Pagina:Rivista italiana di numismatica 1892.djvu/377: differenze tra le versioni

Da Wikisource.
Nessun oggetto della modifica
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
{{Pt|daglia|medaglia}} in onore di Giuseppe da Porto si riferisca così nella leggenda del diritto, come nell’emblema del rovescio, al diploma imperiale.
{{Pt|daglia|medaglia}} in onore di Giuseppe da Porto si riferisca così nella leggenda del diritto, come nell’emblema del rovescio, al diploma imperiale.


Io so bene che il privilegio del 1532 fece montare in tanta boria i nuovi Conti da provocare, in capo a quattro anni, due solenni deliberazioni, prese nel Consiglio della Città, l’una il 27 maggio del 1536, l’altra il 17 giugno successivo, per la prima delle quali vietavasi a ciascuno ed a tutti d’assumere il nuovo titolo, e modificavasi per la seconda quel rigore, concedendosene l’uso a quelli, che ne avevano avuto, in precedenza, il privilegio da’ Principi esteri: ma non mi è noto che il conte Giuseppe Da Porto seguisse in questo l’esempio degli agnati Francesco, collaterale della Repubblica di Venezia, e Leonardo, il celebre autore del trattato sullo monete, sui pesi e sulle misure dell’antica Roma, i quali rinunziavano entrambi, nel 1536, per se e discendenti al privilegio imperiale, e ne avevano lodi dall’austera Signoria di Venezia<sup>nota</sup>. E quand’anche si potesse sospettare che il Conte Giuseppe rinunziasse, come Francesco e Leonardo, al privilegio imperiale, mancherebbe di certo ogni argomento a provare che la medaglia s’improntasse entro lo spazio di quattro anni corsi tra il 1532 e il 1536. Buono ragioni traggono, invece, a congetturare che il conio si lavorasse alcuni anni più tardi.
Io so bene che il privilegio del 1532 fece montare in tanta boria i nuovi Conti da provocare, in capo a quattro anni, due solenni deliberazioni, prese nel Consiglio della Città, l’una il 27 maggio del 1536, l’altra il 17 giugno successivo, per la prima delle quali vietavasi a ciascuno ed a tutti d’assumere il nuovo titolo, e modificavasi per la seconda quel rigore, concedendosene l’uso a quelli, che ne avevano avuto, in precedenza, il privilegio da’ Principi esteri: ma non mi è noto che il conte Giuseppe Da Porto seguisse in questo l’esempio degli agnati Francesco, collaterale della Repubblica di Venezia, e Leonardo, il celebre autore del trattato sullo monete, sui pesi e sulle misure dell’antica Roma, i quali rinunziavano entrambi, nel 1536, per se e discendenti al privilegio imperiale, e ne avevano lodi dall’austera Signoria di Venezia<ref>''Ius Municipale Vicentinum'', pag. 354 e segg. Vicentiae. 1705.</ref>. E quand’anche si potesse sospettare che il Conte Giuseppe rinunziasse, come Francesco e Leonardo, al privilegio imperiale, mancherebbe di certo ogni argomento a provare che la medaglia s’improntasse entro lo spazio di quattro anni corsi tra il 1532 e il 1536. Buone ragioni traggono, invece, a congetturare che il conio si lavorasse alcuni anni più tardi.


Della medaglia non fanno cenno alcuno nè gli scrittori di cose vicentine, nè i genealogisti dei Da Porto. La conoscenza è dovuta interamente al
Della medaglia non fanno cenno alcuno nè gli scrittori di cose vicentine, nè i genealogisti dei Da Porto. La conoscenza è dovuta interamente al<ref follow=pagina376>{{Pt|"|}}gentilitia arma et insignia vestra deferre et gestare possitis et valeatis. Dat. Bononiae die {{Sc|xiv}} mensis decembris, anno Dõi 1532 ''v.'' {{Sc|{{AutoreCitato|Tomasini}}}}, ''Genealogie Vicentine'', Msc. in B. C.</ref>
<ref follow=pagina376>{{Pt|"|}}gentilitia arma et insignia vestra deforre ot go-tare possitis et valeatis. Dat. Bononiae dio xiv mensis deoombris, anno Dõi 1532 )". {{Sc|{{AutoreCitato|Tomasini}}}}, ''Genealogie Vicentine'', Msc. in B. C.</ref>
<ref>''Ius Municipale Vicentinum'', pag. 354 e segg. Vicentiae. 1705.</ref>

Versione delle 16:22, 16 nov 2012


medaglia in onore di giuseppe da porto 361

daglia in onore di Giuseppe da Porto si riferisca così nella leggenda del diritto, come nell’emblema del rovescio, al diploma imperiale.

Io so bene che il privilegio del 1532 fece montare in tanta boria i nuovi Conti da provocare, in capo a quattro anni, due solenni deliberazioni, prese nel Consiglio della Città, l’una il 27 maggio del 1536, l’altra il 17 giugno successivo, per la prima delle quali vietavasi a ciascuno ed a tutti d’assumere il nuovo titolo, e modificavasi per la seconda quel rigore, concedendosene l’uso a quelli, che ne avevano avuto, in precedenza, il privilegio da’ Principi esteri: ma non mi è noto che il conte Giuseppe Da Porto seguisse in questo l’esempio degli agnati Francesco, collaterale della Repubblica di Venezia, e Leonardo, il celebre autore del trattato sullo monete, sui pesi e sulle misure dell’antica Roma, i quali rinunziavano entrambi, nel 1536, per se e discendenti al privilegio imperiale, e ne avevano lodi dall’austera Signoria di Venezia1. E quand’anche si potesse sospettare che il Conte Giuseppe rinunziasse, come Francesco e Leonardo, al privilegio imperiale, mancherebbe di certo ogni argomento a provare che la medaglia s’improntasse entro lo spazio di quattro anni corsi tra il 1532 e il 1536. Buone ragioni traggono, invece, a congetturare che il conio si lavorasse alcuni anni più tardi.

Della medaglia non fanno cenno alcuno nè gli scrittori di cose vicentine, nè i genealogisti dei Da Porto. La conoscenza è dovuta interamente al

    "gentilitia arma et insignia vestra deferre et gestare possitis et valeatis. Dat. Bononiae die xiv mensis decembris, anno Dõi 1532 v. {{{2}}}, Genealogie Vicentine, Msc. in B. C.

  1. Ius Municipale Vicentinum, pag. 354 e segg. Vicentiae. 1705.