Giambi ed epodi/Libro I/Meminisse horret: differenze tra le versioni
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Versione delle 04:09, 29 gen 2012
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Con giunte le mani prostrato il Ferruccio
Al reo Maramaldo chiedeva mercé,
E Gian de la Bella levato il cappuccio
16Mostrava lo schiaffo che Berto gli diè.1
E Dante Alighieri vestito da zanni
Laggiú in Santa Croce facea ’l ciceron,
Diceva — Signori, badatevi a’ panni,
20Entrate, signori: voi siete i padron.
Che importa se l’onta piú, meno, ci frutti?
Io sono poeta, né so mercantar.
Il ghetto d’Italia dischiuso è per tutti.
24Al popol d’Italia chi un calcio vuol dar? —
E dietro una tomba vid’io Machiavello
De gli occhi ammiccare con un che passò
E dir sotto voce — Crin morbido e bello,
28Sen largo ha mia madre; né dice mai no.
Son fòri fulgenti di dorie colonne
I talami aperti di sue voluttà:
Su ’l gran Campidoglio si scigne le gonne
32E nuda su l’urna di Scipio si dà — .
Firenze, nei primi giorni di nov. del 1867.
Note
- ↑ [p. 527 modifica]Non fu veramente uno schiaffo; ma qualcosa di meno e di peggio. Ecco il racconto dell’Ammirato (Istor. fior. IV in princ.): “Giano della Bella venuto a contesa dentro la chiesa di san Pietro Scheraggio con Berto Frescobaldi cavaliere dei grandi, per certe ragioni che Berto volse [p. 528 modifica]a Giano occupar per forza, montò il Frescobaldi in tanto orgoglio contro quel della Bella, che, postagli la mano sul naso, disse ad alta voce che gliel taglierebbe, se avesse avuto cotanto ardimento di cozzar seco„.