Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/20: differenze tra le versioni

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Cicerone, nulla esservi di più dolce e giocondo di una vecchiaia munita degli studii della gioventù; e non solo gli Annali d’Italia sopraccennati, ma parecchie altre opere di genere disparatissimo furono il frutto degli anni suoi senili; che anzi in quel periodo di tempo videro la luce le opere sue maggiori, già preparate prima, come, per tacer degli ultimi volumi della gran raccolta delle Cose d’Italia, furono le dissertazioni famose delle Antichità italiane del medio-evo (negli ultimi suoi anni poi in lingua italiana compendiate), la seconda parte delle Antichità estensi, il nuovo Tesoro delle Iscrizioni, per non parlar di tante altre opere di minor mole, ma non meno rilevanti, parte filosofiche, come i trattati della morale Filosofia, delle Forze dell’intendimento umano e della Fantasia; le altre riguardanti le antichità profane, come la Dissertazione de’ servi e liberti, dei fanciulli alimentari di Trajano, dell’obelisco di Campo Marzio, e parecchie appartenenti alla erudizione sacra e alle materie ecclesiastiche, studii, da’ quali avea prese le mosse nella letteraria carriera, da lui mai intermessi, e con lui la terminò. Tali furono l’opera contro l’inglese Burnet, le Missioni del Paraguay, l’antica Liturgia romana, e l’aureo trattato della regolata Divozione. Nè straniero alle, sebben da lui abbandonate, legali dottrine, scrisse dei difetti della Giurisprudenza, opuscolo sensatissimo, il quale se riscontrò obbiezioni, trovò eziandio difensori presso i giurisprudenti medesimi; e col trattato della pubblica Felicità, vale a dire, della vera scienza di governo, che le scienze e le arti tutte dirige al vero bene degli uomini, opera che vide la luce nell’anno antecedente alla sua morte, pose degno ed onorato fastigio a tutte le letterarie sue fatiche.
Cicerone, nulla esservi di più dolce e giocondo di una vecchiaia munita degli studii della gioventù; e non solo gli Annali d’Italia sopraccennati, ma parecchie altre opere di genere disparatissimo furono il frutto degli anni suoi senili; che anzi in quel periodo di tempo videro la luce le opere sue maggiori, già preparate prima, come, per tacer degli ultimi volumi della gran raccolta delle Cose d’Italia, furono le dissertazioni famose delle Antichità italiane del medio-evo (negli ultimi suoi anni poi in lingua italiana compendiate), la seconda parte delle Antichità estensi, il nuovo Tesoro delle Iscrizioni, per non parlar di tante altre opere di minor mole, ma non meno rilevanti, parte filosofiche, come i trattati della morale Filosofia, delle Forze dell’intendimento umano e della Fantasia; le altre riguardanti le antichità profane, come la Dissertazione de’ servi e liberti, dei fanciulli alimentari di Trajano, dell’obelisco di Campo Marzio, e parecchie appartenenti alla erudizione sacra e alle materie ecclesiastiche, studii, da’ quali avea prese le mosse nella letteraria carriera, da lui mai intermessi, e con lui la terminò. Tali furono l’opera contro l’inglese Burnet, le Missioni del Paraguay, l’antica Liturgia romana, e l’aureo trattato della regolata Divozione. Nè straniero alle, sebben da lui abbandonate, legali dottrine, scrisse dei difetti della Giurisprudenza, opuscolo sensatissimo, il quale se riscontrò obbiezioni, trovò eziandio difensori presso i giurisprudenti medesimi; e col trattato della pubblica Felicità, vale a dire, della vera scienza di governo, che le scienze e le arti tutte dirige al vero bene degli uomini, opera che vide la luce nell’anno antecedente alla sua morte, pose degno ed onorato fastigio a tutte le letterarie sue fatiche.


Fu quel trattato, come disse il dottissimo cardinale Gerdil, la voce del cigno; ed aureo chiamandolo, giusti e meritati trova<span class="SAL">20,3,Lagrande</span>
Fu quel trattato, come disse il dottissimo cardinale Gerdil, la voce del cigno; ed aureo chiamandolo, giusti e meritati trova{{SAL|20|3|Lagrande}}

Versione delle 22:43, 23 gen 2012

Cicerone, nulla esservi di più dolce e giocondo di una vecchiaia munita degli studii della gioventù; e non solo gli Annali d’Italia sopraccennati, ma parecchie altre opere di genere disparatissimo furono il frutto degli anni suoi senili; che anzi in quel periodo di tempo videro la luce le opere sue maggiori, già preparate prima, come, per tacer degli ultimi volumi della gran raccolta delle Cose d’Italia, furono le dissertazioni famose delle Antichità italiane del medio-evo (negli ultimi suoi anni poi in lingua italiana compendiate), la seconda parte delle Antichità estensi, il nuovo Tesoro delle Iscrizioni, per non parlar di tante altre opere di minor mole, ma non meno rilevanti, parte filosofiche, come i trattati della morale Filosofia, delle Forze dell’intendimento umano e della Fantasia; le altre riguardanti le antichità profane, come la Dissertazione de’ servi e liberti, dei fanciulli alimentari di Trajano, dell’obelisco di Campo Marzio, e parecchie appartenenti alla erudizione sacra e alle materie ecclesiastiche, studii, da’ quali avea prese le mosse nella letteraria carriera, da lui mai intermessi, e con lui la terminò. Tali furono l’opera contro l’inglese Burnet, le Missioni del Paraguay, l’antica Liturgia romana, e l’aureo trattato della regolata Divozione. Nè straniero alle, sebben da lui abbandonate, legali dottrine, scrisse dei difetti della Giurisprudenza, opuscolo sensatissimo, il quale se riscontrò obbiezioni, trovò eziandio difensori presso i giurisprudenti medesimi; e col trattato della pubblica Felicità, vale a dire, della vera scienza di governo, che le scienze e le arti tutte dirige al vero bene degli uomini, opera che vide la luce nell’anno antecedente alla sua morte, pose degno ed onorato fastigio a tutte le letterarie sue fatiche.

Fu quel trattato, come disse il dottissimo cardinale Gerdil, la voce del cigno; ed aureo chiamandolo, giusti e meritati trova