Pagina:La zecca di scio.djvu/74: differenze tra le versioni

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Sotto i Bisantini poi non potevano aver leggende latine, e avrebbe dovuto esser in greco il nome dell’arconte in questione per dover essere di quella nazione ; per il che crediamo che tale pezzo non pnò appartenere che al decimosesto secolo avanzato, e probabilmente vi era scritto, come in moltissime sopratutto di Germania, ''Moneta marchio'' per ''marchionis'' o ''marchionum'', e perchè un pò guaste le lettere si creda staccata la finale CHIO e senz’alcuna critica dall’autore si attribuì ad un magistrato della propria nazione.
Sotto i Bisantini poi non potevano aver leggende latine, e avrebbe dovuto esser in greco il nome dell’arconte in questione per dover essere di quella nazione ; per il che crediamo che tale pezzo non pnò appartenere che al decimosesto secolo avanzato, e probabilmente vi era scritto, come in moltissime sopratutto di Germania, ''Moneta marchio'' per ''marchionis'' o ''marchionum'', e perchè un pò guaste le lettere si creda staccata la finale CHIO e senz’alcuna critica dall’autore si attribuì ad un magistrato della propria nazione.



Versione delle 02:12, 29 gen 2012

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Sotto i Bisantini poi non potevano aver leggende latine, e avrebbe dovuto esser in greco il nome dell’arconte in questione per dover essere di quella nazione ; per il che crediamo che tale pezzo non pnò appartenere che al decimosesto secolo avanzato, e probabilmente vi era scritto, come in moltissime sopratutto di Germania, Moneta marchio per marchionis o marchionum, e perchè un pò guaste le lettere si creda staccata la finale CHIO e senz’alcuna critica dall’autore si attribuì ad un magistrato della propria nazione.

Prima di chiudere la descrizione di questa ricca serie di monete sciotte diamo l’impronto d’una curiosa tessera in rame proveniente dall’Arcipelago, non ultimo di quei tanti pezzi dei quali ci favorì il disegno il già lodato signor Lambros. Ha essa da una parte (T. IV, n° 55) un castello a tre torri merlate e circondato da cinque rosette, e dall’altra una croce patente accantonata pure da quattro rose. Una delle torri è guasta da un contrassegno improntatovi sopra, che pare un Γ. È del peso di grammi 1.070, e vedesi lavoro del secolo XV. Il castello è uguale a quello delle monete di Scio, e perciò quantunque non abbia alcuna leggenda che ne provi l’origine, tuttavia senza timore di errare a quest’isola l’attribuiamo per causa del suo tipo che cosi fatto non trovasi in Oriente che sulle monete dei conti di Tripoli, i quali però erano a questa data da due secoli estinti.

Con ciò mettiamo fine alla illustrazione di questa quasi diremmo inedita officina monetaria, che sebbene appartenga ad un’isola vicina alle coste dell’Asa minore, tuttavia si può classificare tra le italiane, perchè apertavi prima da una potente famiglia di Genova, e indi conservatavi sotto l’alta sovranità di detto comune da una società di mercanti liguri sino ad oltre la metà del secolo XVI, quando, ad eccezione di Cipro e di Candia ancora tenute dalla repubblica di Venezia, nessuno più vi esisteva dei tanti stati latini che in Oriente si erano formati in seguito alle crociate, e che sebbene assai più potenti, tuttavia molto prima di Scio caddero sotto il dominio ottomano.