Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/20: differenze tra le versioni

Da Wikisource.
Lagrande (discussione | contributi)
Luigi62 (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 2: Riga 2:
Quando m’avìa in celato:
Quando m’avìa in celato:
« Di te, o vita mia,
« Di te, o vita mia,
« Mi tegno più pagato.
Mi tegno più pagato.
« Che s’io avessi in balìa
Che s’io avessi in balìa
« Lo mondo a signorato ». </poem></div>
Lo mondo a signorato ». </poem></div></span>


Sono sentimenti elementari e irriflessi, che sbuccian fuori nella loro natìa integrità senza immagini e senza concetti. Non ci è poeta di quel tempo, anche trai meno naturali, dove non trovi qualche esempio di questa forma primitiva, elementare, a suon di natura, come dice un poeta popolare, e com’è una prima e subita impressione colta nella sua sincerità. Ed è allora che la lingua esce così viva, e propria e musicale che serba una immortale freschezza, e la diresti ''pur mo’ nata'', e fa contrasto con altre parti ispide dello stesso canto. Rozza assai è una canzone di {{AutoreCitato|Re Enzo|Enzo re}}; ma chi ha pazienza di leggerla, vi trova questa gemma:
Sono sentimenti elementari e irriflessi, che sbuccian fuori nella loro natìa integrità senza immagini e senza concetti. Non ci è poeta di quel tempo, anche trai meno naturali, dove non trovi qualche esempio di questa forma primitiva, elementare, a suon di natura, come dice un poeta popolare, e com’è una prima e subita impressione colta nella sua sincerità. Ed è allora che la lingua esce così viva, e propria e musicale che serba una immortale freschezza, e la diresti ''pur mo’ nata'', e fa contrasto con altre parti ispide dello stesso canto. Rozza assai è una canzone di {{AutoreCitato|Re Enzo|Enzo re}}; ma chi ha pazienza di leggerla, vi trova questa gemma:
Riga 23: Riga 23:
Ch’usar la vita mia
Ch’usar la vita mia
In pena ed in corrutto,
In pena ed in corrutto,
Come uomo languente. </poem></div>{{SAL|20|4|Lagrande}}
Come uomo languente.</poem></div>

Versione delle 21:34, 2 apr 2012


― 10 ―

Lassa che mi dicìa,
Quando m’avìa in celato:
« Di te, o vita mia,
Mi tegno più pagato.
Che s’io avessi in balìa
Lo mondo a signorato ».

Sono sentimenti elementari e irriflessi, che sbuccian fuori nella loro natìa integrità senza immagini e senza concetti. Non ci è poeta di quel tempo, anche trai meno naturali, dove non trovi qualche esempio di questa forma primitiva, elementare, a suon di natura, come dice un poeta popolare, e com’è una prima e subita impressione colta nella sua sincerità. Ed è allora che la lingua esce così viva, e propria e musicale che serba una immortale freschezza, e la diresti pur mo’ nata, e fa contrasto con altre parti ispide dello stesso canto. Rozza assai è una canzone di Enzo re; ma chi ha pazienza di leggerla, vi trova questa gemma:

Giorno non ho di posa,
Come nel mare l’onda:
Core, chè non ti smembri!
Esci di pene e dal corpo ti parte:
Ch’assai val meglio un’ora
Morir, che ognor penare.

Rozzissima è una canzone di Folco di Calabria, poeta assai antico; ma nella fine trovi lo stesso sentimento in una forma certo lontana da questa perfezione, pur semplice e sincera:

Perzò meglio varrìa
Morir in tutto in tutto,
Ch’usar la vita mia
In pena ed in corrutto,
Come uomo languente.