Sonetti romaneschi/Ce sò incappati!
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Giuseppe Gioachino Belli - Sonetti romaneschi (XIX secolo)
Ce sò incappati!
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Le tavolozze1 sò2 a cquest’ora ar posto,
le bbussolette3 ggià sse fanno avanti,
e mmó er Gesummaria e l’Agonizzanti 4
hanno messo er Zantissimo indisposto. 5
5
Domatina, ora-scèrta,6 sti garganti 7
si nun tiengono8 ppiù cch’er collo tosto, 9
s’hanno co cquer boccon de ferragosto 10
da cacà ll’animaccia com’e ssanti. 11
E ffurno lôro, sai?, c’a ddon Annibbile 12
10l’assaltorno13 in ner vicolo d’Ascanio
pe rrubbajje14 un cuperchio de torribbile: 15
e jje diédeno un córpo16 subbitanio,
che jje penneva un parmo d’intestibbile, 17
sotto ar costato cquì ppropio in ner cranio.
Terni, 29 settembre 1830 - De Pepp’er tosto
Note
- ↑ Certe tavole scritte che (esposte in luoghi determinati) invitano i fedeli alla indulgenza plenaria in suffragio delle anime dei condannati, i nomi dei quali sono aggiunti al basso di esse mercé un polizzino di carta.
- ↑ Sono.
- ↑ Si allude alla questuazione che i confrati di alcune compagnie vanno facendo, a volto coperto, per Roma, onde suffragare le anime de’ prossimi giustiziandi.
- ↑ Due chiese dove si prega per i condannati.
- ↑ Esposto.
- ↑ Hora certa, formula dell’annunzio di condanna.
- ↑ Questi ribaldi.
- ↑ Se non tengono.
- ↑ Duro.
- ↑ Con questo piccolo regalo, complimento.
- ↑ Con tutta rassegnazione.
- ↑ Annibale.
- ↑ L’assaltarono.
- ↑ Per rubargli.
- ↑ Turibolo.
- ↑ Coll’o chiuso: «colpo».
- ↑ Intestino.