Pagina:Rime (Cavalcanti).djvu/196: differenze tra le versioni

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182 Bautta, La forte e nova mia disa ventura m' à desfatto nel core onni dolce penser, eh' i' avea d' amore, Desfatto m' à già tanto de la vita, che la gentil piacevol donna mia de 1' anima destrutta s' è partita sì, ch'i' non veggio là dov' ella sia. Non è rimasa in me tanta balia eh' io de lo su' valore possa comprender ne la mente fiore. Ven che m'uccide un sottile penserò che par che dica eh' i' mai no la veggia: questo tormento disperato e fero, che strugge e dole, incende ed amareggia. Trovar non posso a cui pietate cheggia mercè di quel signore, che gira la fortuna del dolore. Primari Ca, Mart : preferibile il secondo pur essendo minime le differenze. La lezione in- fatti di Afait al v. 22 è più chiara che quella di Ca, adottata dall' Ercole Con uno stiracchia- mento del s -uso : così il significato e più limpido pur durando lo stacco metrico.