Si conta e si racconta.../Re Prudenzio

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Re Prudenzio

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Pappafichi Milda

C’era una volta un Re che andava sempre a piedi. Aveva paura dei cavalli. Diceva:

- Sono bestie, e con le bestie non ci voglio aver a che fare.

Per questo i suoi sudditi gli avevano dato il nomignolo di re Prudenzio.

Il guaio era che assieme con lui dovevano andar a piedi anche i Ministri e tutte le persone del suo sèguito.

E mentre il Re camminava avanti con quelle gambe che, a forza di esercizio, erano diventate di acciaio, Ministri e persone del sèguito, stanchi morti, grondanti di sudore, brontolavano tra i denti:

- Accidempoli alle gambe di sua Maestà!

Uno dei Ministri, il più vecchio, pensò di ricorrere a un Mago.

- Mago, buon Mago, fate una bella invenzione: una seggiolina, per esempio, che cammini quasi da sé e obbedisca ai comando.

- Per chi serve?

- Per Sua Maestà.

- Tra due giorni l’avrete.

E, due giorni dopo, il Mago presentava al Ministro uno stranissimo arnese con due ruote, una, piccola, davanti; l’altra, più grande, di dietro, e, su, un sederino coperto di cuoio. - Che arnese è questo?

- Si chiama: Cavallino di acciaio.

- E in che modo cammina?

- Cammina così.

Il Mago saltò sul sederino, poggiò i piedi su i due pedali dei lati e via, di corsa, come una saetta.

Il Re scese a vedere il Cavallino di acciaio che il Ministro diceva di voler regalargli.

Lo guardò, l’osservò e ordinò al Ministro:

- Provatelo, Eccellenza.

Il Ministro, che aveva preso lezioni dal Mago, saltò sul sederino, poggiò i piedi su i due pedali dei lati, e via, di corsa, come una saetta. Se non che nel fare la svoltata, ruzzolò per terra assieme col Cavallino di acciaio, e si ruppe una gamba.

- Grazie, Eccellenza! - gli disse il Re. - Il Cavallino di acciaio tenetelo pure per voi. Le mie gambe mi servono meglio. Non sono chiamato re Prudenzio per niente!

Il vecchio Ministro, appena guarito, ricorse di nuovo al Mago.

- Mago, buon Mago, fate una bella invenzione: una carrozza, per esempio, che vada proprio da sé, senza aiuto di piedi o mani altrui.

- Per chi serve?

- Per Sua Maestà.

- Tra una settimana l’avrete.

E, una settimana dopo, il Mago presentava al Ministro una carrozza che sembrava una carrozza come tutte le altre; non aveva però stanghe pei cavalli.

- E in che modo cammina?

- Cammina così.

Il Mago toccò una molla, e la carrozza cominciò a tremare, a tremare, quasi impaziente di mettersi in moto. Il Mago montò in serpe, prese tra le mani una rotella infissa a un’asta, e la carrozza via, di corsa, come una saetta, rumoreggiando.

Tornato addietro, il Mago disse:

- A questa qui, però, bisogna dar da mangiare.

- Fieno o biada? - domandò il Ministro.

Né fieno, né biada, ma acqua di fuoco.

- Acqua di fuoco? E dove si trova?

- V’insegnerò io a cavarla.

Il Re scese a vedere la Carrozza senza cavalli che il Ministro diceva di voler regalargli.

La guardò, la osservò e ordinò al Ministro:

- Provatela, Eccellenza.

Il Ministro, che aveva preso lezioni dal Mago, montò in serpe, toccò una molla e la carrozza cominciò a tremare, a tremare quasi impaziente di mettersi in moto. E appena egli girò la rotella la carrozza partì di corsa, come una saetta, rumoreggiando. Se non che, nel fare una svoltata, la carrozza diè uno sbalzo e andò a sbattere contro un albero, si rovesciò di fianco e prese fuoco.

Il povero Ministro morì tra le fiamme. E il Re non poté nemmeno dirgli: - Grazie, Eccellenza! Le mie gambe mi servono meglio. Non sono chiamato re Prudenzio per niente!

Or accadde che il Re, in una delle sue solite passeggiate di miglia e miglia, andando col naso per aria, non si accorse di un grosso sasso che era in mezzo a la strada, inciampò e si ruppe un braccio e due costole.

Allora non disse più: - Le mie gambe mi servono meglio. Disse:

- Bisogna esser re Prudenzio di nome e di fatto. Non si è mai prudenti a bastanza: se il Ministro col Cavallino di acciaio si è rotto una gamba, se con la Carrozza senza cavalli è andato a sbattere contro un albero, la colpa non è del Cavallino di acciaio né della Carrozza senza cavalli, ma dell’imprudenza di lui. Infatti, appena guarito, mandò a chiamare il Mago:

- Mago, buon Mago, fatemi un Cavallino di acciaio! Mago, buon Mago, fatemi una Carrozza senza cavalli!

E andò attorno ora su l’uno ora su l’altra, con grande gioia dei Ministri e delle persone del suo sèguito. E non gli accadde mai nessuna disgrazia. Fu prudente di nome e di fatto.

Fiaba, fiabetta Chi ci vuole la coda ce la metta.