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inviò ducento balestrieri, che demolirono la rôcca. Ancora conservano il nome la Mura, che doveva essere un posto avvanzato sulla sinistra dell’Adda; e sulla destra la Bastia e più lungi la Rocchetta; e quanto al ponte, doveva sporgersi di rimpetto al castello, sebbene nessuna orma di pile si trovi nel letto del fiume. Quando i soldati viscontei, perseguitando i Guelfi che, capitanati dal conte di Savoja e benedetti dal papa come crociati, si difendevano nella Valle San Martino, vollero varcare l’Adda nel 1373, vi fecero un ponte di legno, sul quale passò Ambrogio, figlio naturale di Barnabò Visconti, che da essi Guelfi venne ucciso presso di Caprino. La parentela de burgensibus de Brippio trovasi noverata fra le guelfe cui Giovanni Galeazzo concedette perdonanza nel 1335.

I Veneti, collegati con Francesco Sforza a danno dell’Aurea Repubblica Ambrosiana, nel 1445 presero il castello di Brivio, dove fabbricarono un ponte, e ristorarono il forte che poi resero al duca di Milano nella pace del 1454.

Allora già cominciavansi le batterie a fuoco; laonde alle antiche fortificazioni s’aggiunse una torre angolosa sul fianco nord-est: e probabilmente allora fu fatta una gran diga, poco disotto, traverso al fiume non ancor navigabile, acciocchè le acque rifluissero nell’ampia fossa del castello. Nel 1527 v’era governatore don Giovanni Guasco, a nome di Carlo V. Questo imperatore, ne’ continui suoi bisogni di denaro, infeudò quel castello al conte Girolamo Brebbia nella cui casa rimase fin testè.

Divenuto il fiume confine tra il Veneto e il Milanese, tutte le abitazioni portaronsi sulla destra; ed è notevole la differenza di dialetto, di vestire, d’agricoltura, di consuetudini che oggi corre fra terre così vicine e di così continua comunicazione. Fin alle ultime vicende, una dogana (la Sostra) e un dazio esistevano sulle due rive, pei diritti dei due dominj.

Nella peste del 1630 la terra restò desolata sì, che solo ne camparono tre famiglie, Mandelli, Lavelli De Capitanei e Canturj.