Vai al contenuto

Sora Crestina mia, pe' un caso raro

Da Wikisource.
Giuseppe Gioachino Belli

1849 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Sora Crestina mia, pe’ un caso raro Intestazione 2 maggio 2025 100% Da definire

Le cariche nove Sonetti senza data II
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1847 e 1849

[p. 450 modifica]

. . . . . . . . . . . . . .[1]

     Sora Crestina[2] mia, pe’ un caso raro,[3]
Io povero cristiano bbattezzato,
Senz’avécce né ccorpa né ppeccato,
M’è vvienuto un ciamorro[4] da somaro.

     Arringrazziat’Iddio! l’ho ppropio a ccaro!
E mmé lo godo tutto arinnicchiato[5]
Su sto mi’ letto sporco e inciafrujjato,[6]
Come un zan Giobbe immezzo ar monnezzaro.

     Che cce volémo fà? ggnente pavura.
Tant’e ttanto le sorte so’ ddua sole:
Drento o ffòra; o in figura o in zepportura.

     E a cche sserveno poi tante parole?
Pascenza o rrabbia sin ch’er freddo dura:
Staremo in cianche[7] quanno scotta er zole.

21 febbraio 1849.

Note

  1. [Senza titolo. È l’ultimo sonetto romanesco scritto dal Belli.]
  2. [Cristina Ferretti, figliuola del poeta Giacomo, la quale, un mese dopo che fu scritto il presente sonetto, e precisamente il 20 marzo 1849, diventò nuora del Belli, sposando l’unico figlio di lui, Ciro.]
  3. [S’intende che quest’inciso è ironico.]
  4. [Un cimurro, un gran raffreddore di testa.]
  5. [Rannicchiato.]
  6. [Pieno d’impicci.]
  7. [In gambe.]