovrebbe esser grato, mi sembra, di questa loro attenzione!


Il Figlio.

Ah, sì! Benissimo! Ma non ne è ancora convinto, che non è possibile che si viva davanti a uno specchio, che per di più, non contento d'agghiacciarci con l'immagine della nostra stessa espressione, ce la ridà come una smorfia irriconoscibile di noi stessi?


Il Padre.

Questo è vero! Questo è vero! Se ne persuàda! [p. 136 modifica]

Il Direttore

(all'Attor giovine e alla Seconda donna).

Va bene, si levino, si levino davanti!


Il Figlio.

È inutile! Io non mi presto!


Il Direttore.

Si stia zitto, adesso, e mi lasci sentir sua madre! (Alla Madre). Ebbene? Era entrata?...


La Madre.

Sissignore, nella sua camera, non potendone più, signore! per votarmi il cuore di tutta l'angoscia che m'opprime.... Ma appena lui mi vide entrare....


Il Figlio.

Nessuna scena! Me ne andai; me n'andai per uscirmene! Perchè non ho mai fatto scene, io; ha capito?


La Madre.

È vero! Così! Così!


Il Direttore.

Ma ora bisogna pur farla questa scena tra lei e lui! È indispensabile! [p. 137 modifica]

La Madre.

Per me, signore, io sono qua.... Magari mi desse lei il modo di potergli parlare un momento, di potergli dire tutto quello che mi sta nel cuore.


Il Padre

(appressandosi al Figlio, violentissimo).

Tu la farai! per tua madre! per tua madre!


Il Figlio

(più che mai risoluto).

Non faccio nulla!


Il Padre

(afferrandolo per il petto, e scrollandolo).

Per Dio, obbedisci! Obbedisci! Non senti come ti parla? Non hai viscere di figlio?


Il Figlio

(afferrandolo anche lui).

No! No! E finiscila una buona volta! (Concitazione generale. La Madre, spaventata, cerca d'interporsi, di separarli).


La Madre (c. s.)

Per carità! Per carità! [p. 138 modifica]

Il Padre (senza lasciarlo).

Devi obbedire! Devi obbedire!


Il Figlio

(quasi piangente dalla rabbia, grida):

Ma che cos'è codesta frenesia che t'ha preso? (Sono separati). Non ha ritegno di portare davanti a tutti la sua vergogna e la nostra! Io non mi presto! Non mi presto! E interpreto così la volontà di chi non volle portarci sulla scena!


Il Direttore.

Ma se ci siete venuti!


Il Figlio (additando il Padre).

Lui, non io!


Il Direttore.

E non è qua anche lei?


Il Figlio.

C'è voluto venir lui, trascinandoci tutti e prestandosi anche a combinare di là insieme con lei non solo quello che è realmente avvenuto; ma come se non bastasse, anche quello che non c'è stato! [p. 139 modifica]

Il Direttore.

Ma dica, dica lei almeno che cosa c'è stato! Lo dica a me! Se n'è uscito dalla sua camera, senza dir nulla?


Il Figlio.

Nulla. Proprio per non fare una scena!


Il Direttore.

Ebbene, e poi? che ha fatto?


Il Figlio.

Nulla.... attraversando il giardino.... (s'arresta fosco).


Il Direttore

(spingendolo sempre più a dire, impressionato dal ritegno di lui).

Ebbene? attraversando il giardino?


Il Figlio (esasperato).

Ma perchè mi vuol far dire, signore? È orribile!

La Madre trema tutta, con gemiti soffocati, guardando verso la vasca.


Il Direttore

(piano; notando quello sguardo, si rivolge al Figlio con crescente apprensione):

La bambina? [p. 140 modifica]

Il Figlio.

Là nella vasca....


Il Padre

(indicando pietosamente la Madre).

E lei lo seguiva, signore....


Il Direttore

(al Figlio, con'ansia):

E allora, lei?


Il Figlio.

Accorsi; mi precipitai per ripescarla.... Ma a un tratto m'arrestai, perchè dietro quegli alberi vidi una cosa che mi gelò: il ragazzo, il ragazzo che se ne stava lì fermo, con occhi da pazzo, a guardare nella vasca la sorellina affogata.... (La Figliastra, rimasta curva presso la vasca a nascondere la bambina, singhiozza). Feci per accostarmi; e allora....

Rintrona dietro gli alberi, dove il Giovinetto è rimasto nascosto, un colpo di rivoltella.


La Madre

(con un grido straziante, accorrendo con molti degli Attori, in mezzo al subbuglio generale).

Figlio! Figlio mio! (E poi, fra la confusione e le grida sconnesse degli altri). Ajuto! Ajuto! [p. 141 modifica]

Il Direttore

(tra le grida, cercando di farsi largo, mentre il Giovinetto è sollevato da capo e da piedi e trasportato via).

Ma s'è ferito? s'è ferito davvero?


Alcuni Attori.

Davvero! Davvero! Morto! Morto!


Altri Attori.

No! Finzione! Non ci creda! Finzione! Finzione!


Il Padre

(con un grido altissimo).

Ma che finzione! Realtà, realtà, signore! (Accorre disperatamente anche lui).


Il Direttore.

Finzione! realtà! Andate al diavolo tutti quanti! Non mi è mai capitata una cosa simile! E mi hanno fatto perdere una giornata!


TELA.