Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/188: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|1461}}-->filosofiche: gloria che veramente era grande, anzi somma, un secolo e mezzo addietro: né certo il Papa la disprezzava, né soleva ricordarsi molto spesso di quell’ammonizione. Oggi questo smisurato colosso d’impero filosofico, è stato distrutto da quello di un’altra filosofia; nuovo impero conveniente al secolo che l’ha stabilito e prodotto. E sarà piú facile assai che anche questo cada, di quello che il primo risorga (7 agosto 1821).
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|1461}}-->filosofiche; gloria che veramente era grande, anzi somma, un secolo e mezzo addietro; né certo il Papa la disprezzava, né soleva ricordarsi molto spesso di quell’ammonizione. Oggi questo smisurato colosso d’impero filosofico è stato distrutto da quello di un’altra filosofia; nuovo impero conveniente al secolo che l’ha stabilito e prodotto. E sarà piú facile assai che anche questo cada di quello che il primo risorga (7 agosto 1821).




{{ZbPensiero|1461/1}} Noi stessi nelle nostre riflessioni giornaliere le meno profonde, conosciamo e sentiamo che la virtú (pag. e). è un fantasma, e che non c’é ragione per cui la tal cosa sia virtú, se non giova, né vizio se non nuoce; e siccome una cosa ora giova, ora nuoce; a questo giova, a quello no; ad un genere di esseri sí, ad un altro no, ec. ec. cosí veniamo a confessare che la virtú, il vizio, il cattivo, il buono è relativo. Noi <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|1462}} non troviamo nell’ordine di questo mondo alcuna ragione perché una cosa che giova a me (anche grandemente) e nuoce ad altri (anche leggermente), non si possa fare, e sia colpa; perché un atto segreto che non giova né a me né ad altri, e non nuoce a veruno, e non ha spettatori, possa essere virtuoso o vizioso; perché per esempio una bugia che non nuoce ad alcuno, e neppur dà mal esempio, perché non è conosciuta, una bugia che giovi sommamente ad altri o a me stesso, senza nuocere ad alcuno, sia male e colpa. Le ragioni di tutto ciò noi siamo costretti a riporle in un Essere dove personifichiamo il bene, la virtú, la verità, la giustizia ec. facendolo assolutamente, e per assoluta necessità, buono: che se cosí non facessimo, neppure in lui avremmo trovato il confine delle cose, e la ragione per cui questo o quello sia assolutamente buono o cattivo. Noi consideriamo dunque detto Essere come un tipo, a norma del quale convenga giudicare della bontà o bellezza ec.<section end=2 />
{{ZbPensiero|1461/1}} Noi stessi nelle nostre riflessioni giornaliere le meno profonde conosciamo e sentiamo che la virtú, è un fantasma e che non c’é ragione per cui la tal cosa sia virtú se non giova, né vizio se non nuoce; e siccome una cosa ora giova, ora nuoce, a questo giova, a quello no, ad un genere di esseri sí, ad un altro no, ec. ec. cosí veniamo a confessare che la virtú, il vizio, il cattivo, il buono è relativo. Noi <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|1462}} non troviamo nell’ordine di questo mondo alcuna ragione perché una cosa che giova a me, anche grandemente, e nuoce ad altri, anche leggermente, non si possa fare e sia colpa; perché un atto segreto che non giova né a me né ad altri e non nuoce a veruno, e non ha spettatori, possa essere virtuoso o vizioso; perché, per esempio, una bugia che non nuoce ad alcuno, e neppur dà mal esempio perché non è conosciuta, una bugia che giovi sommamente ad altri o a me stesso, senza nuocere ad alcuno, sia male e colpa. Le ragioni di tutto ciò noi siamo costretti a riporle in un Essere dove personifichiamo il bene, la virtú, la verità, la giustizia ec., facendolo assolutamente, e per assoluta necessità, buono; che se cosí non facessimo, neppure in lui avremmo trovato il confine delle cose e la ragione per cui questo o quello sia assolutamente buono o cattivo. Noi consideriamo dunque detto Essere come un tipo, a norma del quale convenga giudicare della bontà o bellezza ec.,<section end="2" />

Versione delle 16:09, 27 nov 2013

174 pensieri (1461-1462)

filosofiche; gloria che veramente era grande, anzi somma, un secolo e mezzo addietro; né certo il Papa la disprezzava, né soleva ricordarsi molto spesso di quell’ammonizione. Oggi questo smisurato colosso d’impero filosofico è stato distrutto da quello di un’altra filosofia; nuovo impero conveniente al secolo che l’ha stabilito e prodotto. E sarà piú facile assai che anche questo cada di quello che il primo risorga (7 agosto 1821).


*    Noi stessi nelle nostre riflessioni giornaliere le meno profonde conosciamo e sentiamo che la virtú, è un fantasma e che non c’é ragione per cui la tal cosa sia virtú se non giova, né vizio se non nuoce; e siccome una cosa ora giova, ora nuoce, a questo giova, a quello no, ad un genere di esseri sí, ad un altro no, ec. ec. cosí veniamo a confessare che la virtú, il vizio, il cattivo, il buono è relativo. Noi  (1462) non troviamo nell’ordine di questo mondo alcuna ragione perché una cosa che giova a me, anche grandemente, e nuoce ad altri, anche leggermente, non si possa fare e sia colpa; perché un atto segreto che non giova né a me né ad altri e non nuoce a veruno, e non ha spettatori, possa essere virtuoso o vizioso; perché, per esempio, una bugia che non nuoce ad alcuno, e neppur dà mal esempio perché non è conosciuta, una bugia che giovi sommamente ad altri o a me stesso, senza nuocere ad alcuno, sia male e colpa. Le ragioni di tutto ciò noi siamo costretti a riporle in un Essere dove personifichiamo il bene, la virtú, la verità, la giustizia ec., facendolo assolutamente, e per assoluta necessità, buono; che se cosí non facessimo, neppure in lui avremmo trovato il confine delle cose e la ragione per cui questo o quello sia assolutamente buono o cattivo. Noi consideriamo dunque detto Essere come un tipo, a norma del quale convenga giudicare della bontà o bellezza ec.,