Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo II.djvu/111: differenze tra le versioni

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</noinclude><poem>Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
</noinclude><poem>Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo
Di gente in gente; mi vedrai seduto
Di gente in gente; mi vedrai seduto
Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
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Questo di tanta speme oggi mi resta!
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, l'ossa mie rendete
Straniere genti, l’ossa mie rendete
Allora al petto della madre mesta.</poem><span class="SAL">111,3,Candalua</span>
Allora al petto della madre mesta.</poem><span class="SAL">111,3,Candalua</span>

Versione delle 17:30, 25 dic 2011

UGO FOSCOLO


SONETTO


SCRITTO NEL MDCCCII.



Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo
    Di gente in gente; mi vedrai seduto
    Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
    Il fior de’ tuoi gentili anni caduto:

La madre or sol, suo dì tardo traendo,
    Parla di me col tuo cenere muto:
    Ma io deluse a voi le palme tendo;
    E se da lunge i miei tetti saluto,

Sento gli avversi Numi, e le secrete
    Cure che al viver tuo furon tempesta;
    E prego anch’io nel tuo porto quiete:

Questo di tanta speme oggi mi resta!
    Straniere genti, l’ossa mie rendete
    Allora al petto della madre mesta.

111,3,Candalua