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figlia di Gianvittorio e il giovano Lorenzo<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Pasquale Villari|Villari}}}}, Op. cit., Vol. II, Lib. I. cap. XVI, pag. 242. Firenze. 188l.</ref>; era naturale che, malcontenta del tacito e incerto principato di Firenze, al quale ella avrebbe, secondo alcuni, eccitato e, secondo altri, sconsigliato il figliuolo dal fermarvi speranza alcuna al momento della rinunzia di Giuliano<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Jacopo Nardi|Nardi}}}}, Op. cit. Voi. II, lili. VI, pag.,3S, nota. Kirenzo IS.jS.</ref>, si facesse a promuovere presso il cognato Leone X l’impresa d’Urbino contro Francesco Maria della Rovere<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Pompeo Litta Biumi|Litta}}}}, Op. cit. De Medici e Orsini.</ref>. E in Urbino, succeduto a Giuliano il figlio Lorenzo, non lasciò di spadroneggiare un istante, sola ed unica, quasi, in una corte frequentata da gentiluomini e abbellita spesso dalla presenza dello più amabili donne d’allora, tra le quali la figlia Clarice, la Lucrezia, moglie di Jacopo Salviati, e la Clementina de’ Pazzi, lodata per la sua bellezza ne’ ''Ritratti'' del {{AutoreCitato|Gian Giorgio Trissino|Trissino}}<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Ferrai}}}}, Op. e loc. cit.</ref>.
figlia di Gianvittorio e il giovano Lorenzo<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Pasquale Villari|Villari}}}}, Op. cit., Vol. II, Lib. I. cap. XVI, pag. 242. Firenze. 1881.</ref>; era naturale che, malcontenta del tacito e incerto principato di Firenze, al quale ella avrebbe, secondo alcuni, eccitato e, secondo altri, sconsigliato il figliuolo dal fermarvi speranza alcuna al momento della rinunzia di Giuliano<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Jacopo Nardi|Nardi}}}}, Op. cit. Voi. II, lili. VI, pag.,3S, nota. Kirenzo IS.jS.</ref>, si facesse a promuovere presso il cognato Leone X l’impresa d’Urbino contro Francesco Maria della Rovere<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Pompeo Litta Biumi|Litta}}}}, Op. cit. De Medici e Orsini.</ref>. E in Urbino, succeduto a Giuliano il figlio Lorenzo, non lasciò di spadroneggiare un istante, sola ed unica, quasi, in una corte frequentata da gentiluomini e abbellita spesso dalla presenza dello più amabili donne d’allora, tra le quali la figlia Clarice, la Lucrezia, moglie di Jacopo Salviati, e la Clementina de’ Pazzi, lodata per la sua bellezza ne’ ''Ritratti'' del {{AutoreCitato|Gian Giorgio Trissino|Trissino}}<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Ferrai}}}}, Op. e loc. cit.</ref>.





Versione delle 22:07, 15 ott 2012


una medaglia di alfonsina orsini 77

figlia di Gianvittorio e il giovano Lorenzo1; era naturale che, malcontenta del tacito e incerto principato di Firenze, al quale ella avrebbe, secondo alcuni, eccitato e, secondo altri, sconsigliato il figliuolo dal fermarvi speranza alcuna al momento della rinunzia di Giuliano2, si facesse a promuovere presso il cognato Leone X l’impresa d’Urbino contro Francesco Maria della Rovere3. E in Urbino, succeduto a Giuliano il figlio Lorenzo, non lasciò di spadroneggiare un istante, sola ed unica, quasi, in una corte frequentata da gentiluomini e abbellita spesso dalla presenza dello più amabili donne d’allora, tra le quali la figlia Clarice, la Lucrezia, moglie di Jacopo Salviati, e la Clementina de’ Pazzi, lodata per la sua bellezza ne’ Ritratti del Trissino4.



Alfonsina moriva in Roma, di flusso di sangue, il 7 febbraio del 1520, diciassette anni dopo il marito, nato il 1471. Ignorasi quale fosso allora l’età sua. A chi consideri però che Lorenzo, nato nel 1492, era stato preceduto da Clarice, non parrà certo inverosimile il pensare che la nascita di lei si scostasse di poco dalla nascita di Pietro. Sicché, se alla morte del marito non toccava la cinquantina, è a credere vi si avvicinasse, per lo meno, d’assai. E le sombianze, quali si danno a divedere nella medaglia, di cui si parla, non son certo di donna che non abbia varcato la quarantina. Ond’è a credere, mi pare, che non darebbe in fallo chi pensasse che la medaglia fosso coniata in

  1. Villari, Op. cit., Vol. II, Lib. I. cap. XVI, pag. 242. Firenze. 1881.
  2. Nardi, Op. cit. Voi. II, lili. VI, pag.,3S, nota. Kirenzo IS.jS.
  3. Litta, Op. cit. De Medici e Orsini.
  4. {{{2}}}, Op. e loc. cit.