Pagina:Eneide (Caro).djvu/186: differenze tra le versioni

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De la voce e de’ piè. Pascomi d’erbe,
De la voce e de’ piè. Pascomi d’erbe,
Di còccole e di more e di corniali,
Di coccole e di more e di corgniali,
E di tali altri cibi acerbi e fieri:
E di tali altri cibi acerbi e fieri:
Vita e vitto infelice. In questo tempo,
Vita e vitto infelice. In questo tempo,
Quanto ho scoperto intorno, unqua non vidi{{R|1025}}
Quanto ho scoperto intorno, unqua non vidi{{R|1025}}
Ch’altro legno giammai qui capitasse,
Ch’altro legno già mai qui capitasse,
Salvo ch’i vostri. A voi dunque del tutto
Salvo ch’i vostri. A voi dunque del tutto
M’addico: e, che che sia, parrammi assai
M’addico: e, che che sia, parrammi assai
Fuggir questa nefanda e dira gente.
Fuggir questa nefanda e dira gente.
Voi, pria che qui lasciarmi, ogni supplicio{{R|1030}}
Voi, pria che qui lasciarmi, ogni supplizio{{R|1030}}
Mi date ed ogni morte". A pena il Greco
Mi date ed ogni morte. A pena il Greco
Avea ciò detto, ed ecco in su la vetta
Avea ciò detto, ed ecco in su la vetta
Del monte avverso Polifemo apparve.
Del monte avverso, Polifemo apparve.
Sembrato mi sarebbe un altro monte
Sembrato mi sarebbe un altro monte
A cui la gregge sua pascesse intorno,{{R|1035}}
A cui la gregge sua pascesse intorno,{{R|1035}}
Se non che si movea con essa insieme,
Se non che si movea con essa insieme,
E torreggiando, inverso la marina
E torreggiando, inverso la marina
Per l’usato sentier se ne calava.
Per l’usato sentier se ne calava:
Mostro orrendo, difforme e smisurato,
Mostro orrendo, difforme e smisurato,
Che avea come una grotta oscura in fronte{{R|1040}}
Che avea come una grotta oscura in fronte{{R|1040}}
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Versione delle 21:10, 16 nov 2015

[1020-1044] libro iii 145

De la voce e de’ piè. Pascomi d’erbe,
Di coccole e di more e di corgniali,
E di tali altri cibi acerbi e fieri:
Vita e vitto infelice. In questo tempo,
Quanto ho scoperto intorno, unqua non vidi1025
Ch’altro legno già mai qui capitasse,
Salvo ch’i vostri. A voi dunque del tutto
M’addico: e, che che sia, parrammi assai
Fuggir questa nefanda e dira gente.
Voi, pria che qui lasciarmi, ogni supplizio1030
Mi date ed ogni morte. A pena il Greco
Avea ciò detto, ed ecco in su la vetta
Del monte avverso, Polifemo apparve.
Sembrato mi sarebbe un altro monte
A cui la gregge sua pascesse intorno,1035
Se non che si movea con essa insieme,
E torreggiando, inverso la marina
Per l’usato sentier se ne calava:
Mostro orrendo, difforme e smisurato,
Che avea come una grotta oscura in fronte1040
In vece d’occhio, e per bastone un pino,
Onde i passi fermava. Avea d’intorno
La greggia a’ piedi, e la sampogna al collo,
Quella il suo amore, e questa il suo trastullo,
Ond’orbo alleggeriva il duolo in parte.1045

Caro — 10. [648-661]