Utente:Ricordisamoa/sandbox/3: differenze tra le versioni

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''Incomincia la Comedia di Dante Alleghieri di Fiorenza, ne la quale tratta de le pene e punimenti de’ vizi e de’ meriti e premi de le virtù. Comincia il canto primo de la prima parte nel qual l’auttore fa proemio a tutta l’opera.''
''Incomincia la Comedia di Dante Alleghieri di Fiorenza, ne la quale tratta de le pene e punimenti de’ vizi e de’ meriti e premi de le virtù. Comincia il canto primo de la prima parte nel qual l’auttore fa proemio a tutta l’opera.''


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<poem>
{{§|vv._1-6}}{{CommentItem|cammin}}Nel mezzo del cammin di nostra vita
{{§|vv._1-6}}{{CommentItem|cammin}}Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita. {{R|3}}
ché la diritta via era smarrita.


Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura! {{R|6}}
che nel pensier rinova la paura!


Tant’è amara che poco è più morte;
Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte. {{R|9}}
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte.


{{CommentItem|ridir}}Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
{{CommentItem|ridir}}Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era pien di sonno a quel punto
tant’era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai. {{R|12}}
che la verace via abbandonai.


Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
là dove terminava quella valle
là dove terminava quella valle
che m’avea di paura il cor compunto, {{R|15}}
che m’avea di paura il cor compunto,


guardai in alto e vidi le sue spalle
guardai in alto e vidi le sue spalle
vestite già de’ raggi del pianeta
vestite già de’ raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne calle. {{R|18}}
che mena dritto altrui per ogne calle.


{{CommentItem|paura}}Allor fu la paura un poco queta,
{{CommentItem|paura}}Allor fu la paura un poco queta,
che nel lago del cor m’era durata
che nel lago del cor m’era durata
la notte ch’i’ passai con tanta pieta. {{R|21}}
la notte ch’i’ passai con tanta pieta.


E come quei che con lena affannata,
E come quei che con lena affannata,
uscito fuor del pelago a la riva,
uscito fuor del pelago a la riva,
si volge a l’acqua perigliosa e guata, {{R|24}}
si volge a l’acqua perigliosa e guata,


così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,
così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar lo passo
si volse a retro a rimirar lo passo
che non lasciò già mai persona viva. {{R|27}}
che non lasciò già mai persona viva.


{{CommentItem|corpo}}Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
{{CommentItem|corpo}}Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
ripresi via per la piaggia diserta,
sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso. {{R|30}}
sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso.


{{§|Ed ecco|Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta,
{{§|Ed ecco|Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta,
una lonza leggera e presta molto,
una lonza leggera e presta molto,
che di pel macolato era coverta; {{R|33}}
che di pel macolato era coverta;


e non mi si partia dinanzi al volto,
e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi ’mpediva tanto il mio cammino,
anzi ’mpediva tanto il mio cammino,
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.}} {{R|36}}
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.}}


{{CommentItem|principio}}Temp’era dal principio del mattino,
{{CommentItem|principio}}Temp’era dal principio del mattino,
e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle
e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle
ch’eran con lui quando l’amor divino {{R|39}}
ch’eran con lui quando l’amor divino


mosse di prima quelle cose belle;
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar m’era cagione
sì ch’a bene sperar m’era cagione
di quella fiera a la gaetta pelle {{R|42}}
di quella fiera a la gaetta pelle


l’ora del tempo e la dolce stagione;
l’ora del tempo e la dolce stagione;
{{§|ma non sì che paura non mi desse|ma non sì che paura non mi desse
{{§|ma non sì che paura non mi desse|ma non sì che paura non mi desse
la vista che m'apparve d'un leone. {{R|45}}
la vista che m'apparve d'un leone.


{{CommentItem|contra me}}Questi parea che contra me venisse
{{CommentItem|contra me}}Questi parea che contra me venisse
con la test’alta e con rabbiosa fame,
con la test’alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l’aere ne tremesse. {{R|48}}
sì che parea che l’aere ne tremesse.


Ed una lupa, che di tutte brame
Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame, {{R|51}}
e molte genti fé già viver grame,


questa mi porse tanto di gravezza
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscia di sua vista,
con la paura ch’uscia di sua vista,
ch’io perdei la speranza de l’altezza.}} {{R|54}}
ch’io perdei la speranza de l’altezza.}}


{{CommentItem|volentieri}}E qual è quei che volontieri acquista,
{{CommentItem|volentieri}}E qual è quei che volontieri acquista,
e giugne ’l tempo che perder lo face,
e giugne ’l tempo che perder lo face,
che ’n tutti suoi pensier piange e s’attrista; {{R|57}}
che ’n tutti suoi pensier piange e s’attrista;


tal mi fece la bestia sanza pace,
tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi ’ncontro, a poco a poco
che, venendomi ’ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove ’l sol tace. {{R|60}}
mi ripigneva là dove ’l sol tace.


Mentre ch’i’ rovinava in basso loco,
Mentre ch’i’ rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
chi per lungo silenzio parea fioco. {{R|63}}
chi per lungo silenzio parea fioco.


{{CommentItem|gran diserto}}Quando vidi costui nel gran diserto,
{{CommentItem|gran diserto}}Quando vidi costui nel gran diserto,
"Miserere di me", gridai a lui,
"Miserere di me", gridai a lui,
"qual che tu sii, od ombra od omo certo!". {{R|66}}
"qual che tu sii, od ombra od omo certo!".


Rispuosemi: "Non omo, omo già fui,
Rispuosemi: "Non omo, omo già fui,
e li parenti miei furon lombardi,
e li parenti miei furon lombardi,
mantoani per patrïa ambedui. {{R|69}}
mantoani per patrïa ambedui.


Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,
Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto
e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto
nel tempo de li dèi falsi e bugiardi. {{R|72}}
nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.


{{CommentItem|Poeta fui}}Poeta fui, e cantai di quel giusto
{{CommentItem|Poeta fui}}Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d’Anchise che venne di Troia,
figliuol d’Anchise che venne di Troia,
poi che ’l superbo Ilïón fu combusto. {{R|75}}
poi che ’l superbo Ilïón fu combusto.


Ma tu perché ritorni a tanta noia?
Ma tu perché ritorni a tanta noia?
perché non sali il dilettoso monte
perché non sali il dilettoso monte
ch’è principio e cagion di tutta gioia?". {{R|78}}
ch’è principio e cagion di tutta gioia?".


"Or se’ tu quel {{AutoreCitato|Publio Virgilio Marone|Virgilio}} e quella fonte
"Or se’ tu quel {{AutoreCitato|Publio Virgilio Marone|Virgilio}} e quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume?",
che spandi di parlar sì largo fiume?",
rispuos’io lui con vergognosa fronte. {{R|81}}
rispuos’io lui con vergognosa fronte.


{{CommentItem|altri poeti}}"O de li altri poeti onore e lume,
{{CommentItem|altri poeti}}"O de li altri poeti onore e lume,
vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore
vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore
che m’ ha fatto cercar lo tuo volume. {{R|84}}
che m’ ha fatto cercar lo tuo volume.


Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore,
Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore,
tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
lo bello stilo che m’ ha fatto onore. {{R|87}}
lo bello stilo che m’ ha fatto onore.


Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;
Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;
aiutami da lei, famoso saggio,
aiutami da lei, famoso saggio,
ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi". {{R|90}}
ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi".


{{CommentItem|altro viaggio}}"A te convien tenere altro vïaggio",
{{CommentItem|altro viaggio}}"A te convien tenere altro vïaggio",
rispuose, poi che lagrimar mi vide,
rispuose, poi che lagrimar mi vide,
"se vuo’ campar d’esto loco selvaggio; {{R|93}}
"se vuo’ campar d’esto loco selvaggio;


ché questa bestia, per la qual tu gride,
ché questa bestia, per la qual tu gride,
non lascia altrui passar per la sua via,
non lascia altrui passar per la sua via,
ma tanto lo ’mpedisce che l’uccide; {{R|96}}
ma tanto lo ’mpedisce che l’uccide;


e ha natura sì malvagia e ria,
e ha natura sì malvagia e ria,
che mai non empie la bramosa voglia,
che mai non empie la bramosa voglia,
e dopo ’l pasto ha più fame che pria. {{R|99}}
e dopo ’l pasto ha più fame che pria.


{{CommentItem|animali}}Molti son li animali a cui s’ammoglia,
{{CommentItem|animali}}Molti son li animali a cui s’ammoglia,
e più saranno ancora, infin che ’l veltro
e più saranno ancora, infin che ’l veltro
verrà, che la farà morir con doglia. {{R|102}}
verrà, che la farà morir con doglia.


Questi non ciberà terra né peltro,
Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapïenza, amore e virtute,
ma sapïenza, amore e virtute,
e sua nazion sarà tra feltro e feltro. {{R|105}}
e sua nazion sarà tra feltro e feltro.


Di quella umile Italia fia salute
Di quella umile Italia fia salute
per cui morì la vergine Cammilla,
per cui morì la vergine Cammilla,
Eurialo e Turno e Niso di ferute. {{R|108}}
Eurialo e Turno e Niso di ferute.


{{CommentItem|ogne villa}}Questi la caccerà per ogne villa,
{{CommentItem|ogne villa}}Questi la caccerà per ogne villa,
fin che l’avrà rimessa ne lo ’nferno,
fin che l’avrà rimessa ne lo ’nferno,
là onde ’nvidia prima dipartilla. {{R|111}}
là onde ’nvidia prima dipartilla.


Ond’io per lo tuo me’ penso e discerno
Ond’io per lo tuo me’ penso e discerno
che tu mi segui, e io sarò tua guida,
che tu mi segui, e io sarò tua guida,
e trarrotti di qui per loco etterno; {{R|114}}
e trarrotti di qui per loco etterno;


ove udirai le disperate strida,
ove udirai le disperate strida,
vedrai li antichi spiriti dolenti,
vedrai li antichi spiriti dolenti,
ch’a la seconda morte ciascun grida; {{R|117}}
ch’a la seconda morte ciascun grida;


{{CommentItem|son contenti}}e vederai color che son contenti
{{CommentItem|son contenti}}e vederai color che son contenti
nel foco, perché speran di venire
nel foco, perché speran di venire
quando che sia a le beate genti. {{R|120}}
quando che sia a le beate genti.


A le quai poi se tu vorrai salire,
A le quai poi se tu vorrai salire,
anima fia a ciò più di me degna:
anima fia a ciò più di me degna:
con lei ti lascerò nel mio partire; {{R|123}}
con lei ti lascerò nel mio partire;


ché quello imperador che là sù regna,
ché quello imperador che là sù regna,
perch’i’ fu’ ribellante a la sua legge,
perch’i’ fu’ ribellante a la sua legge,
non vuol che ’n sua città per me si vegna. {{R|126}}
non vuol che ’n sua città per me si vegna.


{{CommentItem|quivi regge}}In tutte parti impera e quivi regge;
{{CommentItem|quivi regge}}In tutte parti impera e quivi regge;
quivi è la sua città e l’alto seggio:
quivi è la sua città e l’alto seggio:
oh felice colui cu’ ivi elegge!". {{R|129}}
oh felice colui cu’ ivi elegge!".


E io a lui: "Poeta, io ti richeggio
E io a lui: "Poeta, io ti richeggio
per quello Dio che tu non conoscesti,
per quello Dio che tu non conoscesti,
acciò ch’io fugga questo male e peggio, {{R|132}}
acciò ch’io fugga questo male e peggio,


che tu mi meni là dov’or dicesti,
che tu mi meni là dov’or dicesti,
sì ch’io veggia la porta di san Pietro
sì ch’io veggia la porta di san Pietro
e color cui tu fai cotanto mesti". {{R|135}}
e color cui tu fai cotanto mesti".


Allor si mosse, e io li tenni dietro.
Allor si mosse, e io li tenni dietro.
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Versione attuale delle 17:29, 1 giu 2014

sandbox sandbox - Canto II

Incomincia la Comedia di Dante Alleghieri di Fiorenza, ne la quale tratta de le pene e punimenti de’ vizi e de’ meriti e premi de le virtù. Comincia il canto primo de la prima parte nel qual l’auttore fa proemio a tutta l’opera.

<lines number-step="3"> Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, dirò de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte.

Io non so ben ridir com’i’ v’intrai, tant’era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai.

Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto, là dove terminava quella valle che m’avea di paura il cor compunto,

guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de’ raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle.

Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m’era durata la notte ch’i’ passai con tanta pieta.

E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l’acqua perigliosa e guata,

così l’animo mio, ch’ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva.

Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso.

Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta, una lonza leggera e presta molto, che di pel macolato era coverta;

e non mi si partia dinanzi al volto, anzi ’mpediva tanto il mio cammino, ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.

Temp’era dal principio del mattino, e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle ch’eran con lui quando l’amor divino

mosse di prima quelle cose belle; sì ch’a bene sperar m’era cagione di quella fiera a la gaetta pelle

l’ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m'apparve d'un leone.

Questi parea che contra me venisse con la test’alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l’aere ne tremesse.

Ed una lupa, che di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame,

questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch’uscia di sua vista, ch’io perdei la speranza de l’altezza.

E qual è quei che volontieri acquista, e giugne ’l tempo che perder lo face, che ’n tutti suoi pensier piange e s’attrista;

tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi ’ncontro, a poco a poco mi ripigneva là dove ’l sol tace.

Mentre ch’i’ rovinava in basso loco, dinanzi a li occhi mi si fu offerto chi per lungo silenzio parea fioco.

Quando vidi costui nel gran diserto, "Miserere di me", gridai a lui, "qual che tu sii, od ombra od omo certo!".

Rispuosemi: "Non omo, omo già fui, e li parenti miei furon lombardi, mantoani per patrïa ambedui.

Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi, e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.

Poeta fui, e cantai di quel giusto figliuol d’Anchise che venne di Troia, poi che ’l superbo Ilïón fu combusto.

Ma tu perché ritorni a tanta noia? perché non sali il dilettoso monte ch’è principio e cagion di tutta gioia?".

"Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte che spandi di parlar sì largo fiume?", rispuos’io lui con vergognosa fronte.

"O de li altri poeti onore e lume, vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore che m’ ha fatto cercar lo tuo volume.

Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore, tu se’ solo colui da cu’ io tolsi lo bello stilo che m’ ha fatto onore.

Vedi la bestia per cu’ io mi volsi; aiutami da lei, famoso saggio, ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi".

"A te convien tenere altro vïaggio", rispuose, poi che lagrimar mi vide, "se vuo’ campar d’esto loco selvaggio;

ché questa bestia, per la qual tu gride, non lascia altrui passar per la sua via, ma tanto lo ’mpedisce che l’uccide;

e ha natura sì malvagia e ria, che mai non empie la bramosa voglia, e dopo ’l pasto ha più fame che pria.

Molti son li animali a cui s’ammoglia, e più saranno ancora, infin che ’l veltro verrà, che la farà morir con doglia.

Questi non ciberà terra né peltro, ma sapïenza, amore e virtute, e sua nazion sarà tra feltro e feltro.

Di quella umile Italia fia salute per cui morì la vergine Cammilla, Eurialo e Turno e Niso di ferute.

Questi la caccerà per ogne villa, fin che l’avrà rimessa ne lo ’nferno, là onde ’nvidia prima dipartilla.

Ond’io per lo tuo me’ penso e discerno che tu mi segui, e io sarò tua guida, e trarrotti di qui per loco etterno;

ove udirai le disperate strida, vedrai li antichi spiriti dolenti, ch’a la seconda morte ciascun grida;

e vederai color che son contenti nel foco, perché speran di venire quando che sia a le beate genti.

A le quai poi se tu vorrai salire, anima fia a ciò più di me degna: con lei ti lascerò nel mio partire;

ché quello imperador che là sù regna, perch’i’ fu’ ribellante a la sua legge, non vuol che ’n sua città per me si vegna.

In tutte parti impera e quivi regge; quivi è la sua città e l’alto seggio: oh felice colui cu’ ivi elegge!".

E io a lui: "Poeta, io ti richeggio per quello Dio che tu non conoscesti, acciò ch’io fugga questo male e peggio,

che tu mi meni là dov’or dicesti, sì ch’io veggia la porta di san Pietro e color cui tu fai cotanto mesti".

Allor si mosse, e io li tenni dietro. </lines>