Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/406: differenze tra le versioni

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Il romanzo adunque era penetrato in tutti gli strati della società, e dalle corti scendeva fino ne’ più umili villaggi e di là risaliva alle corti. La plebe aveva i suoi cantastorie, la Corte aveva i suoi novellatori. E non si contentavano di riferire i fatti come erano trasmessi dalle cronache e dalle tradizioni, ma vi aggiungevano del loro non solo nel colorito e negli accessorii, ma nella invenzione. Il {{AutoreCitato|Boccaccio}} recitava i suoi romanzi a corte e tra liete brigate, come immagino fossero recitate le sue novelle. Il suo Florio, il Teseo, il Troilo lasciarono poco durevole vestigio, perchè argomenti poco popolari e guasti dall’erudizione e dalla mitologia. Ma l’impulso da lui dato fu grande, e la ballata, la novella, il romanzo, ciò che chiamasi letteratura profana, divennero l’impronta del secolo, da {{AutoreCitato|Franco Sacchetti}} a {{AutoreCitato|Lorenzo de' Medici}}. La cavalleria propriamente detta avea per suo centro gli eroi della Tavola rotonda e i paladini di Carlomagno. In antico la Tavola rotonda avea molta popolarità, e Tristano e Isotta tennero per qualche tempo il primato. Il Boccaccio nell’Amorosa visione cita gli eroi principali di queste tradizioni normanne, come nomi già noti e volgari. Ma la Francia era più nota, e i romanzi franceschi più diffusi, e Carlo Magno avea un certo legame con l’Italia, come un eroe religioso, protettore del Papa e vincitore de’ saracini, e precursore delle crociate. Era già comparso l’''Innamoramento di Orlando''. E {{AutoreCitato|Matteo Maria Boiardo|Matteo Bojardo}} ci die’ l’''Orlando innamorato'', una vasta tela in sessantanove canti, interrotta dalla morte.
Il romanzo adunque era penetrato in tutti gli strati della società, e dalle corti scendeva fino ne’ più umili villaggi e di là risaliva alle corti. La plebe aveva i suoi cantastorie, la Corte aveva i suoi novellatori. E non si contentavano di riferire i fatti come erano trasmessi dalle cronache e dalle tradizioni, ma vi aggiungevano del loro non solo nel colorito e negli accessorii, ma nella invenzione. Il {{AutoreCitato|Boccaccio}} recitava i suoi romanzi a corte e tra liete brigate, come immagino fossero recitate le sue novelle. Il suo Florio, il Teseo, il Troilo lasciarono poco durevole vestigio, perchè argomenti poco popolari e guasti dall’erudizione e dalla mitologia. Ma l’impulso da lui dato fu grande, e la ballata, la novella, il romanzo, ciò che chiamasi letteratura profana, divennero l’impronta del secolo, da {{AutoreCitato|Franco Sacchetti}} a {{AutoreCitato|Lorenzo de' Medici}}. La cavalleria propriamente detta avea per suo centro gli eroi della Tavola rotonda e i paladini di Carlomagno. In antico la Tavola rotonda avea molta popolarità, e Tristano e Isotta tennero per qualche tempo il primato. Il Boccaccio nell’Amorosa visione cita gli eroi principali di queste tradizioni normanne, come nomi già noti e volgari. Ma la Francia era più nota, e i romanzi franceschi più diffusi, e Carlo Magno avea un certo legame con l’Italia, come un eroe religioso, protettore del Papa e vincitore de’ saracini, e precursore delle crociate. Era già comparso l’''Innamoramento di Orlando''. E {{AutoreCitato|Matteo Maria Boiardo|Matteo Bojardo}} ci die’ l’''Orlando innamorato'', una vasta tela in sessantanove canti, interrotta dalla morte.


Il Bojardo, conte di Scandiano, crebbe nella corte estense, divenuta un centro letterario importante accanto a Napoli, Roma e Firenze. Ivi la letteratura nasceva pure fra le giostre, gli spettacoli e le danze. Il Bojardo, uomo coltissimo, dotto di greco e di latino, studiosissimo di Dante e del Petrarca, era rimasto estraneo al movimento impresso dal Boccaccio alla letteratura toscana.<span class="SAL">406,3,Alex brollo</span>
Il Bojardo, conte di Scandiano, crebbe nella corte estense, divenuta un centro letterario importante accanto a Napoli, Roma e Firenze. Ivi la letteratura nasceva pure fra le giostre, gli spettacoli e le danze. Il Bojardo, uomo coltissimo, dotto di greco e di latino, studiosissimo di Dante e del Petrarca, era rimasto estraneo al movimento impresso dal Boccaccio alla letteratura toscana.{{SAL|406|3|Alex brollo}}

Versione delle 23:34, 24 gen 2012


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Il romanzo adunque era penetrato in tutti gli strati della società, e dalle corti scendeva fino ne’ più umili villaggi e di là risaliva alle corti. La plebe aveva i suoi cantastorie, la Corte aveva i suoi novellatori. E non si contentavano di riferire i fatti come erano trasmessi dalle cronache e dalle tradizioni, ma vi aggiungevano del loro non solo nel colorito e negli accessorii, ma nella invenzione. Il {{{2}}} recitava i suoi romanzi a corte e tra liete brigate, come immagino fossero recitate le sue novelle. Il suo Florio, il Teseo, il Troilo lasciarono poco durevole vestigio, perchè argomenti poco popolari e guasti dall’erudizione e dalla mitologia. Ma l’impulso da lui dato fu grande, e la ballata, la novella, il romanzo, ciò che chiamasi letteratura profana, divennero l’impronta del secolo, da {{{2}}} a {{{2}}}. La cavalleria propriamente detta avea per suo centro gli eroi della Tavola rotonda e i paladini di Carlomagno. In antico la Tavola rotonda avea molta popolarità, e Tristano e Isotta tennero per qualche tempo il primato. Il Boccaccio nell’Amorosa visione cita gli eroi principali di queste tradizioni normanne, come nomi già noti e volgari. Ma la Francia era più nota, e i romanzi franceschi più diffusi, e Carlo Magno avea un certo legame con l’Italia, come un eroe religioso, protettore del Papa e vincitore de’ saracini, e precursore delle crociate. Era già comparso l’Innamoramento di Orlando. E Matteo Bojardo ci die’ l’Orlando innamorato, una vasta tela in sessantanove canti, interrotta dalla morte.

Il Bojardo, conte di Scandiano, crebbe nella corte estense, divenuta un centro letterario importante accanto a Napoli, Roma e Firenze. Ivi la letteratura nasceva pure fra le giostre, gli spettacoli e le danze. Il Bojardo, uomo coltissimo, dotto di greco e di latino, studiosissimo di Dante e del Petrarca, era rimasto estraneo al movimento impresso dal Boccaccio alla letteratura toscana.