Pagina:Otello - La tempesta - Arminio e Dorotea, Maffei, 1869.djvu/290: differenze tra le versioni

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Ch’io sento e il miserabile naufragio
De’ miei compagni, e di costui, che forza
Mi fa, la voce minacciosa, un peso
Soave a me saria sol ch’io potessi
Mirar da’ miei cancelli ogni mattino
Questa fanciulla. Oh sì! che si diffonda
La libertà per quanto ampia è la terra,
Spazio di questo carcere più vasto
Desïar non mi posso.

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A meraviglia!
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Vieni!
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Bell’opra fu la tua, mio bello
Arïel!
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Vieni, ti ripeto!
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Ascolta
Ciò che far devi tu.
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Non v’accorate,
Signor! sensi più miti ha il padre mio
Che non mostrano i detti. Al tutto nuovi
Mi son questi suoi modi.

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Oh, tu sarai
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Versione delle 11:56, 1 dic 2011

276 la tempesta.

Ch’io sento e il miserabile naufragio
De’ miei compagni, e di costui, che forza
Mi fa, la voce minacciosa, un peso
Soave a me saria sol ch’io potessi
Mirar da’ miei cancelli ogni mattino
Questa fanciulla. Oh sì! che si diffonda
La libertà per quanto ampia è la terra,
Spazio di questo carcere più vasto
Desïar non mi posso.

prospero.


(fra sè e sè.)


                                       A meraviglia!

(Forte.)


Vieni!

(Ad Ariele.)


                       Bell’opra fu la tua, mio bello
Arïel!

(Forte.)


                       Vieni, ti ripeto!

(Ad Ariele.)


                                              Ascolta
Ciò che far devi tu.

(Parla in segreto all’invisibile Ariele.)



miranda.


                                      Non v’accorate,
Signor! sensi più miti ha il padre mio
Che non mostrano i detti. Al tutto nuovi
Mi son questi suoi modi.

prospero.


(ad Ariele.)


                                         Oh, tu sarai

45,3,Farox84