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PROEMIO. XV

salda unità intellettuale e civile della Germania; eppure è cosi profondamente salda l’unità della sua lingua. Gli è che l’energia della progredita cultura, e del ridesto sentimento nazionale, venne colà ad accoppiarsi a un’operosità infinita; gli è che ogni studio del vero e dell’utile ha rapidamente compenetrato la nazione intiera, e determinato un tal movimento di ogni attività civile, un tale affratellamento in ogni industria della mente e della mano, una tanta unione d’intenti e di affetti, che nessuna distanza materiale ha più diviso fra di loro i tedeschi, e son tutti diventati cittadini di una città che non esiste. Dice stupendamente il Vocabolario Novo, che il ’laboratorio in cui la natura fa le lingue, le ’raffina e le perfeziona, non può essere che un’agglomerazione di ’uomini viventi in uno scambio continuo e obbligato di pensieri e ’di uffici’. Ma l’organo dello scambio non è sempre necessario che sia la glottide; può anche essere la penna, purché si sappia scrivere; e quando milioni di menti agitano o hanno agitato la penna operosa, lo scambio si fa cosi rapido, complesso, nobile ed efficace, la suppellettile messa in comune si allarga, si affina, si afforza cosi mirabilmente, che l’agglomerazione o associazione di uomini, tra cui lo scambio avviene, può innalzarsi di fase in fase nella regione del pensiero (che non è poi una regione artificiale), mentre altrove si disputa di glottidi privilegiate o non privilegiate. Se i pensatori sono in continuo colloquio fra di loro per tutta la gran patria tedesca, l’operajo, da più generazioni, forse da secoli, la misura avidamente co’ suoi passi, pregando e cantando nella lingua della sua chiesa; e il vocabolario dell’officina, così come quello del filosofo, ha ormai subito il naturale o razionale suo processo di selezione e di consenso. Col poeta, fattosi interprete assiduo della fede, educatore assiduo e onnipresente di ogni nobile affetto della nazione, la lingua ivi ricorre di continuo alle vive fonti della tradizione antica e del popolo, mentre la scienza, o meglio l’energia riflessiva e scernitrice, stampa in ogni movimento del linguaggio, anche ne’ più intimi e riposti, l’impronta indelebile della sua serietà divina. Nella scuola, nella stampa, nella intiera operosità sociale che tutta è alimentata di eulta parola, si agita colà quell’intensa